Articoli della categoria ‘IL BAMBINO’

Centri estivi bambini: quanto costano

Apr 14
Scritto da Annamaria avatar

La fine della scuola si avvicina velocemente e subito si pensa ai centri estivi per i nostri bambini. Non sono per tutti. Quanto costano? Come rivela SkyTg24, i dati più recenti e indicativi sono quelli elaborati da Adoc (Associazione per la difesa e l’orientamento dei consumatori) ed Eures – Ricerche economiche e sociali. Nell’estate scorsa hanno analizzato i costi medi dei centri estivi da Nord a Sud. Il focus su cinque città: Milano, Bologna, Roma, Napoli e Bari.

centri estivi quanto costano

Il resoconto dell’indagine sui centri estivi riservati ai bambini e quanto costano non dà dati confortanti. In alcuni casi si può raggiungere e superare i 2mila euro. “Secondo la ricerca di Adoc ed Eures, pubblicata a luglio 2023, il costo medio in Italia per una famiglia che decide di mandare i propri figli in un centro estivo privato è pari a 140,50 euro per una settimana ad orario pieno. Il prezzo scende a 95,80 euro se si opta per la mezza giornata”, si sottolinea.

Facendo i conti, bisogna considerare che nel nostro Paese il periodo di chiusura delle scuole è di circa 12 settimane (rispetto alle 6/8 settimane in Germania, Francia e Regno Unito). Una coppia di genitori, anche prendendo le ferie sfalsate, riesce solitamente a coprire soltanto una parte di questo tempo. Quindi i costo medio che dovrebbe sostenere per un periodo di 8 settimane sarebbe pari a 1.124 euro. La spesa stimata arriva a circa 2.200 euro se si hanno due figli.

Chiaramente per i bambini ci sono i centri estivi convenzionati. Quanto costano? Molto meno, ma sono poche le famiglie che riescono ad accedere ai bandi. Al Nord si spende di più, con Milano città più cara. In estate, però, tornano le scuole aperte. Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha firmato il decreto che mette in campo 400 milioni di euro per finanziare attività di inclusione, socialità e potenziamento delle competenze per il periodo estivo in cui vengono sospese le lezioni. Il provvedimento interessa gli anni scolastici 2023/24 e 2024/25 ed è destinato alle scuole primarie e secondarie statali e paritarie non commerciali.

Adolescenza: amici allontanano depressione

Apr 11
Scritto da Annamaria avatar

Gli amici, quelli stretti, a cui poter confidare tutto, con cui divertirsi, giocare, andare a ballare uscire o semplicemente trascorrere del tempo in relax servono, eccome. A qualsiasi età. In adolescenza, però, sono importantissimi. Allontanano depressione e ansia, lo certifica uno studio.

L’adolescenza è un periodo difficile e complicato per noi genitori, che dobbiamo avere a che fare con figli di umore mutevole, un po’ svogliati, a volte sgarbati, spesso attratti proprio solo dagli amici e dalle giornate da trascorrere con loro e non con mamma e papà, vacanze comprese. E’ un periodo però altrettanto difficile per gli adolescenti stessi. I ‘best friend’ danno una mano, allontanano depressione e stati d’ansia, che purtroppo ci sono.

Una ricerca condotta in Cina, presentata al convegno di psichiatria “Cervello sociale. Traiettorie evolutive e patologia”, ha individuato il numero perfetto di amici che in adolescenza danno una grande mano e così allontanano la depressione. Sono stati analizzati ragazzi dal 10 ai 12 anni. “La loro presenza costante nella vita di un giovane determina una migliore salute mentale e impatta anche sul rendimento scolastico, migliorandolo. Ovviamente non è solo la quantità a contare, ma anche la qualità delle relazioni e delle esperienze fatte insieme”, si legge sul Corriere della Sera. I ragazzi che rimangono isolati o sono dentro “cattive compagnie” invece rischiano.

