Cosa dire a un bimbo in sovrappeso

Mar 16
Scritto da Annamaria avatar

Se nostro figlio mangia troppo cosa fare? Cosa dire a un bimbo in sovrappeso?  Il Gruppo di Studio Adolescenza della Società Italiana di Pediatri, coordinato da Vita Cupertino e Rita Tanas, ha realizzato una guida per supportare le famiglie nel dialogo con i bambini e i ragazzi in sovrappeso tra i 4 e i 14 anni.

cosa dire a un bimbo in sovrappeso

A volte è complicato capire cosa dire a un bimbo in sovrappeso, senza che si sente offeso o discriminato. Ecco perché è importante agire con empatia e delicatezza, tatto.

Ecco qui cosa dire a un bimbo in sovrappeso, alcuni dei consigli della guida SIP “Parlare di peso con tuo figlio”:

  • Evitare di deridere, anche se in modo affettuoso o giocoso, il bambino. Frasi come “Basta mangiare, non vedi che pancia hai?”, “Tra un po’ scoppi”, “Non stai più nei pantaloni” feriscono anche se in apparenza sembrano ben tollerate. 
  • Incentivare la comunicazione con frasi che stimolino l’adozione di sane abitudini (es. “Mi piace parlare con te a tavola, spegniamo la tv?”“Che bella passeggiata, mi fa stare meglio, anche a te?”, “Scegliamo insieme la merenda?”).
  • Essere uniti e coerenti. Decidete delle regole per condividere il momento dei pasti in modo sereno. Un’ottima abitudine è iniziare il pasto con delle verdure e, da bere, solo acqua. 
  • Iniziare la conversazione sul cibo gradualmente, in modo “naturale”, commentando una pubblicità in tv, mentre si fa la spesa o cucinando insieme. Valgono di più semplici scambi di opinione quotidiani che un “grande” discorso.
  • Coinvolgere i bambini nella conversazione, chiedendo loro cosa ne pensano, come vivono di fronte a certe esperienze con il cibo, li aiuta a esprimersi e a maturare nuove consapevolezze.
  • Non avere paura di parlare di peso, ma meglio focalizzarsi su “crescita”, “salute”, “benessere”. Se tuo figlio chiede informazioni sul suo peso o taglia, o su quella di qualcun altro, se dà della “balena”, del “ciccione” a qualcuno, è un’occasione per iniziare a parlare. 
  • Se pensi che tuo figlio sia preoccupato o imbarazzato per la sua corporatura, trova un momento tranquillo in cui, facendogli delle domande aperte (evitando quelle con risposte si/no) tipo “Cosa ne pensi di…?”, “Sei preoccupato…”?, spieghi che il valore di una persona non passa dal peso e che può contare su di te. L’importante è non spingerlo a parlare se non è a suo agio.
  • I bambini si devono sentire liberi di parlare e gli adulti non devono sempre avere una risposta, si può anche dire “Non lo so proviamo a leggere, parliamone con il pediatra”.
  • Se l’eccesso ponderale è un problema famigliare, evita di parlare di diete e di malattie legate all’eccesso di peso e sii di buon esempio

SNPO 2025

Mar 15
Scritto da Annamaria avatar

La Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori (LILT) ha presentato, nel corso di una conferenza stampa presso la sede dell’ENPAM, al Museo Ninfeo di Roma, la nuova edizione della Settimana Nazionale per la Prevenzione Oncologica (SNPO) 2025. Prende il via oggi 15 marzo, fino al 23 marzo 2025. All’evento hanno preso parte il Presidente Nazionale della LILT, Francesco Schittulli, la testimonial della campagna Elisabetta Gregoraci, il Presidente di UNAPROL David Granieri e il Capo di Gabinetto del Ministero della Salute Marco Mattei.

snpo 25 816x1130 1

La SNPO anche nel 2025 ha l’obiettivo di educare la popolazione sui corretti stili di vita e sull’importanza della prevenzione oncologica. Il cancro, infatti, rappresenta una delle principali cause di morte in Italia, con oltre 390.000 nuovi casi stimati nel 2024. Tuttavia, grazie alla diagnosi precoce e ai trattamenti sempre più personalizzati ed efficaci, le persone in vita dopo una diagnosi di tumore continuano a crescere, arrivando adoltre 3,7 milioni di italiani.

