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Vitamina B12: sintomi carenza

Ago 28
Scritto da Annamaria avatar

La vitamina B12 è importantissima per il nostro organismo. Mantiene le cellule nervose sane, favorisce la produzione di globuli rossi e previene l’anemia. Ecco perché è importantissimo conoscere i sintomi di una carenza.

vitamina b12 sintomi carenza

Chi ha una dieta vegana o vegetariana deve tenere alte le antenne sui sintomi di carenza di vitamina B12. La dottoressa Giulietta Proserpio, chirurgo ed esperta in medicina della longevità di Clinica Forma a Milano,  spiega a Vanity Fair a cosa serve. “La vitamina B12, o cobalamina, è una vitamina idrosolubile essenziale per numerosi processi vitali. Interviene nella sintesi del DNA, nella formazione dei globuli rossi e nella corretta funzionalità del sistema nervoso centrale. Inoltre, partecipa alla conversione dell’omocisteina in metionina, processo chiave per la metilazione, che regola l’espressione genica e la produzione di neurotrasmettitori”.

“La vitamina B12 si trova prevalentemente in alimenti di origine animale, in particolare nel fegato, nei reni e nelle frattaglie, da considerarsi le fonti più ricche di vitamina B12. Carni muscolari, pesce (come salmone, tonno e sardine), latticini e uova forniscono quantità più modeste. Alcuni alimenti vegetali la possiedono, ma in quantità molto ridotte. Proprio per questa ragione per chi segue diete vegane o vegetariane è importante ricorrere ad alimenti fortificati di questa vitamina, come ad esempio cereali, latte vegetale o tofu arricchiti. E’ bene sottolineare che l’assunzione di vitamina B12 esclusivamente tramite alimenti vegetali e vegani difficilmente riesce a coprire il fabbisogno giornaliero richiesto. In questi casi è suggeribile l’integrazione con specifici supplementi, sempre previo consulto con il proprio medico curante, per mettere a punto un piano di supplementazione su misura”, chiarisce l’esperta.

Poi parla dei sintomi di carenza: “Sono sintomi che possono manifestarsi molto lentamente. In genere sono riconducibili ad affaticamento, debolezza, pallore, formicolio alle mani e ai piedi, perdita di memoria e difficoltà cognitive. Disturbi psichici come depressione o irritabilità possono anch’essi essere correlati alla carenza. Per differenziare questi sintomi da altre condizioni mediche, è importante effettuare esami del sangue che misurino i livelli di B12, omocisteina e acido metilmalonico, marcatori sensibili di carenza”.

Sindrome da rientro: consigli

Ago 27
Scritto da Annamaria avatar

La sindrome da rientro non colpisce solo i bambini, ma pure noi adulti. Non neghiamolo! La fine delle vacanze porta sempre un grande scombussolamento in tutti. La Società Italiana di Pediatria regala, come ogni anno, i suoi consigli per far sì che si riesca ad aiutare i piccoli di casa (e, perché no, pure le mamme e i papà).

I sintomi della sindrome da rientro sono chiari: insofferenza, insonnia, iperattività, inappetenza, scontentezza e pianto, il più delle volte senza una ragione ben precisa. I consigli ci danno una mano. Il primo? “La gradualità”, dice Rino Agostiniani, Vicepresidente Società Italiana di Pediatria al Corriere della Sera. “I bambini devono passare dalla vacanza alla vita di tutti i giorni in maniera graduale. In modo da avere il giusto tempo per riabituarsi al ritmo e apprezzare i lati positivi della ripresa delle attività abituali. Il tempo libero va progressivamente ridotto, introducendo in parte attività impegnate, ma conservando alcune buone abitudini delle vacanze. Poca tv, computer e smartphone, ore libere dedicate ad attività da fare insieme all’aria aperta”, spiega.

“Una passeggiata, un po’ di attività fisica, dei giochi con gli amici, aiutano ad accettare la fine delle vacanze, oltre che a mantenere uno stile di vita sano, utile tutto l’anno. Se poi mamma e papà una volta rientrati a casa hanno già ripreso il lavoro, è importante che continuino a fare qualcosa con i propri figli. Una passeggiata, un gioco da tavolo, la lettura di un libro insieme…. Non sarà lo stesso tempo che hanno potuto riservare loro quando erano in vacanza, ma merita ricordare che è più importante il come del quanto”, prosegue l’esperto.