Non è un novità che le relazioni durante l’adolescenza abbiano una grande importanza e aiutino a plasmare il cervello di un individuo. “Oltre all’isolamento sociale, anche l’abuso in età evolutiva così come le dinamiche di violenza domestica, producono ricadute negative sul benessere individuale e societario”, spiega Claudio Mencacci. Il co-presidente del convegno, e direttore emerito di Neuroscienza all’Ospedale Fatebenefratelli-Sacco di Milano, aggiunge: “E sono anche precursori della trasmissione intergenerazionale di modelli comportamentali sfavorevoli. Tutto questo indica la presenza di una relazione problematica con la salute mentale che aumenta le probabilità delle vittime di sviluppare una serie di patologie psichiatriche, ad esempio ansia, depressione, disturbo da uso di sostanze, disturbo da stress post-traumatico, disturbi di personalità, psicosi, ma anche ideazione suicidaria, autolesionismo e tentativo di suicidio”.

Bambini: mete per Pasqua

Mar 30
Scritto da Annamaria avatar

Quali sono le mete più adatti ai bambini per Pasqua? Se non siete ancora partiti, ma volete trascorrere qualche ora diversa insieme ai vostri figli e il tempo ve lo permette, scegliete i tanti agriturismo sparsi nella bella Italia. I luoghi immersi nella natura piaceranno tanti ai piccoli: avranno possibilità di correre e scatenarsi, conoscere animali, specie vegetali e divertirsi moltissimo. Ci sono tante strutture adatte per le famiglie: c’è l’imbarazzo della scelta. 

bambini mete per pasqua

Tra le mete per Pasqua con i bambini, vicino Pavia, a San Martino Siccomario, in questo periodo si va a caccia di uova nel Villaggio delle Uova. In un parco di oltre 35mila metri quadrati si potrà fare la Easter Egg Hunt tanto cara agli americani e che ora sta prendendo piede pure qui. Aiutati da alcuni indizi i bimbi potranno trovare tante sorprese nascoste.

Se vi piacciono le terme, anche in questo caso potrete sceglierne una tra le mete per Pasqua con i bambini. Se cercate, anche online, troverete offerte dell’ultima ora, promozioni per una due giorni. Fate solo attenzione di decidere per quelle che accettano minori di 14 anni: lo specificano sempre.

Come dimenticare i parchi di divertimento: se finora non avete ancora organizzato nulla e vivete vicino a uno dei tanti sparsi sul territorio, affrettatevi a comprare un biglietto: fosse anche solo per Pasquetta, la giornata avrà un sapore unico in famiglia.

Bambini: dimissione dalla TIN

Mar 27
Scritto da Annamaria avatar

I progressi della medicina neonatale e perinatale hanno gradualmente fatto emergere l’imprescindibilità di un approccio di assistenza e cura centrato sulla famiglia, che si basa sulla partnership con i genitori, il ruolo fondamentale della famiglia, il coinvolgimento attivo dei genitori nella cura del loro neonato/a, l’apertura dei reparti H24, la Zero Separation, tutti elementi irrinunciabili per un approccio olistico e di qualità. Il percorso dei genitori in Terapia Intensiva Neonatale (TIN) attraversa varie tappe, ognuna delle quali richiede un nuovo adattamento, necessario per passare a quella successiva. La dimissione dalla TIN dei bambini è una meta attesa, a volte temuta dai genitori. E’ un momento cruciale del percorso di cura, che inizia il giorno del ricovero e che segna il passaggio da un ambiente di cura, il reparto, ad un altro, la casa. 

bambini dimissione dalla tin

Recentemente il Dipartimento di Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano, in collaborazione con la Società Italiana di Neonatologia (SIN) e Vivere ETS, ha svolto un’indagine sull’esperienza dei genitori di bambini ricoverati in TIN. E’ emerso che, nonostante l’alto livello di soddisfazione misurato, esistono ampi margini di miglioramento in diverse aree che determinano l’esperienza dei genitori: se da una parte disponibilità e supporto degli staff sanitari sono risultati punti di forza nelle TIN italiane, dall’altra solo il 64% degli intervistati hanno dichiarato di essersi sentiti pronti alla dimissione del loro figlio/a e al rientro a casa.

