Fenotipi obesità

Ott 07
Scritto da Annamaria avatar

I fenotipi dell’obesità aiutano a curare la malattia cronica, recidivante, multifattoriale, la cui prevalenza continua ad aumentare in tutto il mondo.  Il problema esiste. L’accettazione di sé è importantissima, i modelli sbagliati di perfezione non vanno seguiti perché non esistono. Ma l’obesità è una malattia notevolmente eterogenea e la perdita di peso sostenuta con gli attuali paradigmi di trattamento rimane una sfida nella pratica clinica. 

fenotipi obesita

Nel mondo dal 1980 l’obesità è più che raddoppiata, tanto da essere definita una epidemia globale dall’OMS. Anche al VI Congresso Nazionale della SINuC si affronta l’argomento alla luce delle più recenti evidenze.

“L’eterogeneità tra i pazienti con obesità è particolarmente evidente nella risposta di perdita di peso agli interventi sull’obesità, come diete, farmaci, dispositivi e interventi chirurgici. E’ ormai assodato che l’approccio di diminuire l’apporto calorico e aumentare il movimento è inefficace e superato”, spiega il Professor Maurizio Muscaritoli Presidente SINuC. “Non possiamo più ignorare che proprio l’eccesso di peso sia responsabile di circa 70mila morti evitabili l’anno solo nel nostro Paese”, sottolinea.

“La novità è aver catalogato l’obesità in quattro ‘fenotipi’ ossia il complesso delle caratteristiche di un organismo che risultano dall’interazione fra la sua costituzione genetica e l’ambiente. Sono: cervello affamato (sazietà anormale), fame emotiva (mangiare edonico), intestino affamato (sazietà anormale) e combustione lenta (rallentamento del tasso metabolico)”, precisa Muscaritoli. 

·      Cervello affamato – principalmente controllato dall’asse cervello-intestino e necessità di    maggiori calorie per raggiungere la pienezza e la sazietà;

·      Fame emotiva – desiderio di mangiare per far fronte a emozioni positive o negative, comportamento ‘edonico’;

·      Intestino affamato – durata anormale della pienezza con svuotamento gastrico più rapido;

·      Combustione lenta – diminuzione del tasso metabolico.

Capire come e perché alcune persone accumulano peso è stato un obiettivo degli scienziati allo scopo di scardinare il meccanismo patologico e trovare strategie per riportare al peso considerato normale. In uno studio apparso su Obesity in una coorte di pazienti a cui erano stati prescritti farmaci antiobesità, l’approccio terapeutico guidato dal fenotipo è stato associato a una maggiore perdita di peso di 1,75 volte dopo 1 anno. La percentuale di pazienti che hanno perso >10% a 1 anno è stata del 79% rispetto al 34% con il trattamento generico. Identificare i fenotipi di obesità basati sulla fisiopatologia e sul comportamento può portare ad interventi mirati e più efficaci. E migliorare i risultati di perdita di peso.

I nuovi farmaci antiobesità (AOM) hanno un tasso di risposta variabile di perdita di peso e rappresentano una interessante opzione. In una meta-analisi, la percentuale di pazienti che hanno perso più del 10% con AOM variava dal 20% al 54% rispetto al 9% dei soggetti del gruppo placebo con una perdita di peso a 1 anno tra 2,6 a 8,8 kg. Si è però capito che la risposta precoce, definita come perdita di peso >5% nei primi 3 mesi, è l’unico predittore di perdita di peso a lungo termine con i farmaci. 

“L’obesità è una forma di malnutrizione per eccesso – spiega il Professor Alessio Molfino, Professore Associato di Medicina Interna alla Sapienza di Roma –. Ha una origine che riconosce fattori alimentari, genetici, emotivi, sociali, per questo risulta così difficile intervenire. Esiste una stretta relazione tra sistema digestivo e sistema nervoso centrale chiamato asse intestino- cervello. L’equilibrio di questa via di comunicazione può essere alterata da numerosi fattori. Su questa complessità si innestano i fenotipi il cui riconoscimento permette una medicina sempre più personalizzata. I diversi fenotipi mostrano comportamenti peculiari”. 

Il fenotipo riconducibile al cervello affamato spinge ad una assunzione elevata di calorie prima di raggiungere la pienezza e la sazietà. Quello relativo invece alla fame emotiva mostra livelli più elevati di ansia, depressione e alimentazione guidata dalle emozioni oltre a livelli più bassi di autostima e una peggiore immagine corporea rispetto agli altri fenotipi.

I soggetti con fenotipo intestino affamato mostrano un più accelerato svuotamento gastrico. Circa del 30% per i cibi solidi e del 22% per i liquidi nelle femmine. Nei maschi lo svuotamento gastrico medio è accelerato del 38% per i solidi e del 33% per i liquidi. Quindi tendono ad alimentarsi più spesso. I soggetti con fenotipo a combustione lenta, identificabili in un metabolismo rallentato, mostrano una massa muscolare inferiore e una minore predisposizione all’attività fisica. Ovviamente è possibile che gli individui mostrino fenotipi misti. O non appartengano a nessuno di questi quattro gruppi. Ma l’identificazione di modelli biologici è importante per un approccio personalizzato.

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