Psoriasi infantile

La psoriasi infantile è una malattia infiammatoria con la quale alcuni piccoli devono fare i conti. E’ asintomatica e si manifesta sulle articolazioni e le unghie.

L’Ospedale Bambino Gesù in merito alla patologia spiega: “Si manifesta con chiazze tondeggianti, a margini netti, di colorito rossastro, tipicamente ricoperte da squame biancastre solitamente non pruriginose. Il numero delle chiazze è variabile e può interessare anche l’intera superficie cutanea. La forma più classica è caratterizzata dall’interessamento delle superfici estensorie degli arti, e in particolare gomiti e ginocchia, nonché della regione lombo-sacrale. Accanto a questa forma esistono altre varianti cliniche più caratteristiche dell’età pediatrica. In tutte queste forme, il cuoio capelluto e le unghie sono spesso coinvolti. A livello del cuoio capelluto si riscontra un’intensa desquamazione, mentre le unghie hanno un caratteristico aspetto punteggiato (“pitting”), e tendono ad ispessirsi assumendo un colorito giallastro”.
Quwsta fastidiosa psoriasi infantile può dipendere da molti fattori scatenanti, a volte non è possibile riconoscere la causa che la provoca. Generalmente asintomatica, solo in alcuni casi, legati alla sede delle manifestazioni come le pieghe, o al carattere del paziente, può causare prurito.
Quando si parla di prognosi, l’ospedale scrive: “Si tratta di una malattia tendenzialmente cronica, a evoluzione recidivante. La remissione delle lesioni cutanee è temporanea per un periodo variabile, ma è possibile, soprattutto nei bambini, che queste non si ripresentino più per tutta la vita. In effetti, in età pediatrica le lesioni sono meno resistenti ai trattamenti. L’alterazione genetica che è alla base della patologia è però irreversibile e rimane pertanto una predisposizione alla malattia che potrebbe ripresentarsi in qualsiasi momento della vita”.
Ecco come si dovrebbe curare la psoriasi infantile: “Il trattamento, dato che le forme in età pediatrica sono spesso lievi, è solo locale. Si usano creme a base di cortisonici, calcipotriolo (un derivato della vitamina D), tazarotene, catrame vegetale, anti-infiammatori non steroidei. Quando l’infiammazione è importante, il farmaco di prima scelta è il cortisone locale, ma bisogna seguire le indicazioni del curante. Largamente impiegate le creme emollienti e idratanti. Sulle lesioni squamose e solo nel bambino più grande sono consigliabili creme cheratolitiche, in grado cioè di far staccare le squame e favorirne l’eliminazione, come quelle contenenti acido salicilico, urea, miscele di alfa e beta idrossiacidi. Nelle forme particolarmente diffuse può essere utile l’elioterapia (esposizione al sole) senza però dimenticare che l’eccessiva e inadeguata esposizione ai raggi ultravioletti è estremamente dannosa anche in età pediatrica. Per tale motivo si devono comunque osservare le stesse accortezze consigliabili a tutti i bambini sani”.
E ancora: “Si evita nei bambini il trattamento con lampade a raggi ultravioletti anche nei mesi invernali per non sottoporre il bambino a un’eccessiva – quindi nociva – dose cumulativa di raggi.
Nelle forme gravi, molto estese, resistenti alle terapie topiche applicate adeguatamente, o in zone sensibili con impatto psicologico importante, si possono effettuare terapie sistemiche a base di farmaci biologici, di cui alcuni sono approvati oggi anche in età pediatrica. Tuttavia, il trattamento deve essere sempre proposto dal dermatologo curante e il bambino dovrà essere regolarmente controllato per escludere effetti collaterali. Infine, nei bambini con altre patologie concomitanti, bisogna impegnarsi nel trattamento di questa patologia”.
Natale green: vademecum

Il Natale deve essere sempre più green. Ecco perché Legambiente ha lanciato il suo vademecum, sia per gli adulti che per i bambini. I dieci consigli sono all’insegna delle ER: Recupera, Regala, Ricicla!
Per un Natale green, oltre al vademecum, ricordare i doni solidali e sostenibili: può essere un ottimo modo per devolvere tempo e soldi a qualcosa che sia veramente utile.
