Polpette lenticchie e zucca
E’ arrivato novembre, perché non cucinare qualcosa di estremamente sano ai bimbi con le verdure di stagione? Le polpette lenticchie e zucca fanno al caso.
Per preparare per 4 persone le polpette di lenticchie e zucca occorre avere:
300 grammi di lenticchie,
300 grammi di zucca,
sale,
pane grattugiato,
un uovo,
olio extravergine d’oliva
Iniziate cuocendo le lenticchie in acqua salata con dentro una foglia di alloro. Rispettate i tempi di cottura, solitamente ci mettono un 40 minuti. Poi scolatele e privatele di tutta l’acqua Intanto cuocere la zucca in forno per un 20 minuti. In una ciotola mettere le lenticchie, la zucca cotta tagliata a cubetti, un uovo, un pizzico di sale e un cucchiaio di pan grattato. Amalgamate, poi frullate tutto con un frullatore a immersione. Se il composto dovesse essere troppo molle, aggiungete altro pane grattugiato. Se invece dovesse risultare troppo denso, aggiungete un pochino di latte.
Formate le polpette con le mani, passatele nel pane grattugiato che vi è avanzato e avrete messo in un piatto capiente. Ricoprite una teglia con carta da forno, ungetela di olio e quindi disponete le polpette. Cuocete in forno statico a 180 gradi per circa 30 minuti. Le polpette lenticchie e zucca sono squisite e vanno bene per tutta la famiglia.
Nanna neonati: consigli
La nanna neonati per alcuni neo genitori è un vero dramma. La maggior parte di loro lamenta mancanza di sonno con l’arrivo del bebè a casa. Alcuni consigli per far migliorare le cose tra le quattro mura li regala la dottoressa Jo Rammel. L’esperta di sonno inglese all’Huffpost spiega come agevolare la nanna nei neonati.
Tra i consigli c’è di non coprire troppo il piccolo, pensando possa sentire freddo: la temperatura giusta nella sua stanza deve aggirarsi tra i 16 e i 20 gradi. E’ possibile controllarla con un termometro appeso su una parete.
La nanna dei neonati deve partire da molte cose, anche dall’alimentazione. La dottoressa Jo Rammel dice ai genitori di inserire alimenti ricchi di triptofano a pranzo e a cena nelle pappe. “Questi alimenti supportano la produzione di serotonina, che poi si trasforma in melatonina e permette ai piccoli di dormire sonni tranquilli”, spiega. Vanno inseriti:
formaggio
uova
latte
pollo
pesce
avena
fagioli
lenticchie
broccoli
banane
spinaci
“La culla dovrebbe essere libera da cuscini, coperte e peluche”, dice l’esperta. I bambini così piccoli sono a rischio SIDS, infatti. Evitare anche borse dell’acqua calda o coperte elettriche. Per la nanna i neonati vanno anche aiutato con suoni rilassanti. Tra i consigli pure quello di portare i bimbi a fare lunghe passeggiate al sole se possibile: “L’esposizione ai raggi solari in un periodo come l’inverno, durante il quale si tende a tenere i bambini a casa è molto importante perché regola il loro orologio biologico”.
Influenza, raffreddore, bronchiolite bambini: vademecum
Un vademecum utilissimo sulle malattie di stagione dei bambini: influenza, raffreddore, bronchiolite. Dall’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma arriva una guida completa per prevenirli, riconoscerne i sintomi. “Lo scorso anno sono stati 15 milioni gli italiani colpiti dall’influenza e dalle sindromi parainfluenzali – ricordano gli esperti del Bambino Gesù – Di questi, circa un terzo erano bambini e ragazzi”. L’Adnkronos sottolinea le ‘dritte’ degli esperti.
Un vademecum è utile a noi genitori, spesso nel panico, con influenza, raffreddore, bronchiolite nei bambini. “Rhinovirus, coronavirus, virus influenzali e parainfluenzali, adenovirus, enterovirus, virus respiratorio sinciziale – elencano i medici – Sono gli agenti virali responsabili della maggior parte delle malattie dell’apparato respiratorio: dal raffreddore all’influenza, dal Covid alla bronchiolite. Questi virus si trasmettono per via respiratoria, attraverso l’inalazione diretta delle goccioline respiratorie infette o per contatto, ad esempio con le mani contaminate”.