Come è noto, i genitori che portano a casa un bambino con condizioni mediche complesse e con un programma articolato di appuntamenti di follow-up sono sottoposti a livelli di stress più elevati. Inoltre, i bambini ricoverati in TIN sono ad alto rischio di riammissione in ospedale, con percentuali che vanno fino al 15% nei primi mesi di vita a casa. I fattori di rischio principali sono età gestazionale e co-morbidità alla dimissione, a cui si associano ragioni sociali e familiari. La letteratura sul tema ha evidenziato che i programmi di empowerment genitoriale durante la degenza in TIN riducono in modo significativo questo rischio.

Quando, infatti, il ritorno a casa è l’esito di un percorso personalizzato, basato sulle specifiche caratteristiche e necessità del bambino e della famiglia, il momento della dimissione sancisce la piena autonomia dei genitori nella cura del loro bambino, nel riconoscimento tempestivo delle situazioni che richiedono il confronto con le figure sanitarie, ma soprattutto nel costruire una relazione responsiva e sintonizzata senza più l’interferenza del contesto ospedaliero.

Per i genitori, la dimissione dalla TIN dei bambini pretermine o del neonato con patologia è un processo complesso, durante il quale provano sentimenti contrastanti. Questo passaggio, quindi, deve essere costruito nel tempo del ricovero, attraverso il coinvolgimento attivo dei genitori e la continuità delle cure tra ospedale e territorio, in stretta collaborazione con l’équipe multiprofessionale del follow-up. 

Per orientare al meglio i genitori in questo difficile percorso, la SIN ha pubblicato il libretto: “La dimissione in TIN: il futuro inizia il giorno del ricovero. Un percorso di accompagnamento alla dimissione dalla TIN del neonato e della sua famiglia”. Esso è frutto del lavoro di un gruppo multidisciplinare di professionisti e di genitori che operano nel campo dell’assistenza neonatale e fanno parte del Gruppo di Studio per la Care neonatale della SIN.

“Questo documento ha lo scopo di sistematizzare e rendere fruibili a tutti i passaggi necessari per una dimissione che tenga conto in modo integrato degli aspetti clinici, relazionali e psicologici”, afferma Luigi Orfeo, Presidente SIN. “Speriamo che esso possa essere una guida che accompagni tutti i professionisti nei vari momenti, anche grazie agli approfondimenti previsti e la pratica consultazione. Il ruolo di noi neonatologi deve essere orientato affinché la dimissione dalla TIN sia sempre di più un momento costruttivo nel percorso di cura di ogni neonato e dei suoi genitori”.

Guida per proteggere bambini dai danni ambientali

Mar 26
Scritto da Annamaria avatar

Una guida per proteggere i bambini dai danni ambientali. Il progetto, utile in un mondo sempre più inquinato, arriva da Elena Uga. Il medico all’Ospedale Sant’Andrea di Vercelli, coordinatrice dell’associazione scientifica “Pediatri per un mondo possibile” (Pump), ha sentito il bisogno di scriverla con alcuni colleghi. E’ rivolta a genitori, insegnanti ed educatori. 

La guida per proteggere bambini dai danni ambientali, “Bambini e inquinamento”, edita da Junior, sottolinea come lo smog possa influenzare negativamente lo sviluppo cognitivo, predisporre a malattie metaboliche e persino ridurre il quoziente intellettivo. Anche l’aria nelle case non è il massimo. Contiene muffe e composti volatili tossici, come la formaldeide. Poi c’è il fumo passivo: si stima che nei bimbi causi fino al 13% dei casi di asma, il 20% delle infezioni di bronchi e polmoni, il 15% delle otiti e oltre il 20% dei casi di morte improvvisa del lattante. Ci sono anche i pesticidi, le microplastiche, le creme solari e i prodotti per l’igiene, i tessuti. 

