Falsi miti sui farmaci in gravidanza e allattamento
Ci sono molti falsi miti riguardanti i farmaci in gravidanza e allattamento. Irene Cetin, direttrice dell’Ostetricia, e Monica Fumagalli, direttrice della Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale, del Policlinico di Milano li sfatano a uno a uno.
I falsi miti sui farmaci in gravidanza e allattamento fanno venire molti dubbi alle mamme, ecco il motivo per cui vanno ‘abbattuti’. Le credenze generano solo e sempre caos, soprattutto se, appunto, sbagliate.
Uno tra i falsi miti racconta sui farmaci in gravidanza e in allattamento che sono pericolosi, ma non è così, o almeno non tutti sono pericolosi: “Non tutti i farmaci sono vietati. Molti non rappresentano un rischio e sono necessari per gestire condizioni cliniche che potrebbero avere conseguenze peggiori se non trattate, come l’ipertensione o il diabete gestazionale. E’ importante prima di tutto leggere sempre il foglietto illustrativo del farmaco che prevede sempre una voce dedicata a ‘Gravidanza e allattamento’ e consultare sempre il ginecologo e il pediatra prima di assumere qualsiasi terapia”.
Si dice che invece i rimedi naturali e omeopatici siano sempre sicuri. E’ falso: “I rimedi omeopatici possono avere effetti collaterali o interagire con altri farmaci, sia per la madre che per il bambino. Alcune erbe, come il ginseng o l’iperico, possono interferire con la produzione di latte o avere effetti indesiderati sul neonato. Bisogna quindi comportarsi come per tutti gli altri farmaci”.
Un’altra raccomandazione: “Anche se un farmaco è stato sicuro durante la gravidanza, non è detto che lo sia anche in allattamento perché, dopo il parto, può cambiare il modo in cui viene metabolizzato, sia per la mamma che per il neonato. Anche in questo caso è bene parlarne con il pediatra per confermare la sicurezza del farmaco anche durante l’allattamento”.
Non è vero che se si è incinta o si allatta non si possa mai prendere un antidolorifico: “Alcuni antidolorifici, come il paracetamolo (o acetaminofene), sono considerati sicuri per un uso occasionale in gravidanza, soprattutto per trattare dolori lievi o febbre. Altri, come gli antinfiammatori non steroidei (FANS) come l’ibuprofene, possono essere sconsigliati, soprattutto nel terzo trimestre. Per quanto riguarda l’allattamento, ibuprofene e paracetamolo sono considerati sicuri se usati nelle dosi raccomandate, non comportando rischi significativi per il neonato. Anche in questo caso, è importante consultare il ginecologo e il pediatra prima di assumerli”.
E’ invece assolutamente vero che è possibile ridurre il passaggio dei farmaci nel latte materno: “Esistono strategie per minimizzare l’esposizione del piccolo ai farmaci. Ad esempio, si può assumere il farmaco subito dopo una poppata, così il livello del farmaco nel latte alla successivamente sarà più basso. Inoltre, in alcuni casi, il medico può aiutarti a scegliere farmaci con caratteristiche specifiche come una breve emivita, cioè che si eliminano rapidamente dal corpo”.
Nutellotti
I vostri bimbi hanno voglia di una merenda sfiziosa fatta in casa da cucinare insieme a voi? Preparate, allora, i Nutellotti, ossia dei morbidi biscotti col cuore cremoso. La ricetta è semplice, ecco come farli.
