Scuola, genitori e ragazzi uniti contro pericoli Rete

Mar 02
Scritto da Annamaria avatar

La scuola, i genitori e i ragazzi stessi devono essere uniti contro i pericoli che si corrono in Rete. Internet è un mezzo miracoloso, ma l’uso delle nuove tecnologie ha cambiato profondamente la vita dei nostri figli. Lo spiega in una lettera il Segretario Generale GS Flames Gold, Coordinatore Osservatorio Bullismo, Cyberbullismo e Disagio Giovanile – CREG Carmelo Mandalari.

Scuola, genitori e ragazzi devono collaborare, uniti e attenti, contro i pericoli della Rete, quelli che possono far male soprattutto ai giovani, sicuramente più malleabili rispetto agli adulti.

“L’uso intensivo di internet, la penetrazione profonda delle nuove tecnologie nella vita di tutti i giorni, l’aumento vertiginoso delle relazioni virtuali stanno modificando profondamente il modo in cui i figli costruiscono la propria identità ed è evidente che agli adulti vengono richieste nuove abilità atte a gestire la sfida della cura e della educazione dei propri ragazzi o dei propri studenti. Per molto tempo si è parlato di Generazione Y, come fruitori digitali. In Italia, come nel resto d’Europa, i più grandi fruitori delle tecnologie digitali sono bambini e adolescenti. La iGeneration, conosciuta anche come Generazione Z, o talvolta Google Generation, accoglie al suo interno tutti i giovani nati a partire dalla seconda metà degli anni novanta. La ‘i’ rappresenta sia l’insieme di device nati con loro (iPhone, iPod, iPad…), sia l’uso più personalizzato (individualized) del world wide web e di questi stessi dispositivi. La ‘Z Generation’ è la prima generazione ‘mobile first’ della storia, sono nati con l’avvento dei social network e sono cresciuti con il tablet o l’iPhone a disposizione. Invece delle parole usano gli emoji. Amano chattare, video chiamare e WhatsApp è tra i loro mezzi privilegiati. Spesso sono multitasking e sono in grado di utilizzare contemporaneamente più dispositivi connessi ad internet”, si legge nella lunga missiva. 

“Le preferenze per i diversi dispositivi e il modo di usarli sono completamente diverse rispetto ai loro predecessori. Hanno una soglia di attenzione bassissima (mediamente 8 secondi) e preferiscono la dimensione ‘visual’ rispetto alla ‘testuale’, perciò YouTube è uno dei social preferiti. Facebook è considerato dagli iGen un social da ‘vecchi’; preferiscono di gran lunga Instagram. Hanno usato Snapchat, per breve tempo è subito sostituito con i più visivi ‘Musica.ly‘ e poi ‘Tik Tok’ – continua la lettera – E’ una generazione che sa muoversi agilmente con la tecnologia, è competente, ma è anche esposta ai rischi e alle insidie della rete e del ‘cyberbullismo’, quella attuale è la prima generazione di adolescenti cresciuta in una società in cui l’essere connessi rappresenta un dato di fatto, un’esperienza connaturata alla quotidianità, indipendentemente dal contesto sociale di provenienza: un recente monitoraggio a livello nazionale sulle scuole di 2^ grado ha evidenziato senza contare tra il 10% ed il 20% di sommerso, che gli episodi di prepotenza tra pari sono un fenomeno che coinvolge ancora un numero considerevole di studenti e studentesse, soprattutto nelle modalità faccia a faccia. In relazione ai due-tre mesi precedenti alla rilevazione, il 22.3% degli studenti e studentesse delle scuole secondarie di secondo grado è stato vittima di bullismo da parte dei pari (19.4% in modo occasionale e 2.9% in modo sistematico); il 18.2% ha preso parte attivamente a episodi di bullismo verso un compagno o una compagna (16.6% in modo occasionale e 1.6% in modo sistematico); l’8.4% ha subito episodi di cyberbullismo (7.4% in modo occasionale e 1% in modo sistematico); il 7% ha preso parte attivamente a episodi di cyberbullismo (6.1% in modo occasionale e 0.9% in modo sistematico). Inoltre è presente una percentuale non trascurabile di studenti e studentesse che subisce atti di bullismo basato sul pregiudizio: il 7% risulta aver subito prepotenze a causa del proprio background etnico (5.5% occasionale e 1.5% sistematico), il 6.4% risulta aver subito prepotenze di tipo omofobico (5% occasionale e 1.4% sistematico) mentre il 5.4% risulta aver subito prepotenze per una propria disabilità (4.2% occasionale e 1.2% sistematico)”. 

