Bambini a tavola

I bambini a tavola, a casa o al ristorante, spesso fanno disperare. E’ notizia recente quella di una famiglia americana che si è trovata a pagare ben 50 dollari in più sul conto per colpa dei figli indisciplinati nel locale. Il fatto ha creato polemica. Ma è opportuno che la buona educazione venga impartita loro con semplici regole, per vivere tutti meglio.

Come devono comportarsi i bambini a tavola? Sin da piccolissimi devono innanzitutto imparare a dire “grazie” e “per favore”. Avendo i genitori come esempio: questo non va mai dimenticato.
I bambini a tavola devono:
Masticare con la bocca chiusa,
Non parlare mentre stanno mangiando,
Stare seduti composti, senza infastidire gli altri,
Parlare con un tono aggraziato, senza urlare,
Non giocare col cibo o lanciarlo.
Devono saper usare le posate, chiaramente aiutati dai grandi se non sono ancora in grado, pulire la bocca col tovagliolo, che va messo sulle gambe, non alzarsi da tavola e gironzolare, soprattutto a cena fuori, non stare davanti a tablet e cellulari, che potrebbero disturbare gli altri commensali.
Se voi mamme e papà, dovete rimproverarli, ricordate di fare lo stesso: non alzare la voce. Essere fermi e diretti, sì, ma con pacatezza e gentilezza. Il buon senso deve guidarvi. E farvi intuire le situazioni. Perché, ad esempio, non potrete pretendere a un infinito pranzo di nozze che il bimbo rimanga composto per ore. Ci vuole un po’ di elasticità in questo caso.
Colazione da studenti

La colazione da studenti è quella che regala maggiore lucidità sin dal mattino. Qual è quella ideale? Innanzitutto è importante che questo pasto non venga saltato mai. Sicuramente va però bilanciato.
“Una revisione sistematica della letteratura su effetti cognitivi e performance scolastica associati alla prima colazione indica migliori risultati per memoria visiva, logica e creatività in presenza di apporti energetici per la prima colazione maggiori del 20% dell’energia totale della giornata”, dice Francesca Scazzina, professore associato di Nutrizione umana all’università di Parma, al Corriere della Sera.
La colazione da studenti, quella ideale, ha degli standard fissi. “Dolce o salata, la colazione dovrebbe includere almeno tre gruppi di alimenti. Cereali integrali per il maggiore contenuto di fibra, vitamine e sali minerali. Frutta fresca e verdura per fornire acqua, vitamine e componenti bioattivi. Frutta secca per fibra e grassi polinsaturi essenziali. Latte o derivati per le proteine di alto valore biologico e per il calcio. Oggi è invece alto elevato il consumo di prodotti raffinati, con eccesso di zuccheri, grassi e sale mentre l’assunzione di latte e yogurt è inferiore ai livelli desiderabili”, sottolinea l’esperta.
“La colazione dovrebbe avere contenuto calorico compreso tra il 15 e il 25% del fabbisogno energetico quotidiano (30% in assenza di spuntino) per evitare di arrivare a pranzo troppo affamati. Studi condotti su bambini di 9-12 anni hanno dimostrato che chi la salta mangia più spuntini, assumendo da questi ultimi circa il 40% dell’energia giornaliera, con un consumo elevato di zuccheri semplici”, conclude la Scazzina.
La Società Italiana di Nutrizione Umana e quella di Scienze della Alimentazione hanno proposto alcuni esempi di colazioni equilibrate adatte ai bambini. Eccoli qui di seguito. La colazione da studenti dovrebbe seguirli:
1) una tazza di latte con un cucchiaino di cacao, biscotti frollini oppure cereali da prima colazione, un frutto fresco;
2) uno yogurt, cereali da prima colazione, frutta fresca e frutta secca a guscio;
3) una tazza di latte, un toast, un frutto;
4) una spremuta di frutta fresca, una fetta di pane con ricotta e pomodoro.
Parchi divertimento Halloween

Per chi può approfittare del ponte lungo, ecco i parchi divertimento dove festeggiare Halloween con i propri bambini. Vista anche la temperatura mite, un viaggio ci sta tutto, se le tasche lo permettono.

