Bimbi prematuri: controlli da fare dopo nascita

Nov 17
Scritto da Annamaria avatar

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I bimbi nati prematuri oggi hanno sempre più probabilità di sopravvivere. Per garantire a loro e ai genitori una migliore qualità della vita è bene sapere tutti i controlli da fare dopo la nascita.
Nel 1960 il 73 per cento dei bimbi prematuri al di sotto dei 1500 grammi moriva, oggi meno del 15 per cento non ce la fa. E’ importante però conoscere i controlli da fare dopo la nascita. Per questo, in occasione della Giornata Mondiale del bambino prematuro, la Società Italiana di Neonatologia ha messo a punto un documento in cui si fa chiarezza sui controlli da fare dopo la nascita.

“Dopo un approfondito colloquio al momento della dimissione, il bimbo va rivisto a sette, dieci giorni di distanza e poi alle 40 settimane di età corretta, ovvero al momento in cui sarebbe scaduto il termine naturale della gestazione – ha spiegato Mauro Stronati, presidente SIN – Quindi servono controlli a due-tre mesi per valutare eventuali sequele polmonari e neurologiche, a sei-otto mesi per i controlli uditivi, visivi, dell’accrescimento, a dodici-quattordici mesi per il comportamento e il linguaggio, a diciotto-ventiquattro mesi per lo sviluppo cognitivo e motorio e infine a tre anni per una valutazione complessiva che tenga conto anche del quoziente intellettivo. Sono tutte tappe fondamentali, perché riconoscere tempestivamente un problema significa a volte risolverlo senza che abbia conseguenze gravi: se un bimbo ha un deficit di udito riconosciuto a pochi mesi una protesi acustica impedirà che manifesti poi un deficit del linguaggio”.
“Nei bimbi che pesano meno di 1500 grammi, quelli cioè più “critici” per cui servono maggiori attenzioni, non è diminuita solo la mortalità ma si sono drasticamente ridotte anche le ripercussioni della prematurità sulla salute a lungo termine – ha continuato il medico – Negli anni ’60 i sopravvissuti senza sequele erano il 26.8 per cento, oggi sono l’84. Esiti lievi o moderati riguardavano il 52 per cento, oggi soltanto l’11; conseguenze gravi si vedevano nel 22 per cento dei bimbi, oggi appena nel 5 per cento. Il salto di qualità c’è stato, evidente”.

Gli specialisti puntano sulla “golden hour”, la prima e decisiva ora dopo la nascita: nei piccoli nati dopo meno di 32 settimane di gestazione le procedure messe in atto nei primi sessanta minuti possono essere fondamentali. Bisogna scegliere l’ospedale “giusto” dove far nascere i propri figli. “Se non ci sono fattori di rischio basta un buon ospedale attrezzato, ma se si sospettano o ci sono elementi che potrebbero portare a una nascita pretermine è bene optare per una clinica che offra la terapia intensiva neonatale – ha precisato Stronati – Certo, c’è sempre la possibilità di un trasporto, meglio se a parto non ancora avvenuto; tuttavia non tutte le Regioni italiane sono attrezzate per garantirlo. Meglio non rischiare se la probabilità di un parto pretermine è elevata, come accade sempre più spesso, oggi, a causa dell’aumento del numero di mamme con fattori predisponenti: malattie acute o croniche in atto come l’ipertensione, l’abuso di alcol, fumo o droghe, la malnutrizione e soprattutto l’età superiore ai 35 anni favoriscono una nascita prima del tempo. Lo stesso accade a causa del maggiore impiego di tecniche di fecondazione assistita, che spesso portano alla nascita di gemelli: quando nell’utero c’è più di un bimbo è quasi inevitabile che il parto sia anticipato”.
Si vuole dare una qualità della vita più che buona per i bimbi prematuri e le loro famiglie. “E’ questo ora il nostro obiettivo, visto che abbiamo ridotto tantissimo la mortalità e gli esiti negativi della prematurità – ha osservato Stronati – I genitori sono in ansia, hanno paura, la mamma si sente spesso in colpa; dobbiamo tenere conto di tutta questa sofferenza e trovare metodi per aiutare le famiglie e garantire loro il sostegno di cui hanno bisogno. Alcune risposte, già sperimentate, possono essere ad esempio la linea telefonica aperta 24 ore su 24 con i neonatologi o far venire il pediatra di famiglia in clinica prima delle dimissioni almeno per i bimbi più complessi, così da assicurare una maggiore continuità assistenziale dopo l’ospedale. Quel che conta è ricordare che non abbiamo a che fare con pazienti, ma con figli: prenderci cura di loro e delle loro famiglie garantendo una migliore qualità di vita nel difficile percorso della prematurità è doveroso e necessario”.

I disturbi che possono colpire chi nato prima del tempo sono tanti e sono causati dallo sviluppo incompleto dell’organismo al momento della nascita: sono più frequenti per esempio malattie infettive e polmonari, ma anche retinopatie o problemi cerebrali.

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