“Un dato importante che emerge da quest’analisi è che, nonostante il numero di nuovi casi di tumore rimanga costante, la mortalità è in calo, soprattutto tra i giovani adulti. Questo è un segnale positivo e conferma che la prevenzione, in particolare quella legata a stili di vita sani, può fare la differenza”, ha affermato Francesco Schittulli. “La nostra campagna si concentrerà proprio su questo: promuovere scelte salutari che possano ridurre i rischi di sviluppare il cancro, a partire dall’alimentazione e dall’attività fisica”.

Il Capo di Gabinetto Marco Mattei ha sottolineato l’impegno istituzionale nel supportare la prevenzione oncologica: “Il Ministero della Salute, di concerto con la LILT, sta lavorando per contribuire ad abbassare il tasso di mortalità, attraverso iniziative che sostengono la prevenzione e la diagnosi precoce. L’intenzione è quella di ampliare i programmi di screening includendo patologie tumorali che, se scoperte in fase avanzata, spesso non danno scampo, come ad esempio il tumore al polmone”.

Per l’edizione 2025 della SNPO, la testimonial della campagna è Elisabetta Gregoraci. La conduttrice e imprenditrice, da anni ambasciatrice della LILT, ha sempre sostenuto l’importanza della prevenzione. Il claim della campagna di quest’anno, “Amati. Fai prevenzione”, rappresenta un invito a prendersi cura di sé e a mettere la salute alprimo posto attraverso semplici ma fondamentali scelte quotidiane. 

“Mi sento onorata di poter contribuire, ancora una volta, alla diffusione del messaggio di prevenzione oncologica. Amare se stessi significa anche ascoltare il proprio corpo, fare controlli regolari e adottare uno stile di vita sano. Ogni piccolo gesto, come una sana alimentazione o un’attività fisica costante, può fare la differenza nella lotta contro il cancro. È questo il messaggio che vogliamo diffondere insieme alla LILT: la prevenzione dipende dalle nostre scelte quotidiane e può salvare delle vite”, ha sottolineato la showgirl.

Anche per questa edizione, l’olio extravergine di oliva (EVO) si conferma simbolo della campagna disensibilizzazione della LILT. Un alimento fondamentale della dieta mediterranea italiana, l’olio EVO è noto per le sue straordinarie proprietà antiossidanti, grazie alla ricchezza di polifenoli e acido oleico, che contribuiscono alla prevenzione di diverse patologie oncologiche. In particolare, uno studio che ha analizzato 45 ricerche scientifiche ha confermato che l’assunzione quotidiana di olio EVO riduce del 31% i rischi di cancro.

David Granieri, Presidente di UNAPROL – Consorzio Olivicolo Italiano, ha ribadito l’importanza di questo alimento nella prevenzione: “L’olio extravergine di oliva non è solo un’eccellenza del nostro territorio, ma è anche un vero e proprio alleato della salute. Siamo orgogliosi di rinnovare il nostro impegno con la LILT per promuovere la cultura della prevenzione oncologica attraverso un’alimentazione sana e bilanciata”.

Durante la conferenza, sono intervenuti anche il Presidente del Comitato Scientifico della LILT, Raffaele Perrone Donnorso, l’onorevole Stefania Marino e il professor Giorgio Calabrese, medico e divulgatore specializzato in scienze dell’alimentazione, che ha sottolineato quanto una corretta alimentazione possa aiutarci nella prevenzione.

Tra gli ospiti presenti, il giornalista Giuseppe Brindisi e il conduttore Beppe Convertini hanno portato la loro testimonianza personale, raccontando esperienze legate alla patologia che ha colpito persone a loro vicine. Con la loro presenza hanno voluto dimostrare vicinanza e completo supporto al messaggio della prevenzione.

Durante la Settimana Nazionale per la Prevenzione Oncologica i cittadini potranno ricevere informazioni utili, partecipare a controlli gratuiti e scoprire i benefici di una dieta equilibrata. L’obiettivo è sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della prevenzione e delle scelte quotidiane per migliorare la propria salute e ridurre il rischio di sviluppare malattie oncologiche.

