Dieta vegana per i bambini: consigli
Dieta vegana per i bambini? Se sì sono tante le raccomandazioni e dagli esperti arrivano i consigli perché sia sicura.
Sempre più persone scelgono di mangiare vegano: mamma e papà vogliono una dieta vegana pure per i bambini, ma bisogna fare attenzione, da qui i consigli dei pediatri.
La tendenza è in aumento, lo conferma Salvatore Barberi, pediatra dell’ospedale Fatebenefratelli di Milano (Asst Fatebenefratelli-Sacco), nel consiglio direttivo della Società italiana di pediatria preventiva e sociale. Ha affrontato l’argomento in un ‘position paper’ Sipps, a cui ha lavorato con la collega Margherita Caroli, specializzata in Pediatria e Scienza dell’alimentazione e, fra le altre cose, componente del comitato tecnico del programma ‘Okkio alla Salute’ di Ministero della Salute e Istituto Superiore di Sanità.
Nel documento ci sono linee guida e consigli pratici per pediatri, medici e famiglie, per garantire che chi adotta un regime alimentare di questo tipo lo faccia in sicurezza. “Da medici non critichiamo né entriamo nella scelta degli stili di vita delle famiglie – precisa Barberi all’AdnKronos Salute – ma raccomandiamo che si faccia sempre uno screening dei deficit nutritivi che si possono presentare in chi osserva un tipo di alimentazione ristretta e, nel caso in cui si rilevino carenze specifiche, si intervenga con la supplementazione”.
La scienza è favorevole a una dieta green. “Viene espressa una posizione favorevole soprattutto per la dieta vegetariana – spiega il pediatra – purché vengano integrati i nutrienti carenti”. I consigli sulla dieta vegana sono utili soprattutto nell’età evolutiva, e per le donne in gravidanza o in allattamento, fasi più sensibili in cui si va incontro a un rischio maggiore di carenza di micro e macro nutrienti come vitamina B12, vitamina D, Riboflavina, Aminoacidi essenziali, acidi grassi a lunga catena (Epa e Dha) e minerali (calcio, ferro, iodio, zinco e selenio).
Per questo bisogna programmare una giusta alimentazione per i bambini e i adolescenti, affinché abbiano un adeguato sviluppo. “Va spiegato – si legge nel position paper – quanto gravi siano le conseguenze di una dieta non adeguatamente supplementata”.
Per fare un esempio, la vitamina B12 – spiegano gli esperti – è presente solo nei cibi animali e pertanto i vegetariani devono assumere un integratore oppure utilizzare cibi supplementati, ancora poco diffusi in Italia. C’è anche un rischio che va tenuto in considerazione: le diete ricche di acido folico, come in genere le vegane, possono mascherare i sintomi ematologici della carenza di vitamina B12, che può essere misconosciuta fino alla comparsa di sintomi neurologici. Particolare prudenza viene raccomandata alle donne in attesa e in allattamento: la quota di vitamina B12 che passa nel feto o nel latte materno è infatti dipendente soprattuto dall’assunzione mediante alimenti più che dalle scorte epatiche della mamma.
Non è poi scontato con la dieta vegetariana un adeguato apporto di acido linoleico (Ala), capostipite degli acidi grassi omega 3, circoscritto a poche fonti alimentari di ambito veg (noci e semi di lino e loro olio). Le conseguenze di un ridotto apporto di Ala, scrivono gli esperti autori del position paper, possono essere amplificate dalla ridotta velocità di conversione di questo in Epa e Dha, acidi grassi polinsaturi importanti per lo sviluppo cerebrale e la salute cardiovascolare.
Altro nodo riguarda il ferro. I vegetali contengono esclusivamente ferro di tipo eme, il cui assorbimento è ostacolato da fitati, calcio, polifenoli del tè, caffè e cacao ed è favorito dalla vitamina C e dall’acido citrico. A causa della minore biodisponibilità del ferro non eme, le assunzioni di ferro consigliate per i vegetariani sono raddoppiate rispetto a quelle dei non veg. Su questo fronte i legumi aiutano perché hanno un contenuto di ferro 3-4 volte superiore a quello della carne.
Anche la biodisponibilità dello zinco nelle diete vegetariane è ridotta per la presenza di fitati e fibre, osservano ancora gli esperti, e pertanto il fabbisogno nei vegetariani può essere superiore al 50% rispetto alla popolazione generale. L’analisi contenuta nel position paper esplora questi e altri tipi di problematiche.
La Sipps è una delle Società scientifiche italiane che ha deciso di approfondire il problema dell’adeguatezza delle diete vegetariane e vegane relativamente alla crescita e allo sviluppo neurocognitivo dei bimbi, e ad altri aspetti.
Il position paper con i suoi consigli, spiega Barberi, sarà messo a disposizione dei pediatri di libera scelta e anche delle famiglie.
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