Quali sono i parchi divertimento che offrono tante attività per Halloween a grandi e piccini? Anche quest’anno il 31 ottobre è effervescente a Gardaland, il primo parco divertimenti italiano per numero di visitatori. A Castelnuovo del Garda ci saranno un’infinità di mostri, vampiri, zombie, scheletri, fantasmi per la terrificante notte delle streghe.
Tutti i week end fino al 5 novembre anche a Mirabilandia le attrazioni saranno dedicate alla spaventosa festa. Dai 12 anni in su si potrà entrare nel Tunnel Horror e partecipare all’Halloween Horror Festival. A Leolandia, in provincia di Bergamo, Halloween durerà sempre fino al 5 novembre. Ci saranno allestimenti classici, come quelli con zucche giganti, fantasmini, ragni e pipistrelli. Si terrà pure un raduno di scope incantate per il Festival delle Scope Magiche.
Al parco Cinecittà World a Rola la data è sempre fino al 5 novembre. Si potrà come camminare tra i set cinematografici di spaventosi film, entrare nel nuovo Horror Hotel, scendere nella Horror House, fare un giro sulla montagna russa infernale o avventurarsi dentro il sottomarino U571 Erotika infestato da vampiri.
Acquaworld è, tra i vari parchi divertimento, il primo acquatico al chiuso. Si trova a Concorezzo (provincia di Monza e Brianza). Il 28, 29 e 31 ottobre, gli zombie e le creature mostruose emergeranno dalle vasche a onde e tra le attrazioni aperte anche d’inverno. A Valmontone il MagicLand avrà speciali allestimenti, zucche stregate, trucchi e magie, e tanto altro, comprese le street animation funeree e il tunnel dell’orrore.
Disturbo primario del linguaggio

Il disturbo primario del linguaggio (DPL) è un disturbo del neurosviluppo che rende difficoltoso acquisire, comprendere e usare le parole in maniera fluida e corretta, in assenza di compromissione delle abilità sensoriali, motorie e intellettive. “Il DPL è una ‘disabilità nascosta’, caratterizzata da manifestazioni molto eterogenee che vanno da importanti difficoltà nella realizzazione dei suoni del linguaggio, a un vocabolario ridotto o all’uso di frasi poco elaborate. In alcuni casi il bambino o la bambina può addirittura fare fatica ad intrattenere una conversazione, associate a difficoltà di tipo espressivo, di produzione e/o di comprensione del linguaggio”, spiega Tiziana Rossetto, presidente della FLI, Federazione Logopedisti Italiani. Colpisce 1 bambino su 14, pari al 7,6% della popolazione generale.