Disturbi alimentari: nello sport colpiscono il doppio

Mar 14
Scritto da Annamaria avatar

Dobbiamo stare sempre all’erta con i nostri bambini. I disturbi alimentari, come già detto, sono in vertiginoso aumento tra i più piccoli, con sintomi sempre più in età precoce. Sappiate anche che nello sport colpiscono il doppio. Come sottolineato dai dati di Fondazione Maria Bianca Corno, che promuove la Settimana Lilla, che si conclude domani, 15 marzo, al primo posto c’è la bulimia, seguita dall’anoressia. A seguire il Binge Eating disorder e gli EDNOS, i disturbi dell’alimentazione non altrimenti specificati, tra cui la vigoressia e l’ortoressia.

disturbi alimentari nello sport colpiscono il doppio

Nello sport i disturbi alimentari colpiscono il doppio. Laura Dalla Ragione lo chiarisce al Corriere della Sera. la psichiatra e direttrice della Rete di servizi sui DNA dell’Usl Umbria 1 e del Campus Biomedico di Roma spiega: “Le performance sportive sono diventate un momento di difficoltà per tantissimi giovani. L’incidenza di DNA è appunto doppia a parità di età e genere, ci sono moltissime ricerche che lo confermano. Lo sport, che è una cosa meravigliosa, per alcuni può diventare un fattore di rischio di disturbi alimentari”.

“Nello sport (specie in alcune discipline) spesso il problema scatenante è l’obbligo di mantenersi entro un certo peso per poter accedere alle gare – precisa la specialista –. Ma spesso il ragazzo o la ragazza che fanno attività sportiva hanno fame e non riescono a trattenersi come vorrebbero, così, per mantenere il peso, usano metodi di compensazione propri della bulimia, come il vomito autoindotto, i lassativi, i diuretici. E la bulimia non è meno rischiosa per la salute: può portare a squilibri elettrolitici dovuti all’azione del vomitare più volte al giorno. Se si abbassa la quota di potassio nel corpo si può anche arrivare a un arresto cardiocircolatorio”.

E’ evidente che i disturbi alimentari nello sport colpiscono il doppio, ma quali sono le discipline più a rischio? “Danza, ginnastica artistica, pattinaggio. In generale le discipline dove bisogna mantenere un certo tipo di corpo, un certo tipo di peso”. 

“Il mondo della danza più di tutte le discipline è a rischio perché è fuori dal Coni, non ha una Federazione, quindi, non c’è alcun tipo di controllo o normativa. Nella danza è diffusa la cosiddetta “triade dell’atleta”: associazione di un disordine alimentare, di amenorrea e osteoporosi. C’è un’incidenza nelle ballerine professioniste del 30% circa. La perdita delle mestruazioni può determinare conseguenze, oltre che cliniche, anche psicologiche e l’impossibilità di raggiungere un peso ‘normale’ in adolescenza può comportare ripercussioni sull’accrescimento osseo”, aggiunge.

Fate attenzione e vigilate, se vi accorgete che qualcosa non va, intervenite immediatamente con i vostri figli.

Decalogo per sonno migliore

Mar 13
Scritto da Annamaria avatar

I bambini dormono poco e male e l’insonnia tra di loro aumenta a causa anche dell’uso dei dispositivi elettronici durante le ore serali. In occasione della Giornata Mondiale del Sonno 2025, che ricorre venerdì 14 marzo e ha come slogan “Fai della salute del sonno una priorità”, la Simri (Società Italiana per le Malattie Respiratorie Infantili), affiliata alla Società Italiana di Pediatria, lancia un decalogo per sfatare i principali falsi miti e diffonde consigli per un sonno migliore.

decalogo per sonno migliore

“Gli studi confermano che il sonno è essenziale per il corretto sviluppo cerebrale, la memoria, la regolazione emotiva e il rafforzamento del sistema immunitario”, spiega la Simri. Eppure, sottolinea, “il 20-30% dei bambini sotto i due anni e il 15% dei bambini con più di 2 anni soffre di insonnia. Il 12% dei bambini in età prescolare russa abitualmente, un problema spesso sottovalutato. La privazione di sonno negli adolescenti è in aumento, spesso a causa dell’uso di dispositivi elettronici nelle ore serali. Solo il 15% dorme le 8-10 ore raccomandate”.

La mancanza di un riposo ottimali ha conseguenze pesanti: difficoltà di concentrazione, irritabilità, calo delle prestazioni scolastiche, rischio di sovrappeso e, nel lungo periodo, problemi cardiovascolari e metabolici.

