Articoli della categoria ‘SALUTE E BENESSERE’

Cibo bambini: errori da evitare

Ott 20
Scritto da Annamaria avatar

I bambini devono avere un buon rapporto col cibo. Anche perché i disturbi alimentari dei ragazzi sono sempre più frequenti. Ci sono errori da evitare a riguardo. Noi genitori dobbiamo farne tesoro per il loro benessere.

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Se si desidera che i bambini mangino in modo sano e che il cibo per loro non si trasformi in un problema ecco gli errori da evitare, quelli che potrebbero causare disastri a lungo andare. Ce li dà Qui Mamme del Corriere della Sera.

I nostri figli vanno assolutamente educati a curare la loro alimentazione, siamo noi adulti a doverlo fare. Gli errori da evitare quando si tratta di cibo per i bambini sono a volte puerili, ma accadono.

E’ vietato saltare la colazion, non è un pasto superfluo, ma è fondamentale. Una buona colazione (latte o yogurt con fette biscottate, cereali, pane e marmellata) assicura il giusto concentrato di energia per affrontare la giornata.

I legumi non sono un contorno, vanno serviti da soli, sono già di per sé un secondo piatto.

Non servire pane, pasta e patate insieme. Sea pranzo è prevista pasta o riso, il pane o le patate vanno servite a cena.

Non forzare i bambini nell’assaggio degli alimenti: inutile costringere i bambini ad assaggiare una pietanza che non gradiscono. Ed è assolutamente sbagliato portarli a fare questo unicamente in cambio di un “premio”. 

Il momento dei pasti non è un gioco, sarebbe meglio eliminare tutte le distrazioni. Niente giocattoli né TV accesa. I piccoli devono conoscere il cibo senza interferenze esterne.

No alle punizioni. Se non si termina il piatto che si ha davanti, nieinte tragedia. Di tanto in tanto premiarlo con un dolcetto o con qualche altro alimento, quando finisce tutto. Questo però non deve diventare una malsana abitudine.

Vaccino antipertosse utile in gravidanza

Ott 06
Scritto da Annamaria avatar

In questa strana epoca in cui viene messa in dubbio la scienza, è opportuno ricordare che è necessario vaccinarsi. E a tal proposito l’Ospedale Pedriatico Bambino Gesù ricorda che il vaccino antipertosse è utile in gravidanza.

Il vaccino antipertosse è raccomandato. Utile in gravidanza, è offerto gratuitamente a tutte le donne. La dose necessaria deve essere effettuata intorno alla 28° settimana e va ripetuta a ogni gestazione.

Il Bambino Gesù, nel sottolineare che il vaccino antipertosse è utile in gravidanza, scrive:

“La pertosse è una malattia altamente infettiva e grave che può portare a polmonite e danni cerebrali, soprattutto nei neonati e nei bambini più piccoli, sotto un anno di vita. La maggior parte dei lattanti affetti da pertosse necessitano di cure ospedaliere e, quando la pertosse è molto grave, possono morire. La frequenza della pertosse è aumentata notevolmente negli ultimi anni e i bambini molto piccoli che ancora non hanno ricevuto il primo ciclo vaccinale possono avere un decorso grave con necessità di ricovero in terapia intensiva e un non trascurabile rischio di sviluppare complicanze fino alla morte. Le donne in gravidanza possono proteggere i loro bambini vaccinandosi, idealmente dalla 16a alla 32a settimana di gravidanza, per produrre degli anticorpi specifici da passare al figlio attraverso la placenta e proteggerlo da subito nel periodo postnatale”.

“La vaccinazione in gravidanza è molto efficace per proteggere il bambino dalla pertosse nelle prime settimane di vita. L’immunità ottenuta con il vaccino passerà al bambino attraverso la placenta e gli fornirà una protezione passiva fino a quando non sarà abbastanza grande per essere vaccinato contro la pertosse, cioè dalle 8 settimane di vita”.

“Poiché non esiste un vaccino solo per la pertosse, il vaccino è combinato con l’antitetanico e l’antidifterico (dTpa). Ma essendo un vaccino acellulare, ha molto pochi effetti collaterali. La maggior parte di questi, nella vaccinazione dTpa fatta in gravidanza sono lievi e si risolvono da soli. Gli effetti collaterali più comuni comprendono: 

  • Eritema, gonfiore, dolore nel sito di iniezione;
  • Dolore muscolare aspecifico;
  • Stanchezza;
  • Febbre.

