Cancro al seno: maternità possibile
Per curare il cancro al seno bisogna fare cure che possono causare infertilità. Ma la maternità è possibile. Basta rivolgersi a specialisti in grado di utilizzare le tecniche di crioconservazione degli ovociti e del tessuto ovarico.
Il sogno di maternità per chi ha avuto un cancro al seno rimane possibile, lo spiega la Dottoressa Giorgia Mangili.
“Molte cure oncologiche hanno degli effetti collaterali, anche a distanza di tempo, sulla fertilità – sottolinea la ginecologa e oncologa, responsabile dell’Unità di Ginecologia Oncologica Medica dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano a Fanpage – Per questo motivo grazie agli importanti studi che sono stati fatti sulla medicina riproduttiva, si propone alle donne in età fertile che hanno appena ricevuto una diagnosi di cancro al seno, la crioconservazione ovocitaria o la conservazione del tessuto ovarico, in modo che superate le cure e i tempi di messa al riparo da recidive, sia possibile intraprendere un percorso verso la maternità“.
“Ci sono alcune pazienti che seguono dei trattamenti che possono impattare negativamente sulla funzione riproduttiva delle ovaie e altre pazienti che invece sono costrette a seguire delle terapie ormonali (anche molto lunghe, fino a 10 anni) che mettono a riposo le ovaie e inducono una menopausa precoce”, dice la Mangili. ”L’infertilità – sottolinea ancora la dottoressa – quando è causata da una terapia oncologica, è ancora più faticosa da affrontare. Per questo motivo la ricerca si è messa a lavoro per provare ad applicare alcune delle tecniche di medicina riproduttiva anche alle pazienti oncologiche. I primi studi sono stati statunitensi, poi ci sono stati i paesi del Nord e Israele e da qualche anno c’è anche l’Italia”.
Con un cancro al seno è la cura la priorità, ma la maternità rimane possibile e realizzabile. “Oggi abbiamo la possibilità di svolgere questo percorso in tempi molto rapidi. Mentre in un primo momento bisognava aspettare una precisa fase del ciclo mestruale (un’esigenza che poteva scontrarsi con l’urgenza oncologica) oggi non è più così. Si può procedere con la crioconservazione degli ovociti in qualsiasi fase del ciclo e ci vogliono circa 10- 12 giorni. Anche se si tratta di una tecnica ancora sperimentale, la crioconservazione degli ovociti è il metodo più adatto per preservare la fertilità nelle donne con tumore alla mammella”.
“Purtroppo capita che per alcune pazienti la malattia o sintomi rendano impossibile applicare questa tecnica. E poi bisogna anche valutare in base all’età: il limite massimo di solito è fissato a 40 anni proprio perché gli ovociti diminuiscono sia in quantità che in qualità”, chiarisce l’esperta.
Per una gravidanza dopo un parto bisogna aspettare almeno due anni. “Dipende dal tipo di tumore, dallo stadio, dalla prognosi – spiega la Mangili – Di solito i primi due, tre anni sono ad alto rischio di recidiva e perciò, in questo lasso di tempo, è meglio evitare una gravidanza”. Per le donne che invece devono seguire un trattamento ormonale di cinque o dieci anni non bisogna aspettare un periodo così lungo per provare a rimanere incinte: “Il trattamento ormonale può essere sospeso dopo 18/24 mesi per permettere una gravidanza, tramite gli ovociti o il tessuto ovarico crioconservato, e poi riprendere la terapia”.
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