“Il sonno è un elemento fondamentale per la salute dei bambini e degli adolescenti, ma ancora troppo spesso viene sottovalutato. Con questa iniziativa vogliamo sensibilizzare genitori e operatori sanitari sull’importanza di un riposo adeguato, perché dormire bene significa crescere meglio”, afferma la presidente Simri Stefania La Grutta.

“Sfatare i falsi miti sul sonno è essenziale per migliorare le abitudini e la qualità del riposo. Troppo spesso credenze errate portano a comportamenti che penalizzano il benessere dei bambini. Il nostro obiettivo è fornire informazioni chiare e basate sulle evidenze scientifiche”, aggiunge Luana Nosetti, responsabile dei Corsi di Formazione Teorico-Pratici sui Disturbi Respiratori del sonno della Simri.

Il decalogo per un sonno migliore è necessario sfatare i falsi miti sul sonno.

“Se recupero nel weekend, posso dormire poco in settimana” → Falso! Il debito di sonno non si annulla dormendo di più nei fine settimana. Il corpo ha bisogno di un ritmo costante.

“Il russare nei bambini è solo un fastidio” → Falso! Russare più di tre volte a settimana per almeno tre mesi è una patologia da non sottovalutare. Può essere anche il segnale di apnee ostruttive del sonno, un disturbo che va monitorato perché può aumentare il rischio di malattie cardiache, comportamentali e di accrescimento.

“Gli adolescenti sono pigri se vanno a dormire tardi” → Falso! Il loro orologio biologico si sposta naturalmente in avanti, rendendo più difficile addormentarsi presto. Tuttavia, la scuola e gli impegni mattutini li costringono a dormire meno. La maggior parte dorme meno di 7 ore a notte accumulando debiti di ore di sonno.

“Usare il cellulare prima di dormire non incide sul sonno” → Falso! La luce blu riduce la produzione di melatonina e rende più difficile addormentarsi.

“Saltare il pisolino aiuta i bambini a dormire meglio di notte” → Falso! I bambini piccoli hanno bisogno di sonnellini per evitare stanchezza eccessiva ed eccitazione, che rendono più difficile l’addormentamento la sera.

“Mangiare cioccolato o bere bevande energetiche la sera non influisce sul sonno” → Falso! Caffeina ed energy drink possono rimanere in circolo per ore, disturbando il riposo notturno.

“Lasciare piangere un bambino lo abitua a dormire” → Falso! Il sonno sereno si costruisce con una routine rassicurante, non con il pianto prolungato.

“Se un bambino si sveglia spesso di notte, significa che ha già riposato abbastanza” → Falso! I risvegli notturni possono essere segno di problemi del sonno.

“Fare sport intenso prima di dormire aiuta il sonno” → Falso! L’attività fisica è utile, ma va evitata nelle 2-3 ore precedenti l’addormentamento perché accentua lo stato di veglia, la frequenza cardiaca e il livello degli ormoni dello stress.

“Un bambino che ha apnee nel sonno o ha dormito poco o male, il giorno dopo si addormenta a scuola” → Falso! Molti bambini, a differenza degli adulti o degli adolescenti, non si addormentano quando sono stanchi, ma diventano irritabili e iperattivi, e spesso vengono scambiati per bambini con problemi comportamentali.

Cinque regole d’oro per un sonno migliore.

1. Spegnere gli schermi almeno un’ora prima di dormire: la luce blu inibisce la produzione di melatonina, rendendo più difficile addormentarsi.

2. Andare a dormire e svegliarsi alla stessa ora ogni giorno, anche nei fine settimana: la regolarità aiuta il corpo a stabilizzare il ritmo circadiano.

3. Creare una routine serale rilassante: leggere un libro, abbassare le luci e favorire un ambiente tranquillo.

4. Ascoltare musica rilassante prima di dormire: melodie dolci e suoni naturali possono favorire il rilassamento.

5. Garantire un ambiente sicuro per il sonno dei neonati: il lettino deve essere privo di oggetti, avere un materasso rigido e il bambino deve dormire a pancia in su per ridurre il rischio di SIDS.

Le ore di sonno raccomandate secondo l’American Academy of Sleep Medicine

Fascia d’età Ore di sonno raccomandate al giorno

Neonati (0-3 mesi) 14-17 ore

Lattanti (4-12 mesi) 12-16 ore (inclusi i sonnellini)

Bambini (1-2 anni) 11-14 ore (inclusi i sonnellini)

Prescolari (3-5 anni) 10-13 ore (inclusi i sonnellini)

Scolari (6-12 anni) 9-12 ore

Adolescenti (13-18 anni) 8-10 ore

Il decalogo è utilissimo e ci aiuta ad agire opportunamente coi nostri figli affinché abbiano una qualità di vita più sana.

