Attività domestiche bambini

I bambini possono aiutarci nelle attività domestiche? La risposta è sì. Assolutamente: è un modo per insegnare loro alcune regole importanti di vita e anche il rispetto verso chi, quotidianamente, mette in ordine. Non bisogna mai che diano tutto per scontato.

Le attività domestiche per bambini possono iniziare sin dalla più tenera età Da quando hanno un anno, fino ai due, ad esempio, si può insegnare loro a raccogliere giochi finiti a terra, addirittura a mettere i vestitini sporchi nella cesta della biancheria da lavare.
A tre anni le attività domestiche dei bimbi si allargano: possono innaffiare le piante, imparare a vestirsi da soli. Appendere il cappottino a un gancio. A 4 o 5 anni dovrebbero essere in grado di piegare il bucato, asciugarsi dopo aver fatto il bagno, aiutare a spazzare o a passare l’aspirapolvere. Ma pure a mettere le stoviglie a post nei cassetti e molto altro.
Dai 6 ai 12 anni possono aiutare a preparare la cena, possono scendere in strada e portare a spasso l’animale domestico. Possono pure mantenere in ordine la stanza, usare la lavatrice e la lavastoviglie. Dai 13 ai 18 anni le attività domestiche non sono più da considerarsi per bambini, ma per piccoli adulti e per questo identiche a quelle di noi mamme è papà. Possono pulire la casa, tagliare l’erba sul prati in giardino, lavare l’auto. Tutto questo rende loro autonomi e pronti ad affrontare la vita con più sicurezza.
Non dobbiamo avere paura di essere dei generali che danno ordini a un soldatino: pensiamo che tutto questo è positivo e li aiuterà nel loro percorso esistenziali. Viziarli a volte ci pare la scelta più facile, ma non è assolutamente così. Dare dei compiti di routine è sempre salutare.
Bambini: è tempo di compiti

Ormai ci siamo. Manca meno di un mese all’inizio della scuola, quando la campanella suonerà e le lezioni prenderanno il via. Qui nel Lazio si comincia il 12 settembre. Per i bambini è tempo di compiti. Se non li hanno ancora fatti, devono darsi da fare!
L’estate che finisce porta malinconia. Il caldo continuerà ancora per un bel po’, nella Capitale capita sempre così, ma i bambini devono riprendere a studiare: è tempo di compiti, non si scappa.
Se finora non c’è stato spazio per ripassare, allora cominciate a dare loro una routine quotidiana. E’ tempo di compiti, che possono anche rompere gli schemi e non fare cedere alla noia, che i bambini spesso non sopportano proprio. Si deve fissare un momento della giornata in cui ci si deve sedere alla scrivania e iniziare. Le pause, ricordate, devono esserci: una decina di minuti tra una materia e l’altra va più che bene.
E’ importante che i piccoli rispettino l’ordine delle priorità, senza confusione, che svolgano gli esercizi assegnati in un ambiente tranquillo e silenzioso, non al mare, ad esempio, o in montagna insieme a molte altre persone. Se saranno a casa, la tv deve essere spenta, come anche i tablet o gli altri Devices. Telefonino lontano da loro. Io consiglio sempre di farli fare al mattino, prima che la temperatura si alzi troppo. Così sono più freschi e concentrati.
Noi genitori siamo chiamati a visionare, eventualmente correggere, ma non a fare il lavoro per loro. E’ concesso studiare con un altro amichetto, ma non deve essere tutti i giorni. Si può alternare. Devono finire entro un certo orario, poi, come premio, i bimbi potranno dedicarsi ad altre attività, in cui si può ovviamente giocare.
Vacanze: valigia bambini

E’ tempo di vacanze: per chi parte c’è da preparare la valigia dei bambini. Molti di voi sono volati via già da tempo, c’è chi sceglie la fine di agosto, invece, per andare via con la famiglia, con i prezzi leggermente più bassi e meno folla in spiaggia o in montagna.

