Bambini: quando andare a letto in vacanza

In estate i ritmo dei bambini cambiano: quando devono andare a letto in vacanza? Lo spiega con grande chiarezza la dottoressa Valentina Biffi al Corriere della Sera.

“Ci sono dei bambini che si adattano molto bene ai cambiamenti, altri un po’ meno. Sotto i due -tre anni, sarebbe bene non cambiare troppo gli orari e, nel caso, farlo gradualmente”, dice la pediatra IRCCS Ospedale San Raffaele.
Per noi genitori spesso è un dramma non sapere bene quando è ora di andare a letto in vacanza. I più piccoli spesso non vogliono saperne di dormire. “Già d’estate per esempio si cambiano gli orari della cena, viene più facile mangiare più tardi rispetto all’inverno. Quindi il consiglio è gradualmente di provare a variare gli orari senza arrivare a stravolgere completamente quelle che sono le abitudini dei bambini per dieci giorni di vacanza. Serve comunque un po’ di regolarità”, precisa la Biffi.
Per preservare la salute dei bambini, è necessario sapere quando devono andare a letto in vacanza. “Alcuni bambini possono reagire a questo cambi con maggiore agitazione, maggior irritabilità e anche una maggiore difficoltà ad addormentarsi a un orario che non è il suo solito”, spiega il medico. “I cambi eccessivi non sono ben tollerati dai ritmi dei bambini, non bisogna forzare un cambiamento della routine”, aggiunge.
Linee guida per viaggiare sicuri con bambini

Dato che tra pochissimo in molti partiranno con la propria famiglia, è bene ricordare le linee guida per viaggiare sicuri con i bambini al seguito, quelle della SIP, Società Italiana di pediatria, e della SITIP, Società Italiana di Infettologia Pediatrica.
Le linee guida per viaggiare sicuri con i bambini sono assai utili sia se si rimane in Italia che se si dovesse scegliere una meta fuori dal Bel Paese. Così da non far andare in ansia le mamme e i papà.
Linee Guida per viaggiare sicuri con bambini.
1. Cosa fare prima di un viaggio.
Un viaggio deve essere organizzato con largo anticipo. Raccomandiamo un incontro con il proprio pediatra di famiglia almeno 4-6 settimane prima della partenza, per valutare la storia clinica del bambino, il suo stato di immunizzazione, la necessità di somministrare vaccini o intraprendere profilassi antibiotica specifica. Per raccogliere informazioni dettagliate sul viaggio e identificare eventuali controindicazioni.
Raccomandiamo di rivolgersi ai Centri specializzati in Medicina dei Viaggi della propria regione in caso di viaggi molto avventurosi o di lunga durata, di viaggiatori con patologie croniche, immunocompromessi, neonati e donne in stato di gravidanza.
Le vaccinazioni prima di partire
E’ fondamentale che i genitori siano informati sui rischi e patologie più comuni che possono essere contratte in quel determinato Paese. Il bambino che viaggia dovrebbe aver eseguito le vaccinazioni di routine secondo il piano vaccinale del proprio Paese. Talvolta può essere necessario introdurre variazioni al calendario vaccinale, in modo da anticipare la protezione prima della partenza. In generale, le vaccinazioni di routine per i viaggiatori internazionali (a seconda del paese da visitare) sono per febbre gialla, tifo, colera, epatite A, polio, meningococco A, C, W135, Y, encefalite giapponese, meningoencefalite da zecca, rabbia, Tubercolosi in base alla seguente tabella:
2. Cosa mettere in valigia: 12 cose da non dimenticare.
E’ indispensabile mettere in valigia farmaci e presidi di uso comune che potrebbero non essere disponibili nel Paese di destinazione:
– soluzioni disinfettanti
– gel disinfettante per le mani
– analgesici e antipiretici
– pomate cortisoniche contro punture di insetti
– anticinetosici contro mal d’auto, d’aereo, di mare
– 1 antibiotico ad ampio spettro
– soluzioni reidratanti orali
– prodotti antizanzare
– antimalarici (se indicata la profilassi)
– creme solari ad alta protezione
– farmaci utilizzati abitualmente, in quantità sufficiente per tutta la durata del viaggio ed eventualmente un 10% di prodotti in più per far fronte ad eventuali imprevisti
– certificato di assicurazione sanitaria
3. Viaggio in aereo.
I bambini possono viaggiare tranquillamente in aereo, sconsigliato solo in caso di malattie infettive acute (sinusiti o infezioni dell’orecchio), interventi chirurgici recenti, malattie respiratorie croniche severe, neonati di età < 48 ore e donne in gravidanza dopo la 36a settimana di gestazione (dopo la 32a settimana, in caso di gravidanze multiple).