Il vaccino dTpa è quindi molto sicuro anche durante la gravidanza”.

“La vaccinazione trivalente anti difterite-tetano e pertosse in Italia è raccomandata e offerta gratuitamente a tutte le donne, idealmente alla 28° settimana. Va ripetuta a ogni gravidanza. Se per qualche motivo non si riesce a ricevere la vaccinazione entro la 32sima settimana di gravidanza, si può comunque fare il vaccino fino al momento del parto. Se si è in gravidanza all’inizio della stagione influenzale (ottobre-novembre) i due vaccini antinfluenzale e dTpa possono essere somministrati nello stesso momento in due punti diversi. Ad esempio uno sul braccio destro e l’altro sul sinistro”.

Un sorriso è per sempre

Ott 02
Scritto da Annamaria avatar

Un sorriso è per sempre, ha un potere immenso: infonde serenità, gioia. La Giornata Mondiale del Sorriso in questo 2024 cadrà venerdì 4 ottobre.

un sorriso e per sempre

Il sorriso ha numerosi benefici sia per chi lo fa che per chi lo riceve. 

Migliora l’umore: Sorridere stimola la produzione di endorfine, i cosiddetti ormoni della felicità, che ci fanno sentire bene e aumentano il nostro umore positivo.

Riduce lo stress: Un sorriso sincero e rilassato può aiutare a ridurre lo stress e l’ansia. Sorridere rilascia tensione e promuove una sensazione di calma.

Crea connessioni: Il sorriso è un linguaggio universale che supera le barriere culturali e linguistiche. Sorridendo, creiamo un’atmosfera di apertura e accoglienza, che favorisce la comunicazione e la creazione di legami con gli altri.

Rende più attraenti: Il sorriso è un’arma di seduzione naturale. Un bel sorriso può rendere una persona più attraente e affascinante agli occhi degli altri.

Promuove la salute: Sorridere ha anche benefici per la salute fisica. Studi scientifici hanno dimostrato che sorridere può abbassare la pressione sanguigna, stimolare il sistema immunitario e persino alleviare il dolore.

Diffonde positività: Un sorriso contagioso può diffondere positività e buonumore agli altri. Quando sorridiamo, tendiamo ad infondere una sensazione di gioia e felicità nelle persone che ci circondano.

Un sorriso, quindi, è davvero per sempre, ecco uno dei motivi per cui, penando ai nostri bambini, è pure importante curarne l’aspetto partendo dall’igiene orale. Un piccolo vademecum a tal proposito:

Da 0 a 2 anni: l’igiene orale del neonato va praticata utilizzando una garza, tamponando delicatamente e rimuovendo i residui del latte, con delicatezza, almeno due volte al giorno. Successivamente, tra il 6° e il 9° mese di vita, quando cominciano a spuntare i primi dentini, è importante continuare con la pulizia del cavo orale, sempre con l’aiuto di una garza e, quando nascono i primi denti, cominciare ad utilizzare uno spazzolino piccolo per bambini con setole morbide. Inizialmente si consiglia di spazzolare con sola acqua tiepida.

Dai 2 ai 4 anni: i genitori devono impegnarsi a sviluppare nei propri figli l’abitudine a lavarsi i denti regolarmente. Inizialmente saranno loro a spazzolare i denti dei propri figli, successivamente, i bambini potranno iniziare a usare gli spazzolini da denti in autonomia. L’obiettivo dell’igienista dentale in questa fase è mantenere la dentizione senza carie ed educare il bambino ad un’igiene orale autonoma e quotidiana. Anche il ruolo dei genitori è importante: devono infatti educare i propri figli a lavarsi i denti in maniera corretta, magari mostrando loro come si fa attraverso il gioco.
Gli spazzolini da denti per i bambini di questa età sono rivestiti da gomma antiscivolo, per migliorare l’impugnatura. Le setole morbide devono rispettare il tessuto gengivale sensibile e lo smalto dei denti.

Da 4 a 6 anni: la malattia più diffusa in questa fascia di età è la carie che si instaura prevalentemente sui denti da latte e in particolare sui molari decidui o, se già erotti, su quelli permanenti. In questa fase il bambino, dotato ormai di mani più grandi e di una manualità più consapevole, è in grado di impugnare il manico dello spazzolino con più sicurezza e abilità. Ora può completare la sua igiene orale in autonomia, spazzolando i propri denti con movimenti più estesi e precisi. Il genitore è sempre opportuno che vigili sull’efficacia del corretto spazzolamento dei denti del bambino.