Per i Nutellotti in dispensa vi occorre avere:
180 grammi di Nutella
1 uovo
135 grammi di Farina 00
Per la farcitura:
125 grammi di Nutella
30 grammi di granella di nocciole
In una ciotola versate la Nutella e l’uovo, lavorate quindi con la frusta, quando sarà tutto amalgamato unite la farina setacciandola, continuate a mescolare. Quando la pasta sarà pronta, create un panetto, avvolgetelo con pellicola trasparente e ponetelo in frigo per una ventina di minuti. Trascorso il tempo riprendetelo e con le pani formate tante piccole palline. Man, mano mettetele su una teglia da forno ricoperta di carta forno. Con le dita appiattite le palline in centro, così da creare una cavità. Ora farciamoli: mettete la Nutella in una sac-à-poc e farcite i Nutellotti con un piccolo ciuffo di crema al centro, distribuite la granella di nocciole e cuocete in forno statico a 160 gradi per 10 minuti. Prima di servirli fateli raffreddare un pochino.
Bambini: imparare inglese giocando
Quanto è importante parlare fluentemente un’altra lingua? Tantissimo. I bambini possono imparare l’inglese più facilmente giocando, divertendosi. Per loro è il metodo di insegnamento più efficace.
Come fanno i bambini a imparare l’inglese giocando? Per esempio organizzando una caccia al tesoro esclusivamente in inglese, anche con mamma e papà. L’adulto nasconde un oggetto, poi dà al bimbo le indicazioni facili, brevio e concise per farglielo trovare in inglese. Questa è solo un’idea.
I bambini possono anche imparare l’inglese giocando elencando gli oggetti che vedono nella loro stanza alla madre nella lingua straniera, imparando canzoncine e filastrocche. Ma pure leggendo libri, che magari hanno anche attività interattive. Possono essere d’aiuto anche i tanti video per i piccoli in Rete. I genitori possono pure seguire cartoni op film adatti a loro in madre lingua e poi commentarli brevemente.
Ricordate che uno dei Gliori modi per assimilare parole e suoni è e rimane la musica. Le canzoni in inglese adatte ai più piccoli in questo caso sono salvifiche. Iniziate a farlo insieme a loro.
Vaccini pre e post gravidanza
I vaccini pre e post gravidanza, come pure quelli durante la gestazione, possono offrire una protezione sia alla mamma che al bebè. E’ bene sempre ricordare quale sono quelli raccomandati dai medici.
Qui di seguito una lista di tutti i vaccini pre e post gravidanza, ma pure quelli consigliati durante il pancione a tutte le donne.
Vaccini pre e post gravidanza (e non solo)
Prima della gravidanza
- E’ consigliata la vaccinazione contro morbillo, parotite, rosolia e varicella a tutti gli adulti non vaccinati e che non hanno avuto queste malattie.
- Dopo la vaccinazione deve essere evitato l’inizio di una gravidanza per almeno un mese.
- Queste malattie contratte in gravidanza possono essere gravi sia per la mamma che per il bambino.
- E’ importante che anche i partner siano protetti verso questi virus.
Durante la gravidanza
Le vaccinazioni raccomandate sono:
Vaccino contro la Pertosse
- La vaccinazione contro la pertosse fatta tra la 27° e la 32° settimana di gestazione può proteggere il neonato dalle complicanze di questa pericolosa malattia proprio quando i rischi per la salute sono più alti.
- Il modo più efficace per proteggere il neonato contro la Pertosse è vaccinare la mamma durante la gravidanza
- Gli anticorpi specifici prodotti dalla mamma passeranno al bambino attraverso la placenta e lo proteggeranno in attesa che possa ricevere le prime dosi vaccinali pediatriche.
- I primi mesi di vita sono quelli più a rischio per le complicanze di questa malattia e nel 2024 i casi di pertosse in Italia sono in aumento.
- Il vaccino è sicuro ben tollerato, contiene anche difterite e tetano (dTPa) e può essere somministrato ad ogni gravidanza, anche in caso di gravidanze ravvicinate. Leggi la scheda informativa dTPa.
- La vaccinazione è raccomandata anche per tutte le persone che accudiscono un neonato che possono accedere agli ambulatori vaccinali tramite prenotazione Cup e CupTel.
- Per le donne in gravidanza la vaccinazione è in libero accesso in tutti gli ambulatori vaccinali per adulti dell’Ausl di riferimento negli orari di apertura.
