Disturbi alimentari: nello sport colpiscono il doppio
Dobbiamo stare sempre all’erta con i nostri bambini. I disturbi alimentari, come già detto, sono in vertiginoso aumento tra i più piccoli, con sintomi sempre più in età precoce. Sappiate anche che nello sport colpiscono il doppio. Come sottolineato dai dati di Fondazione Maria Bianca Corno, che promuove la Settimana Lilla, che si conclude domani, 15 marzo, al primo posto c’è la bulimia, seguita dall’anoressia. A seguire il Binge Eating disorder e gli EDNOS, i disturbi dell’alimentazione non altrimenti specificati, tra cui la vigoressia e l’ortoressia.
Nello sport i disturbi alimentari colpiscono il doppio. Laura Dalla Ragione lo chiarisce al Corriere della Sera. la psichiatra e direttrice della Rete di servizi sui DNA dell’Usl Umbria 1 e del Campus Biomedico di Roma spiega: “Le performance sportive sono diventate un momento di difficoltà per tantissimi giovani. L’incidenza di DNA è appunto doppia a parità di età e genere, ci sono moltissime ricerche che lo confermano. Lo sport, che è una cosa meravigliosa, per alcuni può diventare un fattore di rischio di disturbi alimentari”.
“Nello sport (specie in alcune discipline) spesso il problema scatenante è l’obbligo di mantenersi entro un certo peso per poter accedere alle gare – precisa la specialista –. Ma spesso il ragazzo o la ragazza che fanno attività sportiva hanno fame e non riescono a trattenersi come vorrebbero, così, per mantenere il peso, usano metodi di compensazione propri della bulimia, come il vomito autoindotto, i lassativi, i diuretici. E la bulimia non è meno rischiosa per la salute: può portare a squilibri elettrolitici dovuti all’azione del vomitare più volte al giorno. Se si abbassa la quota di potassio nel corpo si può anche arrivare a un arresto cardiocircolatorio”.
E’ evidente che i disturbi alimentari nello sport colpiscono il doppio, ma quali sono le discipline più a rischio? “Danza, ginnastica artistica, pattinaggio. In generale le discipline dove bisogna mantenere un certo tipo di corpo, un certo tipo di peso”.
“Il mondo della danza più di tutte le discipline è a rischio perché è fuori dal Coni, non ha una Federazione, quindi, non c’è alcun tipo di controllo o normativa. Nella danza è diffusa la cosiddetta “triade dell’atleta”: associazione di un disordine alimentare, di amenorrea e osteoporosi. C’è un’incidenza nelle ballerine professioniste del 30% circa. La perdita delle mestruazioni può determinare conseguenze, oltre che cliniche, anche psicologiche e l’impossibilità di raggiungere un peso ‘normale’ in adolescenza può comportare ripercussioni sull’accrescimento osseo”, aggiunge.
Fate attenzione e vigilate, se vi accorgete che qualcosa non va, intervenite immediatamente con i vostri figli.
Bambini prodigio
Da quando Alessandro Gervasi a soli 6 anni ha conquistato tutto l’Ariston a Sanremo suonando il piano non si parla d’altro. I bambini prodigio impressionano. Lui, Alessandro, ha l’’orecchio assoluto’. Riconosce la nota corrispondente a un suono senza ancora saper leggere la musica. Nel suo caso parlano addirittura di “un nuovo Mozart”.
I bambini prodigio sono eccezionali e non così rari come si crede. In ogni classe, sembra, è presente almeno un alunno con capacità superiori da scoprire. E non lo si fa solo con il QI, misurando il loro quoziente di intelligenza.
“Circa il 5% della popolazione ha un alto potenziale cognitivo, il 2% ha capacità ancora maggiori”, spiega al Corriere della Sera Maria Assunta Zanetti. La docente di Psicologia dello sviluppo e dell’educazione all’Università di Pavia e direttrice di LabTalento (Laboratorio di ricerca e intervento sullo sviluppo del potenziale del talento e della plusdotazione) aggiunge: “Abbiamo verificato questi dati anche in Italia. Significa che in ogni classe potenzialmente è presente almeno un alunno con capacità superiori”.
