Bonus mamma per chi ha almeno 2 figli

Il bonus mamma per chi ha almeno due figli è una misura importantissima per il pacchetto natalità, una misura contenuta nella legge di Bilancio fortemente voluta dalla premier Giorgia Meloni. “Noi vogliamo stabilire che una donna che mette al mondo almeno due figli ha già offerto un importante contributo alla società e quindi lo Stato in parte compensa pagando i contributi previdenziali. Vogliamo smontare la narrativa per cui la natalità è un disincentivo al lavoro. Vogliamo incentivare chi mette al mondo dei figli e voglia lavorare”, ha spiegato.

Il bonus mamma per chi ha almeno due figli prevede l’esonero della contribuzione previdenziale a carico delle lavoratrici (9,19% della retribuzione) fino a un massimo di 3mila euro su base annua che hanno almeno tre figli fino al 18mo anno dell’ultimo figlio. Come chiarisce il Corriere della Sera, “in via sperimentale, solo per il 2024, l’agevolazione è estesa anche alle mamme di almeno due figli fino al compimento del decimo anno dell’ultimo figlio. Vale per le dipendenti del settore pubblico e privato e anche per quelle del settore agricolo mentre sono escluse le lavoratrici domestiche. Vale per i contratti di apprendistato e per il lavoro in somministrazione”.
Il bonus mamma per chi ha almeno 2 figli parte al momento della nascita del secondo figlio per quest’anno e del terzo figlio nel 2025 e 2026 e si conclude con il compimento del diciottesimo anno dell’ultimo figlio per le mamme con tre figli e al decimo anno dell’ultimo figlio nel 2024 per le lavoratrici con due figli. La circolare chiarisce che è necessario comunicare all’Inps il numero dei figli e il loro codice fiscale o direttamente o tramite il datore di lavoro.
Sul quotidiano si legge: “L’esonero massimo è di 250 euro euro al mese ed esaurisce l’esonero massimo che si potrebbe avere con il taglio di sei punti previsto dalla legge di bilancio per i lavoratori la cui retribuzione non superi la soglia massima di 2.692 euro. L’esonero lascia ferma l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche. L’Inps chiarisce che poiché l’esonero in questione trova applicazione esclusivamente con riferimento alla quota di contribuzione a carico della lavoratrice madre, la misura non rientra nella nozione di aiuto di Stato”.
Compiti bambini

I compiti dei bambini spesso sono motivo di conflitti in famiglia. Alcuni piccoli capita che non abbiano voglia di svolgerli e così mamma e papà iniziano a discutere con loro e il clima si fa teso, il nervosismo diventa evidente e qualche volta partono anche le punizioni.
I genitori a volte, pur di evitare tutto questo, quando arriva il momento dei compiti dei bambini, si sostituiscono a loro, aiutano troppo, si sostituiscono ai piccoli. E’ sbagliato. I bimbi devono imparare a essere autonomi. Le mamme e i papà devono solo supportarli, aiutarli a organizzarsi, dare delle piccole regole.
Il Centro Pedagogico Pharus dà delle indicazioni sui compiti dei bambini. Consigli sia per i ragazzi, che per gli adulti che sono al loro fianco.
Evitare di dare importanza solo ai voti.
Centrare l’attenzione sull’interesse del bambino verso le materie di studio.
Premiare gli sforzi e l’impegno
Evitare di fare i compiti insieme al bambino, ma stimolarlo a fare da sé e intervenire solo in casi di reali difficoltà.
Favorire il dialogo interno, sostenuto da autoistruzione verbale secondo competenze e strategie acquisite.
Riflettere sugli errori e sugli obiettivi mancati, in modo da modificare le modalità di studio e ottenere risultati più gratificanti.
Evitare di guardare la TV: prima di andare a scuola.
Stabilire l’ora in cui si inizia a fare i compiti.
Garantire un ambiente tranquillo per la concentrazione.
Creare uno spazio personale per studiare con calma.
Non permettere di fare i compiti con la TV accesa, in quanto ne risentirebbe la sua attenzione e concentrazione, oltre al risultato finale.
Fornire attenzione e interesse: i genitori dovrebbero mostrare partecipazione verso le attività dei figli, aiutandoli a capire il significato dell’impegno e del senso di responsabilità.
Incoraggiare e sostenere: I genitori con elogi e gratificazioni possono aiutare i ragazzi a percepire lo studio con maggiore attenzione e interesse.
Evitare aspettative troppo elevare e non realistiche.
Premiare l’impegno e la responsabilità.
Premiare gli sforzi: i bambini che hanno infatti la percezione si potercela fare sono più propensi ad impegnarsi.
Avere un tempo sufficiente per svolgere i compiti.
Collaborazione tra famiglia e scuola: la creazione di un clima positivo e di collaborazione aumenta il benessere dell’alunno e migliora il rendimento scolastico.
Limitare l’utilizzo di TV, cellulare, videogiochi, ecc. non più di mezz’ora al giorno.
Prevedere delle pause almeno tra una materia e l’altra: ciò permette una migliore concentrazione.
Iniziare con le materie più difficili, perché quando si è stanchi diventa più complesso occuparsene.
Scuola senza voto