Tra i consigli per sconfiggere la sindrome da rientro ce nè un altro importante: la ripresa immediata dei rapporti con gli amici abituali. E questo, lo dico, è quanto faccio anche io, ormai grandicella.  “Incontrarsi con gli amici, condividere le esperienze delle vacanze, riprendere a giocare insieme, renderà più facile il passaggio dalla spensieratezza e libertà della vacanza alla routine della quotidianità”, spiega Agostiniani.

“Attenzione, infine, all’ alimentazione e ai ritmi del sonno. – avverte il pediatra – Al rientro è importante riorganizzare il regime alimentare secondo un ritmo che tenga conto degli imminenti nuovi orari e impegni scolastici. Sarebbe bene riuscire a mantenere le buone abitudini per la prima colazione tipiche della vacanza. Genitori e figli insieme, a tavola, con calma. Purtroppo, invece, durante il resto dell’anno, per fretta e mancanza di tempo, la colazione viene spesso saltata o ridotta al minimo”. 

“Anche tornare a ritmi del sonno adeguati alla ripresa della scuola può risultare difficile. In questo caso il consiglio torna ad essere la gradualità: se in vacanza i bambini hanno preso l’abitudine, come solitamente accade, di andare a letto tardi, occorre anticipare un po’ ogni sera l’ora dell’addormentamento”, conclude il medico.

Colori costumi bambini

Ago 25
Scritto da Annamaria avatar

Sapevate che i colori dei costumi dei bambini possono fare la differenza? Possono aiutarci a individuarli più velocemente mentre fanno il bagno e, se ci sono pericoli in vista, a correre in loro aiuto il più prontamente possibile. Quando acquistiamo i costumi, quindi, dobbiamo fare attenzione. E, ne sono certa, qualcuno di voi anche a fine agosto ne starà comprando qualcuno, magari pensando agli ultimi giorni di vacanze, o perché no, già alla prossima estate.

Girl jump into water with friends group on beach

Gli esperti dell’American Lifeguard Association che hanno effettuato uno studio sui colori dei costumi dei bambini, dicono di scegliere quelli brillanti: no all’azzurro, grigio o verde acqua marina, perché si avvicinano al colore delle varie acque prese in considerazione, ossia quelle del mare, dei laghi, dei fiumi o della piscina.

Dopo svariati test sui colori dei costumi dei bambini si è stabilito che in piscina sono preferibili di color arancione o fucsia. Bocciati il bianco e il celeste/azzurro. Al lago si vedono di più il giallo, il verde acceso o fluo e l’arancione. Bocciato il rosa shocking.

Non solo per tendenza e stile, quindi. Decidete anche pensando alla sicurezza quando andate in un negozio per comprare capi beachwear ai vostri piccoli, tenendo a mente questo piccolo accorgimento sui colori.

Imprevisti viaggiando: cinetosi

Ago 23
Scritto da Annamaria avatar

E’ uno degli imprevisti che più spesso capitano viaggiando con bambini, la cinetosi, o il male di movimento. Io ne soffrivo e i miei viaggi in auto da piccola erano un inferno. Come contrastarla?

imprevisti viaggiando cinetosi

La cinetosi è sicuramente tra gli imprevisti che accadono viaggiando uno di quelli più fastidiosi: può essere scatenata da qualsiasi tipo di trasporto. Automobile, treno, aereo, nave. La sensazione di malessere è terribile: sudorazione fredda, nausea e vomito. Il tutto aumenta se si scanena pure l’ansia e l’agitazione.

Viaggiando gli imprevisti possono essere sempre dietro l’angolo, ovviamente, la cinetosi però è spesso in agguato. Nei bimbi il periodo peggiore è tra i 3 e i 12 anni. Per quanto mi riguarda, lo dico, io ancora oggi in auto non posso leggere. Ma però meglio in treno e aereo. La nave, invece, la soffro tuttora.

Come poter prevenire questo disturbo? Il dottor Marco Deganello Saccomani, pediatra e gastroenterologo pediatrico all’Ospedale della Donna e del Bambino di Verona, a Uppa dà alcuni consigli.

