Sindrome del bambino scosso: maltrattamento inconsapevole

La Sindrome del Bambino Scosso può portare a conseguenze gravissime per il neonato. E spesso, purtroppo, è un maltrattamento inconsapevole da parte del genitore o del cargiver.

Dal 5 al 7 aprile, tornano le Giornate Nazionali di Prevenzione con la campagna NON SCUOTERLO! promossa da Terre des Hommes, che coinvolgerà 70 città in 18 regioni italiane. Gli infopoint della campagna avranno il compito di sensibilizzare la popolazione sulla sindrome e sulla sua prevenzione.
La Shaken Baby Syndrome colpisce principalmente i bambini tra le 2 settimane e i 6 mesi di vita, periodo di massimo pianto per i neonati. In questo frangente, l’incapacità di gestire il pianto può portare il genitore o il caregiver a scuotere il bambino in maniera incontrollata. Questo con gravi conseguenze. In 1 caso su 4, il gesto può causare coma o morte. Ma anche in altri casi può compromettere irrimediabilmente il futuro del bambino, con danni cerebrali, problemi alla vista o all’udito, e disturbi comportamentali o motori.
Una “Prima indagine sui casi di bambini vittime di Shaken Baby Syndrome in Italia”, condotta da Terre des Hommes e dalla Rete Ospedaliera contro il Maltrattamento Infantile nel 2023, ha rivelato che molti dei bambini colpiti erano già stati portati in Pronto Soccorso, mostrando segni di maltrattamento.
“Come SIMEUP, siamo in prima linea da anni per sensibilizzare sul tema della Sindrome del Bambino Scosso. – spiega Stefania Zampogna. La presidente della Società Italiana di Medicina di Emergenza e Urgenza Pediatrica aggiunge: “E’ fondamentale che genitori, caregiver e operatori sanitari riconoscano i segnali di rischio. E intervengano con consapevolezza”. Federica Giannotta, Responsabile Advocacy e Programmi Italia di Terre des Hommes, precisa: “La Sindrome del Bambino Scosso è spesso un maltrattamento inconsapevole, derivante dalla mancanza di informazione. Può essere facilmente evitata con una corretta formazione”.
Come capire se bambino allergico

E’ primavera e chi è allergico lo sa, ma come capire se un bambino a essere allergico? Questo problema, infatti, può comparire a qualsiasi età, pure quando il ‘pupo’ è piccolissimo, in fasce.
Prima di comprendere come capire se un bambino allergico, è bene elencare le allergie più comuni nei piccoli secondo recenti studi sui disturbi respiratori nell’infanzia e l’ambiente. Sono:
- la congiuntivite allergica
- la rinite allergica
- l’orticaria
- l’asma
- l’eczema
- le allergie alimentari nelle loro varie forme.
Gli esperti della salute di Santagostino spiegano come capire se un bambino è allergico. “Un primo fattore da considerare è la predisposizione genetica: se uno o entrambi i genitori sono allergici, vi è una maggior possibilità per il bambino sviluppare allergie. Di conseguenze, ci sono i sintomi, immediatamente riscontrabili in diversi organi e apparati”.
I sintomi principali delle allergie si manifestano sulla:
- pelle, con orticaria, prurito, gonfiori, arrossamenti, ponfi, dermatite atopica
- apparato gastrointestinale, con rigurgito, coliche, stipsi
- occhi, con prurito, arrossamento, gonfiore, lacrimazione, fastidio alla luce
- naso, starnuti ripetuti, irritazione della mucosa nasale, secrezioni acquose, naso chiuso, prurito
- bronchi e polmoni, con senso di mancanza d’aria, tosse di origine irritativa, respiro affannoso e accorciato.
Se uno di questi problemi si manifesta è bene rivolgersi a uno specialista, il pediatra allergologo, così che possa fare un’analisi e giungere rapidamente a una soluzione, la migliore per vostro figlio
Crescita piedi bambini

Si può favorire la crescita corretta dei piedi dei bambini? Certamente, con piccoli accorgimenti, semplici abitudini che possono favorirne la ‘maturazione’.