Nella guida per proteggere bambini dai danni ambientali si fa capire quanto sia importante per i piccoli attuare dei costanti cambiamenti di stili di vita. “Proporzionalmente alle sue dimensioni – dice la dottoressa Uga – il bambino ha una superficie cutanea e una capacità respiratoria maggiore di quella di un adulto, cioè scambia più aria, ha più pelle. Perciò tutto quello che arriva dall’esterno e che può essere nocivo ha un impatto maggiore su di lui. Inoltre il bambino, soprattutto nei famosi 1000 giorni di vita, che vanno dal concepimento ai due anni, ha un metabolismo che corre tantissimo. Basti pensare alla velocità assoluta con cui due cellule possano arrivare in questo lasso di tempo a pesare 15 Kg”. 

“Un’altra fase di grande suscettibilità è quella della pubertà, momento di grande crescita e di grande sviluppo. Inoltre non possiamo non prendere atto di come malattie cardiovascolari quali infarto e ictus che interessano la popolazione più anziana e che spesso sono molto condizionate dall’inquinamento atmosferico, affondano le loro radici proprio nei primi anni di vita di una persona. Fatta questa premessa posso solo dire che le insidie sono tante ma c’è anche più consapevolezza e maggiore possibilità, tramite l’informazione e la prevenzione di poterle scovare e contrastare anche con piccoli accorgimenti”. aggiunge. 

“Uno dei nostri messaggi – sostiene la dottoressa Uga – non è: ‘non abbiamo più nessuna speranza chiudiamo la finestra e buttiamo via la chiave, perché solo così possiamo proteggere i nostri figli’, anzi! Ci sono tante cose pratiche che possiamo fare per la salute dei nostri bambini e per il loro futuro”. 

Per eliminare i pericoli delle microplastiche si suggerisce di acquistare contenitori di vetro, cibi sfusi, imballaggi di cartone, non utilizzare la pellicola per gli alimenti, comprare giocattoli ecologici, in legno, carta, stoffa. E ancora: usare pannolini ecologici o lavabili, acquistare ciucci in gomma naturale, preferire le matite colorate o le tempere ai pennarelli. E poi organizzare feste plastic free. Per i pesticidi usare meno insetticidi nel giardino di casa, montare le zanzariere per tenere lontani i parassiti. Lavare accuratamente, con acqua, frutta e verdura prima di portarle in tavola. Preferire prodotti alimentari biologici.

Serve attenzione anche con i cellulari e gli abiti griffati. Ci sono tantissime cose che si possono fare per vivere meglio. “Certo serve l’esempio – afferma Uga –. Dobbiamo insegnare ai nostri bambini ad amare la natura, a frequentare gli ambienti naturali perché stando in mezzo alla natura ma anche in mezzo al verde urbano, un giardino, un parco, senza necessariamente andare a cercare grandi cose, non solo si sta meglio psicologicamente, si sta meglio mentalmente. Si sta meglio anche fisicamente. La prima prescrizione che noi pediatri dovremmo fare per i bambini è: stare all’aria aperta, perché il verde cura più di qualsiasi medicina”. 

NIDCAP

Mar 20
Scritto da Annamaria avatar

Cosa è NIDCAP? Lo sa anche un bambino. Giovanni, ricoverato in Terapia Intensiva Neonatale (TIN) sin dalla nascita per una grave malformazione chiamata ernia diaframmatica. Il piccolo racconta che, grazie all’assistenza secondo il metodo NIDCAP, i suoi genitori hanno potuto restare sempre al suo fianco in TIN. Cogliere i suoi segnali e prendersi cura di lui insieme ai medici e agli infermieri. Se lo chiediamo a Mia, una bambina ricoverata in TIN per prematurità, con la mamma lontana perché a sua volta ricoverata in neurochirurgia per una emorragia cerebrale, risponde che, quando era “piccolina piccolina”, mediante l’assistenza NIDCAP il papà poteva stare accanto a lei. E gli infermieri osservavano ogni giorno i suoi progressi e li scrivevano su un diario per la mamma, che così ha potuto conoscere le sue prime conquiste per la vita.