La valigia dei bambini a volte ci spaventa: vorremmo portare con noi il mondo, l’intero appartamento, durante le vacanze. Ecco una lista per evitare di dimenticare qualcosa.
Come preparare la valigia dei bambini per le vacanze? Dipende dai giorni in cui si sta via e dove si va: se al caldo o al freddo. Informarsi prima di tutto del meteo del luogo prescelto. Ma cercare di razionalizzare ed evitate l’ansia. Ricordate il kit beauty, quello di medicinali, di cui abbiamo già parlato in altri post. Pensiamo ora agli indumenti.
La valigia per il bebè e bimbo o bimba piccoli deve contenere: body, biancheria intima, magliette a maniche lunghe, tutine, pagliaccetti, magliette a maniche corte, pantaloncini corti e/o gonnelline, vestitini, scarpe ben calzanti, sandali, impermeabili, stivali di gomma, pigiamini, berrettini, cappellini, costumini da bagno, braccioli .
La valigia per i bimbi grandi deve contenere: biancheria intima, pantaloni, eventualmente cinture, pantaloncini corti, felpe, pullover, magliette a maniche corte, vestiti, gonne , giacca, calze/collant/pantacollant, impermeabili, pigiama, camicia da notte, cappelli, scarpe, scarpe da passeggio, sandali, stivali, eventualmente scarpe da sera, ciabatte, costume da bagno/bikini/costume intero.
Ricordate di selezionare in caso di maschietto o di femminuccia. Una dritta per cercare di far entrare tutto? Radunate i vestiti e gli oggetti della lista sul letto in modo da avere la situazione più chiara. Avrete tutto a portata di mano. Piegate i pantaloni e le bermuda a metà, arrotolate le magliette come se fossero un salsicciotto molto stretto, fate palline di mutande, canottiere e calzini per infilarli negli spazi piccoli al lato delle valigie. E buon viaggio!
Bambino non dorme: consigli tata del sonno

Il bambino non dorme, i genitori si preoccupano, stanchi e sfibrati. Ma non disperate: arrivano i consigli della tata del sonno, Elena Biondi, tata neonatale esperta di sonno infantile, una vera celebrità del web con i suoi 130mila follower.

“Un tempo si tendeva a credere che i bambini non dormissero fino a tre anni:. C’erano i genitori fortunati e quelli che avrebbero dovuto sacrificarsi a tantissime notti insonni. Ma non è così. I problemi del sonno non sono irrisolvibili”, spiega Elena, in libreria con “I consigli della Tata del Sonno”, manuale dedicato ai neonati da 0 a 4 mesi, a Leggo, parlando del bambino che non dorme e la mamma e il papà che si disperano. La tata del sonno dà i suoi consigli.
“Nei primi mesi i genitori, spesso molto stanchi, si sentono soli, provano ansia, senza sapere che invece si può migliorare il sonno del proprio figlio e, di conseguenza, anche di mamma e papà. Con il sostegno di consulenti, grazie a nuove informazioni e all’attenta osservazione dei comportamenti del bimbo, i genitori possono creare insieme al neonato un percorso per dormire bene. Perché le basi di un sonno sereno da adulti si costruiscono sin dall’infanzia”, spiega l’esperta.
Se il bambino non dorme sono molte le cose che possono interferire. “Molti stimoli possono interferire. Ci possono essere delle variazioni legate a nuove capacità come i primi passi. Ma un sonno iperframmentato, con oltre 5 risvegli notturni dopo i 6 mesi, richiede un intervento. Un genitore informato può accompagnare il figlio nell’evoluzione del rapporto con il sonno con semplici accorgimenti”, dice la tata del sonno offrendo su un piatto d’argento i suoi consigli.
E’ basilare individuare un ambiente deputato al sonno: “Il lettino deve essere vuoto, senza paracolpi. Se si vuole lasciare un indumento o un pelouche con l’odore della mamma, va tolto prima del sonno. Al contrario di quanto si pensava in passato, la stanza deve essere fresca, tra i 20 e i 22 gradi: ecco perché raccomando di non coprire i passeggini in estate. Anche il buio può essere un alleato, così come l’assenza di rumori: ma non dimentichiamo il carattere del bimbo, per questo è fondamentale l’osservazione”. “Alternare le figure genitoriali nella fase di addormentamento è fondamentale, più di tante tecniche e strategie”, sottolinea Elena.
La Biondi dà anche consigli per questo periodo estivo: “Tutti abbiamo un orologio biologico sin da bambini. Ci possono essere delle eccezioni nei giorni della partenza. Ma un bimbo che si sveglia presto si sveglierà presto anche in vacanza, persino dopo essere andato a letto più tardi del solito. Sperimentiamo delle uscite, nei momenti più freschi come la mattina presto e la sera. Prendiamo nota della reazione agli stimoli esterni. Cerchiamo di capire se il piccolo si addormenta in ambienti diversi. Osserviamo quantità e qualità di un sonno ristoratore, evitando di farlo dormire a lungo su seggiolini e ovetti. E non allarmiamoci se salta un riposino o si sveglia una volta in più. L’importante è che stia bene!”.
Ustioni bambini: cosa fare