Vaccino anti-influenza
- L’influenza durante la gravidanza può causare gravi complicazioni per la mamma (polmoniti severe con insufficienza respiratoria) e per la gravidanza (aborto o parto prematuro).
- La vaccinazione invece è sicura e ben tollerata ed è raccomandata in qualsiasi trimestre di gravidanza a tutte le gravide nel periodo di circolazione dei virus influenzali.
- La vaccinazione può essere effettuata dal Medico di medicina generale o presso gli ambulatori vaccinali per adulti dell’Ausl di riferimento anche in concomitanza con la vaccinazione contro la pertosse.
- La vaccinazione è raccomandata anche per tutte le persone che sono in contatto con una donna in gravidanza e con un neonato.
Vaccino anti-Covid
La vaccinazione anti-covid19 con vaccino a mRNA è raccomandata a tutte le donne in gravidanza in qualsiasi momento della gestazione purchè siano trascorsi almeno 120 giorni dall’ultima dose di vaccino o dalla malattia.
Post gravidanza
Se prima della gravidanza non erano stati eseguiti i vaccini contro Morbillo, Parotite, Rosolia e Varicella, e la donna non è immune, è raccomandato vaccinarsi prima della dimissione dall’ospedale o fissare un appuntamento per la vaccinazione postpartum.
È possibile vaccinarsi anche durante l’allattamento.
In caso di dubbi o necessità di ulteriori informazioni, è consigliabile consultare il proprio ginecologo o contattare il Servizio igiene pubblica dell’Azienda USL di riferimento.
Linee guida per mangiare meglio
Il modo migliore per prevenire tante patologie, tra le quali il cancro, è nutrirsi bene. Guna ha stilato linee guida per mangiare meglio e quindi rimanere in salute.
“E’ ormai un’evidenza scientifica che il trait d’union tra la predisposizione ad ammalarsi di una certa malattia e la manifestazione clinica di essa, sia rappresentato molto spesso dal microbiota intestinale. Cioè da quei trilioni di microorganismi, in maggioranza batteri, che dovrebbero sempre vivere in simbiosi con il nostro organismo ma che, per errata alimentazione, variazioni climatiche, tossine emozionali, diventano potenziali nemici, esponendoci anziché proteggerci dalle malattie”, spiega Luigi Coppola. Il docente di Nutrizione clinica e dietetica applicata all’università del Sannio a Vanity Fair sottolinea l’importanza di un’alimentazione sana. Le linee guida per mangiare meglio diventano perciò basilari.
Ecco quindi le linee guida per mangiare meglio di Guna:
- Scegliere prodotti naturali: privilegiare i cibi a km 0 rispetto a quelli trattati o ultra processati, per mantenere l’intestino in buona salute;
- Sostenere la flora intestinale: adottare una dieta sana per proteggere l’intestino e l’organismo. In caso di necessità, l’uso di integratori probiotici può aiutare a riequilibrare la flora batterica;
- Limitare sale, zuccheri e grassi raffinati: evitare cibi industriali ricchi di sale (la dose giornaliera
raccomandata è non più di 5 grammi), zuccheri semplici, grassi saturi e grassi idrogenati. Consumare invece grassi sani come Omega-3 (presenti in pesce, semi oleosi e olio extravergine d’oliva) e ridurre al minimo bevande gassate e alcoliche, che sono ricche di zucchero; - Idratazione quotidiana: bere giornalmente almeno 30 millilitri d’acqua per kg di peso corporeo;
- Favorire la depurazione naturale: supportare i processi fisiologici di depurazione dell’organismo;
- Evitare ingredienti nocivi: limitare il consumo di cibi ad alto contenuto di glutine, glutammato
monosodico (additivo utilizzato per la preparazione di dadi e preparati granulari per brodo), zuccheri semplici (glucosio e saccarosio), sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio, dolcificanti artificiali, cibi fritti e ogni tipo di cibo pre-trattato e manipolato; - Optare per alimenti nutrienti: preferire verdure a foglia verde (come cavoli, spinaci e cicoria), frutta intera (evitare succhi di frutta zuccherati o da estrattori), olio extravergine di oliva spremuto a freddo, acqua naturale, tè verde (se non controindicato), frutti rossi, nocciole crude e cibi ricchi in Omega-3 (come sgombro, alici, sardine, salmone, semi di lino, etc.).
