AIDS: test Hiv in gravidanza per tutte
Il test HIV è importante per tutte le donne in gravidanza, non solo per quelle a rischio. Questa una delle tante cose sottolineate in occasione della Giornata mondiale contro l’AIDS. Il professor Maurizio de Martino, Professore Ordinario di Pediatria dell’Università di Firenze e coordinatore del Registro che dal 1985 raccoglie dati epidemiologici e clinici in anonimato sui bambini con infezione da HIV o nati da madre HIV-positiva (complessivamente sono oltre 11mila), lo dice. “Tutti i medici e i ginecologi devono incentivare l’effettuazione del test HIV in gravidanza ed il test deve essere accessibile a tutte le donne incinta – precisa de Martino – ma si deve anche ricordare alle donne in età fertile che esiste l’infezione da HIV e che questa viene acquisita anche al di fuori delle cosiddette categorie a rischio”. “Le madri – spiega l’esperto – devono sapere che il proprio bambino ha il diritto di nascere sano”. Il test è per tutte. Ricordatelo.
La diagnosi dello stato di infezione deve essere fatta alla madre in gravidanza al fine di effettuare la procedura per ridurre pressoché a zero il rischio di trasmissione al bambino. Ecco perché è fondamentale effettuare il test HIV in gestazione e questo deve essere per tutte.
Nel 2016 120mila bambini sotto i 14 anni sono morti per cause legate all’AIDS. Ogni ora 18 bambini sono colpiti da Hiv. Secondo le proiezioni dello Statistical Update on Children and AIDS 2017 (Aggiornamento statistico sui bambini e l’AIDS) dell’Unicef, lanciato durante la Giornata Mondiale, se questa tendenza dovesse persistere, nel 2030 sarebbero 3,5 milioni i nuovi casi di adolescenti colpiti da Hiv. “E’ inaccettabile che continuiamo a vedere così tanti bambini morire di Aids e che facciamo così pochi progressi per proteggere gli adolescenti da nuove infezioni da Hiv“, dichiara Chewe Luo, responsabile dell’Unicef per l’Hiv. “La diffusione dell’AIDS – aggiunge – non è finita; continua a essere una minaccia per le vite dei bambini e dei giovani. Si può e si deve fare di più per prevenirla”.
“Il controllo e la cura pediatrica dell’Hiv – denuncia l’Unicef – sono indietro: solo il 43 per cento dei bambini esposti all’Hiv riceve controlli durante i primi due mesi di vita, come raccomandato, e la stessa percentuale di bambini con Hiv riceve cure antiretrovirali salvavita”. Secondo l’organizzazione, i progressi compiuti per prevenire nuovi casi di Hiv fra gli adolescenti e migliorare il controllo e la cura fra gli adolescenti sono stati inaccettabilmente lenti. Solo nel 2016, 55mila adolescenti (di 10-19 anni) sono morti per cause legate all’Aids, il 91 per cento dei quali in Africa subsahariana. I dati rivelano una disparità di genere preoccupante: per ogni 5 maschi adolescenti che convivono con l’HIV sono 7 le ragazze della stessa età. “Continuare con progressi così lenti significa giocare con le vite dei bambini e condannare le generazioni future a una vita con l’HIV o l’AIDS, che si poteva prevenire – ha aggiunto il Luo – Dobbiamo agire urgentemente per rafforzare i risultati raggiunti nei decenni passati”.
Il Registro italiano per l’infezione da HIV in pediatria fa sapere che negli ultimi 10 anni oltre 80 neonati hanno contratto il virus HIV dalla madre ma che pure, oggi, può essere prevenuta grazie alla terapia in gravidanza. “Invece gli 82 bambini infettati sono nati in Italia da donne che non avevano fatto il test HIV in gestazione, da donne che hanno rifiutato la terapia o da donne alle quali la terapia è stata sconsigliata. Questo ha comportato il tragico risultato di avere 26 casi di AIDS e 2 decessi. Eventi di questa natura non sono attualmente accettabili, in assoluto, ma ancor di più in un Paese come il nostro ad elevate risorse”, conclude il Professor de Martino.
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