“I sintomi sono spesso simili, ma di diversa intensità, e vanno dal mal di gola alla tosse, dal naso che cola alla febbre, dalle manifestazioni gastrointestinali ai dolori articolari. Le malattie respiratorie ogni anno nel mondo colpiscono centinaia di milioni di persone, soprattutto nei mesi più freddi. Al Bambino Gesù durante la scorsa stagione epidemica (2023-2024) si sono verificati più di 13.000 accessi in pronto soccorso per infezioni respiratorie acute e oltre 1.500 ricoveri, di cui circa 100 in terapia intensiva”, precisano.
“Nell’influenza la fase di picco dura generalmente da dicembre a febbraio. Nel raffreddore i casi aumentano durante tutta la stagione invernale. I casi di bronchiolite causati da virus respiratorio sinciziale si concentrano tra novembre e marzo. Quelli causati da virus parainfluenzali di tipo 3 si verificano con maggior frequenza in primavera ed estate”, ricordano gli specialisti.
Nel vademecum è chiaro come fare prevenzione per quel che riguarga influenza, raffreddore, bronchiolite dei bambini. ”Il rispetto delle norme igieniche è fondamentale per limitare i rischi di contrarre i virus respiratori – raccomandano gli esperti – Con l’arrivo del freddo i bambini passano infatti più tempo in ambienti chiusi e con minore ricambio d’aria, esponendosi così a un rischio maggiore di essere contagiati”.
“Lavare spesso le mani, coprire naso e bocca con un fazzoletto o il cavo del gomito quando si starnutisce, ridurre il contatto delle mani con occhi, bocca e naso ed evitare le persone che presentano sintomi sono tutti comportamenti che aiutano a diminuire il rischio di ammalarsi. Più in generale un corretto stile di vita rende bambini e ragazzi più sani e quindi meno soggetti ad ammalarsi. E’ importante seguire un’alimentazione equilibrata, ricca di frutta e verdura che aiutano a rinforzare le difese dell’organismo”, dicono.
E’ importante anche vaccinare. “Il vaccino è raccomandato a tutti i bambini da 6 mesi fino al compimento dei 7 anni; ai bambini dai 6 mesi di età, ragazzi e adulti con patologie croniche e ai loro conviventi, alle donne in gravidanza e nel periodo post partum e a tutte le persone dai 60 anni di età. Insieme a quella anti-influenza, è partita anche la campagna per la vaccinazione contro il Sars-CoV-2, per tutte le fasce di età”.
“Da quest’anno poi è disponibile un nuovo farmaco, un anticorpo monoclonale, che serve a proteggere dal virus respiratorio sinciziale, la causa più comune di bronchiolite (infiammazione delle piccole vie aeree dei polmoni) e di polmonite nei bambini sotto i 2 anni. In Italia lo scorso anno si sono registrati oltre 15.000 ricoveri, 3.000 dei quali in terapia intensiva. Presso il Bambino Gesù – prosegue l’ospedale – durante la scorsa stagione epidemica (2023-2024) si sono verificati 650 ricoveri, di cui 93 in terapia intensiva, a causa della bronchiolite. Nei giorni scorsi la Conferenza Stato-Regioni ha dato via al piano di immunizzazione contro il virus sinciziale”.
La campagna riguarderà inizialmente tutti i bambini nati da fine luglio 2024 in poi e quelli fragili con meno di 24 mesi di età. “Prevenire l’infezione da virus respiratorio sinciziale è salvavita nei bambini con meno di 6 mesi di età, riduce di oltre l’80% la necessità di ricovero ospedaliero e azzera il rischio morte – afferma Alberto Villani, responsabile dell’Unità operativa complessa di Pediatria generale e Dea II livello del Bambino Gesù – Evitare una forma grave di bronchiolite nelle primissime fasi della vita abbatte il rischio di soffrire di asma, già in età evolutiva, e della broncopneumopatia cronica ostruttiva, in età adulta avanzata”.
“La maggior parte delle malattie respiratorie invernali si presenta con sintomi molto simili: raffreddore, mal di gola, tosse, febbre, inappetenza, stanchezza. Si tratta di malattie che in genere si risolvono da sole in pochi giorni grazie al riposo a letto e alla somministrazione di farmaci in grado di controllare la febbre (se presente) e alleviare la sintomatologia. Il farmaco di elezione per la gestione della febbre è il paracetamolo – rammentano gli esperti – che ha proprietà antifebbrili e antidolorifiche e che, non essendo antinfiammatorio, è privo di effetti lesivi per la mucosa dello stomaco. Trattandosi di infezioni virali, la terapia antibiotica non solo è inutile, ma spesso dannosa quando non prescritta dal medico”.
