La salute dei bambini
In occasione della Giornata Mondiale del Bambino e dell’Adolescente, che si celebra oggi, 20 novembre, gli esperti della Società Italiana Pediatria fanno il punto riguardante la salute dei bambini. Non c’è da gioire. A essere messo a rischio è il benessere psico-fisico dei piccoli.
Su la salute dei bambini ci sono anche buone notizie: in Italia il tasso di mortalità è tra i più bassi al mondo, grazie all’alto standard delle cure pediatriche. Ma ci sono criticità evidenti che sono dovute anche agli ultimi anni in cui a farla da padrone è stata la pandemia che abbiamo tutti vissuto.
“Vediamo una crescita dei disturbi d’ansia e depressione, soprattutto a partire dalla pandemia. Secondo la letteratura internazionale, 1 adolescente su 4 oggi mostra sintomi di depressione, e 1 su 5 soffre di disturbi d’ansia, una condizione che porta con sé rischi e vulnerabilità che richiedono attenzione. Le recenti cronache ci ricordano quanto questo disagio sia ormai diffuso: dagli episodi di isolamento volontario (hikikomori), che riguardano oltre 60.000 adolescenti italiani, ai tragici fatti di violenza giovanile legati a dinamiche di esclusione sociale e mancanza di supporto familiare. Non meno allarmante è l’aumento dell’uso di alcol tra i minorenni, facilitato dalla reperibilità di bevande a basso costo”, spiega Annamaria Staiano, Presidente SIP.
A mettere a rischio la salute dei bambini ci pensa anche la povertà: i dati sono sotto gli occhi di tutti, oltre 1 milione e 295 mila di minori in Italia sono in condizioni di povertà assoluta. Questa condizione riguarda il 15,5% dei minori al Sud e il 35% dei nuclei familiari stranieri. “La povertà aumenta la vulnerabilità dei bambini a malattie, problemi di sviluppo e disturbi psicologici, con effetti che spesso persistono nell’età adulta”, sottolinea Mario De Curtis, Presidente del Comitato per la Bioetica della SIP.
La disuguaglianza tra Nord e Sud deve azzerarsi, anche se non è facile. “La carenza di fondi e di personale, unita a un sistema organizzativo non sempre adeguato alle esigenze attuali, impedisce al SSN di garantire un accesso equo e tempestivo a tutti. Le disuguaglianze sanitarie rischiano di aggravarsi ulteriormente con la legge sull’autonomia differenziata, penalizzando soprattutto il Mezzogiorno, le aree interne e le famiglie in difficoltà economica”, afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE.
Bambini: dipendenza digitale
Come sconfiggere la dipendenza digitale nei bambini, sempre più ‘catturati’ dai dispositivi e quindi con lo sguardo fisso su uno schermo? Un libro di una giornalista e scrittrice canadese ci aiuta.
Katherine Johnson Martinko ha scritto “Bimbi off line. Consigli pratici per tenere i bambini lontani dagli schermi” di Terranuova editore. Il Fatto Quotidiano parla di questo libro e di come dia utili consigli sulla dipendenza digitale dei bambini e come annientarla in qualche modo.
“Nel libro ci sono tantissimi consigli, divisi per fasce di età. Si parte dal non esporre mai i bambini a qualsiasi schermo sotto i due anni a spegnere la tv quando il bambino piccolo è nella stanza. Sempre per i più piccoli, il suggerimento è di farli giocare con sabbia, erba, pietre lisce, pezzetti di legno, neve, terra o giocattoli privi di batterie. Fondamentale dargli tanti libri illustrati e leggerglieli, anche ripetendo più volte lo stesso”, si legge.
“Per i più grandi, l’autrice suggerisce di riempire la casa e il giardino di oggetti per giocare, dal cesto di basket allo skateboard, dalla bicicletta, alle corde. E poi Lego, macchinine, case delle bambole, pupazzi, giochi in scatola, costumi per travestirsi, cuscini e coperte. Una buona idea può essere quella di occupare i pomeriggi con attività sportive e musicali, senza però sovraccaricare le loro giornate”.