Spesso i bambini e le bambine prodigio non legano con gli altri, in classe si annoiano proprio per le loro capacità ‘superiori’. “Le capacità musicali, sportive, di arti visive e di intelligenza emotiva-leadership non vengono valutate con un test QI”, precisa la dottoressa Roncoroni. “Dobbiamo lavorare sulla formazione di insegnanti e genitori per aiutare questi bambini e non farli sentire come dei marziani”, prosegue la psicologa Zanetti.
“In apparenza la maggior parte dei bambini ‘fenomeni’ sono maschi – fa sapere Roncoroni – Spesso scopriamo invece che le sorelle hanno altrettante o superiori capacità cognitive. Vengono giudicate brave ma non di più, come se per loro fosse una cosa normale”. La disparità dei sessi esiste anche in questo caso.
Educazione sessuale: quando iniziare a parlarne?
In alcune famiglie imbarazza affrontare l’argomento “educazione sessuale“. Quando iniziare a parlarne coi figli? “Le linee guida dell’Oms e dell’Unesco pubblicate nel 2020, quelle in base alle quali dobbiamo parlare di una educazione sessuale completa, la Comprehensive sexuality education, suggeriscono a pediatri e genitori di affrontare l’argomento fin dalla primissima infanzia”, spiega la dottoressa Immacolata Scotese al Corriere della Sera.
La pediatra di famiglia a Campagna, provincia di Salerno, e membro Sipps chiarisce: “Dai 3 ai 5 anni si può iniziare ad insegnare i nomi corretti dei genitali senza usare soprannomi, per esempio”. E precisa: “Se noi indichiamo l’organo genitale con il nome corretto e non con il soprannome, a quell’età gli conferiamo già una maggiore autoconsapevolezza e uno strumento per potersi difendere”.
Quando bisogna parlarne coi figli? L’educazione sessuale va quindi trattata sin da subito, non bisogna aver timore, paura, imbarazzo.
Tra i 3 e i 5 anni va insegnato pure il rispetto per le parti intime, tra i 6 e gli 8 anni si può iniziare a spiegare ai bimbi come nascono i bambini, senza inventare favole, ma in modo semplice. ”Quando entriamo nella preadolescenza e nell’adolescenza, quindi a partire dai 9 anni, l’Organizzazione mondiale della sanità e l’Unesco invitano poi ad accogliere i cambiamenti della pubertà e, soprattutto, delle emozioni che l’accompagnano”, dice l’esperta.
In adolescenza ci si deve concentrare sulle emozioni del ragazzo o la ragazza, ma pure sulla prevenzione per quel che riguarda le malattie sessualmente trasmissibili e quindi sulla contraccezione, anche perché l’età del primo rapporto si è notevolmente abbassata. Pure qui, quando l’educazione sessuale ci mette alla prova, quando iniziare a parlarne coi figli diventa fondamentale: è necessario essere genitori aperti e accoglienti. Non respingenti.
Bugie bambini: cosa fare
I bambini cominciano a capire la differenza tra la realtà e una storia tra i 4 e i 5 anni. Se in quel momento cominciano a dire bugie cosa fare? Come comportarsi per far capire loro che è sbagliato?
Gli psicoterapeuti affermano senza ombra di dubbio che dire bugie fa parte del percorso evolutivo dei bambini, della loro crescita. Spesso lo fanno per negare di aver fatto qualcosa di male, a volte anche solo per attirare l’attenzione su di sé. Ma se diventa un comportamento continuo cosa fare?
Le bugie dei bambini, a volte un meccanismo di autodifesa, perché annoiati o trascurati o troppo pressati da mamma e papà, ci fanno, però, rimanere male? Cosa fare dunque? Innanzitutto dobbiamo capirne le motivazioni e dare loro il buon esempio, non dicendone noi. Capire pure la gravità della menzogna: se è innocua o meno.
