Modello Psicoeducativo per genitori Maudlsey

Nov 15
Scritto da Annamaria avatar

Il Nuovo Modello Psicoeducativo per genitori Maudlsey aiuta i famigliari a riflettere sulle dinamiche che più spontaneamente essi mettono in campo quando si è in relazione con una persona che soffre di DCA.

Modello Psicoeducativo per genitori Maudlsey

E’ strutturato per fornire un supporto. Il Nuovo Modello Psicoeducativo per genitori Maudlsey utilizza le metafore animali per descrivere alcune dinamiche che impediscono il progredire verso la salute ma che sono inevitabili. Le metafore che descrivono i comportamenti più comuni sono:

  • Rinoceronte (atteggiamento di “sfondamento”), consiste nel tentare di presentare, alla persona con DCA, come potrebbe correggere i propri errori comportamentali e mostrargli come dovrebbe fare. Il rinoceronte, per convincere il familiare della veridicità degli argomenti, utilizza ragionamenti logici. Il DCA non rispondendo a questa logica, persiste portando il familiare a sentirsi sconfitto, frustrato, svuotato e arrabbiato. D’altraparte chi soffre di DCA potrebbe sentirsi respinto, non amato, non capito o disprezzato.
  • Struzzo (atteggiamento della “testa sotto la sabbia”) La si identifica in un familiare che cerca di ignorare il problema, in questo caso il familiare rischia di colludere con il disturbo alimentare attraverso il proprio comportamento. I membri della famiglia trovano difficile fronteggiare tutti i problemi e le emozioni che si presentano a casa e provano a evitarli stando lontani il più possibile da chi ha il disturbo alimentare (es. dedicano molto tempo al lavoro, ad un hobby o ad altre attività fuori casa). Gli “Struzzi” si trovano a dover convivere con alti livelli di sensi di colpa. La persona con DCA può sperimentare un vissuto di “anonimia”, ovvero si sente ignorato e non importante e riceve la conferma che la malattia va ignorata.
  • Fox terrier (atteggiamento “del cane che morde i garretti”) La dinamica “Fox Terrier” si esplica nel mostrare a chi soffre di DCA quello che dovrebbe fare e che non fa in modo insistente e persistente, come se la persona stesse “abbaiando contro un estraneo”. Tale dinamica porta chi soffre di DCA a non ascoltare e chiudere la comunicazione perché non si sente compreso nella sua difficoltà, mentre il “Fox Terrier” si sente impotente e affaticato nel suo lavoro costante e direttivo.
  • Medusa (atteggiamento “informe”) La metafora della medusa descrive l’essere in uno stato emozionale aperto con tutti i sentimenti stando in superficie, per esempio, sciogliersi in lacrime e sofferenza, o diventare congelati per la paura, agitati dal dubbio, incerti e costantemente alla ricerca del controllo sul disturbo alimentare. Portano manifestazioni di emozioni troppo acute verso il comportamento causato dalla malattia, che si aggiungono alle difficoltà del malato. In alternativa possono sfociare nella rabbia. La “medusa” può essere spazzata via dalle correnti (emozioni). Nella persona con DCA, tale atteggiamento provoca una forte incertezza emotiva, senso di colpa e sensi di inadeguatezza e vergogna.
  • Canguro (atteggiamento “iperprotettivo”) Il “Canguro” nel tentativo di aiutare, di proteggere chi soffre di DCA, lo accudisce come in un marsupio, dà attenzioni per tenere a bada i problemi e le esperienze conseguenti allo stare a fianco di un DCA. I “Canguri” condividono standard elevati con chi soffre di DCA (es. aspettative elevate circa il loro ruolo genitoriale, perfezionismo). Anziché guidare il figlio/a nelle scelte e nei percorsi possibili di direzione, il familiare si sostiuscie alla persona con DCA. Questa risposta iperprotettiva toglie la possibilità di sviluppare ed esplorare il mondo. Alcuni familiari possono cercare di diventare “Supereroi” e sacrificare sé stessi per aiutare il malato (guidare per ore e ore per andare a comprare quello yogurt di quella marca che vuol mangiare il proprio congiunto). Nella persona con DCA, questo atteggiamento suscita poca autostima perché non è in grado di fare le giuste scelte.

Il modelle prevede inoltre metafore, quindi comportamenti e risposte che i familiari possono utilizzare per fronteggiare al meglio la malattia; queste sono ritenute come metafore positive da perseguire.

  • San Bernardo (atteggiamento di “sintonia emotiva o empatia”)  Bisogna ascoltarsi e immedesimarsi nel dolore e nel grido d’aiuto che lancia chi soffre di DCA. Se ci facciamo coinvolgere dalle urla e dalla rabbia ci potrebbe essere una “valanga”. Il “San Bernardo” procura calore e nutrimento, finché non sopravviene il cambiamento. Esso è affidabile, fedele e leale per natura, anche quando è coinvolto in una situazione pericolosa. Questa metafora esprime la capacità del familiare di essere in sintonia con le sofferenze di chi ha un DCA senza proporre alcuna soluzione. Non prova compassione ma empatia.  
  • Delfino (atteggiamento “dello stare a fianco durante il percorso”) La sua dinamica ricorda l’aiuto dato alla persona amata verso la sicurezza della guarigione, ciò significa avere un giusto equilibrio tra calore e guida, superando il DCA per condurre la persona attraverso un passaggio sicuro, oppure per spingerlo pian piano e guidarlo da dietro. I “Delfini” affiancano la persona che lotta credendo nella sua capacità di nuotare fuori dalla situazione ed alcune volte ascolta e resta indietro, per lasciare andare avanti pur stando vicino. In alcuni casi può diventare più direttivo quando si delineano buone scelte di vita, in questo caso il “Delfino” spingerà delicatamente, starà vicino restando accanto finché la persona non raggiunge la sicurezza. 

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