Il vademecum di Legambiente per un Natale all’insegna del ‘green’:
Prendi spunto dai nostri consigli, prova a recuperare i tuoi oggetti, a regalare ciò che non usi più e a riciclare tutto ciò che può avere una seconda vita! Ecco qualche consiglio per rendere le tue festività scintillanti e i tuoi regali più green. Mi raccomando se proprio non puoi fare a meno di creare addobbi brillanti fallo nel rispetto dell’ambiente!
Per le decorazioni? Utilizza tappi di sughero, ramoscelli, foglie, ritagli di stoffa e carta che potranno facilmente trasformarsi in oggetti utili ad abbellire gli ambienti della casa e sostituire le classiche palline di Natale sul tuo albero. Ricordati, il fai da te è il regalo più apprezzato, online troverai tantissimi siti e tutorial che potranno esserti d’ispirazione.
La tavola di Natale? A filiera corta! Scegli prodotti provenienti dalla tua regione: potrai sostenere piccoli produttori locali, riscoprire cibi tradizionali e, al contempo, raccontare ai tuoi commensali storie di territorio. Privilegia un’alimentazione vegetale e a zero sprechi. Quest’anno puoi creare un menù a base di verdure di stagione e creare ricette per riutilizzare gli avanzi dei pasti per reimpiegarli come ingredienti per nuove prelibatezze: sul web puoi trovare tante idee utili su come recuperare ogni avanzo di cibo al meglio e con gusto.
E-commerce? Sì ma etico! Se proprio non vuoi recarti nei negozi di prossimità, la scelta più utile è sostenere le economie locali. Fai una ricerca approfondita e se devi ricorrere all’online, scegli prodotti in grado di raccontare la sostenibilità ambientale e sociale di chi li produce, pensa eticamente!
Stanco/a dei soliti regali? Ricicla dal tuo armadio capi usati in buono stato che non indossi più e organizza uno swap party natalizio. Sarà un’occasione divertente per scambiarsi gli auguri più ‘ricicloni’ dell’anno. Ingegniamoci! da un bicchiere sfuso è possibile creare un vasetto per piantine!
I doni per amici e parenti? Punta sulla sobrietà! Meglio piccoli pensieri per tutti, soprattutto se “sentiti”, che dei grandi acquisti per pochi. Organizza una ‘tombolata del ri-uso’ con i regali inutilizzati degli scorsi anni, così da dare una seconda vita a quei doni impolverati! puoi trasformali nella posta in gioco. Un’occasione in più per invitare amici e parenti e fargli portare beni (rigorosamente impacchettati per alimentare l’effetto sorpresa) da abbinare ai premi di uno dei giochi più amati delle feste: un’alternativa divertente e sostenibile che strapperà sicuramente qualche sorriso ai partecipanti. Se quest’anno il regalo non sai a chi farlo, puoi trovare associazioni che piantano alberi o che donano la spesa a chi non può permettersela! Puoi coinvolgere anche amici, parenti e vicini di casa per un regalo collettivo che fa bene due volte: a chi lo riceve e a chi dona.
Celebra la Pace! In un momento storico scandito da storie di guerra, regala, o appendi all’albero, delle bombe… ma di semi! Si tratta di palline di argilla e terra che, a differenza delle armi, non generano dolore e distruzione ma, una volta “fiorite” doneranno colore e belle sensazioni. Quest’anno più che mai, riteniamo ce ne sia bisogno. Online troverai tanti tutorial per realizzare queste palle e sporcarsi le mani in compagnia!
Regala il tuo tempo (a te e agli altri). Se hai la fortuna di poterti concedere qualche giorno di pausa, prova a vivere con maggiore lentezza, concedendoti qualche momento di autogratificazione e perché no, donando un po’ del tuo tempo a progetti di volontariato a contatto con persone o animali in difficoltà. Anche un’ora può valere tanto.
Bambini: temperatura ideale in casa in inverno

I bambini non devono sentire freddo, ma neppure troppo caldo. La temperatura in casa in inverno, proprio per questa ragione, deve essere quella ideale. Anche perché il clima giusto fa sì che i piccoli non si ammalino per lo sbalzo termico. L’influenza di stagione, la tosse, il raffreddore, il mal di gola sono sempre in agguato dietro l‘angolo.