Le punizioni sono abbastanza inutili, è dimostrato anche da recenti studi sul comportamento tra grandi e piccini. Anzi, il più delle volte sono controproducenti, al punto di avere un effetto contrario.
Una volta compreso la causa della bugia e da dove nasce, senza essere autoritari, dovremmo ascoltare nostro figlio, facendolo parlare, ironizzare con lui, spiegargli quando sia sbagliato mentire e quanto sia facile far venire alla luce la verità. Spiegare quanto sia importante la fiducia reciproca e quando invece sia dannoso dire una bugia. Raccontare al piccolo leggende e favole aiuta, proprio, a fargli capire come una storia sia differente dalla realtà quotidiana.
Io rispetto gli animali
Ai nostri piccoli è necessario insegnare a rispettare tutti. Arriva un concorso nazionale di disegno per le scuole primarie e secondarie di primo grado che fa bene al cuore. Spero che siano in molti gli istituti che sceglieranno di partecipare. “Io rispetto gli animali”, ha un grande valore.
Il comunicato stampa relativo al concorso spiega: “Gli animali hanno un ruolo importante nella vita e nel pensiero dei bambini, vengono inseriti molto spesso nei loro disegni, per diversi motivi, ma gli elaborati che arrivano con il Concorso ‘Io rispetto gli animali‘ sono un’interpretazione che nasce da uno sguardo nuovo su di loro, favorito dall’intervento educativo degli insegnanti che raccolgono il nostro invito a parlare in classe dei loro diritti. Sono aperte fino al 31 marzo le iscrizioni alla quinta edizione del concorso ‘Io rispetto gli animali‘, bandito da LAV con il logo del Ministero dell’Istruzione e del Merito”.
Il concorso è rivolto alle classi di Scuola Primaria e Secondaria di Primo Grado e premia i migliori gruppi di disegni sul tema del rispetto e della tutela di tutti gli animali, a prescindere dalla specie. Ogni alunno deve realizzare un disegno individuale, che sarà valutato insieme agli altri della sua classe considerati in un tutto coerente.
La scorsa edizione ha registrato la partecipazione di 1.030 classi e 18.500 alunni da tutta Italia. La proposta del concorso si inserisce a pieno titolo nell’ambito dell’educazione civica. Come specificato dalla Legge 20 agosto 2019, n. 92. Stabilisce che tutte le azioni sono finalizzate ad alimentare e rafforzare il rispetto nei confronti delle persone, degli animali e della natura. Inoltre, le recentissime Linee guida per l’insegnamento dell’educazione civica contengono numerosi punti, anche tra gli obiettivi didattici, relativi al rispetto, alla cura e alla tutela degli animali.
Risalta la valenza didattica dell’iniziativa. Dal 2022 gli animali e la loro tutela sono stati inclusi nella Costituzione Italiana nella sezione dedicata ai principi fondanti della Repubblica.
Il rispetto degli animali, oltre al suo valore intrinseco, ha un’importanza chiave nello sviluppo della personalità di alunni e alunne. Lavorare attraverso il disegno stimola le classi a porsi interrogativi e domande sulla loro relazione con gli esseri di altre specie in un momento più che mai delicato per l’equilibrio del nostro pianeta.
Si può partecipare all’edizione di quest’anno registrando le classi nell’apposita pagina online e facendo pervenire gli elaborati entro il 31 marzo 2025. Il montepremi complessivo è di 4.000 euro in buoni acquisto. Sarà ripartito tra le migliori cinque classi di ciascuna categoria (Scuola Primaria e Scuola Secondaria di Primo Grado. Si aggiudicheranno un buono da 250 euro ciascuna. I tre Istituti che parteciperanno con più alunni, otterranno un buono da 500 euro ciascuno.
Bambini: giochi al chiuso
In inverno, soprattutto col freddo di questi giorni, capita che i bambini si piazzino davanti alla tv o ai device, dopo aver finito i compiti, non sapendo bene cosa fare. Se sono abbastanza grandicelli, ci sono alcuni giochi da fare al chiuso che non passano mai di moda.
