Articoli della categoria ‘IL BAMBINO’

Assistente materna

Set 30
Scritto da Annamaria avatar

Dal 2024 l’assistente materna, novità assoluta, arriverà in Italia. La figura già attiva in Francia e in alcuni Paesi del Nord Europa. Il governo la annuncia: vorrebbe destinare a questa nuova figura una somma tra i 100 e 150 milioni nella prossima Manovra di bilancio. E’ una delle proposte in atto per contrastare la denatalità. Ma di cosa si occuperà l’assistente materna?

assistente materna

L’assistente materna, come si evince anche dal nome, dovrà aiutare le mamme, assisterle, appunto, dal periodo della gravidanza fino ai primi 6 mesi di vita del bebè. Saranno le madri a richiederla. nell’idea del governo, le genitrici dovrebbero avere a disposizione una ventina di ore di assistenza per i primi tre mesi dalla gravidanza, estendibili fino a sei mesi. L’assistente materna in questo periodo dovrà, oltre che a dare una mano, rispondere ai tanti quesiti delle donne in gravidanza e delle neomamme.

L’aiuto dovrebbe essere fornito sia telefonicamente, sia utilizzando i social media, sia a domicilio quando strettamente necessario. Questo per far sì che non ci sia un ricorso esagerato ai pediatri. I medici dei bimbi molto spesso sono chiamati in causa dalle mamme per questioni che sarebbero facilmente risolvibili con un’assistente….

L’assistente materna non  sarà un medico né dovrà essere necessariamente laureata. Chi dovesse scegliere questa nuova professione, dovrà frequentare un corso di formazione della durata di sei o nove mesi. Bisognerà stabilire la distribuzione di questa nuova figura sul territorio. L’obiettivo del governo è avere tre assistenti materne ogni ventimila abitanti, ma i numeri andranno definiti nel dettaglio in accordo con le Regioni.

Asilite

Set 27
Scritto da Annamaria avatar

I bambini più piccoli, che frequentano asili nido e materne, si ammalano spesso purtroppo. Si tratta dell’asilite. Antonio Di Mauro, pediatra molto conosciuto nel mondo social, spiega cos’è in un post su Facebook.

“Febbricola, tosse grassa, muco… Non c’entra niente il colpo d’aria! E neanche le difese immunitarie basse… E’ tutto nella norma. E’ l’asilite!”, scrive il medico. E’ una patologia che riguarda i bimbi. L’esperto analizza il termine: flagoso delle vie aeree, d regola virale, che affligge i bambini che frequentano l’asilo nido e la scuola materna.

“Può durare alcune settimane”, chiarisce Di Mauro. “Ha un importante ruolo nello sviluppo delle difese immunitarie. Non va trattata con gli antibiotici”, sottolinea ancora. E conclude: “Rassegnatevi”.

Era già stata Medico e Bambino, la più autorevole rivista pediatrica italiana, in realtà, a usare il termine asilite riguardante le infezioni alle vie respiratorie che colpiscono i piccoli all’asilo nido e alla materna. Il giornale aveva perciò pubblicato una sintesi di un articolo dell British Medical Journal. In questo si parlava proprio della durata delle asiliti. 

I malanni, purtroppo, non sono così passeggeri. Ecco qui di seguito le stime della durata non tanto breve:

Mal di orecchie: circa 7 giorni

raffreddore: circa 15 giorni

mal di gola fra 2 e 7 giorni

laringite 2 giorni

bronchiolite 21 giorni

tosse: 25 giorni

I genitori, quindi, devono comunque rimanere sereni, nell’ottica, appunto, come precisato dal dottore, che tutto questo rinforza il sistema immunitario e lo ‘orienta’ nella giusta direzione.

Bambini: col papà vanno meglio a scuola

Set 24
Scritto da Annamaria avatar

I bambini devono stare con entrambi i genitori. Uno studio adesso certifica che se passano un po’ di tempo col papà vanno addirittura meglio a scuola: il rendimento cresce.

bambini col papa vanno meglio a scuola

La ricerca dell’università di Leeds, riportata dal Guardian, offre un risultato chiaro.  I bambini, se passano del tempo col papà, hanno migliori rendimenti scolastici. Vanno quindi meglio a scuola. Bastano anche solo 10 minuti al giorno trascorsi a giocare o leggere o cantare o disegnare e subito c’è una differenza nella scuola primaria, che in Inghilterra inizia a 5 anni.