Quali sono gli esercizi per aiutano la crescita dei piedi dei bambini? Quando sono neonati, i genitori possono favorire la flessibilità nei bimbi piccoli giocando con le loro dita durante i cambi di pannolino e facendo solletico.
Per la crescita dei piedi nei bambini, quando cominciano a stare in piedi e a camminare, per il rafforzamento dei tendini e dei muscoli degli stessi, si deve far camminare i piccoli il più possibile: senza scarpe quando sono in casa, con quando sono fuori.
Ricordate anche che quando i bambini vanno a letto per la nanna, devono avere spazio sufficiente per sgambettare e muoversi liberamente. Inoltre, a causa della crescita rapida delle estremità, controllate spesso che le calze utilizzate non siano strette per non provocare ostacoli alla circolazione e che le scarpe non siano ‘corte’: c’è sempre bisogno di un piccolo spazio che consenta la libera crescita delle dita.
Volare sicuro in gravidanza

A breve ci sarà Pasqua, attaccata in questo 2025 a ben due ponti. Alcune si prenderanno una lunga pausa per viaggiare. Se prendete l’aereo e siete in dolce attesa, ecco come volare sicuro in gravidanza.

Prima di prenotare l’aereo e capire come volare sicuro in gravidanza, ricordate di leggere attentamente le regole della compagnia scelta per chi è incinta. Tenete presente fino a che settimana di gestazione è permesso partire, ricordate che a partire dalla 28esima settimana è obbligatorio presentare un certificato medico che attesti lo stato di salute della donna e del bimbo.
Ecco ora alcuni consigli per volare sicuro in gravidanza che regala SiViaggia:
- Consultare il proprio medico prima di partire. Prima di prenotare un volo, è sempre consigliato parlare con il ginecologo o l’ostetrica, soprattutto in caso di gravidanze a rischio o di disturbi particolari. Un parere medico può essere utile anche per capire se è necessario adottare precauzioni aggiuntive, come farmaci o dispositivi di supporto.
- Scegliere il periodo migliore per volare. Il secondo trimestre di gravidanza, tra la 14ª e la 27ª settimana, è considerato il momento ideale per viaggiare. Nausea e stanchezza dei primi mesi tendono a diminuire, mentre la pancia non è ancora così ingombrante da rendere il viaggio scomodo. Inoltre, il rischio di parto prematuro è ancora relativamente basso rispetto all’ultimo trimestre.
- Bere molta acqua. L’aria pressurizzata dell’aereo può favorire la disidratazione. Bere regolarmente aiuta a mantenere l’organismo idratato e previene la sensazione di affaticamento. Meglio evitare bevande gassate o zuccherate e preferire l’acqua naturale o tisane leggere.
- Fare esercizi di mobilità durante il volo. Restare seduti per molte ore può aumentare il rischio di gonfiore alle gambe e di trombosi venosa profonda. È consigliato alzarsi ogni tanto per camminare lungo il corridoio e fare semplici esercizi come ruotare le caviglie, sollevare i talloni e allungare le gambe.
- Indossare calze a compressione graduata. Queste calze aiutano a migliorare la circolazione e ridurre il gonfiore alle gambe, un problema comune in gravidanza. Sono particolarmente utili nei voli di lunga durata.
- Scegliere il posto giusto. Optare per un posto lato corridoio facilita i movimenti e l’accesso ai servizi igienici, riducendo il disagio di dover disturbare altri passeggeri ogni volta che ci si deve alzare. Nei voli più lunghi, se possibile, meglio scegliere un posto con maggiore spazio per le gambe.
- Allacciare la cintura di sicurezza correttamente. Durante il volo, la cintura di sicurezza va posizionata sotto l’addome, a livello delle anche, per garantire protezione senza comprimere la pancia.
- Vestirsi in modo comodo e a strati. L’aria condizionata dell’aereo può rendere l’ambiente troppo freddo o, al contrario, durante l’imbarco e lo sbarco si può percepire molto caldo. Indossare abiti larghi e stratificati permette di adattarsi meglio alle variazioni di temperatura.
Giornate Fai di Primavera 2025