“In caso di raffreddore – consigliano i medici – i lavaggi nasali sono utili per liberare le vie aeree superiori e facilitare la respirazione, soprattutto nei neonati e nei bambini molto piccoli che non sono ancora in grado di soffiarsi il naso. Il lavaggio consiste nell’introduzione nelle narici di una soluzione di acqua e sale (soluzione fisiologica). I momenti più adeguati per effettuare i lavaggi nasali sono prima delle poppate, prima di dormire e prima di eseguire l’aerosol. Esistono molti strumenti per eseguire il lavaggio nasale. Nei bambini sotto i 2 anni di età è consigliato l’utilizzo di una siringa (senza ago) da 2,5 ml o 5 ml, in modo da introdurre la soluzione fisiologica nelle narici con una discreta pressione (non eccessiva, né in maniera troppo rapida), utile a liberare le prime vie aeree”.
“Esistono poi i flaconcini monouso (da 2,5 o 5 ml) e, per i bambini più grandi, gli spray predosati o l’apposito apparecchio di origine asiatica per lavaggi nasali (una piccola brocca con beccuccio). Le soluzioni normalmente utilizzate per il lavaggio nasale sono isotoniche (soluzione fisiologica) o ipertoniche. Le soluzioni isotoniche hanno una concentrazione di sale dello 0,9%, quelle ipertoniche, utilizzate quando il muco è più denso, hanno invece una concentrazione di sodio cloruro più elevata (la più frequente è al 3%); quest’ultima è indicata in specifiche categorie di pazienti”.
“L’idratazione è sempre importante, ancora di più quando il bambino ha una sindrome influenzale o parainfluenzale e va quindi stimolato a bere acqua. Se è inappetente, invece, non è necessario forzarlo a mangiare”, precisano gli specialisti. Il riposo a casa è importante, anche per limitare la circolazione dei virus, ma se il bambino si sente in forze, non serve costringerlo a letto. In caso di febbre (senza brividi), inoltre, vestirlo con abiti leggeri lo aiuterà a disperdere il calore in eccesso e a diminuire il disagio.
L’aspetto veramente importante a cui i genitori devono prestare attenzione è lo stato di salute generale del bambino. “Non c’è un sintomo che, da solo, è più importante degli altri diventando fonte di ansia. La febbre è normale, vuol dire che l’organismo sta combattendo l’infezione virale. Bisogna quindi prendere in considerazione lo stato di malessere complessivo del bambino (dolore, appetito, cambiamento delle sue abitudini, del suo umore e della sua mobilità). Quando si riscontrano cambiamenti evidenti rispetto alla normalità, è importante rivolgersi al pediatra che fornirà le indicazioni, terapeutiche e comportamentali, del caso”, spiegano i pediatri del Bambino Gesù.
I fattori di rischio cambiano quando si ha a che fare con persone fragili. “Nei bambini e nei ragazzi i fattori che aumentano il rischio di maggiore gravità sono la prematurità, l’età del bambino (inferiore a 12 settimane), le cardiopatie congenite, la displasia broncopolmonare, la fibrosi cistica, le anomalie congenite delle vie aeree e le immunodeficienze. In questi casi è sempre opportuno consultare il medico curante e in ogni caso deve essere garantita una valutazione medica (pronto soccorso, se medico curante impossibilitato)”, aggiungono.
“Prevenire è sicuramente il primo consiglio, vaccinare anche i bambini contro l’influenza è fondamentale. In caso di malattia, i genitori non devono avere paura del valore della temperatura, dei gradi segnalati dal termometro, ma rivolgere l’attenzione alle condizioni complessive del bambino, senza somministrare farmaci per decisione autonoma – conclude Sebastian Cristaldi, responsabile dell’Unità operativa semplice Dea II livello del Bambino Gesù – Certamente è di aiuto mantenere l’idratazione con acqua o soluzioni reidratanti, facilmente reperibili nelle farmacie. Consiglio inoltre di sottoporre la situazione al proprio pediatra di famiglia che prescriverà controlli clinici e terapie in base alle condizioni o invierà la famiglia in pronto soccorso se necessario”.
Maschere per capelli fai da te all’olio di cocco
E’ un componente in grado di idratare la chioma ed evitare l’effetto paglia. Ecco qualche idea per realizzare da sole le maschere per capelli fai da te all’olio di cocco.