Parto: consigli per non svenire ai papà

Mar 12
Scritto da Annamaria avatar

Sono impavidi, coraggiosi e hanno tanta voglia di vedere il loro bebè che viene al mondo, ma spesso si impressionano durante il parto della partner. Il medico dà alcuni consigli per non svenire ai papà.

parto consigli per non svenire ai papa

Il dottor Darien Sutton nel famoso programma statunitense Good Morning America regala alcuni preziosi consigli per non svenire ai papà che vogliono essere in sala parto. “Vi assicuro che non è poi tanto insolito che sia l’uomo il primo a svenire in sala parto”, ha spiegato, intervistato da Jason e Kyle Kelse. E non c’è motivo per deridere questi uomini: può succedere.

Fanpage riporta i consigli per non svenire dati ai papà dall’esperto da seguire in sala parto:

Conoscere gli elementi che possono potenzialmente scatenare uno svenimento: durante il parto c’è molto sangue, molta pressione, si può anche semplicemente essere spaventati dall’idea di veder soffrire la partner: “Bisogna essere consapevoli delle emozioni che queste situazioni scatenano in noi, per prevenire uno svenimento”.

Preparati all’impatto, se ti senti svenire: il medico suggerisce quando si pensa che da lì a poco si sverrà, di prepararsi all’impatto dal momento che è quello a causare dolore e ad essere potenzialmente pericoloso, non lo svenimento in sé.

Tendi i muscoli: “Si sviene perché il sangue abbandona il cervello e scorre verso tutti i gli altri arti, perciò quando ci si sente così è necessario tendere tutti i muscoli dai piedi, alle braccia ai bicipiti, così il sangue torna a confluire verso il centro”.

Siediti e incrocia le gambe: stringere le gambe permette al sangue di confluire verso il cervello.

Sdraiati e tieni i piedi verso l’alto appoggiando le gambe al muro.

Portati una barretta energetica in sala parto: una barretta energetica, qualcosa di molto zuccherato o molto salato, come delle patatine fritte, aumenta il volume del sangue e gli permette di tornare verso la testa

Disturbi alimentari: primi sintomi già a 8 o 9 anni

Mar 11
Scritto da Annamaria avatar

I primi sintomi dei disturbi alimentari compaiono già a 8 o 9 anni. E’ pazzesco, ma è così. Le diagnosi in merito sono aumentate del 64%. I dati che arrivano tra i bambini sono più che allarmanti.

disturbi alimentari primi sintomi a 8 o 9 anni

Sul Corriere della Sera si legge che le diagnosi annuali all’ospedale Pediatrico Bambino Gesù per quel che riguarda i disturbi alimentari tra i bambini sono aumentate del 64% rispetto al 2019 ultimo anno prima della pandemia di Covid 19. Nella categoria DNA (disturbi della nutrizione e dell’alimentazione) rientrano anoressia nervosa, bulimia nervosa, disturbo da alimentazione incontrollata, disturbo evitante-restrittivo dell’assunzione di cibo (ARFID) e disturbi alimentari non altrimenti specificati (NAS). Secondo il Ministero della Salute a livello nazionale questa, che è una vera emergenza, ha toccato +35%. I primi sintomi sin da giovanissimi: già a 8 o 9 anni.

“I dati raccolti negli ultimi anni evidenziano un aumento dell’incidenza dei disturbi alimentari in età pediatrica e adolescenziale”, commenta Valeria Zanna, responsabile dell’Unità operativa semplice di Anoressia e Disturbi Alimentari dell’Ospedale.

Tra le cause dei primi sintomi, che arrivano già a 8 o 9 anni, l’abbassamento dell’età puberale delle bambine e i social network, sempre più diffusi tra i piccoli, che impongono modelli sbagliati. 

“Negli ultimi anni, i pazienti più giovani presentano quadri psicopatologici più gravi, sia per la sintomatologia alimentare che per le caratteristiche psicologiche associate. Inoltre, i nuclei familiari di questi pazienti risultano più sofferenti, con difficoltà comunicative, una maggiore fragilità emotiva e un funzionamento complessivo compromesso”, sottolinea ancora l’esperta.