E sorridete, voi, fatelo spesso condividendo un sorriso, che è per sempre, coi vostri figli e coi vostri cari.

LILT for Women – Nastro Rosa 2024

Set 29
Scritto da Annamaria avatar

Nella conferenza stampa al Ministero della Salute, presieduta dal Ministro Orazio Schillaci, la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori ha presentato la campagna LILT for Women – Nastro Rosa 2024, dedicata all’informazione e alla sensibilizzazione per la lotta al tumore al seno.

lilt for woman nastro rosa 2024 o

Promossa in occasione del mese rosa, quest’anno la campagna è incentrata sulla prevenzione, sulla diagnosi precoce e sulla solidarietà tra donne. Con il claim Join the Fight, le tre protagoniste di LILT for Women – Nastro Rosa 2024 invitano le donne a unirsi nella battaglia contro il cancro alla mammella, sottolineando l’importanza della cura del proprio seno in ogni fase della vita, perché la prevenzione non ha età.

Durante il mese di ottobre, questa mobilitazione coinvolge l’intero territorio nazionale grazie alle numerose iniziative promosse dalle 106 Associazioni della LILT ed ai suoi circa 400 Ambulatori/Spazi prevenzione. Tra queste, la possibilità di effettuare visite senologiche presso gli ambulatori aderenti, prenotabili al numero verde 800-998877 (lun-ven 10-15), e la distribuzione di materiale informativo per diffondere conoscenza su questa crescente patologia e promuovere la prevenzione, unica arma attualmente vincente, come stile di vita.

“Grazie al ruolo cruciale della LILT, con la quale il Ministero ha instaurato una forte sinergia, abbiamo intensificato le iniziative di sensibilizzazione per promuovere l’adozione di sani stili di vita. E anche l’adesione ai programmi di screening. Individuare il cancro nelle sue fasi iniziali significa garantire un tasso di sopravvivenza maggiore e una migliore qualità della vita. Un altro ambito sul quale stiamo lavorando è l’ampliamento della fascia d’età della popolazione target, prevedendo lo screening del tumore della mammella dai 45 ai 74 anni”, ha dichiarato il Ministro della Salute Schillaci.

Con oltre 56mila nuove diagnosi registrate nel 2023, il cancro al seno si è confermato il tumore femminile più frequente in Italia, rappresentando quasi il 30% di tutte le neoplasie nelle donne e, purtroppo, la prima causa di morte nella fascia d’età compresa tra i 35 e i 50 anni. Mentre alcuni fattori di rischio, come l’età, la storia riproduttiva e la familiarità, non sono modificabili, uno degli obiettivi principali della campagna LILT for Women – Nastro Rosa è sensibilizzare le donne sui fattori di rischio modificabili, grazie a una maggiore consapevolezza e corretta informazione.

“L’impegno costante della LILT – ha commentato Francesco Schittulli, Presidente Nazionale della LILT– è investire in salute. Consapevoli che l’eliminazione di cattive abitudini come il consumo di tabacco, l’abuso di alcol, l’errata alimentazione e la sedentarietà potrebbero prevenire il 40% dei casi di cancro. E ridurre la mortalità nella stessa misura, grazie alla partecipazione agli screening senologici, ancora oggi in stato di sofferenza. Queste evidenze ci spingono ad adottare un approccio trasversale per raggiungere l’obiettivo: mortalità zero per il cancro al seno. Puntiamo quindi ad incentivare la prevenzione primaria attraverso la promozione di stili di vita sani. E a rafforzare le azioni di prevenzione secondaria per contrastare il ritardo diagnostico, incoraggiando visite specialistiche e l’adesione ai programmi di screening”.

Grazie ai progressi diagnostici e al crescente interesse attivo delle donne, oggi la maggior parte dei cancri viene scoperta nella fase iniziale, quando il trattamento chirurgico è meno invasivo e le terapie più efficaci, a tal punto da parlare sempre più di guaribilità. Questo ha portato a un tasso di sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi di oltre l’85%. Il tumore al seno è uno dei tre tumori per cui il calo della mortalità è stato più evidente negli ultimi decenni (insieme ai tumori dello stomaco e del colon-retto), con circa un milione di donne viventi in Italia dopo diagnosi e terapie.