Ma qual è la temperatura ideale in casa in inverno, per far sì che i bambini stiano bene? Nel nostro Paese la normativa indica come temperatura ideale 20 gradi, con una tolleranza di +/- 2 gradi. Dunque, stando a ciò, la temperatura ideale in casa in inverno dovrebbe essere compresa tra i 18 e 22 gradi.
Questi valori sono perfettamente in linea con quanto raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Secondo l’OMS nei mesi freddi bastano 18 gradi per una persona in buona salute e ben vestita. Secondo gli esperti una simile soglia può addirittura fare bene alla salute. Qualche grado in più invece è invece consigliato per chi ha anziani o neonati tra le mura domestiche.
I 18 gradi sono considerati anche la temperatura ideale in inverno per un buon sonno (ma pure col caldo…). Anche per i bambini, a meno che non siano troppo piccoli, è ottimale. Non dovrebbe comunque superare i 20 gradi nel corso della notte. Per i neonati è importante non scendere sotto i 18 gradi. Ricordate che è dannoso riscaldare troppo l’ambiente, in particolare le stanze dove dormono. Questo perché il rischio di Sids (sindrome della morte improvvisa del lattante) è maggiore per i bambini che nella culla sono troppo coperti e accaldati.
Natale: regalare la biodiversità

Il prossimo Natale, che si avvicina a grandi passi, si può insegnare ai nostri figli qualcosa di importante. Regalare loro, ad esempio, la biodiversità. 3Bee, la climate tech company leader nella tutela e nella rigenerazione della biodiversità tramite la tecnologia, lancia per questo Natale l’iniziativa “Regala la biodiversità”. Non è solo un gesto di affetto verso i propri cari o i piccoli. E’ un contributo diretto a un importante progetto di studio e ricerca scientifica per il clima e gli ecosistemi. Adotta o regala un’oasi è così solo una delle idee originali, sostenibili e digitali a portata di click che rappresentano un piccolo gesto.

Regalare a Natale la biodiversità ha come obiettivo quello di sensibilizzare quante più persone possibili all’importanza della salvaguardia della biodiversità e degli ecosistemi. Progetti e iniziative sostenibili che è possibile sostenere anche attraverso speciali cofanetti che permettono di tutelare la biodiversità scegliendo tra la cura e crescita di un albero nettarifero oppure l’esperienza di monitoraggio di un alveare intelligente.
Nell’attuale panorama di consumo, l’attenzione alla sostenibilità risulta essere un requisito essenziale per un crescente numero di consumatori. Le recenti catastrofi ambientali hanno sollecitato un senso di urgenza e la consapevolezza che il nostro pianeta necessita di interventi immediati ed efficaci. Secondo uno studio condotto da Accenture, il 71% dei consumatori italiani è più incline a scegliere prodotti e servizi di aziende i cui valori riflettono i propri. Inoltre, l’85% dei consumatori considera più innovativi e di migliore qualità i prodotti sostenibili. Allo stesso modo, una più recente indagine – svolta a maggio 2023 da Metrica Ricerche per conto dell’Osservatorio Non Food di GS1 Italy – dimostra che più di un italiano su tre è disposto a investire dal 5 al 10% in più per l’acquisto di prodotti sostenibili.
Un trend che emerge anche nell’ambito delle ricerche online relative ai regali di Natale. Lo scorso anno infatti, è stato registrato un aumento significativo delle query come “regali Natale sostenibili” rispetto all’anno precedente. Aumenta dunque la consapevolezza dei consumatori nei confronti delle tematiche sostenibili. Tendenza che si riflette particolarmente nel momento della scelta dei regali per ricorrenze come il Natale. Quest’anno ciò può essere un pretesto per contribuire a progetti in favore del miglioramento ambientale del nostro Paese, alla luce dei recenti disastri ambientali.
