Quarantena: meno male che c’è mia figlia
La quarantena è dura, è asfissiante, è limitante, ma necessaria. Se si è soli, tutto è ancora più complicato: meno male che con me c’è mia figlia.
Non ho mai pensato finora, come sarà capitato a tutti del resto, quanto fossero importanti e basilari cose e azioni che davamo come scontate. Facevano parte della nostra giornata, erano routine. Anzi, alcune di queste ci infastidivano, ci stressavano. Ora ho solo rimpianti. Per chi ama la libertà e detesta gli spazi chiusi è aberrante vivere così. La quarantena diventa quasi una prigionia. Necessaria, però, per il bene comune.
Il mantra ‘restiamo a casa’ è sempre nella mia mente, lo ripeto all’infinito. Chi mi salva dalla fase down è la mia Bibi: meno male che c’è mia figlia. La sua gioia, la sua pazzia, la sua voglia di non arrendersi, di continuare a studiare, allenarsi, danzare, comunicare con me e con le amiche mi regala emozioni, mi fa andare avanti, mi fa desiderare che tutto questo finisca al più presto, ma mi fa pure assaporare piccoli istanti di felicità.
Vivo con lei ventiquattro ore su ventiquattro. Dormo insieme a lei. L’uomo di casa non c’è, il lavoro lo ha portato fuori e bloccato nella regione più colpita d’Italia dalla pandemia da Coronavirus. Ci siamo dovute arrangiare. Mi sono trovata a vivere ancora maggiormente la giornata con mia figlia e meno male che c’è. E’ una compagna di viaggio straordinaria. La quarantena diventa un momento di confronto, anche di scontro a volte, come accade nella normalità. Ma senza questa piccola donna di 13 anni, sinceramente, mi sarei persa. E credo che tutto questo che vi racconto sia accaduto anche a voi: i bambini salvano il mondo. Quello di tutti.
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