Si discute molto in questi giorni della scuola senza voto. Il caso del docente di una scuola primaria di Palermo fa parlare. Lui scrive frasi motivazionali ai suoi alunni. “Non faccio nulla di speciale, così creo un rapporto di fiducia”, ha detto Gabriele.

La scuola senza voto per tanti è un’ottima pratica, perché non stressa gli studenti. C’è però chi è assolutamente contrario, ma sono sempre di più gli istituti che sperimentano la pratica. Daniele Bossari ha intervistato Vincenzo Arte, docente di matematica e fisica al liceo scientifico Morgagni di Roma, una delle 30 scuole italiane in cui è in corso la sperimentazione della scuola senza voto, e autore del libro “Crescere senza voti”.
“C’è un malessere diffuso fra gli studenti. Ma anche chi non lo vive, si chiede perché deve essere giudicato giorno per giorno. Finendo così per concentrarsi sul giudizio invece che sull’apprendimento vero. Da una parte quindi cerchiamo di togliere questo malessere, dall’altra proviamo a aiutarli a apprendere meglio”, ha spiegato il docente.
“Non mettiamo voti numerici durate il percorso scolastico. Applichiamo un metodo di autovalutazione dei ragazzi a cui si aggiunge una nostra valutazione descrittiva scritta del suo andamento, senza numeri che esprimano un voto”, ha aggiunto il professore. Il feedback finora è molto positivo. “Le famiglie sono soddisfatte e ci sostengono, raccontandoci che è bello vedere i ragazzi contenti di andare a scuola – prosegue – C’è anche un lavoro di monitoraggio da parte dell’università La Sapienza, che sta facendo ricerca sull’andamento dell’esperimento. Ora tante altre scuole stanno partendo con la didattica senza voti”. E voi che ne pensate?
Carnevale 2024: giorni di vacanza da scuola

Non tutte le regioni chiuderanno gli istituti scolastici per il Carnevale 2024, il Lazio, ad esempio, non regalerà giorni di vacanza da scuola ai bambini. Loro dovranno andare in classe. E mia figlia Bibi, seppur grandicella, si lamenta…

Le celebrazioni del Carnevale 2024 iniziano questo sabato, il 27 gennaio. Per gli estimatori della festa, sono tantissimi i posti dove ci saranno sfilate in maschera e quant’altro ogni weekend. I giorni di vacanza da scuola per alcuni saranno provvidenziali, si potrà magari partire per un viaggio in famiglia super divertente, travestirsi e gioire alla grande. Giovedì Grasso cade l’8 febbraio, il Martedì Grasso il 13, il giorno che precede il Mercoledì delle Ceneri, quest’anno festa degli innamorati, ossia San Valentino. E’ il giorno che nella tradizione cristiana segna l’inizio della Quaresima. Si chiama “grasso”, proprio per questa ragione: rappresenta l’ultimo giorno in cui si può assaggiare di tutto, pietanze e lecornie, prima di entrare in Quaresima, periodo di digiuno. E’ opportuno anche ricordare che la Lombardia merita una menzione a parte in questo il 16 e 17 febbraio celebra il Carnevale Ambrosiano.
Il Carnevale 2024 è imminente, ecco i giorni di vacanza da scuola regione per regione:
Valle D’Aosta: 12-14 febbraio;
provincia di Bolzano: 10-16 febbraio;
Trentino: 8-13 febbraio;
Campania: 12-13 febbraio;
Calabria: 12-13 febbraio;
Veneto: 12-14 febbraio;
Friuli Venezia Giulia: 12-14 febbraio;
Basilicata: 12-13 febbraio;
Piemonte: dal 10 al 13 febbraio;
Molise: dal 12 al 14 febbraio;
Sardegna: 13 febbraio;
Lombardia: 16-17 febbraio.
Bambini più bassi: importanza sport

