Campi scuola si o no?
Tra pochi giorni finisce la scuola. Bibi, che comunque causa ballottaggio a Roma avrà lunedì e martedì prossimo di chiusura, tornerà in aula il 12, l’ultimo giorno di lezione. Gli scorsi anni, aiutata dalla materna, ho sempre glissato, ma quest’anno il campo scuola è un obbligo. Mi spiace lasciarla davanti la tv, anche se, con il mio lavoro, sono fortunata, potendolo svolgere pure con il pc da casa, cosa che faccio quasi sempre. Ma immaginarla con me, presa da articoli, post e ricerche in rete, che pranzo a orari impossibili o salto il pasto, mentre gioca in camera da sola o gioca con l’iPad o guarda i cartoni non mi piace. Come pure lasciarla stazionaria a casa di mia madre, che fortunatamente abita nella via accanto alla mia. La nonna l’adora, ma il mio credo è: i bambini devono stare con altri bambini.
Certo, la crisi non aiuta, ma è pur vero che esistono le soluzioni più economiche, come quella dell’elementare di mia figlia, che per tutto giugno, dopo il 12, offre il grest a soli 70 euro la settimana. A luglio le cose cambiano. Io ho scelto per la prima settimana un campus di inglese, organizzato dalla scuola stessa, con insegnanti madrelingua che arrivano direttamente dalla Gran Bretagna. Il costo è piuttosto alto (190 euro), ma ho preferito glissare su giugno e investire tutto su questa settimana di english experience, che trovo utilissima per lei pur ancora piccolina (purtroppo nelle statali la lingua straniera è un disastro!!!).
A Roma ci sono molti circoli sportivi che aiutano, per chi volesse solo farli svagare (e non è detto che l’ultima di luglio non lo decida pure io, regalandole un’altra week). In quello dove lei fa nuoto, il Monteverde Club, al costo di 110 euro la settimana è possibile portarli sin dalle 7,30, andandoli a riprendere alle 17 e avere il tutto compreso: colazione, pranzo e merenda, tennis, calcio, balli di gruppo, danza, karate, piscina e tanto sano divertimento. Poi ci sono pure i laboratori artistici all’aperto. Non so cosa ne pensate voi, ma per me i campi scuola sono una salvezza, non solo per i genitori che lavorano, ma pure per i bimbi, che la prendono come un’attività da villaggio turistico e si sentono un pochino più grandi e responsabili.
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