“L’autrice dà altri numerosi suggerimenti: si può comprare un Light Phone, una specie di telefono che manda messaggi e ha il Bluetooth ma non social media e internet. All’idea che il cellulare sia fondamentale per chiamare casa in caso di ritardi, l’esperta risponde che si può insegnare ai bambini a chiedere ad adulti per strada di poter usare il telefono se devono comunicare. Un’altra buona pratica è tenere in casa solo il computer, rendendolo l’unico dispositivo al quale poter accedere anche per seguire gli amici sui social network, ma non in maniera ossessiva come lo smartphone”.
“Per chi invece ha deciso di dare il cellulare al proprio figlio, viene suggerita l’installazione del parental control ma non di nascosto: ‘Spiegate a vostro figlio cosa state facendo e perché’. Altra buona idea: meglio usare, e far usare ai propri figli, piattaforme dove i post scompaiono, come le storie sulle varie app, piuttosto che quelli che restano per sempre”.
“Ma più importante di tutto, sottolinea l’autrice, è sviluppare al massimo l’autonomia dei ragazzi, concedere loro più libertà possibile, spingerli a prendere la patente, usare i mezzi pubblici: ciò consentirà loro di poter fare tante cose diverse senza essere chiusi in casa. ‘Serve trovare un equilibrio tra la riduzione al minimo dell’esposizione agli schermi e la valorizzazione massima delle relazioni sociali’, scrive. Meglio mettere da parte i timori che possa accadere qualcosa ed evitare anche tracciamenti e geolocalizzazione sfinenti con app o chiamate continue”.
“La giornalista consiglia di fare un ‘tech shabbat’, un giorno completamente privo di collegamenti ai vari dispositivi. Sicuramente utile, anche, parlare con gli insegnanti, spiegando le proprie preoccupazioni e il desiderio che il proprio figlio/a non faccia attività legate ai tablet, specie se piccolo/a. Insomma, l’obiettivo di fondo è quello di abbandonare la paura dell’essere esclusi o FOMO (Fear of Missing Out), adottando l’idea del JOMO (Joy Of Missing Out), la gioia di essere ‘esclusi’”.
“Quando l’uso degli schermi è ridotto al minimo, e considerato come strumento utile, “la vita è qualcosa che può accadere, energia che prende la forma dell’avventura e del desiderio di sapere, della presenza fisica e del gioco, di connessioni e legami familiari profondi”, conclude l’autrice”.
Sessualità da genitori
La sessualità cambia da genitori. Per far sì che la passione non si affievolisca e vada via via scomparendo, si possono mettere in pratica alcune strategie. Emmanuele A. Jannini, professore di Endocrinologia e Sessuologia Medica all’Università di Roma Tor Vergata, a Today dà dei consigli.
Il presidente dell’Accademia Italiana della Salute della Coppia sulla sessualità da genitori è molto pratico. Per far sì che tutto non si disgreghi dice: “Perché la dimensione di intimità possa somigliare molto a quella precedente, si devono mettere in atto due strategie fondamentali. Una di tipo preventivo. Un’altra di tipo terapeutico. Quella di tipo preventivo consiste nel fare sesso durante tutta la gravidanza fino a un’ora prima delle doglie. Se non ci sono minacce d’aborto o rare condizioni a rischio che il ginecologo esperto saprà riconoscere. Questo è un modo molto intelligente, molto giusto, molto adatto per conservare quel meccanismo di intimità che altrimenti la coppia perderebbe per 9 mesi e oltre, considerando il puerperio. E’ molto più facile che le cose vadano bene dopo il parto se si è prevenuto il distacco”.