In questo contesto le opzioni regalo offerte permetteranno a chi le sceglierà di partecipare alla creazione di Oasi della Biodiversità in Italia. Habitat urbani e agroforestali ricreati in zone a bassa biodiversità, in cui tecnologia e natura si fondono per compiere un primo passo verso la resilienza climatica. Ad oggi, 3Bee ha già creato 200 Oasi della Biodiversità. L’obiettivo è raggiungere entro un anno le 10.000, per realizzare il più grande corridoio ecologico d’Europa. Da qui la possibilità per chiunque di diventare custode di una delle Oasi della Biodiversità, regalando la cura e crescita di un albero nettarifero per contribuire a ricreare zone di pascolo per gli insetti impollinatori. Oppure il monitoraggio di un alveare intelligente. Ogni utente riceverà aggiornamenti video e foto dal proprio coltivatore di biodiversità. Potrà consultare i dati d’impatto in tempo reale.
L’adozione di un albero nettarifero o di un alveare intelligente all’interno delle Oasi della Biodiversità permette di ricevere il certificato personalizzato – con nome e dedica – con l’impatto di biodiversità generato. Rappresenta un importante contributo in termini di ricerca. I dati raccolti grazie alle tecnologie proprietarie dell’azienda, verranno infatti condivisi con alcune delle più note Università EuropeeLa climate tech lavora ogni giorno al loro fianco, per portare avanti il progetto di studio dedicato ad api, insetti impollinatori e biodiversità.
Per questo Natale il cofanetto si arricchisce rispetto alla precedente edizione, includendo ora al suo interno un libro fotografico, illustrato e narrato di 184 pagine. E’ una vera e propria guida all’esplorazione del meraviglioso mondo della biodiversità attraverso l’Italia e oltre, scoprendo l’immensa ricchezza e le caratteristiche uniche dei vari ecosistemi. Disponibile in tre piani differenti (che vanno da un minimo di 9,90 euro a un massimo di 29,90 euro), le Box rappresentano il regalo sostenibile phygital che ha lo scopo di connettere gli ambasciatori del cambiamento con la community di store ambassador della biodiversità, creando un’esperienza unica non solo online, ma anche offline.
Il Natale rappresenta un’opportunità unica per fare la differenza. Regalare la biodiversità è più di un semplice pensiero. E’ la possibilità di creare un impatto positivo a lungo termine. Ed essere artefici di un futuro più sostenibile e resiliente, supportando concretamente un progetto di ricerca scientifica. I regali acquisiscono così un doppio valore. Un gesto d’amore, ma anche un passo verso la salvaguardia della biodiversità.
Resistenza antimicrobica

Nelle TIN sono i farmaci più utilizzati, l’antibiotico-resistenza può diventare un grande problema. Per i neonatologi l’uso va controllato e razionalizzato. La resistenza antimicrobica (AMR) si verifica quando batteri, virus, funghi e parassiti non rispondono più agli agenti antimicrobici. A causa della resistenza ai farmaci, gli antibiotici e gli altri agenti antimicrobici diventano inefficaci. E le infezioni diventano difficili o impossibili da trattare, aumentando il rischio di diffusione della malattia, a volte grave. In Italia, secondo il Rapporto nazionale AIFA, nel 2022 l’uso degli antibiotici sistemici risulta in ripresa, con un +24% rispetto al 2021.
Per aumentare la consapevolezza e la comprensione della resistenza antimicrobica e promuovere le migliori pratiche per prevenirla e per affrontare un’emergenza già da tempo, purtroppo, globale, si celebra ogni anno, dal 18 al 24 novembre, la World AMR Awareness Week. Tema di quest’anno, come per il 2022, è “Prevenire insieme la resistenza antimicrobica“. Rappresenta una minaccia per l’uomo, gli animali, le piante e l’ambiente.
“Per preservare l’efficacia degli antibiotici e ridurre in modo efficace la resistenza antimicrobica, è necessario promuovere una collaborazione intersettoriale”, afferma il Dott. Luigi Orfeo, Presidente della Società Italiana di Neonatologia (SIN). “Occorre una consapevolezza globale, in tutti i settori, che devono essere in grado di utilizzare gli antimicrobici in modo prudente e appropriato. Devono adottare misure preventive per ridurre l’incidenza delle infezioni. E seguire le buone pratiche nello smaltimento dei rifiuti contaminati”, continua.
