Plumcake alle fragole

In questo periodo dell’anno si trovano facilmente e allora perché non utilizzarle per un dolce super buono? Il plumcake alle fragole è perfetto per la merenda dei ‘cuccioli’ di casa. Come realizzarlo tutte sole (o con i nostri bambini)?

Per fare il plumcake alle fragole occorre avere:
3 uova
120 grammi di zucchero
80 ml di olio di semi
80 ml di latte
240 grammi di farina 00
8 grammi di lievito per dolci
140 grammi di fragole
80 grammi di zucchero a velo
Succo di limone
In una ciotola rompere le uova, unire lo zucchero e mescolare con la frusta, aggiungere olio di semi, la farina, il lievito per dolci e il latte. Amalgamare bene il tutto. Lavare e tagliare a pezzetti le fragole, poi aggiungere pure queste all’impasto. Foderare uno stampo per il plumcake con carta forno e versare composto. Cuocere in forno preriscaldato a 180° per circa 35 minuti. Fare sempre la prova stecchino per verificare l’effettiva cottura.. Sfornare e far raffreddare. Ora occupiamoci della glassa: mescolare lo zucchero a velo col succo di limone, poi versare tutto sul plumcake alle fragole tolto dallo stampo e lasciar raffreddare. Sarà strepitoso.
Bambino: come evitare i capricci

Appena crescono capita che facciano i capricci. Il bambino a 18 mesi inizia ad affermare se stesso. Come evitare che diventino un problema per io genitori? Manuela Trinci, psicoterapeuta dell’età evolutiva, lo spiega sulle pagine del Corriere della Sera.

I capricci possono far impazzire i genitori, come evitare di trovarsi impreparati davanti a un bambino che piange, urla, tira calci è utilissimo. Spesso sono dovuti a frustrazione, altre volte si vuole comunicare un disagio.
“La scoperta del ‘no’ è un momento evolutivo importante della funzionalità del bambino – spiega Trinci –. I ‘no’ esistono, ma attenzione a non dirne troppi e soprattutto devono essere motivati. E’ necessario stabilire le regole e definire un perimetro di ciò che si può fare e al di là del quale non è possibile andare, devono essere spiegate con pazienza ed esempi che il bambino sia in grado di comprendere. Quando l’adulto nega qualcosa senza averne dato il motivo il bambino non capisce e resta disorientato”.
La psicoterapeuta dell’età evolutiva e Referente scientifico Ludobiblio, IRCCS Ospedale pediatrico Meyer, Firenze, chiarisce ancora. “I genitori devono prendere tutto il tempo necessario per spiegargli con calma perché non può farlo. Dedicare attenzione è un modo importante per aiutare i piccoli a crescere. Sgridare senza dare la motivazione è inutile e controproducente, il piccolo ha bisogno di essere accompagnato e la figura di attaccamento deve essere solida e credibile”, aggiunge.
“E’ importante trascorrere del tempo di qualità con i piccoli che si trovano a vivere una fase di disregolazione emotiva – informa l’esperta – quando scoppia un capriccio bisogna trovare un modo per fermarlo e tranquillizzarlo. Le cause che lo innescano sono le più varie: l’amichetto ha preso un gioco che ritiene sia suo e allora la strategia è accoglierlo tra le braccia, parlare con lui, tranquillizzarlo e fargli capire che lo comprendete, questi sono atteggiamenti positivi che riesce a capire”.
E ancora: “Non dire mai al bambino che non si ha tempo o cercare di allontanarlo perché così si otterrà esattamente il risultato opposto. A volte è sufficiente distrarlo proponendogli dei giochi diversi, dei colori con cui disegnare e dire anche sì ai piedi nella pozzanghera! Quando si capisce che deve sfogare la sua rabbia perché non riesce a fare qualcosa può essere utile dargli un cuscino da mordere e buttare per terra. Nel giro di poco tutto torna normale”.
“Una volta che il capriccio è terminato e il bambino si è calmato – continua Trinci – è importante tornare sull’event. E aiutare il bambino a ‘rileggere’ le emozioni. Aiutarlo a trovare un modo diverso di gestire le emozioni. E’ fondamentale che i genitori, i nonni e chi se ne prende cura gli diano la sensazione di sentirsi capito anche in questi momenti, dandogli l’idea che ‘ce la può fare’, mostrando pazienza durante le crisi di pianto e quelle, ancor più delicate, dell’iperattaccamento quando proprio non si riesce a distrarlo”.
Neonati: primi 1000 giorni di vita fondamentali

