Alimentazione dei bambini dallo svezzamento

Lug 28
Scritto da Annamaria avatar

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E’ importante avere le idee chiare sull’alimentazione dei bambini dallo svezzamento in poi. E’ per questa ragione che il Ministero della Salute ha dato le linee guida.
L’alimentazione dei bambini dallo svezzamento in poideve essere giusta ed equilibrata, senza abbondare nelle porzioni o la contrario essere troppo avari. Il mix tra carnoidrati, proteine, vitamine deve essere perfetto.

Ecco quindi le linee guida che riguardano l’alimentazione dei bambini dallo svezzamento in poi.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda l’allattamento al seno esclusivo per i primi 6 mesi di vita (OMS, 2008) come pratica di salute pubblica per tutta la
popolazione mondiale per raggiungere crescita e sviluppo ottimali e, conseguentemente, l’introduzione di alimenti diversi dal latte solo dopo i 6 mesi.
L’European Food Safety Authority (EFSA) ritiene che il latte materno sia sufficiente a soddisfare le esigenze nutrizionali nella maggior parte dei lattanti sino ai 6 mesi. Solo una
percentuale inferiore di lattanti richiede un divezzamento più precoce per garantire una crescita e uno sviluppo ottimali. Laddove non sia possibile attendere i 6 mesi, ildivezzamento non dovrebbe avvenire prima della 17^ settimana e comunque non oltre la 26^
La European Society for Pediatric Gastroenterology, Hepatology and Nutrition (ESPGHAN) considera l’allattamento esclusivo al seno un obiettivo desiderabile fino ai primi 6 mesi circa. In ogni caso, anche secondo l’ESPGHAN il divezzamento non dovrebbe essere avviato né prima della 17^ settimana di vita, né oltre la 26^.
4L’American Academy of Pediatrics raccomanda l’introduzione di “alimenti complementari” non prima dei 4 mesi compiuti e indica comunque di proseguire l’allattamento al seno esclusivo fino ai 6 mesi.

Una volta passati al periodo di svezzamento, il consiglio è quello di continuare di allattare al seno. I benefici per il bambino sono: un ruolo protettivo contro le infezioni gastrointestinali e respiratorie e la morte in culla (Sids), la riduzione dell’incidenza di alcuni tumori pediatrici (in particolare linfomi e leucemie), la riduzione del rischio futuro di obesità, di diabete tipo 2, di malattie cardiovascolari. Per la madre: la riduzione del rischio di cancro al seno e all’ovaio e del diabete mellito di tipo 2; una maggiore capacità in età senile di far fronte all’osteoporosi e alle sue complicanze perché l’apparato scheletrico si è “abituato” al rilascio di calcio durante il periodo dell’allattamento; un’opportunità per ritornare più velocemente al peso precedente alla gravidanza, considerando la spesa energetica necessaria per la produzione di latte
A questo punto si possono introdurre altri cibi, a cominciare da frutta e pappine, ma “senza forzare il bambino, consentendogli di toccare cibo nel piatto e mangiare con le mani” e “alternando cibi diversi per colore, sapore e consistenza. Il cibo inizialmente non accettato va però riproposto con pazienza in giornate successive, eventualmente preparato in modo diverso“. Il lattante a sei mesi è pronto a ricevere cibi solidi. Infatti, intorno a questa età “la maturazione intestinale si completa e lo sviluppo neurologico consente di afferrare, masticare e deglutire in maniera efficace. Non esistono modalità e menù definiti per iniziare il divezzamento”.

Compiuto l’anno di vita il bambino può mangiare quasi tutto, purché il cibo sua “in forma e consistenza facili da masticare e da deglutire e preparato senza sale e zucchero“. Tuttavia, “non può essere considerato un piccolo adulto ma ha esigenze nutrizionali specifiche che il pediatra condividerà con i genitori“. Si raccomanda di moderare il consumo di alimenti e bevande con zuccheri aggiunti. Mentre il latte vaccino non dovrebbe superare i 200-400 ml al giorno, per evitare un’eccessiva assunzione di proteine.

Gli esperti del ministero sottolineano che per i più piccoli l’alimentazione dovrebbe essere formata il 50% dai carboidrati, per il 40% dai grassi (preferibilmente derivanti da pesce azzurro, trota o salmone, di cui se ne consigliano 2-3 porzioni a settimana) e solo per circa il 10% dalle proteine.

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