Oggi, 22 marzo, e domani, 23 marzo partono le Giornate Fai di Primavera 2025. Sono il più importante evento di piazza dedicato al patrimonio culturale e paesaggistico d’Italia e alle storie inedite e inaspettate che custodisce con visite a contributo in 750 luoghi speciali in 400 città, dai grandi capoluoghi ai piccoli comuni, dai centri storici alle province, da Nord a Sud della Penisola. Un’occasione speciale per fare una gita in famiglia e poter visitare parchi e giardini storici, riserve naturali e oasi, monumenti storici.
Queste Giornate Fai di Primavera 2025 sono speciali: si celebrano i 50 anni del Fondo per l’Ambiente Italiano. Nei vari siti le visite saranno a contributo libero, e sono rese possibili da migliaia di volontari FAI e di giovani che svolgono iil ruolo di ‘ciceroni’. La mappa dei luoghi è infinita: include ville e magnifici storici da mille e una notte. Qualche esempio? A Roma si potrà visitare il palazzo costruito per Alessandro Farnese, oggi sede dell’Ambasciata di Francia. E ancora apertura eccezionale anche a Palazzo del Collegio Romano, che dal 1975 ospita il Ministero della Cultura.
Per le Giornate Fai di Primavera 2025 a Milano si potrà accedere alla Torre Libeskind, il grattacielo progettato da Daniel Libeskind a CityLife, e anche a Palazzo Clerici, dimora affrescata dal Tiepolo. A Napoli, si potrà vedere Villa Rosebery, una delle tre residenze ufficiali del Presidente della Repubblica italiana, sulla collina di Posillipo. E così via. Non sprecate un’occasione così importante: andate con i vostri figli a vedere le meraviglie del bel Paese
Bambini: mal di primavera

Ci risiamo, oggi è arrivata la stagione più attesa dell’anno. E per i bambini, almeno alcuni di loro, si ripresenta il mal di primavera. Cos’è?

Il mal di primavera colpisce non solo i bambini. Anche noi adulti ne siamo soggetti. le giornate si allungano e la luce solare è più forte e duratura. Il corpo deve adattarsi dilatando i vasi sanguigni e modulando la pressione. Questo perché in inverno il freddo rallenta il metabolismo. L’incremento della produzione di melatonina, che è l’ormone del sonno, accentua, quindi la necessità di dormire.
I sintomi del mal di primavera che possiamo riscontrare nei nostri bambini sono stanchezza, difficoltà di concentrazione, irritabilità, mal di testa, sensibilità ai cambiamenti del tempo. Può esserci anche una velata malinconia nei loro occhi. I piccoli mangiano di meno e vogliono più dolci.
I rimedi sono semplici: far trascorrere ai bimbi più tempo fuori, così da avere una bella iniezione di luce solare, che stimola la seratonina. I nostri figli devono consumare frutta e verdura fresca, bere tanta acqua e mangiare in modo adeguato cibi ricchi di vitamine come:
- Uova e carni bianche (vitamina B12);
- Cereali, fagioli e verdure a foglia verde (vitamine B1 e B2);
- Banane e carne di maiale, (vitamina B6);
- Piselli, arance e funghi (vitamina B9);
- Patate (vitamina B1, C e D);
- Spinaci (per l’apporto di ferro, potassio e magnesio).
Cosa dire a un bimbo in sovrappeso

Se nostro figlio mangia troppo cosa fare? Cosa dire a un bimbo in sovrappeso? Il Gruppo di Studio Adolescenza della Società Italiana di Pediatri, coordinato da Vita Cupertino e Rita Tanas, ha realizzato una guida per supportare le famiglie nel dialogo con i bambini e i ragazzi in sovrappeso tra i 4 e i 14 anni.