Durante un viaggio in aereo, soprattutto se a lunga percorrenza, occorre fare attenzione ad una serie di fattori che possono influenzare lo stato di salute e benessere del viaggiatore. La variazione del fuso orario, per esempio, può provocare un complesso di sintomi da jet lag, come alterazioni del ritmo sonno-veglia, disturbi dell’attenzione, malessere generale.
Generalmente i bambini sopportano meglio degli adulti i cambiamenti di fuso, presentando sintomi più sfumati, ma è importante regolare le ore del sonno e dei pasti subito dopo l’arrivo e, se possibile, già nei due giorni che precedono la partenza.
In caso di viaggi a Est: nei giorni precedenti anticipare di 1-2 ore l’addormentamento e favorire l’esposizione alla luce la mattina;
In caso di viaggi a Ovest: nei giorni precedenti posticipare di 1-2 ore l’addormentamento e favorire l’esposizione alla luce la sera.
Prestare attenzione nel caso di assunzione di farmaci a orari prestabiliti, per esempio l’insulina nel bambino diabetico.
Le variazioni di pressione all’interno della cabina degli aerei, poi, possono comportare barotraumi, con comparsa di otalgia e acufeni, che possono essere ridotti con la deglutizione; per i lattanti e i bambini più piccoli è possibile minimizzare questi effetti dando loro del cibo o un succhiotto.
Il viaggio in aereo è raramente associato a sintomi di cinetosi (nausea, vomito), che comunque possono essere alleviati scegliendo posti a metà cabina, dove i movimenti sono meno pronunciati, e somministrando antiemetici prima della partenza.
Durante lunghi viaggi in ambienti ristretti è bene distrarre i bambini portando i loro libri e giocattoli preferiti, insieme al materiale da toilette – per farli stare sempre puliti – e a scorte di cibo e bevande.
4. Viaggio in macchina: sempre sul seggiolino.
Il bambino deve essere sempre assicurato nell’apposito seggiolino o adattatore; se l’auto viene noleggiata è necessario controllare l’efficienza di tali dispositivi.
Per prevenire i casi di nausea e vomito è fondamentale somministrare ai bambini una dieta leggera prima del viaggio e mantenere una buona areazione del veicolo. Tenere presente che in molti Paesi in Via di Sviluppo l’uso delle cinture di sicurezza e dei seggiolini per bambini è sconosciuto.
5. In montagna.
Le temperature della montagna, che in estate sono generalmente più miti che in città, sono adatte alle vacanze con i bambini. Con qualche precauzione da osservare. Il mal di montagna acuto è la patologia più frequente in età pediatrica, caratterizzata da sintomi aspecifici (condizioni generali abbattute, irritabilità, anoressia, nausea, vomito, disturbi del sonno) e associata al raggiungimento in breve tempo di quote superiori ai 2.500 metri. Si può prevenire raggiungendo gradualmente quote particolarmente elevate, non è invece consigliata una profilassi farmacologica. Se compaiono sintomi lievi, si consiglia l’uso dei comuni analgesici. Se la sintomatologia peggiora è necessario scendere gradualmente verso quote inferiori ed eventualmente associare una terapia farmacologica dopo consulto medico.
Il soggiorno in alta quota può essere associato a problematiche clinicamente rilevanti per il bambino con patologie predisponenti, pertanto in caso di patologie cardiache o polmonari croniche deve essere previamente consultato il medico curante.
In generale, raccomandiamo durante i viaggi in montagna di considerare il fattore freddo perché i bambini sono più soggetti a rischio di ipotermia e il fattore sole proteggendo il bambino con occhiali, cappellini e creme solari ad alta barriera.
6. Cosa mangio? Attenzione alla “diarrea del viaggiatore”.
E’ tra le patologie infettive più diffuse durante un viaggio internazionale soprattutto in Paesi come Asia, Medio Oriente, Africa, Messico e America Centro-Meridionale. Si manifesta nel 90% dei casi entro le prime due settimane del viaggio.