Regali Natale bambini: consigli
Avete già pensato ai regali di Natale per i bambini? Certo, non quelli che porta Santa Claus, ma i vostri… E’ appena iniziato novembre, ma c’è chi si porta avanti e chi, furbetto, aspetta con impazienza il Black Friday per risparmiare un po’. I consigli in fatto di doni non fanno mai male.
I regali di Natale mi galvanizzano, spero accada anche a voi. A qualcuno, però generano ansia e stress. Le idee aiutano, come pure i consigli, su cosa acquistare. Per i bambini da 0 a 3 anni è necessario scegliere giochi che stimolino la loro attenzione, supportino lo sviluppo e siano un valido strumento per il loro apprendimento. Ne troverete tantissimi. Poi ci sono i capi di abbigliamento, vestitini, tutine, pantaloni, maglioncini, gonne e accessori per tutte le tasche. Ne troverete di bellissimi anche da Zara ed H&M.
Tra i giochi l’anello giocattolo con i pendagli, pupazzi in morbido tessuto, palestrine, cubi con numeri e alfabeto. Per essere green scegliete quelli in legno, possibilmente riciclato. Niente plastica per favore.
Dai 4 anni in su l’universo diventa immenso. Anche qui l’abbigliamento spopola. Potete anche pensare a quello dedicato proprio alle festività. I regali di Natale dei bambini devono pure essere divertenti, perché no? Così spazio ai maglioni con sopra disegnate renne e alberi addobbati, da mettere il 25 dicembre a pranzo. E non solo.
Fino ai 10 anni la pista per le macchinine è davvero un must have, ma anche la nave dei pirati o il monopattino. Poi c’è tutta la linea dei giochi Sapientino, per imparare in modo innovativo e ludico. Non dimenticate i libri, per favore. La storia di Peter Coniglio di Beatrix Potter; Una zuppa di sasso di Anais Vaugelade; Piccolo Elliot nella grande città di Mike Curato; Barnabus – the fan brothers; Tad di Benji Davies. Solo per citare qualche titolo.
Bambini: dipendenza digitale
Come sconfiggere la dipendenza digitale nei bambini, sempre più ‘catturati’ dai dispositivi e quindi con lo sguardo fisso su uno schermo? Un libro di una giornalista e scrittrice canadese ci aiuta.
Katherine Johnson Martinko ha scritto “Bimbi off line. Consigli pratici per tenere i bambini lontani dagli schermi” di Terranuova editore. Il Fatto Quotidiano parla di questo libro e di come dia utili consigli sulla dipendenza digitale dei bambini e come annientarla in qualche modo.
“Nel libro ci sono tantissimi consigli, divisi per fasce di età. Si parte dal non esporre mai i bambini a qualsiasi schermo sotto i due anni a spegnere la tv quando il bambino piccolo è nella stanza. Sempre per i più piccoli, il suggerimento è di farli giocare con sabbia, erba, pietre lisce, pezzetti di legno, neve, terra o giocattoli privi di batterie. Fondamentale dargli tanti libri illustrati e leggerglieli, anche ripetendo più volte lo stesso”, si legge.
“Per i più grandi, l’autrice suggerisce di riempire la casa e il giardino di oggetti per giocare, dal cesto di basket allo skateboard, dalla bicicletta, alle corde. E poi Lego, macchinine, case delle bambole, pupazzi, giochi in scatola, costumi per travestirsi, cuscini e coperte. Una buona idea può essere quella di occupare i pomeriggi con attività sportive e musicali, senza però sovraccaricare le loro giornate”.