Sfince di San Giuseppe

Mar 10
Scritto da Annamaria avatar

Le ricette dolci per sollazzare il palato dei nostro bimbi non finiscono mai. A marzo ecco quella delle sfince di San Giuseppe, per una Festa del Papà da urlo.

sfince di san giuseppe 1

Come fare da sole, o con l’aiuto dei piccoli chef di casa, le sfince di San Giuseppe. Ecco cosa vi serve avere:

  • 250 g di farina 00
  • 250 ml di acqua
  • 250 g di uova (circa 5 uova medie)
  • 50 g di strutto
  • 1 pizzico di bicarbonato
  • 1 pizzico di sale

Per la crema:

  • 600 g di ricotta di pecora
  • 150 g di zucchero a velo
  • 60 g di gocce di cioccolato fondente

Non dimenticate che stiamo parlando di un dolce siciliano: la pasta choux va fritta in olio di semi di arachidi. Se vi piace, la crema va arricchita con scorze di arancia candite, ciliegie candite e granella di pistacchi.

Prima di tutto bisogna occuparsi della crema. Sarebbe opportuno far scolare il siero dalla ricotta tutta la notte. Il giorno dopo va mescolata in una ciotola col cucchiaio, unendo lo zucchero a velo, le gocce di cioccolato fondente.

Ora la pasta. In una casseruola mettete l’acqua, lo strutto e il sale. Portate a ebollizione e unite in una sola volta la farina, mescolate vigorosamente. Quando il composto sarà pronto, trasferitelo in un’altra ciotola. Lavorate ancora la pasta con la frusta, aggiungete un uovo alla volta e il bicarbonato: l’impasto deve essere liscio.

Scaldate abbondante olio in una padella per friggere dai bordi alti . Portate alla temperatura di 170°. Immergete 2 cucchiai nell’olio caldo. Prelevate una cucchiaiata di pasta choux. Fatela scivolare nell’olio. Friggete le sfince di San Giuseppe per circa 10 minuti, continuando a girarle e portandole sotto il livello dell’olio. Quando saranno dorate e si gonfieranno triplicando il loro volume, scolatele su un vassoio con carta da cucina. A frittura terminata riempitene ognuna con la crema di ricotta e cioccolato preparata. Potrete decorarle con la scorza d’arancia, una ciliegina e la granella di pistacchio.

Fecondazione assistita: non è gravidanza di serie B

Mar 09
Scritto da Annamaria avatar

La fecondazione assistita aiuta le coppie ad avere un bambino. Veronica Ferraro, in attesa del suo primo figlio da Davide Simonetta,, denuncia le critiche ricevute e sottolinea: Non è una gravidanza di serie B”.

Screenshot 2025 03 07 alle 17.48.32

Lei ha dovuto fare ricorso alla fecondazione assistita. Non è ha fatto mistero. Ma c’è chi sui social l’ha attaccata per la scelta, giudicando la sua gravidanza ottenuta come se fosse di serie B.

“Possiamo ripetere insieme che i bambini concepiti con la fecondazione assistita sono uguali agli altri, la mia gravidanza è uguale alle altre e non sono incinta di un robot della Tesla? – scrive – Messaggi come questo (ne ricevo alcuni quasi ogni giorno) possono risultare offensivi o ferire qualcuno perché implicano, anche se in modo non esplicito, che esistano gravidanze di ‘Serie A’ e di ‘Serie B‘, come se il modo in cui un bambino viene concepito potesse in qualche modo influire sul suo valore o sulla legittimità della sua esistenza”.

“Non voglio fare del vittimismo, ma proprio per questo so anche quanto possa essere un cammino emotivamente ed economicamente impegnativo – ha aggiunto – Molte persone passano anni tra speranze, delusioni e sacrifici prima di riuscire ad avere un figlio e, ridurre tutto a un semplice ‘ah ma loro hanno fatto l’inseminazione’, è sminuente e ingiusto”, continua la Ferraro.

Veronica conclude: “C’è un sottotesto giudicante, come se la fecondazione assistita fosse un modo ‘meno naturale’ di avere un figlio. Ma perché? È una soluzione medica a un problema biologico, esattamente come qualsiasi altro trattamento per la salute. Nessuno si sognerebbe di dire ‘ah, ma lui ha curato la sua malattia con un farmaco’ con lo stesso tono con cui certe persone parlano di fecondazione assistita. Sono piena”