La strana paura dei vaccini

Set 29
Scritto da Annamaria avatar

Baby getting a vaccination

Le mamme e i papà hanno paura di vaccinare i propri piccoli. Temono la febbre, le reazioni allergiche, le convulsioni, arrivano a credere che vaccinare i figli possa favorire autismo, malattie autoimmuni, patologie neurologiche o perfino tumori.
E’ quanto emerge da un’indagine fatta dall’Osservatorio nazionale sulla salute dell’infanzia e dell’adolescenza (Paidòss), presentata nei giorni scorsi al primo Forum internazionale dell’infanzia, dell’adolescenza e della famiglia di Napoli.
I risultati sono sconvolgenti: 4 genitori su 10 conoscono male i vaccini, il 23% ha paura degli effetti collaterali immediati, come febbre o reazioni allergiche e il 18% delle conseguenze successive. Così solo 1 su 2 fa vaccinare il figlio per lo pneumococco, 1 su 3 per il meningococco, il 18% l’anti-varicella e il 10% l’antinfluenzale.

“Nonostante i timori, però, i vaccini che sarebbero il mezzo di prevenzione ideale sono di fatto poco conosciuti, e paradossalmente sono ancora meno noti proprio quelli che combattono le patologie che spaventano di più –  spiega Giuseppe Mele, presidente di Paidòss – Il 65 per cento dei genitori, ad esempio, conosce l’antinfluenzale; 1 su 2 il vaccino per la varicella, 1 su 3 quello per Hpv, ma appena il 20 per cento conosce l’anti-meningococco C e solo il 15 per cento l’anti-pneumococco. I vaccini sono di fatto oggetti misteriosi per la maggioranza dei genitori, anche se conforta accorgersi che gran parte di loro si affida molto al proprio pediatra per prendere decisioni: il 60 per cento ad esempio fa la vaccinazione per morbillo, parotite e rosolia ai propri figli pur conoscendola realmente solo in un caso su 3″.

“Solo un genitore su 2 ha fatto praticare al figlio il vaccino per lo pneumococco – continua Mele – uno su 3 quello per il meningococco, appena il 18 per cento l’anti-varicella e solo il 10 per cento l’antinfluenzale o l’anti-Hpv. E c’è un buon 35 per cento di mamme e papà che non disdegnano di provare la vaccinazione antinfluenzale con metodi alternativi, ad esempio con l’omeopatia. In questa disaffezione giocano sicuramente un ruolo le resistenze dei genitori che, poco informati sui vaccini, finiscono a volte per credere alle tante dicerie che circolano sul conto di questi presidi di prevenzione: il 5 per cento, ad esempio, li considera semplicemente inefficaci.

I dubbi dei genitori nascono anche ‘per colpa’ del web. “In Rete si possono trovare siti anti-vaccinazioni che riferiscono di pericoli oggettivamente preoccupanti: i vaccini sono stati accusati di provocare l’autismo, malattie autoimmuni, sclerosi multipla e altre patologie neurologiche, perfino tumori – precisa Mele – Nonostante non ci siano prove reali e documentate e anzi, sia invece certo il beneficio delle vaccinazioni per sventare i ben più certi rischi derivanti dalle malattie che combattono, tuttora quattro genitori su dieci si fanno bloccare dalla paura. L’antidoto a questi infondati timori può essere proprio il pediatra, a cui rivolgersi per chiarire dubbi e incertezze”.

Lo studio dimostra che l’80 per cento dei genitori cerca e riceve informazioni sui vaccini dal pediatra di base, che conosce e raccomanda questi strumenti di prevenzione: 9 medici su 10 consigliano i vaccini contro morbillo, pneumococco, meningococco C e Hpv, il 60 per cento suggerisce quello contro la varicella, il 48 per cento l’antinfluenzale e il 40 per cento il vaccino per rotavirus. Peccato che “Il peso delle vaccinazioni ricade quasi sempre sulle Asl, mentre invece sarebbe opportuno che il pediatra del bambino potesse anche vaccinarlo, così da avere un rapporto diretto con la famiglia anche in questo importante momento di prevenzione”, sottolinea Aurelio Occhinegro, pediatra e coordinatore scientifico del convegno. “Purtroppo l’impossibilità di vaccinare i propri assistiti – aggiunge Occhinegro – dipende da cause che quasi sempre non hanno nulla a che vedere con la volontà del medico: il 27 per cento ammette di avere ambulatori troppo affollati, il 10 per cento non ha tempo, altri lamentano che i prodotti costano troppo e non sono passati dalla Regione. Va detto che c’è un 10 per cento di medici non del tutto convinto dell’efficacia dei vaccini: è perciò importante non abbassare la guardia e continuare a formare i colleghi sull’opportunità della prevenzione delle malattie attraverso questi strumenti di salute, in modo che diventino ambasciatori di informazioni corrette per le famiglie e vengano combattute le notizie prive di fondamento, che mettono a rischio il benessere di tutta la comunità.

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