Otite bambini
L’otite nei bambini uno dei problemi che più spesso si presenta. Porta dolori alle orecchie che non fanno dormire e febbre alta.
E’ possibile prevenire l’otite nei bambini con un allattamento al seno prolungato, con vaccinazioni regolari e, se si è fumatrici, smettendo drasticamente con le bionde. Questo quanto emerge da un’indagine pubblicata su Pediatrics. I risultato parlano chiaro: i tassi di infezione sono scesi negli ultimi anni grazie a questi accorgimenti.
Gli autori dell’indagine sull’otite nei bambini hanno seguito circa quattrocento bimbi dalla nascita fino al compimento di un anno. Hanno registrato i dati riguardanti la familiarità per le infezioni all’orecchio, l’abitudine al fumo della mamma, la durata dell’allattamento, gli eventuali raffreddori o altre malattie contratte nel periodo di osservazione. I ricercatori hanno preso pure dai piccoli campioni di muco dalla gola e dal naso per controllare se c’era l’eventuale presenza di germi e sono intervenuti ogni volta che si verificavano nei pargoletti sintomi indicativi di un’infezione delle vie respiratorie superiori. “Oltre ai raffreddori frequenti e alla presenza di batteri nel naso, non essere stati allattati al seno è uno dei fattori di rischio che più aumenta la probabilità di un’otite media nei bambini – ha sottolineato Tasnee Chonmaitree, coordinatrice dell’indagine – Un allattamento prolungato riduce molto il pericolo di raffreddori e di conseguenza delle otiti, che di fatto sono spesso una complicanza del raffreddore”. Confrontando dati sull’otite emersa da studi simili condotti negli anni ’80, la pediatra ha visto come ora la frequenza sia scesa dal 18 al 6 per cento nei neonati con meno di tre mesi, dal 39 al 23 per cento nei piccoli fra tre e sei mesi e dal 62 al 46 per cento nei bimbi di un anno. “Una diminuzione che riteniamo dipenda anche dall’incremento delle vaccinazioni antinfluenzali e contro lo pneumococco, ma pure dalla riduzione del tasso di fumatori rispetto al passato”, ha spiegato.
L’otite media nei bambini va comunque monitorata. A dare una mano anche il nuovo otoscopio digitale, connesso a uno smartphone, creato da gruppo di ricercatori svedesi e sudafricani. Questo strumento è efficacissimo: fa una foto al timpano e il software la confronta con le immagini di un archivio, inserendola poi automaticamente in un delle cinque categorie diagnostiche predefinite. I dati di archivio sono condivisi in rete, in questo modo il caricamento e l’analisi delle immagini fatte sono quasi immediati: la diagnosi così si ottiene rapidamente e a costi per nulla elevati.
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