“La terapia, invece, consiste nel collocare il papà e la mamma sullo stesso piano nei confronti del figlio, in un triangolo amoroso dove i genitori amano il figlio prima di tutto come genitori, come coppia, e poi come singoli. Una sorta di processo mentale che faccia capire che non ci deve essere un rapporto esclusivo mamma-figlio o papà-figlio ma genitori-figlio. Un lavoro difficile soprattutto per la mamma che tende ad avere molto facilmente un rapporto privilegiato con il figlio, ma che deve imparare a collocarsi in una posizione paritaria con l’altro membro della coppia”, aggiunge.
E continua: “Questo lavoro di astrazione mentale è estremamente importante per la coppia ma ancor più per il figlio stesso. Così impara il prima possibile ad essere un’entità altra che ha di fronte a sé un’unità d’amore costituita da due genitori. Il figlio sarà più sano dal punto di vista emotivo, sentimentale, e in futuro anche sessuale, quanto più avrà compreso di avere di fronte a sé una coppia, non un papà e una mamma”.
“Dal piano cognitivo passiamo al piano pratico. Ove sia possibile, la rimozione della culla dal talamo è la cosa da fare il più precocemente possibile. Prima avviene, meglio è. Dopo i primi tre mesi è raccomandato spostare la culla dalla camera da letto, quando il bambino ancora non è nelle condizioni di poter protestare. E’ un passo importante da compiere sia per il bambino, che dopo un po’ di spavento imparerà a dormire da solo, sia per la coppia. Il bambino deve capire, ancora prima di poter capire, di essere una terza persona. E non un simbionte della madre, ma, appunto, un figlio. Studi dimostrano che questo passaggio facilita nel bimbo, soprattutto se è maschio, il suo sviluppo psico-sessuale”, precisa ancora, sempre in riferimento alla sessualità da genitori.
Impatto infuencer sull’alimentazione giovani
L’impatto degli influencer sull’alimentazione dei giovani pare devastante. Da una ricerca appare evidente che 3 su 4 dei ragazzi aspira un corpo come quello dei loro idoli. La metà di questi cambia dieta pur di raggiungere l’obiettivo.
La ricerca, condotta da Skuola.net con l’Associazione Nazionale Di.Te. (Dipendenze tecnologiche, Gap, Cyberbullismo) su un campione di 1.668 ragazze e ragazzi tra i 9 e i 24 anni mette in evidenza quanto l’impatto degli influencer possa essere dannoso. Sull’alimentazione dei giovani provoca un vero uragano.
Open scrive: “Secondo lo studio, più di 3 ragazzi su 4 tendono a confrontare il proprio corpo con i modelli di bellezza proposti dai social, in particolare dagli influencer. Tuttavia, questa costante esposizione a corpi ‘perfetti’, spesso idealizzati e filtrati, ha una serie di conseguenze. Quasi la metà degli intervistati (46%) ha cambiato la propria dieta nel tentativo di raggiungere standard di bellezza proposti online. Il 45%, inoltre, ha comprato prodotti per la bellezza e la forma fisica pubblicizzati sui social. Dietro questi numeri, si cela un problema più profondo: un rapporto malsano e disfunzionale con il proprio corpo e una crescente insicurezza che porta molti giovani a evitare occasioni sociali”.
E ancora: “Il 40% degli intervistati ha confessato di aver evitato eventi pubblici perché si sentiva a disagio con il proprio aspetto fisico. Questa percezione negativa del corpo peggiora con l’età. Mentre il 31% dei ragazzi tra i 9 e i 14 anni ammette di aver evitato uscite per insicurezze legate all’aspetto, la percentuale sale al 43% tra i 15 e i 19 anni, fino a toccare il 60% tra i 20 e i 24 anni. Questo disagio è amplificato dall’uso dei social, dove il 27% dei giovani non è mai soddisfatto di come appare nelle foto che pubblica. E il 34% evita del tutto di condividere immagini per paura del giudizio degli altri”.
La situazione che emerge è terrificante. L’impatto degli influencer sull’alimentazione dei giovani crea sfaceli. Noi adulti siamo i primo che dobbiamo insegnare ai nostri figli che l’apparenza inganna e che la bellezza sta nell’imperfezione.
