Pandemia: disturbi alimentari in crescita negli adolescenti
Tra gli effetti ‘collaterali’ della pandemia, oltre alla depressione, ci sono i disturbi alimentari, vertiginosamente in crescita negli adolescenti. Lo testimonia una ricerca dell’Università Cattolica che ha coinvolto 482 studenti di 14-19 anni delle scuole superiori dell’Emilia-Romagna.
Il lockdown, le restrizioni, il non poter vivere esperienze accanto ai propri coetanei in un momento formativo centrale della propria esistenza ha provocato un uragano psicologico negli adolescenti, le conseguenze dovute a questa lunga pandemia sono molte, i disturbi alimentari in crescita un campanello di allarme che deve far addrizzare le orecchie non solo agli esperti, ma anche ai genitori.
Lo studio ha rivelato che circa il 16% degli adolescenti vive oggi il cibo come un “problema”, con relativo rischio di disturbi alimentari come anoressia o bulimia. Sono aumentati i giovani che non fanno colazione: oltre uno su quattro ha la pessima abitudine di saltare i pasti principali della giornata. Per gli esperti è ragionevole pensare che questo atteggiamento di disagio sia stato acuito dalla solitudine prolungata dei periodi di lockdown e, più in generale, dalle varie restrizioni che limitano e impoveriscono le relazioni sociali, con evidenti impatti negativi sulla psiche degli adolescenti.
Sicuramente c’entra anche la tecnologia e quel che si vede sui social: le immagini patinate e perfette, grazie soprattutto ai filtri, di chi si presenta come un modello inarrivabile per quasi tutti.
I disturbi alimentari sono in crescita negli adolescenti, che durante la pandemia trascorrono in media 9 ore al giorno davanti a uno schermo. L’allarme è lanciato: ora non rimane che fare attenzione e, nel caso, intervenire prontamente.
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