Parto: placentofagia
Come tutte sappiamo, la placenta è un annesso fetale che ha molte funzioni. Dopo il parto viene espulsa in quanto ha terminato la sua funzione. Espulsa ma da molti non più gettata. La placentofagia è la scelta che sta sempre più prendendo piede di mangiare la placenta o il suo estratto dopo il parto con la convinzione, non comprovata però, che questa faccia bene all’epidermide, all’umore della neo mamma e rafforzi persino il rapporto con il neonato, dato che contiene ormoni, minerali, vitamine e amminoacidi.
La placentofagia, pratica che avviene chiaramente e come già detto dopo il parto, ridurrebbe il rischio di depressione post partum. Il ferro presente nella placenta aiuterebbe a ripristinare i livelli plasmatici nel sangue materno e la concentrazione dell’ormone della prolattina favorirebbe la montata e la produzione del latte materno.
Per praticare la placentofagia, trend in voga soprattutto negli States, bisogna essere in grado prima di conservare e poi consumare la placenta. Dopo essere stata lavata accuratamente, questa va conservata in frigorifero e può essere consumata ingerendone piccoli pezzi frullati con frutta e latte per poterne nascondere il sapore. Un’altra tecnica è l’essiccazione: deve essere lavata, fatta scolare per eliminare i liquidi in eccesso, cotta al vapore con limone e zenzero e infine essiccata in forno per qualche ora.
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