I bambini inglesi sono più bassi di quelli coetanei di altri Paesi. “Negli ultimi dieci anni, secondo i dati, pubblicati da The Guardian, l’altezza media dei bambini inglesi di cinque anni (110,9 cm) è scesa di 33 posti nelle classifiche internazionali, fino alla posizione 102. Per le bambine, si registra invece un calo di 27 posizioni, per un’altezza media di 109,9 cm”, si legge su La Gazzetta dello Sport. Colpa di povertà e malnutrizione. In Italia la situazione non è florida. L’altezza media non aumenta da 35 anni. L’importanza dello sport e di una dieta sana sicuramente aiuta.
Majid Ezzati, professore di Salute globale all’Imperial College di Londra, in merito ai bambini più bassi al Times dice: “La causa della crescita rallentata dei bambini? Sembra essere la loro malnutrizione, soprattutto nelle comunità più povere del Paese. Sempre meno famiglie britanniche possono permettersi il cibo nutriente che aumenta lo sviluppo dei bambini senza farli ingrassare, come legumi, pesce, frutta e carne magra”. Tra i deterrenti alla crescita ci sono la sedentarietà e l’alimentazione. Per questo l’importanza dello sport diventa fondamentale.
E’ bene sottolineare che l’altezza è geneticamente determinata. L’importanza dello sport sta nel fatto che impegnandosi si può migliorare ad esempio la propria postura, stando così più eretti e quindi spingendo il corpo alla massima altezza possibile. Bambini più bassi? Genetica a parte, è indispensabile che migliorino la dieta e sviluppino muscoli e ossa, così da essere notevolmente più sani, e stando dritti, anche un po’ più alti.
Bambini social

Dobbiamo riflettere. I bambini sono social sin dalla nascita ormai. Noi adulti pubblichiamo le loro foto da quando nascono fino a quando diventano adolescenti e oltre. Sono i nostri figli. E’ vero, ma non sono nostra proprietà. Noi decidiamo che diventino social loro malgrado.