A volte è complicato capire cosa dire a un bimbo in sovrappeso, senza che si sente offeso o discriminato. Ecco perché è importante agire con empatia e delicatezza, tatto.
Ecco qui cosa dire a un bimbo in sovrappeso, alcuni dei consigli della guida SIP “Parlare di peso con tuo figlio”:
- Evitare di deridere, anche se in modo affettuoso o giocoso, il bambino. Frasi come “Basta mangiare, non vedi che pancia hai?”, “Tra un po’ scoppi”, “Non stai più nei pantaloni” feriscono anche se in apparenza sembrano ben tollerate.
- Incentivare la comunicazione con frasi che stimolino l’adozione di sane abitudini (es. “Mi piace parlare con te a tavola, spegniamo la tv?”, “Che bella passeggiata, mi fa stare meglio, anche a te?”, “Scegliamo insieme la merenda?”).
- Essere uniti e coerenti. Decidete delle regole per condividere il momento dei pasti in modo sereno. Un’ottima abitudine è iniziare il pasto con delle verdure e, da bere, solo acqua.
- Iniziare la conversazione sul cibo gradualmente, in modo “naturale”, commentando una pubblicità in tv, mentre si fa la spesa o cucinando insieme. Valgono di più semplici scambi di opinione quotidiani che un “grande” discorso.
- Coinvolgere i bambini nella conversazione, chiedendo loro cosa ne pensano, come vivono di fronte a certe esperienze con il cibo, li aiuta a esprimersi e a maturare nuove consapevolezze.
- Non avere paura di parlare di peso, ma meglio focalizzarsi su “crescita”, “salute”, “benessere”. Se tuo figlio chiede informazioni sul suo peso o taglia, o su quella di qualcun altro, se dà della “balena”, del “ciccione” a qualcuno, è un’occasione per iniziare a parlare.
- Se pensi che tuo figlio sia preoccupato o imbarazzato per la sua corporatura, trova un momento tranquillo in cui, facendogli delle domande aperte (evitando quelle con risposte si/no) tipo “Cosa ne pensi di…?”, “Sei preoccupato…”?, spieghi che il valore di una persona non passa dal peso e che può contare su di te. L’importante è non spingerlo a parlare se non è a suo agio.
- I bambini si devono sentire liberi di parlare e gli adulti non devono sempre avere una risposta, si può anche dire “Non lo so proviamo a leggere, parliamone con il pediatra”.
- Se l’eccesso ponderale è un problema famigliare, evita di parlare di diete e di malattie legate all’eccesso di peso e sii di buon esempio
Disturbi alimentari: nello sport colpiscono il doppio

Dobbiamo stare sempre all’erta con i nostri bambini. I disturbi alimentari, come già detto, sono in vertiginoso aumento tra i più piccoli, con sintomi sempre più in età precoce. Sappiate anche che nello sport colpiscono il doppio. Come sottolineato dai dati di Fondazione Maria Bianca Corno, che promuove la Settimana Lilla, che si conclude domani, 15 marzo, al primo posto c’è la bulimia, seguita dall’anoressia. A seguire il Binge Eating disorder e gli EDNOS, i disturbi dell’alimentazione non altrimenti specificati, tra cui la vigoressia e l’ortoressia.

Nello sport i disturbi alimentari colpiscono il doppio. Laura Dalla Ragione lo chiarisce al Corriere della Sera. la psichiatra e direttrice della Rete di servizi sui DNA dell’Usl Umbria 1 e del Campus Biomedico di Roma spiega: “Le performance sportive sono diventate un momento di difficoltà per tantissimi giovani. L’incidenza di DNA è appunto doppia a parità di età e genere, ci sono moltissime ricerche che lo confermano. Lo sport, che è una cosa meravigliosa, per alcuni può diventare un fattore di rischio di disturbi alimentari”.
“Nello sport (specie in alcune discipline) spesso il problema scatenante è l’obbligo di mantenersi entro un certo peso per poter accedere alle gare – precisa la specialista –. Ma spesso il ragazzo o la ragazza che fanno attività sportiva hanno fame e non riescono a trattenersi come vorrebbero, così, per mantenere il peso, usano metodi di compensazione propri della bulimia, come il vomito autoindotto, i lassativi, i diuretici. E la bulimia non è meno rischiosa per la salute: può portare a squilibri elettrolitici dovuti all’azione del vomitare più volte al giorno. Se si abbassa la quota di potassio nel corpo si può anche arrivare a un arresto cardiocircolatorio”.
E’ evidente che i disturbi alimentari nello sport colpiscono il doppio, ma quali sono le discipline più a rischio? “Danza, ginnastica artistica, pattinaggio. In generale le discipline dove bisogna mantenere un certo tipo di corpo, un certo tipo di peso”.
“Il mondo della danza più di tutte le discipline è a rischio perché è fuori dal Coni, non ha una Federazione, quindi, non c’è alcun tipo di controllo o normativa. Nella danza è diffusa la cosiddetta “triade dell’atleta”: associazione di un disordine alimentare, di amenorrea e osteoporosi. C’è un’incidenza nelle ballerine professioniste del 30% circa. La perdita delle mestruazioni può determinare conseguenze, oltre che cliniche, anche psicologiche e l’impossibilità di raggiungere un peso ‘normale’ in adolescenza può comportare ripercussioni sull’accrescimento osseo”, aggiunge.
Fate attenzione e vigilate, se vi accorgete che qualcosa non va, intervenite immediatamente con i vostri figli.