Cyberbullismo piaga comune
Cyberbullismo piaga comune: è presente in metà delle scuole italiane. Il dato fa paura, soprattutto perché i genitori, noi mamme e papà, nella maggior parte dei casi minimizzano
E’ davvero terribile sapere che il cyberbyllismo è divenuta una piaga comune. Il Censis ha rilevato in collaborazione con la Polizia Postale che è tutto vero e accade in metà delle scuole del nostro paese: nel 10 per cento dei casi ci sono stati episodi di sexting (l’invio di foto o video sessualmente espliciti) e nel 3 per cento di adescamento online. Nel 51 per cento dei casi i presidi si sono dovuti rivolgere per questo alle forze dell’ordine.
Il Cyberbullismo è una piaga comune perché probabilmente il 91 per cento degli adolescenti è iscritto ad almeno un social network e l’87 per cento usa uno smartphone. I genitori però, non se ne preoccupano, declassano tutti gli episodi a dispetti tra ragazzi.
L’indagine sull”Uso consapevole dei media digitali’ è stata condotta dal Censis attraverso questionari inviati nelle scuole ai quali hanno risposto 1.727 presidi delle medie e delle superiori. Il 77 per cento di questi pensa che Internet sia l’ambiente dove avvengono più frequentemente i fenomeni di bullismo, più che nei luoghi di aggregazione dei giovani (47 per cento), nel tragitto tra casa e scuola (35 per cento) o all’interno della scuola stessa (24 per cento). Evidentemente giova ai bulli la garanzia di poter colpire di nascosto.
Per il 45 per cento dei dirigenti il cyberbullismo ha riguardato non più del 5 per cento dei loro studenti, per il 18 per cento dei dirigenti scolastici il sexting vede coinvolto tra il 5 per cento e il 30 per cento dei ragazzi.
Per il 70 per cento dei dirigenti scolastici i cyberbulli sono indifferentemente maschi o femmine, per il 19 per cento invece sono in prevalenza ragazze e per l’11 per cento soprattutto ragazzi. Secondo il 78 per cento dei presidi i cyberbulli tendono a colpire i ragazzi psicologicamente più deboli. L’81 per cento ha risposto che però i genitori tendono a minimizzare il problema, ritenendolo il bullismo digitale poco più che uno scherzo tra ragazzi, non si rendono conto della gravità del fatto, il 20 per cento ha percepito una vera e propria difficoltà da parte delle famiglie a capire esattamente cosa fosse successo.
Il 39 per cento delle scuole ha già attuato alcune azioni specifiche contro il cyberbullismo previste dalle linee di orientamento del ministero dell’Istruzione e il 63 per cento vuole farlo nel corso di questo anno scolastico. Quel che preoccupa è che nel 36 per cento degli istituti la partecipazione non va oltre la metà dei genitori e nel 59 per cento dei casi solo pochi si presentano. Di questo aspetto ha parlato il direttore della Polizia POstale, Roberto Di Legami. “I sondaggi confermano l’importanza degli effetti della prevenzione nelle aule – ha detto – ma il sistema scolastico ha grande difficoltà a dare continuità all’azione di prevenzione ed educazione. All’intervento episodico segue di rado una riflessione più stabile nelle classi, mediata dagli adulti significativi, in primis genitori ed insegnanti”. “L’indagine presentata – ha concludo Roberto Sgalla, Direttore delle Specialità della Polizia – è utile anche ad aumentare la capacità della Polizia di progettare azioni e proporre modelli operativi di gestione del rischio cyberbullismo“.
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