I sintomi tipici sono: diarrea acquosa, in circa il 25% dei casi associata a febbre e vomito, dolori addominali crampiformi, tenesmo, emissione di feci mucose e/o ematiche, con risoluzione spontanea, nella maggioranza dei casi, in pochi giorni.
Il decorso clinico nei bambini è spesso più severo e prolungato, con il rischio di complicanze, tra cui la più temibile è la disidratazione.
La prevenzione della diarrea del viaggiatore e di altre malattie a carico dell’apparato gastrointestinale è fondamentale rispettando alcune semplici regole:
– bere solo acqua e bevande contenute in bottiglie sigillate; in alternativa l’acqua deve essere sterilizzata con l’ebollizione o con trattamenti chimici
– evitare l’uso di ghiaccio nelle bevande
– consumare solo latte bollito o pastorizzato
– evitare di assumere verdura cruda, frutta non sbucciata
– evitare panini preparati con carne fredda/verdura cruda
– evitare piatti con uova non cotte, gelati, dolci cremosi, budini e i succhi di frutta preparati artigianalmente
– evitare di lavare i denti con acqua potenzialmente infetta
– prima di preparare gli alimenti, lavarsi bene le mani con acqua e sapone o, se non disponibili, con salviettine sterilizzanti
Profilassi e terapia
In età pediatrica è sconsigliato l’uso routinario di farmaci nella profilassi della diarrea del viaggiatore. Talora può essere utile la somministrazione profilattica di probiotici, che potenzialmente interferiscono con la colonizzazione intestinale da parte di agenti patogeni. Soluzioni reidratanti orali sono indicate per prevenire la disidratazione. Non sono disponibili in tutti i Paesi, quindi è importante portarne con sé alla partenza (da sciogliere in acqua sicura). Una terapia antibiotica è indicata solo nei casi di diarrea più grave.
7. Chiare, fresche e dolci acque.
L’annegamento è la seconda causa di morte più diffusa nei bambini che viaggiano. È quindi fondamentale che indossino sempre dispositivi di sicurezza e soprattutto che siano strettamente supervisionati dai genitori.
In generale, i bagni di mare non comportano rischi di malattie infettive. Si raccomanda tuttavia di:
– effettuare bagni solamente in zone turistiche attrezzate
– indossare scarpette da bagno per proteggersi dalle punture di pesci, ricci di mare, crostacei e coralli
– evitare di allontanarsi con il bambino: in mare aperto c’è il pericolo delle correnti e delle maree
– non fare il bagno di prima mattina e dopo il tramonto, perché con il sopraggiungere del buio i grossi predatori si avvicinano alle spiagge
Animali acquatici
Soprattutto in Paesi tropicali fare attenzione a: gronghi, murene, piranha, squali, meduse, coralli, ricci di mare, pesci ragno, scorfani.
In caso di contatto con medusa:
– sciacquare la zona lesa con acqua salata
– applicare gel astringente al cloruro di alluminio o eventualmente pomate corticosteroidee (azione più ritardata 20-30 min)
In caso di contatto con animali con spine velenose:
– lavare la zona
– impacchi con acqua e aceto
– estrarre eventuali spine
– disinfettare l’area e iniziare eventualmente terapia antibiotica
Le acque dolci, invece, possono veicolare numerose infezioni e infestazioni parassitarie (leptospirosi, legionellosi, shigellosi, criptosporidiosi, ciclosporiasi, amebiasi) e andrebbero quindi evitate, soprattutto in aree a basso tenore igienico-sanitario e in zone endemiche per patologie veicolate dalle acque (es. schistosomiasi).
Sintomi quali diarrea, dolori addominali, disturbi urinari, possono presentarsi anche diversi mesi dopo il viaggio.
8. Punture di insetti.
Gli insetti possono avere un ruolo essenziale nella trasmissione di alcune malattie. Sebbene la maggior parte di queste patologie sia prevenibile con vaccinazioni o chemioprofilassi, è importante adottare norme comportamentali per evitare il contatto con questi vettori, soprattutto con le zanzare, più diffuse negli ambienti rurali, nelle ore notturne e durante la stagione delle piogge.