Parallelamente, l’approccio alla cura è in continua evoluzione, diventando sempre più mirato e personalizzato, con trattamenti appropriati in base alle caratteristiche biomolecolari del tumore della paziente. Una presa in carico multi-interdisciplinare con una maggiore attenzione alla qualità della vita.

Nel corso della presentazione, il Presidente Schittulli ha conferito a Elisabetta Gregoraci un riconoscimento simbolico come Ambassador della LILT, in segno di apprezzamento per il suo continuo impegno nel promuovere la prevenzione come stile di vita. La conduttrice, per testimoniare il suo sostegno e la sua vicinanza alla campagna Nastro Rosa, ha realizzato un videomessaggio dedicato a tutte le donne e ai volontari.

Durante la conferenza stampa sono intervenute anche le tre testimonial della campagna LILT for Women 2024, Manawi Poorna Silva Nacayanandi, Cristina Spagnulo e Orietta Ferrero. Hanno condiviso il loro legame con la LILT e le ragioni profonde che le hanno spinte a indossare i guantoni rosa, simbolo della loro determinazione a unirsi nella lotta contro il cancro al seno.

Attraverso la campagna LILT for Women – Nastro Rosa 2024, la LILT invita tutte le donne a diventare “ambasciatrici” di un messaggio di solidarietà e positività, da trasmettere da madre a figlia, tra amiche e colleghe. Perché la prevenzione è contagiosa ed è la scelta giusta per una vita migliore.

Giuste regole per dimagrire

Set 28
Scritto da Annamaria avatar

Le giuste regole per dimagrire le sottolinea il dottor Giuliano Ubezio, dietista, in un libro. “In forma con il Doc. Regole semplici, falsi miti e quiz per imparare a nutrire bene il corpo”, edito da Cairo editore. 

Tra le giuste regole per dimagrire c’è il peso forma. Come si calcola? “Calcolare l’indice di massa corporea, ossia il rapporto peso-altezza, che è una formula matematica – spiega il medico al CorriereIn pratica bisogna dividere il peso per il quadrato dell’altezza. Il numero ottenuto indicherà se una persona è in uno stato di sovrappeso (tra 25 e 29,9), di obesità (sopra 30), se è sottopeso (sotto 18,5) oppure normopeso (tra 18,5 e 24,9”. Ma non basta, si dovrebbe anche verificare questo indice di massa corporea di cosa si compone: “da quanti muscoli, acqua e grasso”. 

“C’è chi vorrebbe arrivare a pesare 55 chili benché un peso corretto sarebbe molto di più. In questi casi, cerco di far capire loro che per raggiungere il peso bisogna muoversi, dato che molti pensano che basti mangiare meno per perdere peso, ma non è così: è fondamentale fare esercizio fisico”, sottolinea il medico.

“Parcheggiare l’automobile lontana, fare le scale, usare la bici al posto della macchina, scendere a una fermata prima del tram, dell’autobus o della metropolitane. Piccole soluzioni che possono fare la differenza – prosegue Ubezio – E’ inutile privarsi di cibo e fare tantissima attività fisica per arrivare a un obiettivo che poi non si riuscirà a mantenere.Perché innanzitutto il percorso di perdita di peso, quando questa è necessaria, deve far parte di una routine quotidiana. Non può essere qualcosa che ha un inizio e una fine. Pesi troppo ristretti sono incompatibili in parecchi casi, per esempio in una donna una perdita eccessiva di grasso può portare a disequilibri ormonali. Nelle più giovani anche a una scomparsa del ciclo mestruale”.

“Non è mai la cena del sabato sera che fa ingrassare, ma sono le tante piccole abitudini quotidiane errate che provocano un danno”, precisa ancora l’esperto. Le giuste regole per dimagrire sono una dieta varia, corretta, che non stravolge le abitudini quotidiane. “Il consiglio più basico, quello che applico spesso io stesso, è cercare di dividere la giornata in almeno tre pasti giornalieri. Una colazione con parte liquida e solida (liquida: tè caffè, yogurt; solida: cereali, pane, biscotti). Per quel che riguarda gli altri due pasti, è bene equilibrare: se a pranzo mangio un secondo con contorno e pane (che sia un’insalatona con tonno, un poke o un panino), la sera è consigliabile consumare un primo e un contorno”, conclude.