Durante una gravidanza spesso si perde la lucentezza e la giusta idratazione, soprattutto dopo l’estate, con tutto lo stress dei bagni e del sole. In autunno, poi cadono, per questa ragione è bene utilizzare le maschere per capelli fai da te all’olio di cocco.
Tra le maschere per capelli fai da te all’olio di cocco, ecco quella per chi li ha secchi:
2 cucchiai di olio di cocco extra vergine
1 cucchiaio di miele
1 uovo
Sbattere l’uovo in una ciotola separata, quindi unire l’uovo con l’olio di cocco leggermente riscaldato. Aggiungere quindi il miele e frullare ancora fino a ottenere un composto omogeneo. Dopo aver separato i capelli puliti e umidi in sezioni, massaggiare la maschera per capelli all’olio di cocco dalla radice alla punta. Quindi, avvolgere i capelli in una cuffia da doccia per trenta minuti. A questo punto risciacquare la maschera per capelli con acqua e lo shampoo che si utilizza abitualmente.
Quella per capelli opachi:
2 cucchiai di olio di cocco extra vergine (se non allo stato liquido basterà scioglierlo su un fornello o nel microonde)
1 cucchiai di aceto di mele
Per realizzare questa ricetta della maschera capelli all’olio di cocco sarà necessario unire in una ciotola, l’olio di cocco con l’aceto di mele, mescolando bene. Quando la miscela sarà abbastanza fredda da poter essere lavorata, applicare la maschera sui capelli asciutti o umidi in sezioni, coprendo uniformemente ogni sezione dalla radice alla punta. Lasciare in posa dai quindici ai venti minuti, quindi risciacquare. A questo punto proseguire con lo shampoo e il balsamo di routine.
Sessualità da genitori
La sessualità cambia da genitori. Per far sì che la passione non si affievolisca e vada via via scomparendo, si possono mettere in pratica alcune strategie. Emmanuele A. Jannini, professore di Endocrinologia e Sessuologia Medica all’Università di Roma Tor Vergata, a Today dà dei consigli.
Il presidente dell’Accademia Italiana della Salute della Coppia sulla sessualità da genitori è molto pratico. Per far sì che tutto non si disgreghi dice: “Perché la dimensione di intimità possa somigliare molto a quella precedente, si devono mettere in atto due strategie fondamentali. Una di tipo preventivo. Un’altra di tipo terapeutico. Quella di tipo preventivo consiste nel fare sesso durante tutta la gravidanza fino a un’ora prima delle doglie. Se non ci sono minacce d’aborto o rare condizioni a rischio che il ginecologo esperto saprà riconoscere. Questo è un modo molto intelligente, molto giusto, molto adatto per conservare quel meccanismo di intimità che altrimenti la coppia perderebbe per 9 mesi e oltre, considerando il puerperio. E’ molto più facile che le cose vadano bene dopo il parto se si è prevenuto il distacco”.
“La terapia, invece, consiste nel collocare il papà e la mamma sullo stesso piano nei confronti del figlio, in un triangolo amoroso dove i genitori amano il figlio prima di tutto come genitori, come coppia, e poi come singoli. Una sorta di processo mentale che faccia capire che non ci deve essere un rapporto esclusivo mamma-figlio o papà-figlio ma genitori-figlio. Un lavoro difficile soprattutto per la mamma che tende ad avere molto facilmente un rapporto privilegiato con il figlio, ma che deve imparare a collocarsi in una posizione paritaria con l’altro membro della coppia”, aggiunge.
E continua: “Questo lavoro di astrazione mentale è estremamente importante per la coppia ma ancor più per il figlio stesso. Così impara il prima possibile ad essere un’entità altra che ha di fronte a sé un’unità d’amore costituita da due genitori. Il figlio sarà più sano dal punto di vista emotivo, sentimentale, e in futuro anche sessuale, quanto più avrà compreso di avere di fronte a sé una coppia, non un papà e una mamma”.