“L’autrice dà altri numerosi suggerimenti: si può comprare un Light Phone, una specie di telefono che manda messaggi e ha il Bluetooth ma non social media e internet. All’idea che il cellulare sia fondamentale per chiamare casa in caso di ritardi, l’esperta risponde che si può insegnare ai bambini a chiedere ad adulti per strada di poter usare il telefono se devono comunicare. Un’altra buona pratica è tenere in casa solo il computer, rendendolo l’unico dispositivo al quale poter accedere anche per seguire gli amici sui social network, ma non in maniera ossessiva come lo smartphone”.
“Per chi invece ha deciso di dare il cellulare al proprio figlio, viene suggerita l’installazione del parental control ma non di nascosto: ‘Spiegate a vostro figlio cosa state facendo e perché’. Altra buona idea: meglio usare, e far usare ai propri figli, piattaforme dove i post scompaiono, come le storie sulle varie app, piuttosto che quelli che restano per sempre”.
“Ma più importante di tutto, sottolinea l’autrice, è sviluppare al massimo l’autonomia dei ragazzi, concedere loro più libertà possibile, spingerli a prendere la patente, usare i mezzi pubblici: ciò consentirà loro di poter fare tante cose diverse senza essere chiusi in casa. ‘Serve trovare un equilibrio tra la riduzione al minimo dell’esposizione agli schermi e la valorizzazione massima delle relazioni sociali’, scrive. Meglio mettere da parte i timori che possa accadere qualcosa ed evitare anche tracciamenti e geolocalizzazione sfinenti con app o chiamate continue”.
“La giornalista consiglia di fare un ‘tech shabbat’, un giorno completamente privo di collegamenti ai vari dispositivi. Sicuramente utile, anche, parlare con gli insegnanti, spiegando le proprie preoccupazioni e il desiderio che il proprio figlio/a non faccia attività legate ai tablet, specie se piccolo/a. Insomma, l’obiettivo di fondo è quello di abbandonare la paura dell’essere esclusi o FOMO (Fear of Missing Out), adottando l’idea del JOMO (Joy Of Missing Out), la gioia di essere ‘esclusi’”.
“Quando l’uso degli schermi è ridotto al minimo, e considerato come strumento utile, “la vita è qualcosa che può accadere, energia che prende la forma dell’avventura e del desiderio di sapere, della presenza fisica e del gioco, di connessioni e legami familiari profondi”, conclude l’autrice”.
Rooming-in
Garantire un percorso nascita puntuale ed appropriato a ciascuna coppia madre-neonato costituisce un obiettivo prioritario di salute. Tra gli interventi assistenziali raccomandati per il perseguimento di questo obiettivo, quello che ha mostrato probabilmente la maggiore efficacia clinica e prognostica in ambito perinatale è il rooming-in protratto e esteso. E’ stato scelto come tema centrale della sessione dedicata al Supporto al neonato sano e alla sua famiglia, al XXX Congresso Nazionale della Società Italiana di Neonatologia (SIN), a Padova.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) lo ha definito come: “la permanenza del neonato e della madre nella stessa stanza di degenza per un tempo più lungo possibile. Auspicabilmente 24 ore su 24, con l’eccezione dei momenti necessari per effettuare quelle procedure assistenziali su madre/neonato (di fatto molto limitate) che giustificano una separazione”.
Ma il rooming-in non è solo questo, è molto di più. Come il corpo materno è l’“ambiente atteso” per il neonato, che favorisce l’adattamento ottimale alla vita extrauterina e gli consente di esprimere al meglio le sue competenze, così il rooming-in è “il posto giusto”. L’habitat ideale in cui genitori e neonato possono esprimere al meglio l’istinto di relazione, la “care” in senso assoluto.