“Troppi bambini senza diagnosi e cura”, sottolinea la Rossetto. Il disturbo primario del linguaggio espone i bambini e gli adolescenti ad atti di bullismo. Le conseguenze non riguardano solo la lettura e la scrittura, ma pure le difficoltà di conversazione nel relazionarsi con gli altri e interagire.
“Per questo è importante identificare precocemente le difficoltà linguistiche e garantire un supporto attraverso una presa in carico riabilitativa tempestiva – afferma Ilaria Ceccarelli, logopedista FLI –. Nonostante oggi il ritardo nelle prime acquisizioni del linguaggio sia uno dei motivi più frequenti di consultazione dei logopedisti e delle logopediste nel periodo precoce dello sviluppo, i tempi per accedere alle strutture sanitarie sono molto elevati. Sia per la diagnosi che per la riabilitazione. Molti bambini e molte bambine non ricevono ancora un intervento tempestivo nelle finestre temporali critiche e spesso, anche nel contesto scolastico, non sono adeguatamente sostenuti. Da qui il nostro appello alle istituzioni, ai clinici, ai familiari a unirsi in una azione condivisa di sensibilizzazione e conoscenza sulle necessità e gli ancora troppi bisogni non risolti di questo disturbo”.
La Società Internazionale sui Disturbi del Linguaggio (RaDLD) ha elaborato una guida in 10 punti per capirne di più sul disturbo primario del linguaggio:
- una persona con disturbo primario del linguaggio può raggiungere il successo scolastico, professionale e sociale se riceve un buon supporto;
- chi ha un DPL non sembra diverso dagli altri e il disturbo può non essere subito evidente;
- imparare a leggere si basa sulle capacità linguistiche, che sono il problema principale per le persone con DPL;
- una persona con DPL ha difficoltà di linguaggio, non di intelligenza;
- il DPL interessa lo sviluppo di tutte le lingue parlate da una persona, non solo la lingua madre;
- anche se lo sviluppo del linguaggio è la principale area di difficoltà, il DPL può spesso accompagnarsi a difficoltà in altre aree dello sviluppo;
- la ricerca indica che gli adolescenti con DPL traggono beneficio da un supporto specialistico per incrementare le loro capacità di linguaggio;
- il DPL interessa persone di tutti i popoli del mondo e di tutte le classi sociali;
- nonostante l’alta prevalenza, l’esatta causa del DPL è ancora sconosciuta e può essere ricorrente nella famiglia e influenzato dalla genetica;
- il DPL è una condizione che dura tutta la vita.
Bambini: uso del digitale non prima dei 9 anni