I bambini che passano il tempo col papà, che hanno un maggiore coinvolgimento all’età di cinque anni, sono aiutati da questo rapporto. L’effetto è inoltre leggermente più pronunciato in matematica. Mentre il tempo con le madri ha un maggiore impatto sui comportamenti emotivi e sociali, quello coi padri migliora il livello dell’istruzione. Se ci trascorrono alcuni momenti è tutto di guadagnato e vanno meglio a scuola.

“Le madri – spiega la dottoressa Helen Norman, ricercatrice presso la business school dell’Università di Leeds, che ha guidato la ricerca – tendono ancora a occuparsi maggiormente della cura dei bambini, ma se anche i padri si impegnano attivamente nella cura dei bambini, aumenta la probabilità che i bambini ottengano voti migliori nella scuola primaria. Ecco perché è fondamentale incoraggiare e sostenere i padri a condividere la cura dei figli con la madre, fin dalle prime fasi della vita del bambino”.

Colichette: contatto pelle mamma-neonato fa bene

Set 21
Scritto da Annamaria avatar

    Temete le cosiddette colichette del bebè, quelle per le quali urla e strepita e sta male? Sappiate che il contatto pelle a pelle mamma-neonato fa bene, migliora le funzionalità dell’intestino del piccolo, una nuova ricerca italiana lo sottolinea.

    colichette contatto pelle mamma neonato fa bene

    Il contatto pelle a pelle mamma-neonato, subito dopo il parto, ha tantissimi effetti positivi, che fa bene si sa da tempo. Ora si aggiunge anche questo. Lo studio è stato svolto dall’Università di Bari in collaborazione con la Neonatologia dell’Ospedale San Giovanni di Dio di Melfi diretta dal dottor Saverio De Marca. Il semplice contatto pelle a pelle dopo il parto pare dimezzare l’incidenza complessiva di questi disturbi e proteggere i due terzi dei bimbi dal rischio di colichette.

    “I benefici del contatto pelle a pelle sono evidenti — commenta Mariella Baldassarre, professore associato di Pediatria all’Università di Bari — I risultati di questo primo studio rappresentano il punto di partenza per la raccolta di dati ulteriori su gruppi di pazienti più numerosi. E occorrerà indagare e chiarire i meccanismi grazie ai quali questa pratica contrasta i fattori all’origine dei disturbi funzionali gastrointestinali e, in particolare, delle coliche”.

    Del resto cervello e intestino sono collegati dal microbiota. E’ per questo che, evidentemente il contatto pelle a pelle mamma-neonato fa bene per le colichette.  La ricerca ha previsto il reclutamento di 160 neonati sani, partoriti a termine per via vaginale. Sono stati divisi in due gruppi tra coloro che avevano beneficiato dello skin to skin contact e quelli che non ne avevano beneficiato. 

    I piccoli sono poi stati monitorati a 1, 3 e 6 mesi di vita. lo è stato fatto con questionari per la raccolta di dati. Sia quelli sull’allattamento materno sia quelli sui FGID nella prima infanzia. “Per quanto riguarda la prevalenza dell’allattamento esclusivo al seno a tre mesi di età, è emerso che il 70,9% dei bimbi sottoposti alla procedura erano nutriti solo con latte materno, contro il 53,1% degli altri. ‘E ciò avvalora l’ipotesi secondo cui il tempestivo contatto skin to skin rappresenti un viatico ottimale per il corretto avvio delle poppate al seno’, commenta la professoressa Baldassarre”, si legge sul Corriere della Sera.

    Per la prevalenza dei disturbi funzionali gastrointestinali, si è visto che tra i 160 bambini, 82 hanno poi presentato almeno un disturbo. Secondo quanto definito dai criteri più aggiornati. Oltre la metà dei bambini (per la precisione il 51,25%) è stata interessata da uno o più disturbi. Ma le proporzioni sono risultate significativamente a discapito dei bimbi privati del contatto di pelle alla nascita. Quelli che hanno poi presentato un problema in una quota cospicua di casi, pari al 62,9%, contro il 39,2% degli altri”, continua

    E ancora: “Se poi si passa all’analisi specifica delle coliche, si è visto che l’effetto protettivo del contatto skin to skin è ancora più consistente. Ne riduce l’incidenza al 7,6% contro il 22,2% dell’altro gruppo”.

    Bambini: benefici attività fisica 

    Set 17
    Scritto da Annamaria avatar

    La scuola è importante, è fondamentale anche l’attività fisica. Regala innumerevoli benefici ai bambini. E non diamo tutto per scontato. Secondo il rapporto nazionale minori e sport dell’Osservatorio Conibambini 1 bambino su 5 non pratica attività sportive. Lo denuncia Save The Children precisando come i fattori economici giochino un ruolo importante, interessando circa il 30 per cento dei bambini tra i 6 e i 10 anni.

