Induzione al parto

Io ho fatto l’induzione al parto. La mia bebè era già abbastanza grande, essendo il primo figlio alla 38a settimana hanno deciso così.
La mia induzione al parto è stata molto tranquilla e programmata: sapevo che quel giorno, il 18 dicembre 2006, Bibi sarebbe nata. Ma quand’è che si rende necessaria l’induzione al parto?
L’induzione al parto avviene:
Se si è in ritardo e se non c’è nessun segno di azione da parte dell’utero, soprattutto dopo le 42 settimane di gravidanza;
Quando posso insorgere complicazioni: condizioni come il diabete gestazionale, curva glicemica alterata in gravidanza, problemi con la placenta o il liquido amniotico;
Se le ‘acque si rompono’ ma le contrazioni non sono cominciate entro le 24 ore;
Se il bambino è abbastanza maturo per venire alla luce;
Se si vive molto lontano dall’ospedale. In questo caso si parla di induzione elettiva del travaglio, il parto è programmato.
L’induzione al parto non è pericolosa. Rarissime le complicazione, che però, vi avverto, bisogna pur mettere in conto. Nella peggiore delle ipotesi le complicanze potrebbero essere:
Infezione nella madre o nel bimbo;
Rottura dell’utero;
Cambiamenti nella frequenza cardiaca fetale o problemi inerenti al cordone ombelicale;
La morte del feto.
L’induzione al parto è fatta in ospedale con medicinali. Una specie di induzione al parto può avvenire anche con metodi naturali.
Le lunghe passeggiate, salire e scendere le scale aiuta il bambino ad avvicinarsi al canale del parto e a dilatare il collo dell’utero attraverso la pressione. Il sesso può essere molto utile per indurre il parto perché nello sperma c’è un’alta concentrazione di prostaglandine, ormone che spinge i muscoli uterini a contrarsi. Utile pure la stimolazione dei capezzoli che possono spingere l’utero a contrarsi. Anche i cibi piccanti fanno rilasciare dal corpo il prostaglandine durante il processo digestivo.
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