L’Unità nella rubrica “Bambini social – Un giorno questo like diventerà tuo” pubblica il contributo di esperti su un tema assai caldo: l’opportunità di postare le foto dei nostri piccoli sul web, creando così, a loro insaputa un’identità social che rimarrà in eterno.
La psicologa e psicoterapeuta Simona Piemontese a tal proposito, con le sue parole sui bambini social, fa davvero pensare. “Il bisogno di condividere le foto dei nostri figli è, evidentemente, un bisogno nostro. Certamente non loro. Senza assolutamente demonizzare la condivisione sui social tout court, ci dovremmo chiedere ‘perché lo facciamo?’, ‘che senso attribuiamo a ciò?’. I motivi sono i più disparati. Tanti like, rinforzano positivamente chi li riceve, gratificano. Mostrano che genitore sono. Mi avvicinano a chi è lontano. Rendono l’immagine di me che voglio dare al mondo, per quanto questa possa essere magari lontanissima dalla realtà. Potremmo continuare ma vorrei soffermarmi sul bambino”, spiega.
“Un figlio, soprattutto piccolo, potrebbe, un giorno, non gradire quelle foto postate sui social. Se penso alle foto della mia infanzia, negli anni ‘80, con vestiti improbabili, tagli di capelli improbabili, da adolescente non avrei gradito vederle su Facebook. Oggi sono adulta e sono capace di riderci su, attrezzata per farlo. I nostri figli, oggi piccoli ma domani adolescenti, lo saranno? In un’epoca dove tutto è osservato, dove tutto è potenzialmente oggetto di commenti, cosa accadrà?”, sottolinea ancora la Piemontese.
“Non voglio pensare, per forza, a scenari drammatici, seppure possibili, in cui foto private o condivise con pochi amici, finiscano in mani sbagliate. Penso soltanto a un concetto di privato, di intimo, su cui, postando una foto di mio figlio, sto facendo una scelta che lo riguarda ma su cui lui non ha scelta. Quella foto non sarà più privata, quel ricordo non sarà più intimo. Sono io che scelgo per lui. Scelgo per lui un’identità ‘social’ che, come sappiamo, è pressoché eterna. Allo stato, non disponiamo di dati sostanziali. Nonostante il fenomeno sia molto studiato, è troppo recente per comprenderne appieno la portata. Ma lo sguardo che ho sulla adolescenza, attraverso la mia professione, mi porta a pensare che i nostri ragazzi non sono sempre così felici di ritrovarsi in rete, attraverso gli occhi dei genitori”, continua l’esperta.
“Hanno bisogno di costruire la loro identità, anche quella virtuale. E hanno bisogno di farlo seguendo le loro inclinazioni che potrebbero non corrispondere alle nostre. Hanno bisogno di declinarsi per come sono oggi, e non già per la storia ‘digitale’ che abbiamo creato noi per loro. La costruzione dell’identità è un tema così complesso, travagliato, anch’esso così intimo che necessita di delicatezza e attenzione. Così come i loro genitori che hanno bisogno di ‘postare’ foto per riceverne feedback, gli adolescenti hanno bisogno di presentarsi al mondo e sperimentarne la risonanza. Vorrei che fossero liberi. Liberi di decidere chi sono, chi vogliono essere con ciò che abbiamo costruito assieme a loro con fatica, che certamente è più dei like su un social”, prosegue.
“Altrettanta importanza andrebbe data, anche, all’aspetto sociale di questo tema per gli adolescenti: il bisogno di accettazione dei pari, la paura di essere valutati negativamente, di ricevere commenti negativi fino al timore di essere vittime di bullismo o cyber bullismo. Timori, oggi più che mai, attuali”, chiarisce la psicologa.
“In sostanza, credo che sia necessaria molta più attenzione e consapevolezza da parte dei genitori, rispetto a qualcosa di molto più complesso di una semplice foto lasciata sui social. Consapevolezza rispetto alla costruzione dell’identità digitale che stiamo fornendo ai nostri figli attraverso la loro esposizione su un social. Consapevolezza che stiamo facendo una scelta per loro, ma che potrebbero, un giorno, non condividere. Forse dovremmo chiederci cosa significhi un like e se ci possa essere un’eredità. Potremmo riflettere su chi i nostri bambini e i nostri adolescenti vedano avere tanti like. Spesso a personaggi di ben poco spessore”, infine conclude la Piemontesi.
Decalogo contro il cyberbullismo

Unieuro e Polizia di Stato hanno presentato a Roma il decalogo contro il cyberbullismo di #cuoriconnessi, il progetto nato nel 2016 per informare e sensibilizzare ragazzi, genitori e insegnanti a un uso corretto dei device connessi alla rete.