“Dal piano cognitivo passiamo al piano pratico. Ove sia possibile, la rimozione della culla dal talamo è la cosa da fare il più precocemente possibile. Prima avviene, meglio è. Dopo i primi tre mesi è raccomandato spostare la culla dalla camera da letto, quando il bambino ancora non è nelle condizioni di poter protestare. E’ un passo importante da compiere sia per il bambino, che dopo un po’ di spavento imparerà a dormire da solo, sia per la coppia. Il bambino deve capire, ancora prima di poter capire, di essere una terza persona. E non un simbionte della madre, ma, appunto, un figlio. Studi dimostrano che questo passaggio facilita nel bimbo, soprattutto se è maschio, il suo sviluppo psico-sessuale”, precisa ancora, sempre in riferimento alla sessualità da genitori.
La Buona Nascita
Lei si definisce “ostetrica innamorata delle donne e del femminile. Ibclc, consulente babywearing. Esperta in gravidanza e post partum” se si va a guardare il suo profilo Instagram, dove parla di bambini che vengono al mondo e si racconta. La sua esperienza Arianna Ciucci ora l’ha messa per iscritto con La Buona Nascita – Come scoprirsi genitori giorno dopo giorno, un libro edito da San Paolo.
“Talvolta nella vita accadono cose inaspettate che ti rendi conto essere un’occasione unica e un dono. E’ quello che mi è successo in quest’anno. Una proposta , una sfida, un’avventura: scrivere un libro. ‘Io un libro? Ne sarò capace? Avrò argomenti interessanti da proporre? Caspita, forse è più semplice far nascere un bimbo!’. Sono solo, questi, alcuni dei timori che hanno assalito la mia mente all’inizio di questa avventura Poi, delle ottime compagne di viaggio, mi hanno aiutato a far emergere il cuore e la mente dell’ostetrica, della donna e della madre che sono. E così, pagina dopo pagina, è nato ‘La Buona Nascita. Come scoprirsi genitori giorno dopo giorno’”, racconta in un post.
“Un libro che sa di relazioni che nascono, di pelle e corpi che parlano, di mani e di sguardi che si incontrano – continua l’autrice – Un libro che ha il sapore della meraviglia ma anche della fatica e della crisi. Non un manuale di istruzioni…ne abbiamo fin troppi, ma un libro che invita a prendersi un tempo di riflessione, di crescita, di ascolto e che rimette al centro le persone con le proprie sensazioni ed emozioni. Un libro che sa di vita che passa e che fa nascere. In tutte le librerie dal 29 ottobre”.
La Ciucci è una vera professionista. Nella sua biografia si legge: “da sempre innamorata della maternità e della cura della madre, si è diplomata in ostetricia nel 1992. Per 26 anni ha svolto la professione in una grande maternità di Milano. Dal 2018 è responsabile ostetrica dell’Associazione GEPO, dove dirige anche l’Ambulatorio Allattamento, uno spazio sempre aperto per supportare le mamme e i bebè durante l’allattamento. E’ anche mamma di tre figli, infermiera, consulente allattamento certificata IBCLC, consulente babywearing e insegnante di massaggio neonatale”.
La Buona Nascita è un libro che aiuterà i neo genitori a capire. E farà lo stesso anche con cui i figli già ce li ha. “Come affrontare l’arrivo di un figlio al giorno d’oggi? Come pensare a una Buona Nascita? Cosa serve per recuperare quegli aspetti più caratteristici, fisiologici, storici e umani che la nascita di un figlio porta con sé? Senza edulcorare i racconti, senza diluire le riflessioni, crediamo che sia necessario avere il coraggio di prendere posizione su cosa voglia dire l’attesa, il dare alla luce, l’essere genitori, sul fatto che non esistono scorciatoie per fare meglio le cose, su come si possa sempre cambiare rotta, leggere la propria storia e assumere un ruolo importantissimo verso i propri figli e verso la società”, si legge nella sinossi.
E ancora: “In questo libro, narrativo e non manualistico, completo di storie reali e spunti concreti, si vogliono accompagnare le donne e i loro partner nella scoperta – e nella ri-scoperta – del percorso della gravidanza, mettendo in luce le ambivalenze, raccontando ciò che ci si aspetta non venga taciuto, affrontando cosa bisognerebbe socializzare di questa esperienza”.
“Un libro che propone la Buona Nascita come il modo per poter avviare il più bel percorso che si possa fare: quello di una vita insieme. Perché se tutta la gravidanza è una storia, un percorso ‘in relazione’ e ‘di relazioni’, allora non possiamo affidarci solo all’esperienza scientifica. Ma dobbiamo recuperare il ruolo del partner, dei fratelli, della rete, del villaggio, del bambino stesso che stiamo aspettando. E quindi la relazione con noi stesse. Per rimettere al centro la persona, con il suo peso specifico di essere, di bisogni, di sensazioni, di emozioni. Di vita che passa e che fa nascere”, si conclude.