I device aiutano I più piccoli a sviluppare la coordinazione visuo-motoria e a stimolare la creatività e la capacità di problem-solving. L’uso del digitale deve essere permesso loro, però, non prima dei 9 anni. Sono le raccomandazioni della Guida “Bambini e adolescenti in un mondo digitale”, realizzata dalla Federazione Italiana Medici Pediatri (Fimp) e presentata in occasione del XVII Congresso nazionale “Ed io avrò cura di te. Il tuo Pediatra un approdo sicuro”.
La Guida Fimp “Bambini e adolescenti in un mondo digitale” identifica specifiche tappe d’età rispetto alle quali si suggerisce ai genitori se, quando e come inserire l’utilizzo delle tecnologie digitali, con l’obiettivo di supportare una crescita sana e proteggere bambini e adolescenti dai rischi psico-sociali come il cyberbullismo. In questo contesto, infatti, il Pediatra di Famiglia, in virtù del rapporto fiduciario e continuativo instaurato con le famiglie, svolge l’importante compito di educare i genitori e di supportarli nella mediazione del rapporto dei propri figli con le tecnologie digitali. Su vi è scritto a chiare lettere che, per quanto riguarda i bambini, l’uso del digitale non deve essere permesso prima dei 9 anni.
Secondo la Guida, come si legge sul Sole 24 Ore, prima dei 3 anni il bambino ha l’esigenza di costruire i suoi riferimenti spazio-temporali, pertanto è opportuno evitare il più possibile l’utilizzo degli schermi. Dai 3 ai 6 anni il bambino ha bisogno di scoprire tutte le sue possibilità sensoriali e manuali, dunque va incoraggiato il gioco con i coetanei, evitando smartphone o tablet personali.
Dai 6 ai 9 anni è l’età in cui si scoprono le regole del gioco sociale, pertanto è consigliabile disincentivare l’uso di internet. Infine, dai 9 ai 12 anni, cioè l’età in cui il ragazzo inizia a rendersi autonomo dai riferimenti familiari, il web può rappresentare un valido strumento per esplorare nuovi contenuti adatti alla sua età, sotto l’occhio attento dei genitori. Ma si suggerisce di evitare la partecipazione diretta ai social network. Ricordate: per i bambini l’uso del digitale non prima dei 9 anni, quindi.
“La Guida messa a punto dalla Fimp vuole essere uno strumento di facile utilizzo per una corretta comunicazione con le famiglie, aiutandole a gestire in maniera consapevole il rapporto con gli strumenti digitali. – commentano Osama Al Jamal e Giovanni Cerimoniale, promotori della guida Fimp all’uso del digitale – Al contempo però, preme sottolineare che l’utilizzo di Internet e dei social network è diventato parte integrante del nostro modo di comunicare e di relazionarci con gli altri. Ma non può sostituirsi alle interazioni dirette con coetanei e famiglie”.
Per questo motivo, i pediatri suggeriscono ai genitori di porre domande ai propri figli per stimolare riflessioni su quello che hanno visto o letto online. Questo contribuisce pure a instaurare un rapporto di maggiore confidenza e alleanza. I genitori hanno il compito di monitorare l’utilizzo dei dispositivi. Verificare l’eventuale dipendenza dallo schermo, che è spesso il sintomo e non la causa di un malessere psicologico o sociale. Nella Guida, infine, vengono riportati gli indirizzi della Polizia Postale e i Centri per la gestione della dipendenza da Internet a cui potersi rivolgere.
“Il Pediatra di Famiglia ha un ruolo importantissimo nell’educazione delle famiglie a un corretto utilizzo di Internet e degli strumenti digitali. Questi influiscono in maniera molto rilevante sullo sviluppo e sul benessere psico-fisico di bambini e adolescenti. – aggiunge Giuseppe Di Mauro, segretario nazionale alle attività scientifiche ed etiche della Fimp – E’ quindi essenziale stimolare la consapevolezza che l’online non è virtuale. E che è importante prendere sul serio la ‘vita digitale’ e saper scindere verità e finzione”. “
“Se è vero che i nuovi media, in particolare i social, sono ormai entrati a far parte delle vite dei nostri ragazzi, è necessario disincentivarne l’uso indiscriminato. I genitori ci chiedono più supporto in questo ambito. Noi Pediatri di Famiglia siamo pronti a offrire le nostre conoscenze per guidarli e orientarli al meglio. – spiega Antonio D’Avino, presidente nazionale Fimp – Il corretto approccio al digitale è un tema che ci sta particolarmente a cuore. Le trasformazioni tecnologiche e sociodemografiche in atto pongono nuove sfide per l’assistenza sanitaria. Queste coinvolgono anche, e soprattutto, i Pediatri di famiglia, quotidianamente al fianco delle famiglie per garantire la tutela del benessere complessivo dei bambini e degli adolescenti di oggi che rappresentano il 100% degli adulti di domani”.
Cura degli occhi sin dalla nascita

Bisogna aver cura degli occhi sin dalla nascita. Per questo sono importantissimi gli screening neonatali, come sottolinea la SIN.