Ci preoccupano molto le ustioni, soprattutto quando riguardano i bambini. Cosa fare se succede il fattaccio? Lo spiega un vero esperto, il dottor Francesco Silenzi, referente trauma center pediatrico del Meyer, a La Nazione.
“Casi di ustione tra i piccoli? Intanto, mettiamo in chiaro che non c’è alcuna differenza tra quando si ustiona un neonato oppure un bambino più grande”, sottolinea il medico. Le ustioni dei bambini sono identiche, sia che siano in fasce, sia che siano più grandicelli. Ecco cosa fare.
“Siccome il processo di combustione dura almeno 20 minuti dopo il contatto con la superficie corporea, bisogna subito mettere acqua fredda sulla parte ustionata per almeno 10-20 minuti. E’ chiaro che tutto dipende dall’estensione e dalla localizzazione dell’ustione. Se c’è necessità di immergere completamente il bambino, va fatto ma per non più di cinque minuti, altrimenti si va incontro al rischio ipotermia. Una cosa importante: non applicare niente, tipo creme o unguenti, anche se sono specifici per le ustioni”, fa sapere lo specialista.
Silenzi chiarisce anche cosa fare dopo le gravi ustioni dei bambini: “Dopo l’acqua fredda, bisogna coprire la zona ustionata con garze imbevute di sodio ipoclorito o di soluzione fisiologica. Questo per evitare le infezioni in attesa di arrivare al pronto soccorso”.
Le ustioni nei bambini sono più frequenti di quanto si pensi: “Al Meyer facciamo dei corsi di prevenzione. Mediamente, abbiamo un ustionato al giorno. Le cause più frequenti? La minestrina bollente lasciata in posizione pericolosa oppure il ferro da stiro messo, anche in questo caso, in maniera non sicura”.
E’ importante prevenire il pericolo: “Bagno e cucina sono le due stanze più a rischio. Ecco, per prevenire simili incidenti bisogna stare attenti, al momento del bagnetto, alla temperature dell’acqua e al fatto che non possa venir aperto accidentalmente il rubinetto dell’acqua calda. Ancora, non bisogna cucinare coi bimbi in braccio. Si devono usare i fornelli posteriori, coi manici delle pentole sempre rivolti all’interno. Attenzione poi ai piatti con cibi bollenti: non vanno mai lasciati sul bordo del tavolo”.
Vacanza in famiglia a Rimini

La vacanza in famiglia a Rimini, cittadina ‘mitica’ della Riviera Romagnola, è una scelta perfetta per chi decide di viaggiare con pargoli al seguito. Sicuramente il mare non avrà i colori di quelli della Sardegna o della Puglia, ma ci sono tante comodità per chi ha bambini. Le spiaggia, ampissime, sono super attezzate, gli hotel anche. I servizi sono per tutti a 5 stelle e ci sono chilometri e chilometri di piste ciclabili sui quali pedalare.

