Una giornata per dipingere
C’è il sole e sento aria di primavera, nonostante la temperatura ancora un po’ rigida. Quando la giornata è splendente, tornando da scuola, dopo aver accompagnato Bibi, ho sempre (o quasi) pensieri positivi. Come stamani, appunto.
Poco prima, mia figlia, camminandomi accanto, di corsa, per non far tardi ed entrare in classe puntuale, mi diceva quanto fosse contenta. Oggi la maestra di italiano (storia, inglese, etc.) ha deciso di dare alla classe una piccola pausa: durante le sue ore i bimbi potranno disegnare e dipingere, se vorranno. Sono avanti con il programma scolastico, hanno corso, quindi un giorno di break, assecondando i loro desideri. E loro hanno deciso di disegnare tutti insieme.
E’ da ieri, dal momento in cui è suonata la campanella e Bibi ha messo il naso fuori dalla scuola, che fremeva. Mi aveva subito detto: “Non vedo l’ora sia domani, per tornare in classe e poter dipingere con i miei amici”.
Credo che la maestra Annamaria sia una insegnante davvero fantastica, unica, che sa come far lavorare i bimbi, ma senza mai vessarli, incuriosendoli, gratificandoli, rimproverandoli se serve, mai con cattiveria, solo per migliorarli. Ed è così che una maestra dovrebbe essere.
Ha aspettato tantissimi anni prima di avere una cattedra, prima di diventare da precaria di ruolo. Ci è riuscita a quasi 50 anni ed è pazzesco. Mia figlia è fortunata da averla. L’ho sempre vista entrare a scuola con impazienza e il sorriso: la adora.
Poi penso invece all’insegnante della figlia di una mia cara amica, nello stesso istituto di Bibi. Sembra che sia bravissima didatticamente, una delle più anziane della scuola. Mi dicono, però, brava, appunto, con i bravi. Alla piccola in questione, che soffre di un disturbo dell’attenzione certificato (è in cura da psichiatra, psicologa e logopedista), la fa stare al banco da sola da 3 anni (è in terza come la mia, anche se fa il modulo e non il tempo pieno): la scusa è il sostegno, un’ora al giorno… E ogni dì le riempie i quaderni di note, sottolineando come non finisca mai gli esercizi. Dice che non ha niente, che è semplicemente viziata. Viziata lo sarà pure un po’. ma – caspita! – ha un disturbo dell’attenzione, come si fa a non comprenderlo!!! E nel vedere una bimba così vessata, a cui io avrei cambiato classe da tempo, mi rendo conto di quanto sia fortunata la mia. E di come la buona scuola che i politici promettono, in parte, esista già, grazie a tanti professionisti che mettono amore nel proprio lavoro, che sanno regalare con l’esperienza e la passione, un’esperienza e un’ardore alle piccole donne e ai piccoli uomini, adulti di domani forse migliori di noi.
E voi che scuola volete?
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