Decluttering
C’è chi lo chiama, anche in Italia questa figura si sta facendo strada, ossia l’esperto di decluttering, che ti libera la casa del di più. Il termine, del resto, deriva dal verbo inglese to declutter e significa “mettere in ordine”.
Come fare il decluttering tra le nostre quattro mura. Sonia Weiser, svolge proprio questa professione, regala qualche consiglio utilissimo soprattutto ha famiglia e accumula non solo suoi oggetti, ma pure quelli legati ai bambini, che però crescono… “Ogni situazione individuale ha bisogno di una serie di linee guida personalizzate, non solo per tenere sotto controllo la roba in sé, ma anche per assecondare le idiosincrasie di ognuno. I nostri cervelli funzionano tutti in modo diverso, ciò che ha senso per alcuni di noi può non venire in mente ad altri”, dice a Business Insider la declutter.
Tra i consigli di Sonia, uno su tutti: “Non acquistate montagne di contenitori e organizer. E’ inutile comprare queste cose, altrimenti verrete sommersi da contenitori che magari poi non serviranno a nulla”. “Affrontate prima gli armadi e i cassetti – continua – Avrete sicuramente uno o più “cassetti delle cianfrusaglie”. Analizzare gli oggetti pezzo per pezzo: “Divideteli in base a ciò che volete tenere, a ciò che volete donare e a ciò che volete buttare. Se volete donarlo, mettetelo in un sacchetto. Se volete cestinarlo, gettatelo immediatamente nella spazzatura. Se volete tenerlo, rimettetelo a posto”. E conclude: “Quando avrete finito, scoprirete quanto spazio avete già a disposizione. Vedete? Non vi servivano tutte quelle scatole!”.
Col decluttering non bisogna essere troppo sentimentali o nostalgici: “Una buona parte di ciò che faccio per le persone è insistere finché non riconoscono che non hanno bisogno di tenere tutto ciò che un tempo aveva un significato”. Biglietti di auguri, lavoretti dei bimbi, ridurre tutto al minimo e, se si butta, ma ci si tiene, fotografarlo.
“E’ incredibile la quantità di imballaggi e manuali di elettrodomestici ed elettronica che ho visto: buttate tutto. Per quanto riguarda i manuali verificate se sono presenti sul sito web dell’azienda e scaricate i PDF in una cartella del vostro computer. Se non si trovano online, fotografate le istruzioni che vi servono e sbarazzatevi della copia cartacea”.
Poi sui vestiti, quelli che si conservano per anni e anni: “Levateli, dateli a qualcuno a cui possono servire e tenete solo quello che vi sta bene ora, conservare vestiti di misure minori raramente giova alla vostra psiche”.
Torta castagne e cioccolato
Come si suol dire, addolciamo l’autunno. Soprattutto se il tempo rimane così piovoso: quest’anno il clima estivo ci ha salutato presto, ahimè. Ma possiamo far gioire i piccini, immalinconiti dai ritmi scolastici, tra impegni extra, ore in aula e compiti, con un bel dolce. La torta castagne e cioccolato può fare al caso loro. Come si prepara?
Per fare la torta castagne e cioccolato in casa occorre avere:
50 grammi di Farina
50 grammi di Zucchero di canna
50 grammi di Burro
40 grammi di Castagne lessate
40 grammi di Marmellata di rosa canina
25 grammi di Cioccolato
2 Tuorli di uova
1 Albume di uova
1 cucchiaio di Latte
Sale
Burro e farina per lo stampo
Non è affatto complicato. Iniziamo sbriciolando le castagne. Poi grattugiamo il cioccolato. In una ciotola capiente lavoriamo a lungo lo zucchero con il burro, uniamo quindi i due tuorli di uova, la farina, un cucchiaio di latte, le castagne, il cioccolato. Infine montiamo a neve l’albume con un pizzico di sale e aggiungiamolo.
