Dieta per rimanere incinta
Se si è in cerca di una gravidanza, bisogna stare attente a ciò che si mangia. Osservare una dieta per rimanere incinta o, comunque, che non impedisca il concepimento. Una delle cattive abitudini delle donne è, pur di essere magre, quella di rinunciare totalmente ai grassi.
Un dieta alimentare per rimanere incinta? In qualche modo sì, per preservare la propria fertilità. “Magre, a volte magrissime, sono convinte di fare la scelta giusta eliminando i grassi dalla loro dieta, quando invece il consiglio che io do a tutte le aspiranti mamme è quello di assumere il 25-30 per cento di grassi nella propria alimentazione, per facilitare il raggiungimento di una gravidanza”, sottolinea a La Stampa Gemma Fabozzi, embriologa, nutrizionista e responsabile del centro B-Woman di Roma.
“Sono sempre più numerosi gli studi scientifici – spiega l’esperta – che dimostrano il ruolo della dieta nel determinare il tempo necessario al raggiungimento della gravidanza, sia in modo naturale che mediante fecondazione assistita”. Una dieta per rimanere incinta prevede nessuna drastica rinuncia.
“Tutti i macronutrienti – carboidrati, proteine e grassi – svolgono un ruolo chiave nelle funzioni riproduttive, in particolare il glucosio e gli acidi grassi sono fondamentali non solo durate tutto il periodo di crescita dei follicoli (circa 90 giorni) ma anche e soprattutto durante la sua maturazione finale ed ovulazione – dice la Fabozzi – Per esempio è stato dimostrato che concentrazioni di glucosio troppo alte o troppo basse possono provocare una ripresa precoce della maturazione del nucleo dell’ovocita, un’alterata maturazione citoplasmatica e delle cellule che lo circondano ed è per questo che la dieta dell’aspirante mamma dovrà apportare sia la giusta quantità di zuccheri, che non sia né troppa né troppo poca, che la giusta quantità e qualità di grassi, utilizzati come fonte energetica durante la maturazione degli ovociti e per la sintesi degli ormoni”.
Moderare gli zuccheri, ma con intelligenza. “Faccio un esempio pratico: lo spuntino ideale di molte mie pazienti era la frutta. E’ sbagliato – spiega – mangiare solo frutta fresca a metà mattina o metà pomeriggio, perché si apportano solamente zuccheri semplici. L’ideale sarebbe appunto accompagnare la frutta fresca con un poco di grassi ‘buoni’: ad esempio affiancare il frutto fresco, rigorosamente di stagione, a 10 mandorle (frutta secca) oppure a mezzo avocado condito con un filo d’olio e limone oppure perché no una coppa di fragole con un cucchiaio di panna fresca non dolcificata. Le mandorle, l’avocado, la panna, sono tutti grassi che rallenteranno l’assorbimento degli zuccheri e aumenteranno il senso di sazietà, evitando di avere nuovamente fame dopo neanche un’ora generando continui picchi di glicemia che a lungo andare possono generare insulino-resistenza”.
“I latticini devono e possono essere presenti nella dieta di una donna in età fertile, ma vanno selezionati con cura e consumati con parsimonia”, sottolinea l’esperta. “Consumare uno yogurt bianco intero o il kefir è un’ottima abitudine, ma se lo acquisto senza grassi e/o alla frutta non solo elimino quella quantità di grassi utili che avrei potuto assicurarmi con la dieta ma non faccio altro che assumere un’ulteriore quantità di zuccheri che poi sono il vero nemico della nostra società, altro che grassi. I grassi, quelli buoni, in realtà sono nostri alleati nel limitare i danni che farebbero gli zuccheri”, aggiunge la nutrizionista.
Se si desidera un figlio, secondo l’esperta, la dieta ideale per rimanere incinta dovrebbe iniziare circa tre mesi prima di cominciare con i tentativi di ricerca naturale insieme al proprio partner, o anche mediante una tecnica di fecondazione in vitro: “Rispettando le abitudini alimentari e individuando eventuali fattori nutrizionali che potrebbero impedire l’ovulazione o compromettere l’impianto embrionale, prolungando così il tempo per il raggiungimento della gravidanza è possibile calibrare la propria alimentazione, con l’obiettivo di fornire protezione antiossidante, ripristinare il microambiente intestinale, mantenere l’equilibrio ormonale e acido-basico, supportare il sistema immunitario, ridurre gli stati infiammatori e, soprattutto, gestire l’equilibrio glicemico”.
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