  • Mettersi in viaggio quando il bambino dorme o è ancora assonnato, per ridurre le stimolazioni esterne che possono causare la cinetosi.
  • Fare in modo che il bambino guardi davanti a sé, nella direzione di moto del mezzo. Se il piccolo è abbastanza grande per applicare i consigli dei genitori, si può suggerirgli di non guardare dal finestrino laterale, o di non seguire corpi in movimento come le onde, ma di concentrarsi su un punto fisso.
  • Evitare di farlo leggere o giocare con tablet e smartphone: tutte attività che possono peggiorare i sintomi. Via libera, invece, all’ascolto di musica o al canto.
  • In auto, si può far sedere il bambino, se abbastanza grande, sul sedile anteriore, o comunque sul seggiolino (sempre seguendo le norme di sicurezza obbligatorie). Nel caso si viaggi in nave o in aereo, è da preferire la zona più stabile del mezzo, quindi quella centrale o in corrispondenza delle ali.
  • In macchina, adottare il più possibile uno stile di guida fluido, senza brusche frenate o accelerazioni, soprattutto in curva.
  • Favorire il ricambio d’aria: abbassare il finestrino in auto o in treno, uscire sul ponte in nave o aprire le bocchette di aerazione in aereo.
  • Evitare odori forti, compresi i profumatori per auto, e gli ambienti affollati.

E ancora:

  1. Attenzione all’alimentazione. Sia il digiuno prolungato sia lo stomaco troppo pieno acuiscono i sintomi della cinetosi. Dopo un pasto leggero consumato prima della partenza, sarà bene proporre durante il viaggio ulteriori piccoli spuntini a intervalli regolari (preferibilmente alimenti che siano facilmente digeribili, come cracker o pane) accompagnati da sorsi d’acqua. Evitare bevande gasate e cibi ricchi di grassi.
  2. Tra le soluzioni per la cinetosi, alla comparsa delle prime avvisaglie durante un viaggio in macchina, si può ricorrere a una sosta (ovviamente in condizioni di sicurezza) per far scendere il bambino dal veicolo e dargli la possibilità di respirare e fare qualche passo. Generalmente questo è sufficiente a garantire una rapida risoluzione dei sintomi.
  3. Se invece si è in aereo, in treno o in nave, e dunque non è possibile fermarsi, una soluzione alla cinetosi è quella di far distendere il bambino, rassicurarlo e lasciarlo riposare fino a che non si riprende.

“In caso di bimbi molto sensibili, che debbano affrontare viaggi di lunga durata, su indicazione del proprio pediatra, si possono utilizzare farmaci a base di dimenidrinato, in forma di compresse o gomme da masticare, da somministrare prima della partenza o alla comparsa dei primi sintomi – chiarisce Deganello Saccomani – Possono dare beneficio anche gli integratori a base di zenzero, utile nel contrastare la nausea”.

Gravidanza: sette azioni per la salute

Ago 22
Scritto da Annamaria avatar

In gravidanza bisogna avere le idee chiare su cosa si può fare e cosa no. Con sette semplici azioni per la salute si aiuta la mamma e il piccolo che si porta in grembo.

Il ministero della Salute, in collaborazione con la Federazione italiana medici pediatri e con l’Unicef, ha deciso di estendere su tutto il territorio nazionale la campagna Genitori più, avviata nel 2006 a livello sperimentale nella regione Veneto. Hanno aderito al progetto, oltre al Veneto (Regione capofila e coordinatrice): Abruzzo, Calabria, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, Umbria e Valle d’Aosta.

L’iniziativa si rivolge ai genitori per promuovere la salute dei piccoli a partire da sette semplici azioni da fare in gravidanza e anche dopo il parto:

  • assumere acido folico
  • non fumare
  • allattarlo al seno
  • metterlo a dormire a pancia in su
  • proteggerlo con il seggiolino
  • fare tutte le vaccinazioni
  • leggergli un libro.