    I benefici dell’attività fisica nei bambini sono sotto gli occhi di tutti. Aiuta a controllare il peso, a mantenere le ossa sane e a ridurre il rischio di obesità e di problemi di salute associati. Fa divertire i piccoli, insegnando loro a giocare, questo è basilare per uno sviluppo sano. Dà una spinga allo sviluppo cognitivo, migliora notevolmente la funzione cerebrale grazie all’attenzione, la memoria, la concentrazione. Da qui ne scaturisce anche un miglior rendimento scolastico. Riduce stress l’ansia e la depressione promuovendo il rilascio di endorfine, migliorando il benessere mentale generale. Insegna ai piccoli e agli adolescenti a seguire le regole e ad ascoltare le istruzioni e gli fa fare anche tante nuove amicizie

    L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda che i bambini e gli adolescenti di età compresa tra 5 e 17 anni svolgano almeno 60 minuti di attività fisica quotidiana da moderata a intensa. L’OMS incoraggia la flessibilità nel raggiungimento di questo obiettivo, consentendo sessioni più brevi per accumulare i 60 minuti richiesti. 

    L’attività fisica può essere costosa, se si parla di quella agonistica o di alta formazione, come nel caso della danza. Ma ricordate che i bambini per assorbirne i benefici possono andare in bicicletta, scatenarsi in balli, o fare al parco giochi che gli permettano di muoversi e sviluppare, così, capacità motorie migliori.

    Un libro di astronomia per bambini scritto da un bambino

    Set 14
    Scritto da Annamaria avatar

    Diciamo sempre ai nostri figli di leggere. Arriva un libro di astronomia per bambini scritto da un altro bambino di soli 12 anni. Lui si chiama Gabriele Ciancuto: ha spento le candeline pochi giorni fa.

    un libro di astronomia per bambini scritto da un bambino 1

    Il suo è un libro che parla di astronomia per bambini dai 6 ai 10 anni. Arriva dalle mani di un altro bambino. Orgoglioso Gabriele all’Ansa fa sapere: “A questo lobro ho lavorato tutta l’estate, dalla fine della scuola a pochi giorni fa”

    Il libro di astronomia per bambini scritto da un altro bambino si intitola Il Sistema Solare. Libro di astronomia per bambini. E’ completamente illustrato proprio da Gabriele, usando software di grafica e di intelligenza artificiale, è stato pubblicato da Amazon Kdp. “E’ partito tutto dalle mie due maestre delle scuole elementari – racconta Gabriele – grazie alle quali ho studiato e mi sono appassionato a questo tema. Come all’astronomia, sono appassionato a molte altre materie. Dopo aver frequentato dei laboratori scolastici sull’uso di programmi grafici, mi è venuta spontanea l’idea di realizzare un libro per bambini per spiegare loro, in parole semplici e con immagini chiare, la bellezza del sistema solare. Durante l’estate mi sono dedicato a questo progetto, scrivendo i testi e illustrando le pagine del testo. E’ stato un grande impegno dedicarmi a questo libro, ma ne sto già preparando uno nuovo dedicato ad un altro argomento”.

    Il libro è semplice nella spiegazione, rendendo l’astronomia accessibile ai piccoli: dà tante informazioni sul sistema solare e regala pure curiosità sui pianeti e sui fenomeni celesti. E’ davvero una bella lettura per i nostri bimbi, riuscendo, si spera, a stimolare la loro curiosità e ad appassionarli alla materia. Ed è davvero una bella cosa che sia stato scritto da un bambino, o no?

    Back to school 2023: consigli

    Set 10
    Scritto da Annamaria avatar

    I consigli servono sempre, anche in questo back to school 2023. I ragazzi sono pronti a tornare in classe? Lo si spera. Anche noi genitori dobbiamo essere pronti. Ecco il perché di alcuni consigli per il back to school 2023.

    come affrontare il primo giorno di scuola

    E’ una sorte di vademecum per far sì che tutto vada al meglio nel ritorno alla normalità dopo le vacanze estive. Il back to school dei nostri ragazzi a volte non è del tutto semplice. Con determinati consigli, forse, ogni cosa andrà più liscia in questo settembre 2023.

    E’ fondamentale reintrodurre la routine. Niente più pomeriggi liberi. Le mamme e i papà sono tornati al lavoro, i bambini tornano a scuola, hanno i compiti da fare, riprendono le attività extra: lo sport, la musica, il catechismo. Le giornate si accorciano: è un piacere rivedere i compagni di classe, ma senza esagerare. Riprendiamoci tutti la quotidianità.

