Covid: non separare mamma e neonato
Il Covid non deve separare mamma e neonato. Il Prof. Fabio Mosca, Presidente della Società Italiana di Neonatologia (SIN), interviene a supporto dello studio internazionale “COVID Mothers Study”, coordinato dall’Harvard Medical School di Boston e alla cui realizzazione hanno collaborato, tra gli altri, l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e UNICEF Italia, recentemente pubblicato sulla rivista americana Breastfeeding Medicine. I dati dello studio attestano che quasi l’80% delle mamme risultate positive al Covid ha vissuto con angoscia la separazione dal figlio e che il 29% di esse non è stato in grado di allattare una volta riunite con i loro bambini.
Non è accettabile: il Covid non può e non deve separare mamma e neonato. “La mamma positiva al Covid-19, che usa le opportune misure di precauzione, ha un rischio molto basso di contagiare il neonato. Se ha sintomi lievi è perciò possibile evitare la separazione dal suo bambino, poiché i benefici del rooming-in e dell’allattamento materno sono maggiori del rischio di contagio. E’ così che le nostre neonatologie, sin dall’inizio della pandemia, hanno scelto di tenere insieme la diade mamma-neonato, diversamente da quello che accadeva in Cina e negli Stati Uniti, dove madre e figlio venivano separati in modo sistematico”, sottolinea Mosca.
Con le opportune precauzioni, la mamma positiva al Covid-19 può abbracciare il suo piccino appena nato e vivere l’esperienza del contatto pelle a pelle, che favorisce il bonding e il buon avvio dell’allattamento. La mamma ha così la possibilità di attaccare subito il bimbo al seno e procedere anche nei giorni successivi con l’allattamento a richiesta. La vicinanza con i genitori, di cui è dimostrata la capacità curante, è fondamentale anche per i nati prematuri. Occorre pertanto sostenere il più possibile la “Zero separation”, la campagna promossa da EFCNI European Foundation for the Care of Newborn Infants e supportata dalla SIN e da tante altre società scientifiche ed associazioni in tutto il mondo.
Con lo scoppio della pandemia, la SIN ha anche attivato un Registro Nazionale, che raccoglie i dati clinici derivanti dall’ assistenza dei neonati nati da madre affetta da Coronavirus e i dati derivanti dal contagio entro il primo mese di vita. “Sulla base degli ultimi risultati del nostro registro – continua il Presidente della SIN – il rischio di trasmissione postnatale da madre positiva a bambino durante il rooming-in risulta essere inferiore al 5%. Di 1414 neonati nati da madre positiva nell’anno 2020, 448 hanno richiesto cure in TIN o Patologia neonatale, spesso a seguito della gravità del COVID materno o della loro prematurità (sempre riconducibile all’infezione materna in gravidanza, o alla necessità di seguire l’adattamento neonatale dopo un parto mediante TC o, nella fase iniziale della pandemia, per la volontà di verificare lo stato di salute del neonato in una situazione clinica ancora poco nota). Dei restanti 966 neonati, che erano asintomatici alla nascita e durante la degenza in ospedale, ben l’88,3% non è stato separato dalla mamma e ha effettuato il rooming-in e circa il 70% è stato allattato con latte materno, suggerendo una buona gestione da parte delle Neonatologie italiane, con adesione alle indicazioni della SIN. E’ ormai ben stabilito come le mamme con infezione da Coronavirus in corso, ma in buone condizioni cliniche e disponibili a prendersi cura dei propri bambini, vadano incoraggiate a farlo, dopo essere state ben istruite sulle misure preventive da adottare, come il lavaggio delle mani e l’utilizzo della mascherina”.
Il Covid non deve stravolgere per forza tutto: non deve separare una mamma e il suo tenero neonato.
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