Si consiglia di:
– evitare l’esposizione alle zanzare, soprattutto nelle ore notturne, rimanendo in ambienti chiusi, preferibilmente con aria condizionata
– posizionare zanzariere alle finestre e intorno al letto, preferibilmente trattate con insetticidi (permetrina)
– indossare abiti di colore chiaro, che coprano braccia e gambe, preferire scarpe chiuse ai sandali
– utilizzare spray insetticidi, fornelletti elettrici con pastiglie a base di insetticidi e spirali antizanzare, solo in ambienti all’aperto o molto ventilati, per evitarne l’inalazione
– applicare repellenti sulla cute esposta e sui vestiti indossati. I repellenti andrebbero applicati ogni 3-4 ore, soprattutto in aree climatiche caldo-umide. Nei bambini va evitata l’applicazione dei repellenti sulle mani, per evitare l’ingestione involontaria del prodotto. La maggior parte dei repellenti può essere utilizzata per bambini di età superiore ai 2 mesi, ad eccezione dei prodotti a base di olio di limone e eucalipto. In ogni caso, nei bambini con età inferiore a 2 anni devono essere utilizzati i repellenti a concentrazione più bassa (a seconda del principio attivo).
9. Morsi di animali.
Morsi o ferite da animali possono essere molto dannosi e determinare la trasmissione di alcune malattie, principalmente la rabbia. Per evitare questi pericoli possono essere presi alcuni accorgimenti:
– prima della partenza è necessario accertarsi di essere in regola con la vaccinazione antitetanica e, ove sia presente il rischio di rabbia, eseguire la vaccinazione
– durante il viaggio evitare di avvicinare o nutrire animali non familiari, domestici e non
– in caso di morso di animale, la ferita va pulita e disinfettata
– ove presente il rischio di esposizione a rabbia, è necessario consultare una struttura sanitaria localmente per prendere in considerazione una profilassi post-esposizione antirabbia (vaccino/immunoglobuline) e dosi booster di antitetanica.
10. Cosa fare al rientro.
Al rientro da un viaggio, in particolare da Paesi ad alta endemia è consigliata una visita medica di controllo: diverse malattie possono manifestarsi anche a distanza di tempo come malaria e parassitosi intestinali.
Questa regola vale soprattutto per bambini affetti da patologie croniche (malattie cardiorespiratorie, diabete mellito, immunodeficienza), per coloro che sono stati esposti ad una malattia infettiva durante il viaggio o che hanno trascorso più di 3 mesi in un Paese in via di sviluppo.
È essenziale consultare il pediatra curante in presenza di febbre, diarrea persistente, vomito, ittero, sintomi urinari, manifestazioni cutanee.
In particolare, è bene sapere che la febbre al ritorno da un’area ad endemia malarica rappresenta una possibile emergenza medica ed è necessario consultare immediatamente il proprio medico curante.
E se il bimbo è molto piccolo …in viaggio con il neonato
Il neonato può affrontare vari tipo di viaggio, purché si presentino le condizioni necessarie al suo comfort.
In aereo
I bambini sani e nati a termine possono viaggiare in aereo a partire da 48 ore dopo la nascita, ma è preferibile aspettare almeno fino al settimo giorno di vita. Per quanto riguarda i neonati prematuri e i bambini con patologie polmonari e cardiache, andrebbe richiesto un parere medico prima di intraprendere il volo.
In automobile
I neonati possono viaggiare in auto, se le condizioni climatiche favorevoli sono garantite all’interno dell’abitacolo. Il neonato deve essere alloggiato nel suo “ovetto”, conforme alla normativa europea. Fino ai 9 chili di peso del bambino, il seggiolino deve essere installato obbligatoriamente in senso contrario a quello di marcia.
E’ preferibile porre il seggiolino sul sedile posteriore: il posto più sicuro per il bambino è il sedile centrale posteriore, più riparato in caso di urto sia frontale che laterale.
La posizione del seggiolino sul sedile posteriore è obbligatoria qualora la macchina possegga l’air bag in corrispondenza del sedile anteriore del passeggero. Non è raccomandabile tenere i bambini in braccio.
Non abusare con l’aria condizionata, ma posizionarla sempre a temperature non inferiori a 22-23 gradi.
Prevedere una sosta ogni due ore circa e ogni volta che il neonato debba essere alimentato.
In treno
Il treno è una soluzione comoda perché offre più spazio per muoversi, per passeggiare e per collocare il passeggino o l’ovetto in caso di necessità.