E’ fondamentale che, non solo gli operatori sanitari e le istituzioni, ma anche i cittadini prendano piena coscienza della portata di questo fenomeno: solo collaborando, secondo un approccio One-Health, si può sperare di porre un freno allo sviluppo e alla diffusione della resistenza agli antibiotici. Un modo per farlo è quello di mettere in atto delle “azioni virtuose”, che possano contribuire a ridurre l’incidenza e l’impatto delle infezioni da batteri resistenti, in qualsiasi ambito.
Tutti possono farlo. Come le industrie farmaceutiche, con le giuste indicazioni d’uso e proponendo alternative agli antimicrobici. Il personale sanitario e i medici, implementando buone pratiche, informando i cittadini e prescrivendo antibiotici attenendosi alle linee guida. I cittadini e i pazienti, assumendo antibiotici solo dietro prescrizione medica, seguendone scrupolosamente le indicazioni. Le scuole, promuovendo la conoscenza del problema dell’antimicrobico-resistenza e dei metodi per contrastarla.
Oggi le infezioni neonatali rappresentano ancora un’importante causa di morbilità e mortalità. Dati recenti della letteratura mettono in evidenza che negli ultimi 30 anni c’è stato, nel mondo, un aumento dell’incidenza delle infezioni/sepsi neonatali del 13% circa con 6.31 milioni di casi stimati nel 2019 responsabili del 3.7% della mortalità in epoca neonatale.
Diversi patogeni possono essere trasmessi ai neonati verticalmente da madre a figlio in seguito allo sviluppo, da parte della madre, di un’infezione oppure orizzontalmente dai caregivers, in comunità o in ambito ospedaliero. In particolare, i neonati ricoverati nelle Terapie Intensive Neonatali (TIN) sono ad alto rischio di infezione a causa della fisiologica immaturità del sistema immunitario, della prolungata ospedalizzazione e delle necessarie pratiche diagnostiche-terapeutiche spesso invasive. Per questi motivi fino al 90% dei neonati pretermine con peso < 1000 g vengono sottoposti a terapia antibiotica empirica nel sospetto di una sepsi precoce, rappresentando questi ultimi un terzo della top ten dei medicinali più utilizzati durante la degenza.
“Il fenomeno dell’antibiotico-resistenza per i neonati e in particolare per quelli ricoverati in TIN, rappresenta una delle principali preoccupazioni per noi neonatologi. Il 50% circa delle infezioni neonatali severe risultano, attualmente, resistenti alla prima ed alla seconda linea di trattamenti raccomandati dalla Organizzazione Mondiale della Sanità. Il motivo è che gli antibiotici sono, effettivamente, tra i farmaci più utilizzati nelle terapie intensive neonatali. Anche se a volte non necessari, e seppur ad oggi valutati in modo più critico rispetto al passato, il loro uso rimane ancora significativo e prolungato, causando il rischio di insorgenza di alcune patologie come infezione tardiva, enterocolite necrotizzante o anche di morte”, continua il Dott. Orfeo.
“La prevenzione delle infezioni in ambito ospedaliero resta la miglior difesa per combattere la battaglia contro la resistenza antimicrobica. E l’igiene delle mani, in particolare, rappresenta la misura più importante per prevenirne la diffusione. Pertanto costituisce una pratica da diffondere ed incentivare il più possibile”, conclude.
Bambini: uso smodato del cellulare

I dati fanno paura. Sono quelli che riguardano i più piccoli. I bambini fanno un uso smodato del cellulare. Il telefonino è sempre più nelle loro mani sin da piccolissimi. I dati che emergono dalla XIV edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio in Italia, intitolato “Tempi digitali”, presentato da Save the Children in vista della Giornata mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza del 20 novembre, allarmano.