Esposoma urbano una vera calamità
L’esposoma urbano è una vera calamità. Sui bambini ha effetti sin dalla nascita e sono purtroppo a lungo termine. La SIN lancia un allarme: sono necessari interventi drastici per garantire città più sostenibili e sicure per tutelare la salute dei piccoli.
L’inquinamento ambientale e il cambiamento climatico hanno un impatto negativo sulla salute dei neonati, già durante la gravidanza, con effetti che possono protrarsi a lungo termine nei bambini. Numerosi studi recenti confermano che feti e neonati, per loro naturale vulnerabilità, sono particolarmente esposti ai rischi legati all’inquinamento atmosferico. La categoria dei bambini è particolarmente suscettibile agli effetti nocivi dell’esposoma urbano. E’ così definito l’insieme dei fattori ambientali a cui coloro che vivono nelle città sono esposti nel corso della propria vita. Questi fattori, combinati con variabili sociali, comportamentali e biologiche, possono avere un impatto significativo sulla salute. E’ quindi una vera calamità.
L’esposizione all’inquinamento può iniziare già in utero, con conseguenze potenzialmente gravi sia nel breve termine, che nel lungo termine. Alcuni degli effetti includono natimortalità, prematurità, basso peso alla nascita, riduzione dell’allattamento al seno, malattie polmonari, cardiovascolari e neurologiche. Fino a un aumento del rischio di paralisi celebrale. L’elevata frequenza respiratoria e l’immaturità fisiologica degli organi in via di sviluppo rendono i neonati più vulnerabili agli inquinanti rispetto agli adulti. Allo stesso modo, l’immaturità dei meccanismi di termoregolazione li rende particolarmente sensibili alle temperature estreme, una delle conseguenze del cambiamento climatico.
Secondo dati UNICEF, ogni settimana in Europa e Asia Centrale oltre 90 bambini sotto l’anno di età muoiono per cause legate all’inquinamento atmosferico. L’esposizione precoce compromette lo sviluppo polmonare, aumenta il rischio di asma e altre malattie croniche. E influisce negativamente sul sistema cardiovascolare e sullo sviluppo neurologico.
Nel 2021, 377 bambini sono morti in Europa e Asia Centrale per cause riconducibili allo stress da calore. Le temperature elevate, in combinazione con l’inquinamento, aggravano le malattie respiratorie croniche e aumentano il numero di ricoveri ospedalieri. L’esposizione precoce e persistente all’inquinamento acustico può avere un impatto significativo sullo sviluppo neurologico dei bambini. Così contribuendo a problemi di apprendimento, difficoltà di concentrazione, disturbi comportamentali e del ritmo sonno-veglia.
“L’esposizione prenatale all’inquinamento atmosferico comporta una persistente perdita di salute anche a bassi livelli di concentrazione e spesso impiega anni per manifestarsi pienamente”, afferma il dott. Luigi Orfeo. Il Presidente della Società Italiana di Neonatologia (SIN), in occasione del XXX Congresso Nazionale a Padova aggiunge: “Per nascere e crescere sani, sono necessari interventi concreti e condivisi, in grado di garantire città ed ambienti più sostenibili e meno esposti ad agenti inquinanti e nocivi. Come indicato anche nell’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile, promosso dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite”.
“Non c’è più tempo da perdere”, dice il Prof. Fabio Mosca, Presidente della Commissione SIN-Safe. “Per questo, insieme ad altre 35 Società Scientifiche ed Associazioni dell’area pediatrica, di cui è capofila la Società Italiana di Pediatria (SIP), a settembre di questo anno, con il progetto AMBO, Alleanza per un Ambiente a Misura di Bambino, abbiamo preso un impegno nei confronti dei nostri neonati e delle loro famiglie: collaborare per garantire loro un futuro migliore, più sostenibile e più sicuro per la salute”.
Secondo stime dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA), oltre il 90% della popolazione urbana è esposta a livelli di particolato fine superiori ai limiti raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).L’UNICEF raccomanda che ogni bambino, indipendentemente dall’area della città in cui vive, abbia accesso ad uno spazio verde pubblico sicuro e accogliente ad una distanza facilmente raggiungibile a piedi.