In montagna
Temperature adatte anche ai neonati in montagna. Tuttavia, è preferibile che non si tratti di periodi troppo brevi per consentire quei fisiologici adattamenti richiesti dal cambio di altitudine e di pressione atmosferica. Altezze elevate (superiori a 2000/2500 mt) sono generalmente da evitare.
E’ sconsigliabile anche effettuare gite troppo lunghe o passeggiate impegnative con bambini di poche settimane. Ricordiamo, infatti, che il neonato non ha una struttura ossea e muscolare adatta ad essere trasportato “a spalla” da riservare invece per i bambini più grandicelli.
Cosa mangiare
In caso di allattamento materno: nessun problema. Nei casi di allattamento con formula considerare che, soprattutto nei Paesi tropicali l’acqua è una delle più frequenti fonti di malattie gastroenteriche, e molto spesso quella proveniente dagli acquedotti non è potabile. Va, quindi, utilizzata per la preparazione del latte acqua minerale contenuta in bottiglie sigillate.
Se l’acqua disponibile non è potabile, il metodo più sicuro per la potabilizzazione è quello dell’ebollizione che deve essere protratta per almeno 10 minuti; è necessario inoltre conservare l’acqua nello stesso recipiente fino al momento del consumo.
Raggi ultravioletti
Benché siano noti gli effetti benefici della luce solare in età pediatrica, i raggi ultravioletti possono essere anche pericolosi. Alcuni consigli:
i bambini di età < 6 mesi devono essere tenuti all’ombra e devono indossare vestiti che proteggano la maggior parte della superficie corporea; applicare una protezione solare totale nelle zone foto esposte come viso e mani i bambini di età > 6 mesi devono comunque applicare creme solari protettive verso UVA e UVB, da riapplicare sistematicamente dopo il bagno in mare o in piscina; tener presente che l’applicazione di repellenti per insetti riduce l’effetto protettivo delle creme solari. Far indossare sempre ai bambini occhiali da sole e cappelli.
Valore educativo centri estivi

Chiuse le scuole, molti dei ragazzini sono già lì, nei centri estivi. Chi sceglie di non mandarli, sbaglia perché hanno un grande valore educativo, come sottolinea il Corriere della Sera. Non lasciate i piccoli a casa davanti alla tv o magari con la babysitter. Molto meglio decidere per i centro estivi, tenendo ben presente il valore educativo che posseggono.

Ma qual è il valore educativo dei centri estivi? “Non c’è dubbio, che favoriscano la socializzazione tra bambini, che siano in gruppi per età o gruppi misti. Le relazioni sociali vengono favorite dall’ambiente relazionale intrinseco allo spirito dei centri estivi. Anche se è senza dubbio il fatto che possano crearsi, anche all’interno del gruppo, relazioni più strette che sono poi importanti in ogni fase della crescita”, scrive il quotidiano. “Non bisogna poi dimenticare come l’essere al di fuori della sua zona di comfort significhi per il bambino (dai tre anni in su) sviluppare competenze per cavarsela da solo. Sviluppando quindi una maggiore autonomia e spirito di iniziativa, anche sotto la vigilanza di un responsabile di gruppo”, aggiunge.
E ancora: “Un altro aspetto da non sottovalutare nei centri estivi è quello che i bambini e i ragazzi vengono coinvolti nelle più diverse attività: da quelle creative alle motorie, a volte “nascoste” sotto l’aspetto più ludico. E infine molti camp danno e hanno la possibilità di far vivere il bambino all’aria aperta. Con la natura che è una palestra incredibile per le attività outdoor dei bambini (con il relativo potenziamento dei sensi) e per lo sviluppo di osservazione e creatività”.
“Congestione digestiva dei bambini non esiste”

“La congestione digestiva dei bambini non esiste”. Lo dice il pediatra Francesco Silenzi a Fanpage. Parla di falsi miti.
“La congestione digestiva non ha fondamenti scientifici o medici, i bambini in rarissime situazioni possono avere uno shock termico in estate, una condizione che non ha nulla a che fare, però, con la digestione”, chiarisce il medico. Quindi la congestione digestiva dei bambini non esiste.

“Dal punto di vista scientifico il termine congestione digestiva non è appropriato, in quanto questa patologia non esiste – spiega il pediatra – Possiamo parlare di uno shock termico che avviene però in condizioni estreme. Se per esempio il bimbo sta giocando ad una temperatura di 38 gradi e poi si tuffa in acque gelide, che sul territorio italiano non esistono per quanto riguarda i mari, questa significativa escursione termica può causare uno shock nel corpo del piccolo”.