In Italia, il 78,3% dei bambini tra gli 11 e i 13 anni utilizza internet quotidianamente, principalmente tramite smartphone. L’età di possesso e utilizzo dello smartphone diminuisce ulteriormente, con un aumento significativo dei bambini tra i 6 e i 10 anni che lo utilizzano ogni giorno, passando dal 18,4% al 30,2% tra il biennio 2018-19 e il 2021-22. Nonostante ciò, l’Italia si posiziona quart’ultima nella mappa europea delle competenze digitali dei 16-19enni. Il 42% dei giovani italiani che presenta competenze scarse o nulle, rispetto alla media europea del 31%. Solo il 27% dei giovanissimi italiani ha competenze digitali elevate, a differenza del 50% dei francesi e del 47% degli spagnoli. I divari territoriali sono evidenti. Oltre la metà dei ragazzi del Sud (52%) ha scarse o nessuna competenza, mentre il Nord e il Centro si avvicinano ai valori medi europei (34% e 39%).
Non finisce qui. L’uso smodato del cellulare da parte dei bambini ha come conseguenza anche un uso problematico dei social. Le ragazze e i ragazzi di 11, 13 e 15 anni che mostrano un uso problematico dei social media sono il 13,5%. Sono soprattutto le ragazze a soffrirne e l’età più critica è quella dei 13 anni. Una delle motivazioni principali dell’uso intensivo dei social media è fuggire da sentimenti negativi. Per quanto riguarda, invece, i videogiochi, il 24% dei giovani di 11, 13 e 15 anni ne fanno un uso problematico: qui sono però i ragazzi ad essere più esposti e l’età, in questo caso, si abbassa a 11 anni.
I comportamenti a rischio di dipendenza tecnologica, da social media o da gioco online, rileva il Rapporto, sono correlati a un aumento dell’ansia sociale, della depressione e dell’impulsività, nonché a una peggiore qualità del sonno e a un rendimento scolastico scarso.
Un uso intensivo di internet è associato anche a una maggior rischio di sovrappeso o obesità, a causa dell’inattività (navigare a lungo vuol dire stare molte ore seduti, per lo più fermi), e per le cattive abitudini alimentari legate all’iperconnessione. In Italia è in crescita il numero di ragazze e ragazzi obesi o in sovrappeso. Sono soprattutto al Sud, con la Campania in testa (31,6%) e dove è maggiore anche la percentuale di 6-17enni che usano il cellulare tutti i giorni (fino all’83%) e si pratica meno sport. La prevenzione è un primo importante passo. Dovrebbe concentrarsi sui più giovani visto che i più alti tassi di dipendenza da internet si riscontrano durante l’infanzia e l’adolescenza. E necessita di un approccio congiunto di scuola e famiglia.
Limitate i vostri bambini. L’uso smodato del cellulare è pericoloso. Io combatto ormai da tempo una battaglia contro la mia Bibi riguardo a questa questione. Lo so che non è facile, ma provateci e date soprattutto il buon esempio.
Neonati prematuri

Curarli, assisterli, garantire loro il benessere fisico e psicologico come a tutti i membri della famiglia. E’ importantissimo quando si parla di bambini nati prematuri.

Sono circa 25.000 i neonati prematuri che ogni anno vengono alla luce nel nostro Paese. Piccoli e fragilissimi, a volte con un peso inferiore ai 1500g, si affacciano alla vita ed iniziano la loro sfida tra le quattro mura della Terapia Intensiva Neonatale (TIN). Un percorso duro, a volte molto lungo, che i piccoli dovranno affrontare fuori dal grembo della mamma, ma con la fondamentale vicinanza dei genitori.
Il 17 novembre si celebra, la Giornata Mondiale della Prematurità, giunta alla 15ª edizione, un appuntamento fisso e divenuto negli anni irrinunciabile, per gli operatori sanitari, i genitori, i pazienti e per l’intera comunità. Il claim di quest’anno recita “Gesti semplici GRANDI RISULTATI: contatto immediato pelle a pelle per ogni neonato ovunque” . Tutti, infatti, possono fare qualcosa per migliorare la qualità di vita di questi bambini.
“Purtroppo, in alcuni casi, e mi riferisco a quello che sta succedendo nel conflitto Israele-Palestina, i gesti per tutelare i nostri neonati sono tutt’altro che semplici”, afferma il Presidente della Società Italiana di Neonatologia (SIN) Luigi Orfeo. “Sto pensando alle ultime notizie che abbiamo letto, che ci riferiscono la morte di sei neonati prematuri all’Ospedale di Al Shifa e l’impossibilità per le Terapie Intensive Neonatali (TIN) di funzionare a causa della mancanza di elettricità. Tutte le guerre sono terrificanti. Ma non si dovrebbe mai arrivare al punto di coinvolgere i civili e soprattutto di colpire bambini e neonati”.