Questi accorgimenti possono aiutare a prevenire gravi rischi di diverso tipo come malformazioni congenite, basso peso alla nascita, morte in culla, infezioni, traumi stradali, obesità e difficoltà cognitive e relazionali. L’obiettivo della campagna di sensibilizzazione è parlare ai genitori in modo semplice e chiaro perché siano più informati e attenti alla salute del bambino, dalla nascita e per tutto l’arco della vita.

La gravidanza è un momento bello e indimenticabile: con queste sette azioni per la salute si vive meglio.

Bambini: la noia fa bene

Ago 21
Scritto da Annamaria avatar

I bambini in estate sono liberi dagli impegni programmati. Sappiate che la noia fa bene, se, come spesso dicono, accade che si annoino. Lo sottolinea Alessandro Ghezzo all’Avvenire.

bambino la noia fa bene

La noia fa bene ai bambini, li spinge a essere più creativi. Il neuropsichiatra infantile del Centro terapeutico di Antoniano spiega: “E’ da vivere come un bel dono dell’estate perché, stimolando a trovare soluzioni estemporanee nel mare del ‘tutto programmato’. Può essere una spinta per allenare la creatività, anzi un’opportunità per il pensiero creativo. Finalmente, e probabilmente solo per poche settimane, i bambini possono sperimentare una vita svincolata, almeno in parte, da un adulto esterno alla famiglia che dice loro cosa fare, che media sul come fare, che corregge gli errori”.

“Quand’ero piccolo le vacanze erano letteralmente interminabili. Inevitabile che la noia facesse capolino durante quelle eterne giornate, specie in quell’epoca pre-tutto (pre-computer, pre-smartphone e anche quasi pre-televisione, che iniziava alle 17 e durava solo un’ora e mezza circa). Quindi ci si doveva arrangiare per arrivare a sera. Chi si metteva a leggere (pochi, per la verità), chi a disegnare, chi a costruire missili spaziali con le sedie di casa, chi a fare la sentinella con un fucile di legno fabbricato manualmente dal nonno. Ma, soprattutto, si chiamava a gran voce l’amico da sotto casa sua, chiedendogli di scendere in cortile a giocare”, sottolinea il dottore.

La noia non è un sentimento negativo, né positivo. Ai bambini fa bene. “Di sicuro annoiarsi è uno stimolo potente all’apertura sociale. I bambini tendono a coinvolgere di più i genitori nelle loro attività e a giocare di più tra loro. Se un genitore gioca con il proprio figlio, vuol dire semplicemente che si passa più tempo assieme, possibilmente in attività divertenti e utili. In questi anni frenetici, non è cosa di poco conto”.

Con la noia, si può abusare dei device: “L’uso dei device elettronici in alcuni casi rischia di prendere il sopravvento. Sta ai genitori intervenire e vigilare su questo aspetto. Siamo tutti consapevoli che non è facile, spesso quasi impossibile, ma è assolutamente necessario farlo. In questo caso il genitore ha tutto il diritto e dovere di intervenire, togliendo di mano lo smartphone o staccando la presa del pc. Oppure indirizzandone l’utilizzo verso giochi o attività interessanti, facendosi coinvolgere in prima persona. Il web è pieno di giochi gratuiti per stimare l’attività cerebrale”.

L’esperto conclude: “Lasciamo ai bambini la possibilità di cercare spontaneamente vie di uscita dalla noia. Dedichiamo, noi genitori, del tempo per giocare di più insieme ai figli. Il consiglio è quello di dedicare questo tempo ‘dilatato’, insieme ai più piccoli, a tutte le attività che si fatica ad affrontare con calma durante l’anno, trasformandole però in divertimento e aiutando i bambini e le bambine a sviluppare un senso di responsabilità e comunità”.

Caldo: doccia fredda o calda?