#loveyoureyes è l’hashtag scelto per la Giornata Mondiale della Vista, che ricorre domani, 12 ottobre 2023. E’ promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dall’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità (IAPB). E’ sostenuta dal Ministero della Salute. Il tema proposto per quest’anno è l’importanza della salute oculare sul luogo di lavoro. In Italia la campagna di sensibilizzazione scelta è molto impattante. Un’immagine completamente nera con una scritta bianca: “NON SERVONO IMMAGINI PER DESCRIVERE IL BUIO. La vista è un bene prezioso. Siamo al tuo fianco per custodirla”.
La prevenzione e la cura degli occhi sono fondamentali in tutte le fasi della vita, sin dalla nascita. Per questo la Società Italiana di Neonatologia sostiene la diffusione, su tutto il territorio nazionale, degli screening neonatali, tra cui anche quelli oculari e visite oculistiche regolari e frequenti, soprattutto durante i primi mesi di vita, volte all’identificazione precoce e alla presa in carico tempestiva di patologie gravi.
C’è una categoria di neonati per la quale la tutela della salute degli occhi risulta ancora più delicata, quelli ricoverati in Terapia Intensiva Neonatale (TIN) e sub intensiva, sia per il rischio di insorgenza di malattie gravi, come ad esempio la retinopatia della prematurità (ROP) e la cataratta congenita, sia perché proprio durante il periodo di ricovero avviene la maturazione dell’organo di senso. E’ basilare che la cura degli occhi inizi sin dalla nascita, in questo caso ancor di più.
Gli Standard Assistenziali per la Salute del Neonato, la cui diffusione ed applicazione è attualmente seguita da una commissione istituita ad hoc dalla SIN, definiscono diversi criteri per la progettazione di ambienti di degenza in grado di proteggere il neonato dallo stress. Incluso quello visivo. E migliorare il sonno, con ottimizzazione dello sviluppo neurologico a distanza.
In particolare, i livelli di illuminazione ambientale negli spazi dedicati ai neonati devono essere regolabili, individualizzabili, attraverso comandi di accensione/spegnimento e di attenuazione. Qesto in base alle necessità, al comfort e ai ritmi circadiani. Le sorgenti luminose devono avere uno spettro di colori appropriato ed essere posizionate in modo da ridurre al minimo abbagliamento, ombre e sfarfallio.
Radiazioni ultraviolette o infrarosse non necessarie possono essere evitate utilizzando lampade, lenti o filtri appropriati. Ogni posto letto per neonato dovrebbe essere munito di una sorgente di illuminazione separata, da utilizzare per le procedure e regolabile. Dovrebbe essere assicurato l’accesso immediato alla luce del giorno, senza dover lasciare la TIN. In ogni spazio o stanza dedicati al bambino, o nelle postazioni di lavoro adiacenti, si dovrebbe prevedere almeno una fonte di luce naturale proveniente da una finestra o da un lucernario. Per tutte le finestre del reparto, che danno sull’esterno, dispositivi di oscuramento di colore neutro, al fine di minimizzare la distorsione del colore.
“Bisogna accrescere la consapevolezza sul valore delle cure, che devono essere sempre più mirate ed accurate per tutti i neonati e continuare ad investire sulla prevenzione con gli screening neonatali”, afferma il Dott. Luigi Orfeo, Presidente della SIN. “Il compito di noi neonatologi è tutelare i più piccoli, in particolare nelle TIN e le loro famiglie, allo scopo di ridurre sempre più l’incidenza di queste patologie, molto gravi e spesso invalidanti”, precisa ancora.
Salute mentale bambini

Si dice che i problemi riguardanti la salute mentale saranno la ‘pandemia’ del futuro. Perché sono sempre più i bambini e gli adolescenti ad aver bisogno di aiuto.
Quasi un miliardo di persone nel mondo vive con almeno un disturbo mentale. Anche tra i bambini e gli adolescenti i dati sono allarmanti. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) tra il 10 e il 20% di giovanissimi soffre di disturbi mentali e il 75% delle persone comincia a soffrirne prima dei 25 anni.