Da sempre la SIN e il Coordinamento delle Associazioni dei Genitori Vivere ETS collaborano per migliorare la qualità delle cure per i neonati prematuri e per tutti quei bambini ricoverati in Terapia Intensiva Neonatale. Innanzitutto, battendosi per l’apertura delle TIN h24 e per dare la possibilità ai genitori di essere realmente parte integrante delle cure, stando a contatto con i loro piccoli sin da subito e per tutto il tempo che si vuole.
L’intera comunità può e deve essere coinvolta, gesti piccoli e semplici sono alla portata di tutti, degli operatori e dei genitori, ma anche degli amministratori e dei decisori. Fondamentale è coinvolgere anche le amministrazioni degli ospedali e le direzioni sanitarie, affinché sia abbattuta la prima e più alta barriera tra un neonato prematuro e la sua famiglia: la porta della TIN. Dovrebbe essere aperta h 24, cosa che invece, purtroppo, non avviene ancora in tutti i reparti del nostro Paese.
La Family Centered Care (FCC), la presenza costante dei genitori in TIN ed il loro coinvolgimento nelle attività di assistenza e cura e nei processi decisionali, è diventata nel tempo sempre più importante. E per questo motivo ad essa devono associarsi precisi programmi che permettano una vera integrazione dei genitori nel processo di cura dei loro bambini.
“Evidenze scientifiche dimostrano come facilitare l’intervento di mamma e papà contribuisca alla riduzione dello stress e dell’ansia nei genitori e al miglioramento di diversi outcome per il bambino”, continua Orfeo. “Tra questi la riduzione della retinopatia della prematurità e della durata della degenza, l’aumento della velocità di crescita, l’aumento dell’allattamento al seno e migliori punteggi nelle scale che valutano lo sviluppo neurocomportamentale”.
Centrare l’assistenza sulla famiglia significa anche agevolare la pratica della Kangaroo Care, il contatto diretto, pelle a pelle, tra i genitori ed il neonato prematuro, che consente lo sviluppo delle fisiologiche connessioni neurali, riducendo al minimo la probabilità di sviluppare problemi di neurosviluppo nel neonato.
Una evoluzione qualitativa della FCC è la Family Integrated Care (FICare) che sostiene la piena integrazione delle famiglie nella cura dei loro bambini in TIN, attraverso un quadro completo di interventi con 4 pilastri principali. L’ambiente, progettato o adattato per sostenere la partecipazione attiva h24. L’educazione ed il supporto dell’equipe della TIN, in particolare nell’opera di coinvolgimento e sostegno dei genitori ad essere caregiver primari per il loro bambino. L’educazione/supporto psicologico dei genitori, attraverso percorsi di sostegno strutturati anche tra pari, con la presenza di genitori senior opportunamente formati. La partecipazione attiva dei genitori a tutte le attività di reparto.
L’ambiente ha un ruolo cruciale per il prematuro. Ma anche per quello a termine, allorché la privazione improvvisa della presenza materna può avere conseguenze molto importanti per il neonato, costretto in un nuovo ambiente, che comprende esperienze di manipolazione procedurale stressanti, frequenti esperienze dolorose, movimenti, odori, rumori, luci e interruzione del sonno.
La protezione dell’ambiente sensoriale ed il coinvolgimento precoce dei genitori rappresentano, quindi, i punti chiave per migliorare gli outcome in TIN. Lo mostra un recente lavoro che riporta i risultati di un progetto di miglioramento volto a ridurre del 50%, in 3 anni, l’incidenza della emorragia ventricolare di grado elevato (sIVH) in neonati di peso inferiore a 1000 grammi (ELBW). L’implementazione delle cosiddette “Bedside Practices for Optimal Neurodevelopmental Care”, che comprendono gli interventi suddetti, oltre all’uso corretto degli steroidi, alla profilassi con indometacina e alla NIV precoce, sono associate ad una riduzione duratura dell’incidenza di sIVH e della mortalità nei neonati ELBW.