“Un tuffo in acqua fredda o l’ingresso in un ambiente con l’aria condizionata gelata non comportano alcun problema legato alla digestione del bambino. Il corpo che però vivrà queste condizioni estreme manifesterà anche sintomi poco piacevoli. Il bimbo con uno shock termico trema, ha freddo, sente dei crampi, si sente affaticato, potrebbe in rari casi vomitare”, dice ancora Silenzi.
Questo malessere dei bambini “prima di tutto si risolve prevenendolo, è meglio per esempio acclimatare il bimbo alla temperatura dell’acqua in cui si tufferà, proponendogli di fare una doccia prima di tuffarsi. Poi è importantissimo che i genitori, mentre il bimbo è in acqua, non lo perdano mai di vista e non appena manifesta dei sintomi di malessere lo facciano uscire dall’acqua, lo asciughino e riscaldino per bene”. E conclude: “La situazione di malessere secondaria a un momentaneo shock termico dura da pochi istanti a pochissimi minuti, ma non ha alcuna relazione con l’aspetto digestivo”.
Vacanze: valigia perfetta

A scuola finita, le vacanze con i bambini per molti sono già cominciate. Per chi non è ancora partito come organizzare una valigia perfetta? Lo spiega all’Adnkronos Salute il pediatra Italo Farnetani.
Il professore ordinario di Pediatria dell’Università Ludes-United Campus of Malta dà alcune dritte sulla valigia perfetta per vacanze senza pensieri ai genitori che vanno via coi figlioletti al seguito. “Il costume da bagno è essenziale indipendentemente dalla meta, perché ovunque si trovi un bambino cerca (e trova) la piscina. Irrinunciabile la palla, il peluche con cui dormire: indispensabile, anzi obbligatorio, se il piccolo ne ha uno da cui non si separa mai”, sottolinea il medico.
La valigia perfetta per le vacanze va suddivisa in 4 scompartimenti ideali: “Salute, benessere, divertimento e abbigliamento”.
Capitolo salute: su questo fronte “non serve molto – spiega il medico – perché d’estate circolano poche malattie, quindi la cosa importante è avere con sé del paracetamolo da usare in caso di rialzo termico. Questo farmaco, oltre che antifebbrile, è anche un potente antidolorifico. Utili inoltre un disinfettante e delle garze sterili, fondamentali in particolare per i bimbi tra i 4 e gli 8 anni, specie se maschi, perché è la fascia d’età in cui i bambini esplorano e sono più a rischio di piccoli infortuni”.
“Bisogna poi ricordarsi – continua Farnetani – che in estate è indispensabile avere sempre a disposizione acqua da bere. Pertanto, soprattutto per il viaggio e le prime ore in cui si arriva nella località di vacanza, è bene essere autosufficienti, assicurandosi una quantità congrua di bottigliette d’acqua. Quelle di plastica da mezzo litro che piacciono tantissimo ai piccoli perché possono anche bere direttamente dalla bottiglia senza il pericolo di traumi ai denti o alla bocca. Per il viaggio è importante inoltre tenere a portata di mano dei cibi solidi. Questi prodotti secchi riducono la presenza di liquidi nello stomaco che sono quelli responsabili del mal d’auto”.
Nel settore benessere, prosegue il pediatra, “non devono mancare 2 prodotti: una crema protettiva per quando ci si espone al sole, e consiglio di acquistarla in farmacia o parafarmacia, e un prodotto repellente contro gli insetti in formulazioni che possono usare anche i bimbi più piccoli. Meglio portare con sé anche un doposole o comunque una crema emolliente idratante, perché con l’esposizione al sole, con il vento e il sudore, la pelle tende a seccarsi”. Cappellino e occhiali da sole? “In genere i bambini non li vogliono portare – osserva l’esperto – e se non ci sono abituati, è difficile che cambino routine in vacanza”.
