Partorire con il gas esilarante
Mettere al mondo un bebè atterrisce? Non tutte. Alcune scelgono il parto naturale, altre però di farlo con l’epiurale, altre chiedono il cesareo, anche quando non è necessario. Sappiate che si può partorire anche con il gas esilarante.
Partorire con il gas esilarante può essere un’idea non poi così bizzarra. Il gas esilarante aiuta a resistere al dolore. Gli inglesi la chiamano anestesia ‘soft’ perché non è invasiva come l’epidurale e può essere decisa all’ultimo momento, quando la futura mamma si sente esausta durante il travaglio.
Il protossido d’azoto, una miscela di gas medici con proprietà analgesiche e rilassanti, aiuta a partorire con meno dolore. Il gas esilarante ha anche proprietà ansiolitiche, regala alla paziente uno stato di calma che le dà una mano al momento della fuoriuscita del bambino. Viene utilizzato quando si entra nella fase dilatante e le contrazioni hanno una maggiore intensità e frequenza.
“Il gas esilarante non presenta effetti collaterali o rischi per mamma e bambino. La partoriente rimane sveglia e vigile, non perde mai la propria mobilità e ha il controllo della propria muscolatura – chiarisce Michele Tarantini, responsabile del Reparto di ostetricia dell’Istituto clinico Città di Brescia – quindi può partecipare attivamente a tutte le fasi del travaglio e non perdersi nemmeno un minuto dell’esperienza di diventare madre”.
“L’aspetto più interessante del suo utilizzo – dice l’esperto – è quello di essere on-demand: la partoriente può decidere quando azionare la valvola che regola il fluire del gas nella mascherina posizionata su naso e bocca. La futura mamma è quindi libera di tenere sotto controllo il proprio livello di dolore in modo autonomo e mirato”.
Il gas esilarante è usato nel Regno Unito, negli Stati Uniti e in Australia. Da qualche anno è usato non solo a Brescia, ma pure in altri ospedali italiani, come la Clinica Mangiagalli, l’Ospedale Buzzi a Milano, l’Ospedale Careggi di Firenze, l’Ospedale Sant’Andrea di Vercelli, l’Ospedale SS. Pietro e Paolo di Borgosesia, il Santo Spirito di Casale Monferrato, il Moriggia Pelascini di Gravedona e Uniti, gli ospedali di Castelfranco Veneto e Montebelluna e il Policlinico Umberto I a Roma.
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