Oncoimmunoterapia

Set 13
Scritto da Annamaria avatar

oncoimmunoterapia

La oncoimmunoterapia per il tumore al seno e all’ovaio è preferita all’intervento di rimozione.
Uno studio tutto italiano ha dimostrato che l’oncoimmunoterapia rieduca le difese naturali dell’organismo e riconosce e distrugge il tumore. In questo modo si riesce a evitare l’asportazione preventiva.

La oncoimmunoterapia, dopo aver dimostrato di essere efficace contro i melanomi e contro il tumore al polmone, ora è stata riscoperta anche per il tumore al seno.
In occasione del simposio internazionale sul tumore alla mammella “Meet the professor” a Padova i più importanti specialisti in materia hanno parlato della oncoimmunoterapia.
I nuovi medicinali usano una tecnica che non permette alle cellule tumorali di evitare la sorveglianza del sistema immunitario e svilupparsi quindi in tumore. I geni mutati che portano a una predisposizione al tumore al seno e ovaie così non sono più solo portatori di possibili rischi: nuovi ricerche li usano per attaccare meglio l’eventuale tumore.
Con questa nuova tecnica ci sono buone prospettive per conservare la fertilità femminile e la sessualità dopo un tumore al seno guarito.

Il professor Pierfrancesco Conte direttore della Breast Unit dell’Istituto Oncologico Veneto, ha detto: “E’ attualmente utilizzata per cercare di sorpassare i limiti dei trattamenti a base di farmaci ‘target’, quelli diretti contro molecole attive nelle cellule tumorali e che consentono loro di sopravvivere alle terapie e di espandersi. Capita, infatti, che l’elevata capacità di mutare delle cellule cancerose renda inefficaci anche questi principi attivi. In questi casi la soluzione potrebbe essere proprio l’immunoterapia; sono, infatti, i tumori che accumulano più mutazioni ad essere riconosciuti meglio dal sistema immunitario quando viene aiutato da questi trattamenti innovativi“. E ancora :”Le mutazioni dei geni BRCA1 e BRCA22 permettono terapie specifiche, mirate ed efficaci, nel caso in cui si presenti la patologia. Il meccanismo è molto fine: le cellule tumorali, una volta aggredite dai farmaci antitumorali, contrastano l’azione cercando di riparare il dna e questa attività limita l’efficacia delle cure.
Le cellule tumorali Brca mutate invece hanno in dotazione solo alcuni di questi meccanismi di riparazione, quindi stiamo cercando di bloccarli“.

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