“Il rooming-in 2.0 è ripensato in una nuova accezione, riorganizzato, centrato sulla triade familiare, alla luce delle nuove scoperte nel campo delle neuroscienze”, afferma il dott. Luigi Orfeo, presidente della SIN. “L’organizzazione del rooming-in, previo un monitoraggio scrupoloso del benessere materno e neonatale che garantisca la massima sicurezza clinica, deve divenire un accompagnamento discreto, rispettoso, per la piena realizzazione del bonding. Quel profondo e singolare legame, che viene a stabilirsi tra il neonato e la propria madre fin dai primi istanti di vita. Non si tratta di decidere, ad esempio, a che ora fare un prelievo (certo, in una condizione dove la procedura non sia “salvavita”), ma su come posso dare la migliore assistenza possibile in una cornice che rispetti il riposo della puerpera, gli stati comportamentali neonatali e l’attenzione al dolore”.
L’organizzazione del rooming-in 2.0 non cambia solo un reparto, cambia la modalità di assistenza, dal curare al prendersi cura. E richiede, quindi, alcuni elementi indispensabili: il supporto, la sicurezza, l’adattabilità delle strutture e la modulazione qualitativa delle routines assistenziali.
Il rooming-in è oggi raccomandato in condizioni fisiologiche dall’OMS (WHO 2017) e dall’UNICEF (nell’ambito delle iniziative “Ospedale amico del bambino”), dalle principali società scientifiche nazionali ed internazionali e dal Ministero della Salute (2019) nel documento di indirizzo “Investire precocemente in salute: azioni e strategie nei primi 1000 giorni”.
I suoi benefici sono innumerevoli, ben documentati e scientificamente provati. Promuove l’avvio dell’allattamento al seno e si associa a tassi di allattamento materno molto maggiori. Comporta un miglioramento di numerosi determinanti di salute (a breve, medio e lungo termine). Favorisce la relazione madre-bambino e l’attaccamento-bonding. Promuove la consapevolezza delle competenze genitoriali-empowerment. Favorisce una dimissione appropriata del neonato e della coppia con riduzione dei ricoveri successivi. Protegge dalla depressione post-partum e dallo stress indotto dal cambiamento di ruolo dovuto dalla genitorialità. Riduce il rischio di infezioni ospedaliere.
Molte ricerche scientifiche hanno dimostrato come l’adozione dello skin-to-skin alla nascita tra madre e neonato, seguito da una strategia di “zero separation”, garantita dal rooming-in estensivo, giochino un ruolo determinante nel consentire una buona transizione dalla vita intrauterina a quella extrauterina.
L’insieme di queste buone pratiche, agendo precocemente in una fase di massima sensibilità (finestra di vulnerabilità) favoriscono l’ottimale sviluppo neurologico del neonato. In questo periodo, infatti, la crescita del bambino è fortemente condizionata dagli stimoli ambientali cui è sottoposto, grazie ad afferenze sensoriali sia positive che negative, in grado di modificare l’epigenetica e il neurosviluppo, che coinvolgono processi di adattamento e modulazione neuronale. Il rooming-in, permettendo al neonato di continuare a ricevere quegli stessi stimoli positivi che riceveva in utero (la voce materna e paterna, gli odori, gli stimoli tattili…) garantisce in conclusione l’ambiente più appropriato e familiare, indispensabile per lo sviluppo neurologico.
“Oggi abbiamo un importante strumento a nostra disposizione, che contribuirà a fornire indicazioni sulle buone pratiche assistenziali postnatali, che riguardano il neonato e la sua famiglia: il nuovo documento “Benessere della coppia madre-bambino e sicurezza del neonato: il rooming-in”, realizzato dal Tavolo tecnico multidisciplinare sulla continuità del rapporto madre-bambino durante l’ospedalizzazione alla nascita del Ministero della Salute e del quale la SIN fa parte”, conclude il Presidente Orfeo.