Bambino: come evitare i capricci

Appena crescono capita che facciano i capricci. Il bambino a 18 mesi inizia ad affermare se stesso. Come evitare che diventino un problema per io genitori? Manuela Trinci, psicoterapeuta dell’età evolutiva, lo spiega sulle pagine del Corriere della Sera.

I capricci possono far impazzire i genitori, come evitare di trovarsi impreparati davanti a un bambino che piange, urla, tira calci è utilissimo. Spesso sono dovuti a frustrazione, altre volte si vuole comunicare un disagio.
“La scoperta del ‘no’ è un momento evolutivo importante della funzionalità del bambino – spiega Trinci –. I ‘no’ esistono, ma attenzione a non dirne troppi e soprattutto devono essere motivati. E’ necessario stabilire le regole e definire un perimetro di ciò che si può fare e al di là del quale non è possibile andare, devono essere spiegate con pazienza ed esempi che il bambino sia in grado di comprendere. Quando l’adulto nega qualcosa senza averne dato il motivo il bambino non capisce e resta disorientato”.
La psicoterapeuta dell’età evolutiva e Referente scientifico Ludobiblio, IRCCS Ospedale pediatrico Meyer, Firenze, chiarisce ancora. “I genitori devono prendere tutto il tempo necessario per spiegargli con calma perché non può farlo. Dedicare attenzione è un modo importante per aiutare i piccoli a crescere. Sgridare senza dare la motivazione è inutile e controproducente, il piccolo ha bisogno di essere accompagnato e la figura di attaccamento deve essere solida e credibile”, aggiunge.
“E’ importante trascorrere del tempo di qualità con i piccoli che si trovano a vivere una fase di disregolazione emotiva – informa l’esperta – quando scoppia un capriccio bisogna trovare un modo per fermarlo e tranquillizzarlo. Le cause che lo innescano sono le più varie: l’amichetto ha preso un gioco che ritiene sia suo e allora la strategia è accoglierlo tra le braccia, parlare con lui, tranquillizzarlo e fargli capire che lo comprendete, questi sono atteggiamenti positivi che riesce a capire”.
E ancora: “Non dire mai al bambino che non si ha tempo o cercare di allontanarlo perché così si otterrà esattamente il risultato opposto. A volte è sufficiente distrarlo proponendogli dei giochi diversi, dei colori con cui disegnare e dire anche sì ai piedi nella pozzanghera! Quando si capisce che deve sfogare la sua rabbia perché non riesce a fare qualcosa può essere utile dargli un cuscino da mordere e buttare per terra. Nel giro di poco tutto torna normale”.
“Una volta che il capriccio è terminato e il bambino si è calmato – continua Trinci – è importante tornare sull’event. E aiutare il bambino a ‘rileggere’ le emozioni. Aiutarlo a trovare un modo diverso di gestire le emozioni. E’ fondamentale che i genitori, i nonni e chi se ne prende cura gli diano la sensazione di sentirsi capito anche in questi momenti, dandogli l’idea che ‘ce la può fare’, mostrando pazienza durante le crisi di pianto e quelle, ancor più delicate, dell’iperattaccamento quando proprio non si riesce a distrarlo”.