In occasione della Giornata mondiale della salute mentale, che ricorre oggi, 10 ottobre, la Società italiana di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza (Sinpia), sottolinea l’importanza della sensibilizzazione e dell’individuazione precoce dei sintomi. Questo in un Paese nel quale quasi due milioni di bambini e ragazzi sono colpiti da disturbi neuropsichici. “E’ solo ponendo la lente d’ingrandimento sull’età evolutiva, che ha specificità e peculiarità rispetto all’età adulta, che si può intervenire precocemente”, evidenzia Elisa Fazzi, presidente Sinpia.
“La domanda di interventi in questo ambito è in continua crescita. Si tratta di una vera emergenza di sanità pubblica con un’inevitabile ricaduta su aspetti sociali, umani ed economici in tutti i Paesi del mondo. Il peso globale dei disturbi mentali in età evolutiva continua a crescere. Anche in Italia, dove i disturbi neuropsichici nell’infanzia e adolescenza colpiscono quasi 2 milioni di bambini e ragazzi, con manifestazioni molto diverse tra loro per tipologia, decorso e prognosi”, continua.
Secondo uno studio collaborativo policentrico coordinato dalla Neuropsichiatria Infantile dell’Università di Torino diretta da Benedetto Vitiello, Neuropsichiatra infantile di fama internazionale, le richieste di visite neuropsichiatriche infantili urgenti sono aumentate negli anni più recenti. “Abbiamo analizzato i dati di 9 ospedali italiani . Hanno raccolto circa 25000 visite neuropsichiatriche urgenti rivolte a bambini e adolescenti dal 2018 al 2021. – commenta Vitiello – E abbiamo potuto registrare un drammatico incremento di visite. Soprattutto per quanto riguarda i disturbi dell’alimentazione. In particolare l’anoressia e disturbi quali autolesionismo e ideazioni o comportamenti suicidali in soggetti in età adolescenziale con una prevalenza del sesso femminile”.
Per comprendere il fenomeno basti pensare che gran parte dei quadri depressivi esordiscono in adolescenza (1 femmina su 4 e 1 maschio su 10). Spesso sono preceduti da altri disturbi come ad esempio quello del sonno. Il 59% dei casi di disturbi della condotta alimentare ha tra i 13 e 25 anni di età. Il 6% ha meno di 12 anni. E che il suicidio rappresenta la prima causa di morte in italia tra gli adolescenti (dato 2019). Gli esordi precoci di queste patologie sono, inoltre, associati a quadri più gravi e complessi.
“Una politica di sanità pubblica – aggiunge Rosamaria Siracusano, Responsabile della Sezione di Psichiatria della SINPIA – non può non tener conto di tali dati. Che diventano ancora più significativi se consideriamo che il 20-40% dei ragazzi e degli adolescenti presenta elevati livelli di sofferenza psichica. Ma solo meno della metà di questi soggetti giunge all’attenzione dei servizi di neuropsichiatria infantile”.
Numerose ricerche sottolineano inoltre che, in molti casi, i quadri clinici conclamati in adolescenza rappresentano l’evoluzione di condizioni spesso sottosoglia del bambino. “I disturbi propri del neurosviluppo ad esordio nei primi anni di vita – conclude Chiara Davico, Neuropsichiatra Infantile, Università degli Studi di Torino – rappresentano i precursori per traiettorie evolutive psicopatologiche gravi. E maggiormente impattanti in adolescenza. In tale ottica promuovere il neurosviluppo, sostenendo una crescita armonica e serena, così come intervenire quando compaiono difficoltà e disturbi deve rappresentare una priorità del sistema sanitario. Così come della comunità in senso lato”.
L’impegno istituzionale del nostro Paese, tuttavia, appare ancora irrisorio in tale campo. Si colloca fra gli ultimi posti in Europa per quota di spesa sanitaria dedicata alla salute mentale, quella dei bambini compresa, con circa il 3,4% della spesa sanitaria complessiva. Questo a fronte del 10% dei principali Paesi ad alto reddito. E con risorse particolarmente carenti per i servizi ospedalieri e territoriali di neuropsichiatria infantile. Servizi che in questi anni si trovano ad affrontare una vera emergenza.
Care Neonatale

Quando un bimbo nasce prima del termine avviene un passaggio improvviso e prematuro dal confort dell’utero materno al mondo esterno, proprio in una fase molto delicata e cruciale dello sviluppo del sistema nervoso centrale e delle funzioni cerebrali. Tutti gli stimoli che provengono dall’esterno (rumori, luci, manipolazioni) non possono essere adeguatamente modulati e determinano un carico di stress eccessivo per il piccolo, con conseguenze negative sulla sua crescita e sul suo sviluppo neurologico nel lungo termine.