I primi 1000 giorni di vita dei neonati sono fondamentali. Bisogna investirci sopra per migliorare la salute futura di mamma e bimbo. Lo sottolinea a gran voce la SIN, Società Italiana di Neonatologia.

Migliorare la salute e la sopravvivenza materna e neonatale, “Healthy beginnings, hopeful futures”, è questo il tema scelto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per la Giornata Mondiale della Salute 2025, che si celebra oggi, 7 aprile.
“Sono tante le evidenze scientifiche che confermano come ci sia un continuum, dal concepimento ai mille giorni (i primi due anni di vita), che condiziona la salute a lungo termine dell’essere umano. E’ proprio in questo periodo che si compiono le trasformazioni più grandi dell’intera vita”, afferma il Prof. Massimo Agosti.
Il presidente della SIN aggiunge: “E’ ampiamente dimostrato come il piccolo attui una comunicazione continua con la mamma sin dalle prime settimane di gestazione. Una vera e propria simbiosi fisica e relazionale, che si instaura fin dall’inizio della gravidanza. I primi nove mesi in utero e i successivi 24 dopo la nascita sono il periodo in cui si verificano i più grandi cambiamenti nella vita, sia in senso positivo sia in senso negativo”.
“In particolare – prosegue l’esperto – le malattie non trasmissibili da adulti trovano spesso la loro origine in stili di vita, abitudini ed errori in questa fase iniziale, ad esempio sovrappeso e obesità portano a diabete, ipertensione e malattie cardiovascolari. Ed è su questo periodo che dobbiamo investire per migliorare la salute futura del piccolo e della sua mamma. Per offrire le stesse opportunità di salute, indipendentemente da dove si partorisce e si nasce”.
Secondo le stime più recenti, ogni anno quasi 300.000 donne perdono la vita a causa di una gravidanza o di un parto. Oltre 2 milioni di bambini muoiono nel loro primo mese di vita e circa 2 milioni nascono morti. Si tratta di circa 1 morte evitabile ogni 7 secondi. Le morti materne e neonatali si verificano in tutto il mondo. La stragrande maggioranza, però, si concentra nei paesi più poveri e in quelli che affrontano conflitti e altre crisi. Più in particolare, sul versante neonatale, le complicanze legate alla prematurità sono oggi la principale causa di morte dei bambini sotto i 5 anni in tutto il mondo.
“Negli ultimi decenni in Italia abbiamo attraversato una rivoluzione nell’assistenza ai neonati, soprattutto i prematuri: accanto alla tecnologia, è ormai chiara l’importanza della presenza dei genitori. Come è sempre più evidente il ruolo dell’allattamento materno per tutti i neonati come principale strategia di prevenzione per la salute futura del piccolo”, continua il Presidente Agosti.
“Siamo impegnati sul campo tutti i giorni per migliorare la salute e il benessere dei neonati non solo nel nostro Paese, ma anche in regioni con risorse sanitarie limitate, come, ad esempio, in Africa occidentale, con il nostro gruppo di studio specifico di ‘Cure Neonatali nei Paesi a Risorse Limitate’. L’obiettivo principale è rafforzare i sistemi sanitari locali, garantendo continuità ai programmi di formazione e favorire l’accesso a cure neonatali essenziali, facendo leva su interventi a bassa tecnologia e bassi costi. Ma mantenendo l’ambizione di migliorare i livelli assistenziali. Allattamento materno, kangaroo care e vicinanza dei genitori si confermano interventi a costo zero e dall’elevatissimo risultato”.
E’ importantissimo investire il proprio tempo nei primi 1000 giorni di vita dei neonati. Sono fondamentali. L’allattamento materno e la vicinanza dei genitori sono la principale strategia di prevenzione per la salute futura del piccolo.
Attività all’aperto per bambini

Le attività all’aperto per i bambini sono salvifiche e ora con la bella stagione è necessario svolgerle. Loro giocano, si divertono e non solo. Accrescono le capacità di socializzazione e di rispetto reciproco, avendo pure cura e rispetto per l’ambiente circostante, come sottolineato da John Dewey, filosofo e pedagogista statunitense.