NIDCAP

Grazie all’approccio NIDCAP, Federico, che tutti chiamavano Chicco, è in grado di sfogliare un album in cui ripercorre tante tappe del suo sviluppo, dal ricovero in terapia intensiva, alla prima volta che mamma e papà lo hanno preso in braccio, a quella volta in cui è venuto a trovarlo la sorellina o a quando gli hanno regalato il primo ciuccio. Finché è andato finalmente a casa. Elia ed Andrea, a cui le mamme hanno raccontato la dolcezza della “marsupioterapia”, trovano ancora quella pace tra le braccia delle mamme. 

I direttori dei 2 Centri di formazione NIDCAP italiani, la dottoressa Gina Ancora di Rimini ed il professor Alberto Berardi di Modena (Consigliere e Presidente della Sezione regionale Emilia Romagna della Società Italiana di Neonatologia, SIN),  spiegano che curare secondo il metodo NIDCAP, Newborn Individualized Developmental Care and Assessment Program, vuol dire mettere in atto, con tutta l’équipe, un Programma di cura individualizzata al neonato. Questo allo scopo di proteggerne lo sviluppo, soprattutto quello neurologico. L’individualizzazione dell’assistenza al neonato, persona che non è in grado di esprimersi a parole, è resa possibile attraverso l’osservazione strutturata ed esperta del ricco repertorio di segnali comportamentali presenti anche nei piccolissimi, il tutto in un’ottica di Family Centered Care.

“La giornata mondiale NIDCAP, il 20 marzo, celebra tutti coloro che contribuiscono a migliorare il futuro dei neonati ospedalizzati attraverso una cura personalizzata, umanizzata, in collaborazione con le famiglie, basata su un approccio scientifico”, affermano Natascia Simeone e Natascia Bertoncelli. Le due trainer italiane lavorano presso la TIN dell’Ospedale di Rimini e la TIN del Policlinico di Modena. “Si tratta di una cura fornita in cinque continenti, 18 Paesi, 30 centri di formazione, ma che fa sentire la sua influenza su tante terapie intensive neonatali. In Italia stiamo formando e formeremo personale che lavora presso le principali TIN tra cui Firenze, Genova, Torino, Roma, Siena, Treviso e Bologna”. Tutta questa formazione è fortemente supportata dalle associazioni di genitori, coordinate in Italia dalla Vivere ETS, sotto il Patrocinio della Foundation for the Care of Newborn Infants (EFCNI).

Il metodo NIDCAP protegge il fragile cervello in via di sviluppo ed assicura ai genitori una maggiore competenza e sicurezza nel relazionarsi al proprio bambino ricoverato. 

La SIN ribadisce, pertanto, l’importanza della centralità del neonato e della sua famiglia nel percorso di cura e la necessità di diffondere questo programma assistenziale a livello globale, per i numerosi effetti positivi sullo sviluppo e sul benessere a breve e a lungo termine.

Uova di Pasqua bambini

Mar 17
Scritto da Annamaria avatar

Le scorpacciate fanno male, ma i nostri bambini sono pronti a ricevere le uova di Pasqua. Certo, il prezzo del cioccolato è aumentato esponenzialmente, in alcuni casi fino al 40% in più rispetto al 2023, saranno quindi più care. Ma uno sforzo per i nostri piccoli va fatto.

uova di pasqua bambini 1
uova di pasqua bambini 1

Le uova di Pasqua più cool di questo 2024 sono quelle dedicate ai giochi che fanno impazzire i pargoli, come Sumble Guys, Nina e Matti, Lyon, Pera Toons, Brawl Stars. Si trovano nei vari supermarket e anche online. Basta sapere cosa appassiona di più i vostri bambini e quindi procedere con l’acquisto.