Negli ultimi decenni, proprio dalla necessità di fronteggiare questa problematica, è nata e si è sviluppata la Care Neonatale. Per “Care” si intende l’approccio assistenziale globale. Ha come obiettivo di ridurre il più possibile l’esperienza dello stress del neonato prematuro durante l’ospedalizzazione e di promuovere il suo benessere psico-fisico.
La “Care” fatta di tecniche mirate a minimizzare le stimolazioni esterne si è evoluta negli anni in “Developmental Care”, proposta per la prima volta dalla neuropsicologa statunitense Heidelise Als. La Developmental Care è un approccio di cura individualizzato che tiene in considerazione il livello maturativo del singolo neonato, della sua età gestazionale e delle sue condizioni cliniche.
Il piccolo paziente è un individuo in grado di mettersi in relazione con l’ambiente esterno. L’osservazione e la comprensione dei suoi comportamenti guidano l’operatore nel fornire l’assistenza più adatta in ogni fase del ricovero.
Anche la famiglia svolge un ruolo fondamentale nel percorso assistenziale. La Family Centered Care, e cioè la Care incentrata sulla famiglia, si basa sull’evidenza che il contatto tra neonati e genitori è benefico per tutto il nucleo familiare. I genitori adeguatamente informati e guidati dai professionisti sanitari diventano parte attiva delle cure. Questo ha un impatto positivo sullo sviluppo globale del bambino. Incoraggia il bonding genitore-neonato e migliora la sicurezza e le competenze genitoriali nell’accudimento.
E’ il caso della Neuroprotective Care. Si basa su 7 principi fondamentali. Salvaguardare il sonno e il riposo dei neonati ricoverati in TIN grazie all’intervento dei caregivers e il contatto precoce con i genitori adottando lo skin to skin. Posizione e contenimento dei neonati prematuri. Protezione della cute. Minimizzare lo stress. Nutrizione adeguata. Collaborare con le famiglie per sostenere i genitori nel ruolo di caregiver. Promuovere un attaccamento sicuro e un ambiente accogliente e curativo per ridurre al minimo l’impatto negativo della TIN.
La partecipazione dei genitori alle cure del piccolo è di per sé cura preziosa e fondamento della Care Neonatale. Lo ribadiscono anche gli Standard Assistenziali Europei per la Salute del Neonato. Gli Standard nascono dall’esigenza di diffondere e garantire a tutti i neonati la migliore qualità di cure possibile. Questo obiettivo può essere raggiunto solo se tutti i professionisti sanitari che lavorano in Terapia Intensiva Neonatale vengono formati adeguatamente e applicano sul campo i principi della cura dello sviluppo incentrata sul neonato e sulla famiglia.
Altro obiettivo cruciale delle cure perinatali è garantire sempre ai piccoli pazienti un’analgosedazione ottimale e personalizzata. Il dolore impatta fortemente sulla qualità di vita del neonato e di tutto il nucleo familiare. I piccoli ricoverati e in particolar modo i neonati prematuri, sono sottoposti a lunghe ospedalizzazioni in ambiente intensivo e a procedure frequenti, necessarie, ma dolorose e stressanti. La ridotta capacità di manifestare lo stress e di comunicare dolore e disagio contribuiscono ad aumentare il rischio di un’analgesia inadeguata nei prematuri. Un approccio globale, che preveda l’utilizzo combinato di tecniche farmacologiche e non farmacologiche, associate ad interventi ambientali ed assistenziali, in cui siano coinvolti anche i genitori, consente di ottenere un migliore controllo di stress e dolore. Tutto questo si traduce in benefici enormi sulla salute dei piccoli pazienti.
“Quando il dolore e il disconfort sono ridotti al minimo, i neonati mangiano e dormono meglio. Crescono di più, sono più stabili. Mostrano uno sviluppo neurocomportamentale più armonioso nel lungo termine”, afferma il Dott. Luigi Orfeo, Presidente della Società Italiana di Neonatologia (SIN). “Conforto adeguato, riconoscimento e trattamento del dolore sono, quindi, alla base dell’assistenza neonatologica. Nostro compito è quello di diffondere tra neonatologi ed infermieri le più recenti evidenze scientifiche e tutti i progressi disponibili. Questo a garanzia delle migliori cure possibili per i nostri neonati”, aggiunge.