Un recente studio di ricercatori spagnoli ha messo a punto una nuova linea guida, nota come la regola “3-30-300”, secondo la quale ogni persona dovrebbe poter vedere almeno 3 alberi dalla propria casa, vivere in un quartiere con una copertura arborea del 30% e avere accesso ad uno spazio verde di qualità entro 300 metri. La progettazione di città sostenibili richiede la cooperazione attiva tra governi, istituzioni e cittadini, investendo in soluzioni ambientali che riducano l’inquinamento, mitighino il cambiamento climatico, aumentino gli spazi verdi e tutelino la salute pubblica.
“Per ridurre l’inquinamento dell’aria e quello acustico e contribuire ad abbassare le temperature, un primo passo potrebbe essere quello di implementare la presenza di parchi, giardini pensili ed orti urbani, che promuovono anche uno stile di vita attivo, contrastando la sedentarietà. Solo con un impegno collettivo sarà possibile affrontare le sfide attuali e garantire un futuro urbano sostenibile, equo e vivibile per le generazioni future, favorevole alla loro crescita e al loro sviluppo in salute”, conclude Orfeo. SE si continua così non va affatto bene: l’esposoma urbano è da considerarsi una vera calamità. Non c’è dubbio.
5 regole per perdere peso senza soffrire
Spesso dopo una gravidanza e il conseguente allattamento al seno, se c’è, molte donne lamentano la fatica nel perdere peso. Come detto e ridetto, è necessario innanzitutto avere pazienza. Poi è opportuno rivolgersi a un esperto nutrizionista che possa consigliare al meglio, dato che ogni persona è diversa da un’altra. Sappiate però che sempre più esperti dicono che ci sono 5 regole per perdere peso senza soffrire.
Taylor Grasso, dietologa americana, online si lei dice: “Sono la tua migliore amica dietologa non dietetica e proprietaria di Simply Healthy Nutrition e sono incredibilmente felice di dare potere alle donne attraverso l’alimentazione intuitiva e riscrivere le regole che la cultura della dieta ha instillato in tutte noi. Perché? Perché ci sono passata. Come molte donne, sono rimasta intrappolata dalla cultura della dieta e mi sono ritrovata con comportamenti ortoressici, iper-focalizzata sul ‘mangiare sano’ e bloccata nel ciclo costante di restrizione e abbuffate”.
“Non avrei mai pensato che sarebbe arrivato un giorno in cui ogni mio pensiero non riguardasse ogni boccone di cibo che stavo mangiando o come appariva il mio corpo allo specchio. Quattro anni dopo, ho guarito il mio rapporto con il cibo, il mio corpo e mi SENTO più sana che mai. Ora, posso usare la mia istruzione, conoscenza ed esperienza personale per aiutare le donne a liberarsi dal ciclo della dieta per sempre, perché l’obiettivo di lavorare con me? Non spendere mai più soldi per una dieta”, continua.
Molto attiva anche su TikTok, in un video dà le 5 regole per perdere peso senza soffrire. “Gli uomini hanno un ciclo ormonale di 24 ore, mentre le donne di 28 giorni. Bisogna considerare che i nostri ormoni e il nostro metabolismo sono molto diversi da quelli degli uomini. Non sto dicendo che il deficit di calorie non funzioni affatto, ma che la maggior parte degli studi e delle ricerche in proposito sono stati portati avanti in base agli uomini, per questo non funzionano per tutti”.
I sui consigli per perdere peso senza soffrire, le 5 regole d’oro, sono:
1. Dare priorità ad attività NEAT, ovvero Termogenesi da attività non associabile all’esercizio fisico. Tradotto: tutte quelle attività che bruciano grassi, ma che non rientrano nell’esercizio fisico attivo. Qualche esempio? Fare le scale, andare a fare la spesa a piedi, muoversi.
2 Concentrarsi sull’allenamento di forza e cardio a bassa intensità.
3 Inserire fibre e proteine in ogni pasto, il che è molto importante per mantenere i livelli di zucchero nel sangue ad un livello bilanciato. Questo aiuterà anche a sentirsi sazi durante la giornata.
4 Dormire tra le sei e le otto ore a notte, sempre. “Il corpo si ripara e recupera durante il sonno, quindi se si fa attività fisica è necessario dare del tempo ai muscoli per recuperare, ripararsi e poi crescere”.
5 Trovare il tempo per pianificare i pasti e preparare gli ingredienti in modo da mangiare sempre in maniera sana, durante tutta la settimana.