Mescoliamo con grande delicatezza l’impasto, quando sarà tutto ben amalgamato, versiamolo in uno stampo, non dimenticando, però, di averlo unto di burro e infarinato in precedenza, per evitare che il dolce si attacchi. Inforniamo a 175 °C per circa mezz’ora. Se non siamo sicuri della cottura, facciamo la classica prova stecchino. La torta castagne e cioccolato sarà pronta: l’ultimo tocco sarà una spennellatela con la marmellata di rosa canina, poi potremo servirla.
Durare come coppia
Quando si pensa a un bambino, si deve anche capire come durare come coppia. La psicologa Nicole LaPera, molto conosciuta sui social, regala i suoi consigli in merito. Per lei ci sono sette comportamenti sani che aiutano a durare come coppia.
Cosa fare, quali azioni mettere in pratica per durare come coppia? L’esperta è chiara: accettare l’altra persona con pregi e difetti, senza volerla per forza cambiare. Prima ancora accettare se stessi, avere un buon rapporto con il proprio io dà una mano ad accettare l’altro.
Il secondo consiglio della psicologa è attraversare insieme i momenti ‘no’. Le difficoltà capitano a tutti in un rapporto, se si riesce a superarle uniti, si può andare sicuramente lontani. Terza ‘dritta’: essere amici. Conservare il dialogo, il confronto, le confidenze. Non isolarsi mai insomma.
Per LaPera in un legame a due, per non arrivare alla rotytura, andrebbero coinvolti il meno possibile i parenti di entrambi. I problemi rimangono confinati tra la coppia, anche perché si potrebbero creare scontri inutili in questo modo. Capitolo Liti: capitano a tutti, ma devono essere costruttive, senza lasciare rabbia e frustrazione, che porta alla fine dell’amore. Aprirsi è un’altra chiave: esternare, ma sempre per venirsi incontro e non per spezzare la relazione. E poi, per concludere, prendere le peculiarità dell’altro, come cose da apprezzare e non criticare. Questo, forse, è l’atto d’amore più complicato. Voi che ne pensate?
Post gravidanza: allenamento record
Si è trattato di un allenamento record. Izabela Simonsson, 31enne di Copenhagen, ha dato alla luce la figlia il 5 giugno 2023. Ha documentato il suo workout col pancione. Ha proseguito a sollevare i pesi, cosi da arrivare più in fretta alla forma top nel post gravidanza e c’è riuscita. Ha perso 11 chili in pochissimo tempo.
“Dopo quattro mesi mi sentivo più magra che mai”, ha detto al Daily Mail a proposito del suo allenamento record durante e nel post gravidanza. Per perdere il peso accumulato durante la gestazione, 11 chilogrammi, ci ha messo meno di 80 giorni.
“Ci sono così tanti vantaggi – ha spiegato Izabela al Daily Mail –. Ho letto un sacco di libri sulla questione. Affermavano che è benefico per il bambino se la mamma è sana”. Non ha sovraccaricato la sua routine dedicata al fitness. Dopo il parto ha aspettato 8 settimane per la palestra, ma ha comunque fatto passeggiate, tenendosi comunque in forma.
“C’è un malinteso da parte dei medici che dicono che dovremmo semplicemente stare a letto – ha raccontato ancora al Daily Mail –. Ho affrontato la gravidanza con il fitness. Mentalmente pensavo: ‘Oh no, prenderò trenta chili e ci vorrà un anno per tornare in forma’, sembrava impossibile da evitare. E’ stato un po’ come dimostrare che i dottori si sbagliavano”. A chi l’ha criticata per l’allenamento record nel post gravidanza, ha replicato: “La gente pensa che non sia normale tornare in forma così in fretta crede che sia una cosa negativa. Io, invece, ho pensato di restare in salute per il bene di mia figlia”. Non si ritiene ossessionata dal suo peso, voi che ne pensate?