Scomparto divertimento: “Teniamo presente che il gioco preferito da tutti i bambini e le bambine quando sono all’aria aperta è, da sempre, la palla (o il pallone). Che si vada al mare, in montagna o in campagna, che si visiti una città d’arte o si scelga una meta all’estero, chi può se la porti sempre dietro – dice Farnetani – altrimenti la acquisti immediatamente all’arrivo. Ugualmente, in qualunque posto si vada è necessario avere l’attrezzatura da mare o piscina. Perché i bambini, in qualsiasi luogo del mondo si rechino, come prima cosa cercheranno sempre la piscina e non appena la troveranno vorranno tuffarsi. Dunque non dimenticare mai il costume, le ciabatte e, chi può, anche la maschera o gli occhiali, grande divertimento dei più piccoli. Chi frequenta spiagge con sassi o scogli non scordi le scarpette da acqua. E naturalmente, finché il bimbo non sa nuotare, serviranno sempre i braccioli”.
L’abbigliamento. “I bambini sudano poco, in modo insufficiente rispetto agli adulti, perciò disperdono meno calore. Serviranno allora abiti leggeri”, avverte Farnetani. Invita a pensare soprattutto alla voglia di libertà, di gioco e di movimento dei piccoli. Se per chi va al mare gli indumenti non possono che essere da spiaggia (costumi, calzoncini, magliette e teli vari), “alle famiglie che optano per montagna, agriturismi o città d’arte suggerisco numerosi ricambi di abiti e scarpe, per assicurare ai bimbi il massimo agio in tutte le loro attività. Chi va sui monti, in particolare, predisponga un abbigliamento ‘a cipolla’ proprio perché i bambini sopportano il caldo meno degli adulti ed è importante che si possano vestire e svestire in base alle necessità”.
“Un consiglio in più a chi parte con piccoli minori di 6 mesi. E’ indispensabile avere tutto doppio, dal succhiotto al biberon – ammonisce – ovviamente un’ampia riserva di pannolini e, se il bambino segue un’alimentazione artificiale, è consigliabile portarsi dietro una piccola scorta dei prodotti consumati abitualmente. Perché talvolta, a parità di aspetto nutrizionale, da un alimento all’altro può cambiare la sapidità e i piccoli potrebbero non accettare il nuovo sapore, essendo estremamente metodici e ‘conservatori’. Se il bimbo o la bimba ha un suo gioco preferito, se possibile va portato in vacanza in modo da garantire una continuità tra casa e località di villeggiatura. Se poi, come spesso accade ai più piccoli, il bambino vuole dormire con un oggetto, per esempio un peluche, in questo caso è indispensabile portarselo dietro. Direi obbligatorio”.
Bambini mancini

Una volta venivano corretti. I bambini mancini devono essere assecondati. Antonella Costantino, Direttore dell’Unità Operativa di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza del Policlinico di Milano, lo spiega a Fanpage.

Sul perché alcuni bambini siano mancini la dottoressa spiega: “Si tratta di un complesso concerto di componenti genetiche a ambientali. Anche se la predisposizione specifica mantiene un peso rivelanti molto infatti, anche abitudini o comportamenti durante la crescita possono influire sulla preponderanza dalla destra o della sinistra. Oggi, ad esempio, vediamo molto più mancinismo proprio perché è caduto l’obbligo a non usare la mano sinistra”.
Si inizia a vedere molto presto se i bambini saranno mancini : “Quando iniziano a manipolare gli oggetti o a fare i primi scarabocchi. Certo, nei primissimi anni c’è ancora una fase in cui si utilizzano entrambe le manine, tuttavia un osservatore attento può già notare una certa preferenza. Intorno ai cinque/sei anni poi la predominanza appare bene evidente”.
Non bisogna correggere i piccoli, è una forzatura assolutamente evitabile. Il consiglio finale dell’esperta: “Il mondo è effettivamente strutturato per prediligere i destri, tuttavia, almeno da bambini, non è necessario assecondare la predisposizione alla sinistra con oggetti specifici o differenti strategie educative. L’importante è lasciare spazio ai piccoli per poter sperimentare con entrambe le mani (e anche i piedi) e fare in modo che trovino il funzionamento che risulta loro più congeniale”.
In estate tablet e tv 30 minuti al giorno

In estate tablet e tv vanno limitati a 30 minuti al giorno. Lo consiglia sulle pagine del Corriere della Sera Ugo Giordano. Il responsabile dell’Unità operativa di Medicina dello sport all’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma sottolinea che per in bambini è importantissima l’attività fisica quotidiana.