Long Covid bambini: può durare pure 3 anni

Set 24
Scritto da Annamaria avatar

Il Long Covid ad alcuni bambini può durare pure 3 anni. Lo rende noto uno studio pubblicato su eClinical Medicine, rivista edita da Lancet. La ricerca è stata condotta su circa 1.300 pazienti di 0-18 anni, seguiti presso l’Ambulatorio del Post-Covid pediatrico del Policlinico Gemelli.

long covid bambini puo durare pure 3 anni

“In questo lavoro – spiega il dottor Danilo Buonsenso all’Ansaabbiamo documentato l’andamento dell’infezione da SARS-CoV-2 in età pediatrica fino a trentasei mesi successivi alla prima infezione”. Come sottolinea il docente di Pediatria all’Università Cattolica e dirigente medico dell’Unità Operativa Complessa di Pediatria della Fondazione Policlinico, è emersa questa amara verità. Sebbene la maggior parte dei pazienti guarisca dal Covid, alcuni continuano a presentare sintomi ascrivibili al Long Covid, fino a 3 anni di distanza dall’infezione iniziale. Questo conferma che il Long Covid nei bambini può durare pure 3 anni.

 “Molti di quelli seguiti per tre anni, dopo l’infezione iniziale, non sono riusciti a riprendere la routine di tutti i giorni, con conseguenze negative sulla capacità di frequentare regolarmente la scuola o di svolgere le classiche attività extra-scolastiche, a causa dei sintomi debilitanti riportati”, rileva l’esperto.

 “Nel nostro studio – spiega ancora Buonsenso – la vaccinazione si è dimostrata un fattore protettivo contro il Long Covid, ma questo effetto ‘scudo’ varia a seconda del numero di dosi ricevute o dall’età del paziente”. Oltre ai dati che dicono che il Long Covid nei bambini può durare pure 3 anni, un altro dato emerso dalla ricerca è che il rischio di presentare una forma grave di Covid in caso di reinfezione nei 24-36 mesi successivi alla prima infezione, è estremamente basso. “Va detto tuttavia – spiega il pediatra – che, anche se raro, è possibile sviluppare il Long Covid anche a seguito di una reinfezione. Inoltre, i bambini con Long Covid sono a maggior rischio di presentare infezioni sintomatiche”.

Allergie e intolleranze alimentari: cosa fare a scuola

Set 19
Scritto da Annamaria avatar

Non è facile per i genitori che hanno bambini con allergie e intolleranze alimentari, soprattutto a scuola. E’ importante capire cosa fare per evitare le contaminazioni quando un piccolo va alla mensa scolastica.

Sulle allergie e intolleranze alimentari dei bambini e cosa fare a scuola sono utilissime le parole del dottor Alessandsro Fiocchi. 

alergie e intolleranze alimentari cosa fare a scuola

Il Responsabile di Allergologia Ospedale Pediatrico Bambino Gesù al Fatto Quotidiano spiega: “Esistono due tipi di intolleranze alimentari. Una è la celiachia, o intolleranza al glutine, che può colpire i bambini. L’altra è l’intolleranza al lattosio che invece non colpisce mai i bambini. Tutto il resto rientra nei casi delle allergie alimentari”

“Nei bambini tra i tre e sei anni l’allergia più diffusa è nei confronti della frutta secca a guscio, al latte, grano e alle uova. Dopo i sei anni, è più frequente alle arachidi e alla frutta fresca – continua Fiocchi –. Tra la frutta fresca, la più frequente è quella per il kiwi e si manifesta nei bambini che presentano un’altra allergia, quella ai pollini. Questo perché le molecole dei pollini sono identiche a quelle che ci sono nella frutta fresca. In questo caso si parla di ‘allergia ‘crociata’”.

“Esiste un solo test per evidenziare le intolleranze ed è quello per la celiachia e si basa sui risultati degli esami sierologici. Per quanto riguarda i test per le allergie, purtroppo ne vedo proposti in farmacia o consigliati dagli stessi medici, ma molti di questi non hanno nessuna validità! – sottolinea con forza l’esperto –. Gli unici testi validi sono quelli di ‘sensibilizzazione in vivo’: misurano la presenza di anticorpi IgE per gli alimenti sulla pelle con prick test o patch test; i ‘test di sensibilizzazione in vitro’: misurano la presenza di anticorpi IgE per gli alimenti nel sangue con tecniche sempre più sofisticate. E infine, il test di reazione allergica vera e propria, detto ‘test di provocazione’: per sapere se un bambino è davvero allergico gli si fa mangiare l’alimento e la reazione deve essere osservata e misurata”.