“Ancora oggi, nonostante le numerose evidenze scientifiche, nella maggior parte delle TIN italiane, manca una visione del ruolo essenziale delle famiglie come parte integrante dell’esperienza assistenziale”, spiega il Presidente dei neonatologi. “Riteniamo che il ruolo della SIN, in stretta collaborazione con le associazioni dei genitori, sia fondamentale per proporre percorsi formativi e supporti organizzativi per l’implementazione delle cure centrate sulla famiglia e per il conseguente miglioramento qualitativo dei nostri reparti. Un piccolo gesto che può sicuramente portare grandi risultati”.
Ed è proprio in quest’ottica che la SIN, con il suo Gruppo di Studio Care Neonatale, ha recentemente pubblicato le indicazioni per la promozione della Kangaroo Care e redatto un documento che aiuti a sviluppare un percorso di accompagnamento dei genitori alla dimissione e dopo la dimissione. Un percorso che, come recita il titolo stesso, “inizia dal giorno del ricovero”. Fondamentali in questo senso gli Standard Assistenziali Europei per la Salute del Neonato (ESCNH), pubblicati da EFCNI nel 2018 e successivamente tradotti in italiano. La SIN sta lavorando con Vivere ETS per sviluppare un modello di valutazione dei reparti di Neonatologia e TIN proprio a partire dagli Standard. Questo lavoro potrà consentire l’implementazione dei singoli reparti, affinché migliori la qualità di cura, considerando sempre di più i genitori risorsa fondamentale ed indispensabile.
Tra le iniziative della SIN per la GMP 2023, una breve guida, ideata per i genitori, insieme ai genitori. Realizzata per supportare le famiglie all’interno delle Terapie Intensive Neonatali, le aiuterà a contenere il dolore dei neonati con interventi non farmacologici.
Un premio speciale per le TIN e per i bambini, prematuri e non. Due contest volti a coinvolgere gli operatori dei reparti e l’intera comunità sul tema della prematurità
Ospedali, piazze, monumenti, social network e siti web: l’Italia si veste di viola per i neonati prematuri! Grazie alla collaborazione di Comuni, associazioni e operatori sanitari, accendiamo una luce sulla prematurità.
Ristorante vietato ai bambini

Alla fine è accaduto. In Italia, a Bacoli, vicino Napoli, c’è un ristorante vietato ai bambini, i minori di 14 anni non possono più entrare. Il titolare del locale “Hostaria Oasi Marina” ha scritto su Facebook un post, poi cancellato, per avvisare i clienti: “Non ce ne vogliate, ma è colpa di tanti genitori che non sono tali”.

Abbiamo parlato più volte del ‘galateo’ per i più piccoli, portati fuori nei locali, e abbiamo anche raccontato di come negli Usa una famiglia si sia trovata costretta a pagare una multa di 50 dollari in più sul conto a causa del comportamento dei figli. E ora ecco che anche nel Bel Paese si dice stop. Il ristorante è vietato ai bambini.
“Rompono tutto e sono esasperato – ha spiegato durante la trasmissione Mediaset “Pomeriggio Cinque” –. Quando ho provato a segnalare la cosa ai genitori difendevano i figli”. L’iniziativa del ristorante vietato ai bambini ha generato un vespaio sui social. Al titolare però non importa. “Nostro malgrado ci siamo visti costretti a non accettare più prenotazioni con bambini o ragazzi di età inferiore ai 14 anni. Non ce ne vogliate, ma è colpa di tanti genitori che non sono tali”, ha scritto su FB.
“Sono esasperato da vari eventi – ha chiarito il ristoratore –. Il più eclatante è quello che mi ha costretto a dover togliere tutti i bicchieri da vino sui tavoli, perché i bambini rompevano tutto. Si rincorrevano tra le piante ed è pericoloso. Con i genitori imperterriti, fermi, impassibili. Anzi, quando ho provato a segnalare la cosa, difendevano i figli. Con determinati genitori è difficile intervenire”. E voi che ne pensate?