Avete bisogno di qualche idea? I giochi al chiuso per i bambini chiaramente sono innumerevoli. A me è venuto in mente quello che considero tra i più creativi: fare i colori a olio.. Per realizzare delle tinture naturali e poi far dipingere i piccolini è sufficiente mescolare della curcuma (gialla) o del curry (rosso) con olio di semi e un goccio d’acqua per ottenere la densità giusta. Ricordate che serve il pennellino poi per usarli, ma se non lo avete si può usare del cotone legato con un elastico in cima a una matita.
Un’altra cosa tra i giochi al chiuso che si può organizzare è una sfida per imparare numeri e lettere, chiaramente va bene per bambini che ancora non vanno alle elementari o che facciano al massimo la prima. Usiamo dei cartoncini sui quali scriviamo una lettera o un numero che saranno i modelli da copiare. In un vassoio abbastanza alto versiamo della farina di mais e mettiamo accanto il cartoncino.Con le dita tracciamo le linee per formare la figura e dopo muoviamo in orizzontale lentamente il vassoio per cancellare ogni traccia. Adesso invitiamo il bimbo a fare altrettanto.
Bambini più autonomi: 5 consigli
Molti di noi a volte si interrogano sul come fare a crescere bambini più autonomi e indipendenti. La terapeuta americana Joanna Seidel regala 5 utili consigli.
L’indipendenza, per avere bambini più autonomi, deve ovviamente essere proporzionata all’età e al livello di coscienza che hanno i piccoli. I 5 consigli della psicologa riguardano azioni quotidiane che possono aiutarci.
Tra i 5 consigli della Seidel c’è il primo che parla chiaro nel rendere i bambini più autonomi: insegnare loro a prendersi cura di se stessi. Come? Iniziare facendogli lavare i denti e scegliere a soli gli abiti da indossare per andare a scuola, poi, magari, coinvolgerli in lavoretti domestici alla loro portata. In questa maniera si sentiranno responsabilizzati e acquisiranno anche qualche competenza pratica.
Consentire di scegliere piccole cose: se lavarsi i denti prima o dopo aver messo in pigiama, la musica da ascoltare per un breve tragitto. Così accresce la loro fiducia. Se più grandicelli fargli scegliere di andare e/o tornare da soli nel tragitto per la scuola.
La Seidel ricorda che dagli errori si impara, quindi non essere giudicanti, ma farli riflettere sugli sbagli per poi trovare una soluzione.
Il nostro intervenire continuamente non li aiuta, come anche la ricerca della perfezione. Dobbiamo far sì che svolgano da soli i compiti che possono svolgere: è esperienza.
Abbiamo il compito difficile ci coltivare la loro mentalità in crescita: ogni competenza va migliorata, così che anche da grandi vedranno una sfida come uno stimolo per superare i proprio limiti e non si abbatteranno.
Podcast per bambini
Io li ascolto in auto. Da piccola mi chiudevo in camera e venivo rapita dalle Fiabe Sonore. Nell’epoca digitale è giusto parlare dei podcast per bambini. Ce ne sono molti. Wired elenca quelli migliori, i più adatti.
I podcast per i bambini, un po’ come appunto le favole su disco o cassetta, servono molto: in questo modo i piccoli imparano a concentrarsi, a usare nuovi vocaboli, aumentano quindi le competenze cognitive e sociali. Se li ascoltano insieme a mamma e papà è ancora meglio. E’ un modo per giocare e divertirsi solo con l’ascolto, appunto.
Tra i podcast per bambini c’è Elfo Socrate, molto adatto in questo periodo di festività. C’è Le notizie della illy, curato dalla giornalista Ilaria Beretta: ogni sabato una rassegna stampa con linguaggio semplice delle notizie della settimana. MeteoHeroes Academy, prodotto da VOIS, affronta temi ambientali raccontando le avventure di sei piccoli supereroi attraverso la voce del Andrea Giuliacci. Le storie fantastiche del Signor Rockteller, racconta la storia del rock attraverso favole ispirate a canzoni di artisti come i Beatles e i Queen. Così i bimbi formano anche la loro cultura musicale.