Ma cosa fare a scuola con bambini che soffrono di allergie e intolleranze alimentari? “In accordo con il pediatra si presenta la situazione agli organismi scolastici che trasmetteranno alla mensa i cibi da eliminare dal menù del bambino – precisa Fiocchi -. I menù sono ormai ben stilati dai nutrizionisti che valutano le alternative nutrizionali più idonee. I problemi principali ci possono essere nei bambini allergici a più cibi come latte, pesce, carne stessa in cui c’è il rischio di carenze proteiche o anche di calcio”.

“Il rischio di mangiare o anche inalare un cibo di cui il bambino è allergico o intollerante può provenire da un alimento che sta mangiando un suo compagno di scuola o anche, perché succede anche questo, per uno scherzo stupido di un altro bambino. Non è nemmeno da sottovalutare l’uso di materiali come farine di frumento o cereali per creare un tipo di ‘plastilina’ per fare dei lavoretti, specie nella scuola materna. Un bambino allergico a questi ingredienti potrebbe ingerirli casualmente”, dice ancora il medico.

“In caso di ingestione accidentale di un alimento ‘incriminato’, la scuola deve avere il piano terapeutico che i genitori hanno indicato a insegnanti e servizi scolastici per intervenire alla comparsa dei sintomi o prima di essi. In questi casi si ricorre a uso di adrenalina”, chiarisce il quotidiano.

Il decalogo per prevenire le allergie

1. No al fumo.

2. Dieta mediterranea, varia e sana.

3. Allattamento materno esclusivo.

4. I probiotici nella madre e nel bambino potrebbero essere utili per prevenire le allergie.

5. Omega-3 per la mamma in allattamento.

6. Alimentazione complementare (divezzamento) a 6 mesi, secondo raccomandazioni Oms.

7. Introduzione dell’uovo a 6 mesi, all’inizio dello svezzamento, e alimenti a base di arachidi prima dell’anno.

8. Utilizzo di emollienti cutanei che favoriscono il mantenimento dell’integrità della barriera cutanea.

9. Riduzione degli stress: promozione delle attività di svago e sportive della coppia genitoriale, consigli logistici per un’efficiente e appagante vita domestica, e attenzione al rispetto del sonno quotidiano.

10. I bambini che vivono in zone rurali (o vicino a una fattoria) sembrano essere meno allergici rispetto ai bambini che vivono in città.

Bambini: ora perfetta della cena

Set 15
Scritto da Annamaria avatar

C’è chi addirittura li fa mangiare il pomeriggio, intorno alle 17, pur di non farli riempire di snack. Ma qual è l’ora perfetta della cena dei bambini?. Quelli in età scolare dovrebbero mangiare intorno alle 18.30/19. Sembra sia questa.

bambini ora perfetta della cena

“E’ importante ricordare che l’orario e l’apporto calorico che diamo ai bambini per cena influiscono anche sul loro ritmo sonno-veglia, cenare troppo presto o troppo tardi non è una buona idea”, sottolinea la dottoressa Laura Chiesi a Fanpage quando le si domanda quale sia l’ora perfetta della cena dei bambini.

Poi la responsabile dell’unità professionale dietetica dell’azienda ospedaliero-universitaria Meyer -IRCCS dà il suo parere. “La cena dovrebbe essere servita ai bambini in età scolare attorno alle 18.30-19.00 e mai dopo le 19.30. L’importanza di rispettare questa finestra temporale è dettata dal fatto che il piccolo può mangiare quanto basta per sentirsi sazio, senza che il pasto influisca sulla qualità del suo sonno”, precisa.

Il medico sull’ora perfetta della cena dei bambini aggiunge: “Poi l’orario dipende anche dall’età del bimbo, se ha 1-3 anni può cenare verso le 18, dal momento che andrà a dormire verso le 20. Per i ragazzi più grandi l’orario può essere spinto più avanti, ma è importante non tardare troppo la messa a letto se l’indomani il bimbo deve andare a scuola”.