Il decalogo contro il cyberbullismo è il risultato di un lavoro svolto dagli studenti che hanno raccolto l’invito contenuto nella ‘Storia di Madi’, prima dispensa estiva a fumetti in cui la protagonista è una ragazza vittima di bodyshaming, un fenomeno sempre più diffuso online. La narrazione è servita come spunto di riflessione per estrapolare dieci consigli utili per contrastare il cyberbullismo. L’obiettivo è quello di promuovere il rispetto reciproco e la lotta a tutte le forme di discriminazione, sempre più radicate all’interno degli ecosistemi digitali.
“Capire i ragazzi, oggi sempre più immersi nel mondo online, non è sempre per gli adulti un compito agevole, soprattutto quando si tratta di comprenderne i bisogni ed i modelli di riferimento”, afferma Renato Cortese, Direttore Centrale per la Polizia Stradale, Ferroviaria, delle Comunicazioni e per i Reparti Speciali della Polizia di Stato. “Per fare della rete internet un luogo più sicuro crediamo che occorra diffondere una cultura della sicurezza e responsabilizzare i ragazzi su una navigazione più consapevole: è proprio in questo contesto che il decalogo presentato oggi si inserisce, per coinvolgere quanti più studenti possibile e sensibilizzarli su un tema così importante”.
“La grande partecipazione delle scuole e degli studenti alla realizzazione del decalogo conferma il valore del progetto #cuoriconnessi e dà ulteriore slancio al nostro impegno quotidiano, che ha l’intento di sensibilizzare e informare i giovani, gli insegnanti e i genitori su un utilizzo più consapevole e corretto della tecnologia. Dopo otto anni di collaborazione con Polizia di Stato siamo in grado di mantenere sempre alta l’attenzione su queste tematiche di straordinaria attualità per la nostra società”, spiega Marco Titi, Direttore Marketing di Unieuro.
Decalogo contro il cyberbullismo
1. Immedesimarsi nell’altro ci rende persone migliori.
2. Il sorriso e l’attenzione per il prossimo sono un segno di forza.
3. Mai dimenticarsi che le parole giuste, così come quelle sbagliate, esercitano un grande potere sulle nostre vite.
4. Se scopri che qualcuno è vittima di cyberbullismo aiutalo. Nella vita siamo responsabili di ciò che facciamo ma anche di ciò che fingiamo di non vedere.
5. Non accettiamo passivamente tutto ciò che leggiamo o vediamo online. Utilizziamo il nostro pensiero critico e poniamoci sempre delle domande.
6. Mai dimenticare che il mondo online è formato da altri esseri umani.
7. Usiamo lo smartphone in maniera prudente, non condividiamo le immagini intime ed
evitiamo sempre di offendere altre persone.
8. Quando si è vittime di bullismo e di cyberbullismo la solitudine è la nostra prima nemica. Chiedere aiuto è il primo passo verso la soluzione del problema.
9. Rispettiamo sempre le idee degli altri e se non siamo d’accordo parliamo! Gli haters sono dei deboli incapaci di confrontarsi.
10. Ricordiamoci che le persone forti sono quelle che non offendono gli altri ma li aiutano.
Il decalogo è disponibile presso i Centri Operativi per la Sicurezza Cibernetica della Polizia Postale di tutta Italia, distribuito come materiale scolastico negli Istituti Scolastici e scaricabile nella versione digitale.
Post-vacation blues

Gli inglesi la chiamano post-vacation blues, si tratta della ‘sindrome da rientro’, quel malessere che colpisce i bambini dopo un lungo periodo spensierato senza l’obbligo della scuola e dei compiti. In realtà il post-vacation blues, questa sottile depressione che rende malinconici, riguarda anche gli adulti, soprattutto quelli che si sono potuti permettere di non lavorare per molti giorni durante le festività appena passate. Come affrontare la cosa? Come aiutare i nostri piccoli?

Sicuramente quelli che non hanno completamente ‘staccato la spina’ nei giorni di vacanza, continuando a studiare e a fare i compiti assegnati gradualmente, saranno più pronti e per loro il post-vacation blues sarà certamente di minor conto. Per tutti gli altri, anzi no, per tutti, è opportuno che si ritrovino pian, piano i ritmi soliti della routine. Se i bimbi si erano abituati a un diverso orario di sveglia, sarà tosta, ma ce la farete. Mandateli a letto prima: niente tablet e giochi. Devono assolutamente riposare.
Non sgridate i vostri figlioletti, parlate con loro, se serve i primi giorni aiutateli. Fateli andare a dormire tranquilli, recuperate insieme a loro l’energia per i pomeriggi di sport e attività extra scolastiche, che riprendono. E con i compiti, assisteteli se lo riterrete necessario. Non fateli sentire soli. Questo gennaio porterà tanti impegni, perché il 31 si chiude il quadrimestre e i compiti in classe, le verifiche si susseguiranno. Quindi è importante caricarsi con una buona alimentazione, sana e senza gli eccessi dei giorni scorsi. E pedalare: vedrete che passerà.