Quali attività fare con i bambini all’aperto? Ad esempio imparare il riciclo. Come? Ce lo spiega Arcipelago Educativo di Save The Children. E’ un gioco a squadre. ”Prevede una staffetta ad ostacoli per fare la raccolta differenziata: a turno, una persona bendata, dovrà riconoscere l’oggetto da eliminare e verrà guidato dai suoi compagni di squadra verso il sacco corretto della raccolta differenziata.Le squadre si alternano in questo gioco, fino ad aver gettato tutti i materiali nei corretti contenitori”.
Non solo: tra le attività all’aperto per i bambini c’è anche lo yoga, con la pratica delle Asana, le varie posizioni che elasticizzano i muscoli aiutati dalla respirazione e danno consapevolezza del proprio corpo, migliorando postura ed equilibrio. Lo yoga, tra l’altro sviluppa la capacità di concentrazione e aiuta nella meditazione, che calma lo stress.
Si possono anche fare giochi matematici, sempre a gare, studiare le piante e magari imparare a coltivare un orto, scegliendo uno spazio tra quelli adibiti. Sono innumerevoli.
Il segreto per addormentarsi presto

Dormire poco fa male. Lo dicono tutti e ora lo sottolinea pure uno studio della University of Surrey in Inghilterra e pubblicato sulla rivista scientifica PLOS One. I ricercatori evidenziano come le persone che vanno a letto tardi siano più ansiose e depresse. Rivelano anche il segreto per addormentarsi presto.

Lo studio si è focalizzato su studenti universitari. “Andare a letto tardi è molto comune tra i giovani. Ma questo è un problema, perché espone ad un rischio maggiore di ansia e depressione. Restando svegli fino a tarda notte, c’è più tempo per ruminare e rimurginare sulle preoccupazioni della giornata. Questi fattori comportano la crescita di sintomatologia depressiva”, spiega il dottor Simon Evans, autore della ricerca.
L’esperto in neuroscienze non ha alcuno dubbio su il segreto per addormentarsi presto: la meditazione. Per lui e gli altri del suo team questa pratica fa acquisire una maggiore padronanza delle attività della mente e rilassa tutto il corpo, dà lucidità e non ti fa pensare a cose brutte: “Esercizi guidati di questo tipo favoriscono notevolmente una migliore qualità del sonno”.
Genitori amici? Meglio di no

Oggi molti genitori vogliono essere amici dei figli. Secondo l’esperta è meglio di no. I ruoli devono essere rispettati. Altrimenti si rischia di fare danni.

Claudia Denti, dottoressa in Scienze dell’Educazione e fondatrice, insieme a Severino Cirillo, di Genitore Informato spiega il suo punto di vista a Vanity Fair. “Se da un lato i genitori oggi sentono di voler abbandonare le modalità rigide e poco adeguate di una volta, in favore di un’educazione più aperta e rispettosa dei figli, cosa di per sé molto positiva, finiscono molte volte per fare una gran confusione e per esagerare in senso opposto, arrivando spesso a porsi come amici dei propri figli, con tutto ciò che questo comporta”, precisa. Genitori amici, quindi, meglio di no.
“Prima di tutto, ponendosi da amici, vengono a mancare quei limiti e quelle regole di cui i bambini e i figli in generale hanno bisogno per crescere in modo sano. I confini chiari, così come le regole, non sono una limitazione alla libertà ma creano una struttura che offre sicurezza psicologica. Paradossalmente, sono proprio i limiti ad amplificare la libertà, quando usati bene. Studi nel campo della psicologia dello sviluppo dimostrano infatti che i bambini cresciuti senza confini tendono a manifestare maggiore ansia e insicurezza. Se stabilire limiti chiari è dunque un compito fondamentale dei genitori, ponendosi da amici diventa tutto molto più difficile se non impossibile visto che gli amici non danno regole”, aggiunge.
La Denti sottolinea: “I divieti sono importanti anche per sviluppare l’autoregolazione emotiva. Il rispetto dell’autorità genitoriale poi prepara al rispetto di altre autorità come gli insegnanti. I bambini che non riconoscono la gerarchia familiare faticano a integrarsi in contesti strutturati, mentre imparare la differenza tra ruoli è una competenza sociale fondamentale”.
Meno profumo in gravidanza