“E’ importante che svolgano tutti i giorni un’ora di attività fisica di intensità moderata, che includa qualche momento più vigoroso, e almeno per tre volte alla settimana mezzora di esercizio più intenso, come corsa o nuoto a ritmo sostenuto, una partita di pallavolo, basket, tennis o calcio”, spiega l’esperto.
Il medico invita caldamente in estate a “limitare l’uso di tablet e tv a massimo 30 minuti al giorno” e a “non esporre a schermi digitali i bambini sotto i 3 anni”. Giordano, oltre a sottolineare quanto sia importante in estate ridurre l’uso dei tablet e tv a 30 minuti al giorno, dà anche consigli per far stare i piccoli sotto il sole.
“Evitare di giocare e muoversi nelle ore più calde della giornata, dalle 12 fino alle 17, per non incorrere in colpi di calore”. I colpi di calore accadono col rapido aumento della temperatura corporea causato da caldo molto intenso e alti tassi di umidità che impediscono all’organismo di disperdere il calore interno provocando tachicardia, confusione mentale, ipersudorazione, nausea, fino alla perdita di coscienza.
“Bere 2-3 sorsi d’acqua ogni circa 20 minuti se si è in movimento, pari a circa mezzo litro in un’ora – avverte Giordano –. Bisogna bere per non avere mai sete. Avere sete è già un sintomo di disidratazione, piuttosto frequente nei bambini perché si muovono più spesso e sudano di più”.
Bambini: 8 regole buona educazione

Ci sono 8 regole di buona educazione da insegnare ai nostri bambini. Paolo Crepet le elenca una per una a Bimbi Sani e Belli. Lo psichiatra, autore del libro Prendetevi la luna, edito da Mondadori, ne è profondamente convinto.

Quali sono le 8 regole della buona educazione da infondere nei bambini. Per noi genitori il compito è sempre più arduo con le nuove generazioni. Ma è necessario dare loro i cosiddetti paletti.
Ecco le 8 regole per una buona educazione dei bambini secondo Crepet.
1 – “L’esempio: ecco il primo grande segreto, lo strumento educativo da cui non si può prescindere in relazione a qualunque aspetto dell’esistenza. Non si può insegnare a essere gentili, se si agisce con maleducazione, non si può insegnare a prendere in considerazione il punto di vista degli altri se ci si mostra prevaricatori, aggressivi, indifferenti verso il prossimo. C’è una frase su cui tutti i genitori dovrebbero riflettere e che considero molto esplicativa: dentro a ogni Suv parcheggiato in doppia fila o su un marciapiede davanti a una scuola c’è un bambino che facilmente più avanti diventerà un bullo”.
2 – “A mano a mano che il bambino cresce occorre porgli dei limiti . I ‘no’ servono a questo. I paletti, se pochi, ragionevoli e giusti, regalano al bambino la sicurezza di avere le spalle coperte, di non essere abbandonato a sé stesso, di avere qualcuno che davvero tiene a lui. Mettere precisi confini significa aprire i figli ai futuri orizzonti”.
3 – Le regole vanno ripetute. “Un errore di valutazione che fanno spesso i genitori è quello di pensare che il bambino non rispetti le regole perché è capriccioso e mosso dalla precisa volontà di non ascoltarli, mentre è solo che prima di un certo lasso di tempo non può riuscirci”.
4- Il bambino non va accontentato in tutto. “Il più bel dono che si può fare a un figlio è lasciare che abbia un desiderio non esaudito”.
5 – Il bimbo va ascoltato. “L’ascolto vero implica entrare in sintonia con le emozioni dei figli e con il loro punto di vista, capire le loro emozioni e interpretare nel modo giusto quello che passa per la loro mente e non è certo poco”.
6 – Abituare i figli a riconoscere le proprie emozioni, anche e soprattutto quelle negative e non sottovalutatele mai.
7 – Farovire il suo legame con gli amici del cuore. “Così imparerà in fretta il piacere della condivisione e a trarre il vero divertimento dal gioco di gruppo, dalla frequentazione di altri bambini. E non dalla tivù e dalla realtà virtuale. Imparerà che l’amicizia è un bene preziosissimo e che il più grande dei privilegi non è possedere tanti giocattoli (e più avanti tanta tecnologia) ma avere degli amici”.
8 – “Stimolate la sua creatività disegnando, ballando, cantando con lui, leggendogli le fiabe e aiutandolo a inventarne altre”. E raccontategli di voi.