Poi un appello affinché scuola, genitori e ragazzi siano uniti contro i pericoli della Rete: “Detto ciò vi è una necessità urgente di costruire una vera e propria genitoriale digitale o una base sicura digitale, che nella relazione con il bambino debba agire da aiuto tecnologico su cui strutturare il suo ingresso nella tecnologia e che necessita del raccordo strutturale delle agenzie educative che ruotano intorno alla sua crescita. Compito senz’altro arduo nel contesto attuale che vede un radicale mutamento della società, in cui la famiglia è molto diversa rispetto al passato: ci sono famiglie tradizionali, separate, ricomposte, allargate, monogenitoriali e arcobaleno. Ciò impone un nuovo percorso evolutivo sia per genitori che per i ragazzi. Anche gli insegnanti si trovano a dover affrontare e trovare soluzioni nuove a nuove esigenze. Si dovrebbe cominciare dal porre attenzione, in qualità di genitori ed insegnanti, ai cambiamenti umorali e comportamentali dei ragazzi, con particolare sensibilità verso quei cambiamenti che spesso avvengono troppo repentinamente nei confronti della scuola, dei coetanei, dello sport o delle altre attività o interessi; non dovrebbero sfuggire agli adulti gli atteggiamenti di chiusura sociale, l’isolamento dal resto della famiglia, le manifestazioni emotive come scatti di rabbia improvvisa, o al contrario la demotivazione e il disinteresse persistente, le alterazioni del ciclo del sonno, la poca cura della propria persona o al contrario l’esagerata attenzione al trucco e all’abbigliamento, o il rapporto alterato col cibo, non ultimo l’autolesionismo. Sono aspetti che vanno colti preventivamente: a volte i genitori e gli insegnanti non riescono ad indagare prontamente i fenomeni collegati ad una vera e propria dipendenza da Internet, fino a quando questa non si manifesta nella sua gravità”. 

“Attenzione va posta fin dall’esordio ai segnali premonitori: come il trascorrere molto tempo davanti al computer collegato in rete, l’abbandono dello studio, il disinteresse verso la scuola, la facile irritabilità e la limitata comunicazione interpersonale, l’allontanamento da compagni o familiari, la chiusura e ritiro in Sé. Per gli adulti, prima di passare sbrigativamente ai rimproveri o alle punizioni, ci sono delle domande esplorative da porsi, che potrebbero essere I principali rischi in rete per i minori sono: Cyberbullismo, pedo-pornografia, seduzione e plagio, acquisti sregolati, incontri con persone manipolative, spinte ad azioni autolesive, odio razziale, giochi online mangia soldi, dipendenza da Internet. La scuola ha un ruolo importante nell’ incentivare il confronto sull’utilizzo consapevole di Internet e dei social network tra i giovani; ad esempio commentare ed esplorare con i figli o studenti eventuali casi a rischio, comprendere le principali motivazioni psicologiche; coinvolgere bambini e ragazzi in attività di prevenzione, di promozione di strategie di coping ed empowerment. che certamente favoriscono l’apprendimento. È anche importante sottolineare come questa nuova forma di alfabetizzazione debba essere guidata perché venga creata dai ragazzi stessi: i giovani adolescenti non sono solo i più assidui fruitori delle nuove tecnologie, ma possono contribuire attivamente a svilupparne contenuti, applicazioni e potenzialità”, si conclude.

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