La vacanza in famiglia a Rimini è spettacolare, perché questo non è solo il luogo della movida notturna. Il progetto green del parco del Mare, che ha riqualificato il lingomare arricchendolo di 130 km di piste per le due ruote, è spettacolare. E poi…vogliamo parlare del cibo e delle famose piadine?
Se deciderete per una vacanza in famiglia a Rimini, sappiate che c’è una struttura molto gettonata, il Family Village di Club Sole, che non è affatto un semplice campeggio. Ci sono le sistemazioni Discovery che possono godere di tutto il verde e la luce che hanno intorno.
I genitori possono godere del loro tempo grazie a Mini Club in cui i piccoli saranno immersi in mille attività. Il villaggio, poi, permette ai bambini di rendersi autonomi molto presto, per questo motivo io li ho sempre amati. E spesso li ho preferiti a vacanze estenuanti in cui dovevo inventarmi di tutto per sconfiggere l’eventuale noia di mia figlia, ora adolescente.
Allattamento al seno: 4 motivi per continuare in estate

Ci sono almeno 4 buoni motivi per continuare con l’allattamento al seno in estate. Sempre se il latte lo si ha, altrimenti inutile avere sensi di colpa, si va avanti lo stesso. Quali sono? E’ economico, difende dal rischio infezioni, è pratico e idrata.

La Società Italiana di Pediatria spiega li 4 motivi per cui è importante continuare anche in estate con l’allattamento al seno. Ricordo che l’Organizzazione mondiale della Sanità e l’Unicef raccomandano di allattare in modo esclusivo il bebè fino al compimento dei 6 mesi di età e di prolungare, se possibile fino ai 2 anni.
Molte donne in estate decidono di smettere, ma ci sono 4 buoni motivi per continuare. L’allattamento al seno fa sì che il piccolo non abbia bisogno di assumere acqua per essere idratato. Allattare è pratico: non c’è bisogno di portarsi dietro nulla per nutrire nostro figlio. Protegge dalle infezioni: non c’è bisogno di sterilizzare biberon, che possono essere responsabili di infezioni intestinali. E’ economico: il latte materno è nostro e non costa nulla.
“Il latte materno è uno dei principali determinanti della salute per l’intera vita”, spiega la presidente Sip Annamaria Staiano. Per la conservazione del latte materno la Sip ha realizzato un poster su modalità e tempi corretti di conservazione per evitare sprechi e rischi: può stare fino a 4 ore a temperatura ambiente; può esser messo in frigo o freezer ma prima dell’uso va scaldato a bagnomaria o con uno scalda-biberon (non al microonde); se scongelato, non va ricongelato.
Bambini: aria fresca migliora laringospasmo

Il laringospasmo, detto croup, è una delle cause di difficoltà più comune tra i bambini nei primi 2 o 3 anni di vita. Uno studio aiuta a risolvere in parte il problema: l’aria fresca migliora i sintomi, così da far sì che i piccoli stiano meglio, prima che la terapia medica faccia effetto.

L’aria fresca migliora il laringospasmo nei bambini, la ricerca coordinata dall’ospedale pediatrico di Ginevra e pubblicata sulla rivista Pediatrics pare non avere dubbi a riguardo: una passeggiata all’aria aperta, quando fa freddo, fa benissimo.
Il laringospasmo è molto frequente nei mesi invernali. E’ causato da infezioni virali ed è caratterizzata da un restringimento delle alte vie aeree che ha tra le manifestazioni tipiche la cosiddetta tosse abbaiante o ‘da foca’. Lo studio ha preso in esame 118 bimbi con un’età media di 32 mesi portati in ospedale a causa del problema. “Dopo la somministrazione della terapia a base di cortisone, i medici hanno portato metà di loro all’esterno, a una temperatura inferiore ai 10 gradi, mentre l’altra metà è rimasta all’interno dell’ospedale. I bambini che avevano fatto una passeggiata all’aria aperta avevano una probabilità doppia di andare incontro a un miglioramento della sintomatologia nei 30 minuti successivi. Nel giro di un’ora, tuttavia, anche i bambini rimasti all’interno ottenevano lo stesso risultato”, si legge sull’Ansa.
“Questo studio randomizzato controllato supporta i benefici dell’esposizione all’aria fredda esterna sui sintomi di croup nei bambini con croup da lieve a moderato nei primi 30 minuti prima dell’inizio dell’azione degli steroidi”, concludono i ricercatori. L’aria fresca migliora il laringospasmo: ora sappiamo come aiutare i nostri bambini, un piccolo accorgimento importantissimo.