La prima parolaccia: cosa fare?
Diciamolo… E’ colpa nostra, ma non solo. Quante volte ci scappa di dirla davanti ai nostri figli? La parolaccia capita. Poi ci sono i bimbi delle classi più grandi a metterci il carico da undici a scuola. E allora nostro figlio, quel bimbetto ingenuo, arriva a casa e la ripete e noi non sappiamo che fare…
La parolaccia la ripete a pappagallo quando si arrabbia, ma pure per dispetto o per scherzo. Ha compreso che in mamma e papà c’è l’effetto sorpresa e vuole divertirsi. Non si limita a questo. Può anche usare il liguaggio scurrile per copiare i grandi, per sentirsi diverso dai compagni, per distinguersi, anche se nel modo sbagliato.
Ci sono dei rimedi. Prima di tutto parlate con le maestre e chiedete loro di fare maggiore attenzione al comportamento che ha vostro figlio a scuola. Poi state i guardia su ciò che guarda in tv, non lasciandolo mai solo.
Dai 3 ai 6 anni, se ripete le parolacce, in realtà ancora non capisce a fondo quello che dice e le dice per emulazione. C´è nel piccolo il bisogno di sentirsi adulto. Potete parlarci e farlo riflettere: basta usare un linguaggio semplice e chiaro. Chiedetegli ad esempio: “Cosa volevi sprigionare con quella parola?”. Vedrete che difficilmente saprà spiegarlo. Ma non mostratevi mai con lui divertiti, altrimenti penserà che è giusto così, che vi fa ridere e quindi può farlo.
Da 7 agli 11 anni dovrete indagare a fondo sul malessere che li porta a parlare in questo modo errato, far comprendere al vostro bambino quanto sia sbagliato esprimersi usando le parolacce. Non lasciate correre e soprattutto, se è necessario, correggete anche il vostro di linguaggio o quelli dei vostri cari. Dare sempre il buon esempio: l’educazione parte da lì. E se lo fa perché i compagni lo accettano solo se è così, inculcategli che non c’è modo peggiore per integrarsi, per far parte del gruppo. Se così fosse, sono gli amici quelli che non vanno bene. Meglio scegliersene di migliori.
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