Violenza ostetrica
Quando si lascia sola una madre dopo il parto, si parla di violenza ostetrica. In occasione della Giornata mondiale della Salute mentale materna, la psicoterapeuta Valeria Fiorenza Perris, Clinical Director del servizio di psicologia online Unobravo, mette in guardia dei rischi. “Tutelare le madri significa tutelare il futuro”, dice a Luce!.
La violenza ostetrica coinvolge più del cinquanta per cento delle mamme. “Già dalla gravidanza – spiega la Perris – la donna si trova a vivere profondi stravolgimenti fisici e psicologici. Per questo, il periodo gravidico e postnatale rappresenta per molte un momento di grande fragilità emotiva in cui, spesso, può verificarsi un’alternanza tra felicità e sentimenti ambivalenti, quali dubbi, incertezze, ansie e, persino, paure. Tali sensazioni possono essere difficili da accettare e, se non elaborate correttamente, divenire fattori di rischio per la salute mentale della donna e avere anche importanti implicazioni sulla coppia, sul feto e sull’intero sistema familiare”.
“Un figlio è sano se anche la sua mamma sta bene. Pertanto, solo proteggendo questa delicata fase di vita della donna e il suo benessere emotivo è possibile tutelare e preservare la salute del bambino. Recenti studi – puntualizza Perris – dimostrano che stress prolungati in gravidanza e nel post parto possono alterare i profili di alcuni parametri ematochimici materno-fetali, e avere conseguenze sia sulla condizione mentale della madre che sullo sviluppo emotivo, cognitivo e relazionale della nuova vita che ha in grembo. Anche il momento del parto risulta essere determinante. Un’esperienza negativa può, infatti, lasciare un segno profondo nel vissuto personale della neomamma. Inoltre, è comprovato che le donne che subiscono un trauma durante il parto abbiano molte più possibilità di sviluppare una depressione perinatale”.
“Nel 1985, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato una lista di raccomandazioni sulle modalità di assistenza al travaglio, al parto e al post partum, poi aggiornata nel 2018. Nel documento sono indicate in modo preciso e puntuale le pratiche ritenute appropriate ed efficaci e quelle, invece, sconsigliate, perché intrusive e potenzialmente persino dannose – spiega l’esperta – Ciò nonostante, sono ancora moltissime le strutture sanitarie, nel nostro Paese e nel mondo, che non si attengono alle esortazioni dell’Oms e che, basandosi su protocolli interni spesso obsoleti, mettono in atto un’assistenza standardizzata, meccanica, aggressiva e irrispettosa delle volontà e dei diritti delle madri. È essenziale invece che, per ogni parto, sia garantito un livello appropriato di assistenza ostetrica e cure attente ai bisogni fisici e psichici della mamma e del suo neonato. Dare alla luce un figlio è un’esperienza unica e intensa. Proprio per questo, a nessuna madre dovrebbe essere negato il diritto di vivere un momento tanto importante secondo il proprio modo di essere e di sentire. E’ fondamentale promuovere una cultura della nascita più consapevole, rispettosa e pensata per le esigenze di ciascuna donna. Infatti, se, da un lato, la medicalizzazione e i protocolli sanitari hanno contribuito a ridurre l’incidenza di complicanze – assolutamente auspicabile soprattutto in presenza di fattori di rischio – dall’altro, iscrivere il parto all’interno di una routine standardizzata rischia di svuotare un evento tanto straordinario della sua unicità e del suo senso più profondo”.
Su cosa sia la violenza ostetrica, la Perris chiarisce: “La ONG Save the Children la definisce come ‘un insieme di comportamenti che hanno a che fare con la salute riproduttiva e sessuale delle donne, come l’eccesso di interventi medici, la prestazione di cure e farmaci senza consenso o la mancanza di rispetto del corpo femminile e per la libertà di scelta su di esso’. La violenza ostetrica costituisce, quindi, una violazione dei diritti sessuali e riproduttivi e un grave rischio per l’integrità fisica e mentale della donna.Benché tali circostanze possano presentarsi durante tutto l’arco della vita femminile, è comprovato che esse si verifichino con maggior frequenza e intensità durante il percorso nascita, che riguarda le fasi della gravidanza, del parto e del puerperio”.
E’ considerata violenza ostetrica anche lasciare sola una donna dopo il parto: “Sì, anche questa può essere considerata una forma di violenza ostetrica. Molto spesso, infatti, le madri vengono lasciate completamente sole fin dai primi momenti dopo il parto, senza che nessuno verifichi regolarmente le condizioni di salute fisica o psicologica loro e del neonato. Si tratta di un problema molto diffuso, come confermato anche da recenti studi scientifici, tra cui quello condotto dall’Istituto Burlo Garofalo di Trieste, Centro Collaboratore Oms per la Salute Materno Infantile”.
La Perris conclude: “E’ fondamentale che si crei una coscienza diffusa del fenomeno. Il primo passo per eliminare questa forma di violenza è far sì che le donne acquisiscano maggiore consapevolezza dei propri diritti e che siano messe nelle condizioni di riconoscere i campanelli d’allarme di questo fenomeno e, soprattutto, non abbiano timore di far sentire la propria voce e denunciare, qualora necessario. Diventare madri è un’esperienza unica e straordinaria. Insieme alla gioia, possono però emergere anche incertezze, dubbi e paure. Per vivere al meglio la maternità è importante, per prima cosa, informarsi e prepararsi adeguatamente. In questo senso, i corsi preparto costituiscono una risorsa preziosissima. E’, inoltre, fondamentale che ciascuna neomamma possa contare su una solida rete di sostegno, costituita da partner e familiari, ma anche dal personale sanitario coinvolto nel percorso nascita, quali ginecologi, ostetriche, consulenti dell’allattamento e pediatri. Tutte queste figure che orbitano attorno alla neomamma hanno il compito non solo di aiutarla nella gestione dei propri bisogni fisici e di quelli del bambino, ma anche di accoglierla, ascoltarla e comprenderla. Per poter vivere con più consapevolezza la maternità e i cambiamenti fisici ed emotivi ad essa connessi, può risultare molto utile rivolgersi a un professionista della salute mentale perinatale. La psicologia perinatale si occupa infatti di promuovere e tutelare il benessere di mamma e bambino durante tutto il percorso nascita”.
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