Ago 17
Scritto da Annamaria avatar

Con questa temperatura, un caldo assurdo, ci si lava spessissimo. La doccia va fatta fredda o calda? Il dilemma c’è, ammettiamolo.  E’ bene conoscere la risposta se non la si sa.

caldo doccia fredda o calda

Il dubbio amletico se fare una doccia fredda o calda con il termometro in altro è presto sciolto. Col caldo per abbassare la temperatura corporea non va fatta la doccia fredda, ma calda

Quindi d’ora in poi, quando ci domanderemo se col caldo dobbiamo buttarci sotto una doccia fredda o calda, sapremo la risposta. Spiega tutto perfettamente l’Adnkronos. “Può sembrare strano, ma una doccia fredda non aiuta ad abbassare il calore corporeo: poiché restringe i vasi sanguigni della pelle, si compromette uno dei principali meccanismi del corpo per rinfrescarsi: avvicinare il sangue alla superficie della pelle per permettere la dispersione del calore (è per questo che diventiamo rossi quando fa caldo). Il corpo dopo una doccia gelida proverà a riscaldarsi, facendoci sentire più bollenti di prima”, scrive. 

Un’immersione prolungata in acqua fredda, come una nuotata nel mare di primavera, raffredda gradualmente il corpo, ma le docce fredde durano poco. Fare una doccia tiepida, soprattutto prima di dormire, è preferibile, poiché aumenta il flusso sanguigno verso la pelle, migliorando la dispersione del calore. Un bagno caldo/tiepido è ancora meglio, anche se non è la scelta più amica dell’ambiente”, si legge.

“Il fatto è che per molti una doccia calda è la scelta preferita per rilassarsi. Secondo uno studio presentato alla Joint International Conference on Water Distribution System Analysis and Computing and Control for the Water Industry, la temperatura ideale dell’acqua per la maggior parte delle persone si aggira tra i 40 e i 41°C”, precisa ancora l’agenzia stampa.

Finestre di veglia bambini

Ago 14
Scritto da Annamaria avatar

Si regolano autonomamente. Le finestre di veglia dei bambini sono i momenti che i piccoli trascorrono svegli. Noi genitori non dobbiamo modificare le loro abitudini, spesso sbagliamo. “Alla nascita il bambino ha ancora il ritmo fetale, dorme a lungo, già a tre mesi avrà nel suo corpo il livello di melatonina di un adulto”, chiarisce a Fanpage il dottor Oliviero Bruni.

baby waking up

Esperto in medicina del sonno e neuropsichiatra infantile azienda Ospedaliera Sant’Andrea all’Università Sapienza di Roma, chiarisce: “Le finestre di veglia sono un termine che è stato coniato per definire il ritmo circadiano del bambino, che cambia con la crescita. Il bambino, soprattutto nel primo mese di vita mantiene il ritmo della vita fetale, il basic rest activity cycle. Esattamente come quando è nella pancia della mamma, per il primo mese di vita il bimbo ha 3-4 ore di immobilità che possiamo definire sonno, e un periodo che varia da 30 minuti ad un’ora di attività”.

“Dal primo al terzo mese di vita cambiano i ritmi sonno-veglia del bambino, perché il suo corpo inizia a produrre autonomamente la melatonina, che poi si stabilizza, raggiungendo i livelli che ha nell’adulto”, dice l’esperto. “In questo periodo si strutturano le fasi del sonno. E diventano relativamente simili a quelle dell’adulto. Le finestre di veglia si allungano naturalmente, passando da trenta minuti a novanta minuti”, precisa ancora..

Le ore di sonno di tutti i bambini non sono uguali ovviamente. “Sicuramente con la crescita le finestre di veglia si allungano. Nel senso che le ore di veglia aumentano nelle ore diurne e diminuiscono in quelle notturne, consentendo al bambino di avere un sonno più continuativo”, dice Bruni. I genitori devono rispettare le finestre di veglia dei loro bambini in funzione dei sonnellini: “Se un bambino non dorme o salta un sonnellino, la sua finestra di veglia si allunga. E saltando il sonno del pomeriggio può essere più irritabile e nervoso. E di conseguenza avere un sonno instabile e alterato anche nel corso della notte”.

“Le finestre di veglia si allungano attorno ai sei mesi. Quando il sonno viene portato nelle ore notturne, diventando molto più continuativo da lì in avanti. Successivamente attorno ad un anno di età iniziano a instaurarsi i sonnellini diurni per i bambin. Uno mattutino e uno pomeridiano. Con la crescita si manterrà solo quello del pomeriggio. A mio avviso un concetto che non esiste sono i power nap, far dormire i bimbi nel tardo pomeriggio. Perché poi si addormentino più tardi nella notte”, sottolinea il medico.