Sembra che bisogna mettere meno profumo in gravidanza. Questo perché alcune fragranze contengono ftalati, che sono presenti pure nelle confezioni degli aliment, negli smalti per unghie e nei deodoranti e nei giocattoli. Uno studio scientifico, pubblicato di recente sulla rivista Nature Communications, sottolinea come alcuni prodotti che li contengono possano avere effetti negativi sulla crescita del bimbo in grembo.

Meno profumo in gravidanza per stare più serene, quindi. “Abbiamo condotto questo studio perché i ftalati sono ovunque nella nostra vita quotidiana. Vogliamo comprendere come l’esposizione chimica prenatale influenzi lo sviluppo infantile a livello molecolare”, chiarisce Donghai Liang. E’ il principale autore della ricerca in questione.
Dallo studio è emerso che i bimbi esposti continuamente a ftalati prima di venire al mondo, una volta nati hanno una maggiore vulnerabilità alle malattie e ai problemi di sviluppo neurologico. I ftalati causerebbero pure nascite premature, anomalie genitali infantili, asma e problemi cardiovascolari.
Nessun timore. Questi risultati servono solo a porre attenzione su come alcune donne incinte siano esposte a pericoli pure non rendendosene minimamente conto. Usare meno profumo in gravidanza, o non metterlo proprio per qualche mese, non è poi un sacrificio insopportabile. Tutto per vivere la gestazione senza pensieri.
Sindrome del bambino scosso: maltrattamento inconsapevole

La Sindrome del Bambino Scosso può portare a conseguenze gravissime per il neonato. E spesso, purtroppo, è un maltrattamento inconsapevole da parte del genitore o del cargiver.

Dal 5 al 7 aprile, tornano le Giornate Nazionali di Prevenzione con la campagna NON SCUOTERLO! promossa da Terre des Hommes, che coinvolgerà 70 città in 18 regioni italiane. Gli infopoint della campagna avranno il compito di sensibilizzare la popolazione sulla sindrome e sulla sua prevenzione.
La Shaken Baby Syndrome colpisce principalmente i bambini tra le 2 settimane e i 6 mesi di vita, periodo di massimo pianto per i neonati. In questo frangente, l’incapacità di gestire il pianto può portare il genitore o il caregiver a scuotere il bambino in maniera incontrollata. Questo con gravi conseguenze. In 1 caso su 4, il gesto può causare coma o morte. Ma anche in altri casi può compromettere irrimediabilmente il futuro del bambino, con danni cerebrali, problemi alla vista o all’udito, e disturbi comportamentali o motori.
Una “Prima indagine sui casi di bambini vittime di Shaken Baby Syndrome in Italia”, condotta da Terre des Hommes e dalla Rete Ospedaliera contro il Maltrattamento Infantile nel 2023, ha rivelato che molti dei bambini colpiti erano già stati portati in Pronto Soccorso, mostrando segni di maltrattamento.
“Come SIMEUP, siamo in prima linea da anni per sensibilizzare sul tema della Sindrome del Bambino Scosso. – spiega Stefania Zampogna. La presidente della Società Italiana di Medicina di Emergenza e Urgenza Pediatrica aggiunge: “E’ fondamentale che genitori, caregiver e operatori sanitari riconoscano i segnali di rischio. E intervengano con consapevolezza”. Federica Giannotta, Responsabile Advocacy e Programmi Italia di Terre des Hommes, precisa: “La Sindrome del Bambino Scosso è spesso un maltrattamento inconsapevole, derivante dalla mancanza di informazione. Può essere facilmente evitata con una corretta formazione”.