Ci sono le sempreverdi uova di Pasqua Ferrero dedicate ai bambini, come quelle di tanti altri brand famosissimi. Al cioccolato fondente o al latte, quello bianco, quello gusto gianduia, cuore morbido, caramello e così via. Non va dimenticato, ovviamente, che il prezzo è molto variabile, a seconda nel marchio. Vi raccomando di scegliere, però, le uova di Pasqua per bambini con il cacao pregiato.

Bellissimi per i più grandicelli quelli Bauli dedicati a Il Trono di Spade o a House of the Dragon. Per i piccini c’è pure quello Motta di Masha e Orso. Tantissime quelle che rimandano ai personaggi della Marvel o alle principesse della Disney. Anche “Funko” si è attrezzato per la Pasqua con una nuova linea di prodotti dedicata, con figure in versione cioccolato. Dai Funko Pop! dei personaggi Disney e Marvel fino alle carote Pocket Pop! Ma non si mangiano, servono a decorare la casa, quindi occhio!

E’ difficile resistere alla tentazione anche per noi grandi. L’uovo di Pasqua rimane irrinunciabile: è iniziata la caccia. I vostri bimbi quali sceglieranno di avere?

Bambini: troppi compiti

Mar 15
Scritto da Annamaria avatar

Troppi compiti a casa. Nella scuola “San Pompilio Maria Pirrotti” di Campi Salentina, facente parte dell’Istituto comprensivo “Teresa Sarti” i genitori sono insorti contro i docenti. Le tante assegnazioni a casa impedirebbero ai bambini di poter svolgere attività extrascolastiche, costringendoli a casa l’intero pomeriggio e non solo.

bambini troppi compiti

Non è la prima volta ci si affronta lo spinoso problema dei troppi compiti assegnati ai bambini. “Vengono letteralmente oberati dai compiti – affermano alcuni genitori a Leggotanto che ci sono giorni in cui i nostri figli non riescono a staccare nemmeno per pochi minuti la mente dai libri, talmente tante sono le materie da preparare”.

Se consideriamo l’orario scolastico, che comprende sei ore, dalle 8 alle 14, possiamo capire quanto sia già pesante di suo. I ragazzi quindi, appena tornati a casa, hanno solo il tempo di mangiare per poi mettersi subito a studiare. Certamente non è questo il dato che più ci preoccupa, quanto che, come detto, i compiti che i professori assegnano per il pomeriggio sono tanti e comprendono molteplici materie. Tutto questo comporta la conseguenza che spesso i nostri figli non riescono a ritagliarsi il tempo per svolgere tutte quelle attività extrascolastiche fondamentali per la loro crescita ed il loro sviluppo”, precisano.

“Ci sono giorni – dicono ancora le mamme e i papà – che iniziano i compiti subito dopo il pranzo e vanno vanti fino a sera, a volte anche alle 22. E’ chiaro che la loro attenzione non può mantenersi sempre lucida e costante per tutto quel tempo. Da qui la necessità appunto di frequentare o praticare discipline artistiche o sportive che li aiutino in questa età particolare che stanno attraversando. Ma con tutto quello che devono studiare a casa, questi spazi di svago e ricreativi non riescono a viverli”. 

La dirigente si auspica una serena collaborazione tra genitori e docenti. Intanto i primi fanno sapere: “Una problematica che abbiamo più volte rappresentato sia alla dirigente scolastica sia agli stessi professori. Senza ottenere però nessun riscontro che vada incontro alle sacrosante esigenze degli studenti. Alcuni di noi genitori hanno anche inviato un pec alla dirigenza dell’istituto comprensivo con allegata una circolare ministeriale. Si fa specifico riferimento all’assegnazione dei compiti per casa, con espresso invito agli insegnanti di non esagerare con il carico di lavoro. Ed invece noi assistiamo all’esatto contrario. Ogni professore che si comporta come se la sua materia sia l’unica da studiare, per cui ognuno assegna compiti abbastanza impegnativi, senza considerare che i ragazzi, a casa, ovviamente devono preparare tante materie per l’indomani”. I troppi compiti ai bambini fanno discutere. Voi che ne pensate?