Parto in casa meno sicuro che in ospedale
Il parto in casa è meno sicuro che quello in ospedale. Secondo uno studio israeliano il rischio di mortalità del neonato cresce di oltre due volte e mezzo rispetto al secondo. “Nonostante gli avanzamenti tecnologici, il parto è inevitabilmente un momento ad alto rischio per mamma e bebè; in clinica però è possibile monitorare entrambi ed essere pronti a intervenire subito in caso di bisogno. In passato la differenza fra partorire in casa o in ospedale era meno evidente, perché le conoscenze mediche erano inferiori; oggi è netta”, spiega l’autore della ricerca, Eyal Sheiner dell’università del Negev.
Il parto in casa, che sembra piacere molto a tante mamme, rimane meno sicuro che in ospedale. Fabio Mosca, presidente della Società Italiana di Neonatologia, spiega: “Da un lato ci sono i sostenitori del comfort, della demedicalizzazione di un evento quasi sempre fisiologico (ma la conferma c’è solo quando il bambino è già nato), del rispetto dell’autonomia decisionale della donna; dall’altro i sostenitori della sicurezza per mamma e figli”.
Rimane convinto che il parto in casa sia meno sicuro che in ospedale. “Partorire a casa aumenta il rischio di morte neonatale perché non è possibile controllare attentamente parametri clinici e strumentali come in ospedale e soprattutto, in caso di emergenza, non si può intervenire tempestivamente e in maniera adeguata. La Società Italiana di Neonatologia continua a sostenere che l’ospedale è il posto più sicuro dove partorire: farlo in casa espone mamma e neonato a rischi maggiori e imprevedibili. Siamo tuttavia altrettanto convinti che il parto vada demedicalizzato, per garantire “l’intimità” delle mura domestiche anche in ospedale, per esempio favorendo il contatto pelle a pelle subito dopo la nascita, il rooming-in durante la permanenza in ospedale e l’allattamento al seno”, sottolinea il neonatologo.
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