    Ricordate che, soprattutto con i bimbi piccoli, ma pure coi grandi non si scherza, che è importantissimo rivedere i compiti, controllarli. Aiutiamo i nostri figli a ritrovare concentrazione, diamogli una mano, senza però fare il lavoro per loro. E’ sbagliato.

    Controllo compiti: ecco un  punto dolente. Facciamo in modo di rivedere i compiti con i nostri bambini/ragazzi. Prendiamoci del tempo e se c’è ancora qualcosa da terminare, aiutiamoli a riprendere la concentrazione. Troviamo del tempo, inoltre, per leggere qualcosa con loro: questo è un utile esercizio, in questo modo si riattiva l’attenzione e, sempre con gradualità, ci si allena all’ascolto. Questo vale sia per grandi che per piccini.

    Avete già acquistato il necessario: il materiale scolastico va comprato. Astuccio, diario, quaderni, libri, penne, matite e così via. I libri, ad esempio, io li ho ordinati solo oggi e si rientra in aula martedì 12. Mia figlia lo sa ovviamente.

    Ristabilire gli orari per andare a letto e per svegliarsi. Riposare fa bene. Calcolate il tempo della colazione e adoperatevi di conseguenza. Per i ragazzi più grandi, stabilite anche gli orari di uscita, perché, soprattutto all’inizio gli adolescenti in casa non vogliono proprio stare. 

    Fate i genitori: parlate coi vostri figli, chiedete loro quali sono le paure, le insicurezze, le fragilità. Siate comunicativi e tranquillizzateli, se serve, incoraggiandoli.

    Come cambiare la vita dei bambini ‘svantaggiati’

    Ago 31
    Scritto da Annamaria avatar

    Gli stupri di Palermo e Caivano fanno rabbrividire. La violenza tra ragazzi della stessa età è ancora più abominevole. In questi giorni si discute come cambiare la vita dei bambini ‘svantaggiati’, quelli che vivono in quartieri difficili, dove crescere è complicato. Raffaella Milano, direttrice dei programmi Italia-Europa di Save the Children, dice la sua e chiede a gran voce un impegno da parte delle istituzioni.

    cambiare la vita di bambini svantaggiati

    Cambiare la vita dei bambini che partono ‘svantaggiati’ è possibile. “La violenza tra pari si annida nei contesti più diversi dal punto di vista sociale ed economico. Ma certamente quando si vive in un territorio deprivato è ancora più difficile avere i mezzi e gli strumenti necessari per prevenirla. Per uscire dalla spirale di ricatti e di soprusi dentro cui chi la esercita costringe le proprie vittime”, dichiara la Milano.

    L’organizzazione rileva che in un territorio come Caivano, dove 1 quinto della popolazione è rappresentato da bambine, bambini e adolescenti (il 20,7% pari a 7.474), solo il 17% degli alunni della scuola primaria ha accesso alla mensa scolastica. E solo il 30% può frequentare il tempo pieno. “La carenza o la mancanza di questi servizi contribuiscono, negli anni, all’insuccesso scolastico: guardando alla fascia 25-49 anni, solo il 38,4% si attesta al diploma di scuola superiore, contro una media nazionale del 46,6%. Mentre chi va oltre e si laurea è il 9,3%, la metà della media nazionale (18,6%) e una percentuale molto inferiore rispetto a quella del territorio provinciale (15,6%). Nella fascia 15-24 anni il 54,8% studia (meno della media nazionale pari 62,3%). Il 14,5% è occupato (media Italia 20%), poco meno di 1 su 3 ingrossa le fila dei NEET (30,7%)”, sottolinea la direttrice di Save the Children.

    “Sono purtroppo molte nel nostro Paese le ‘periferie dei bambini’ dove si concentrano tutti i fattori di svantaggio. E’ da questi luoghi che occorre partire per costruire una rete di protezione educativa all’altezza delle necessità. Per questo motivo, Save the Children chiede la realizzazione di ‘aree ad alta densità educativa’, con un investimento straordinario. A valere sul Pnrr, finalizzato a dotare questi quartieri di asili nido, scuole a tempo pieno, mense gratuite, spazi per lo sport e il gioco”. Cambiare la vita dei bambini ‘svantaggiati’ si può. “Un primo passo, concreto, per trasformare il volto dei quartieri più a rischio. E, allo stesso tempo, per non lasciare da soli e sostenere concretamente tutti coloro che, in questi territori, sono impegnati al fianco dei minorenni”, conclude Raffaela Milano.