Post-parto: quando chiedere aiuto
Il post-parto, col rientro a casa di una neomamma, deve essere soprattutto sereno. E’ chiaro che ogni donna abbia mille dubbi, timori, anche qualche paura, ma lo stress non aiuta. Va bene occuparsi del neonato, ma è opportuno prendersi qualche minuto per sé durante la giornata. Quando chiedere aiuto? Ci sono sintomi che devono considerarsi dei campanelli d’allarme.
Nel post-parto è semplice sapere quando è necessario chiedere aiuto a uno specialista. E’ bene consultare il medico, di base o ginecologo o l’ostetrica, se si ha:
- febbre pari o superiore a 38°C;
- dolore al basso ventre;
- perdite vaginali maleodoranti;
- pesanti emicranie;
- aumento delle perdite di sangue;
- bruciore o prurito durante la minzione;
- dolore a polpacci o gambe:
- fiato corto.
Il bambino impegna tanto. Ma non serve preoccuparsi per un nonnulla. Nel post-parto tutto ciò fa vivere malissimo. Quando è necessario chiedere aiuto al pediatra quindi per il bebè? Anche in questo caso alcuni sintomi possono essere rivelatori, come si legge su Dire33:
- febbre pari o superiore a 38ºC;
- difficoltà respiratorie;
- vomito frequente;
- poco attivo/non risponde agli stimoli;
- troppo agitato;
- non mangia;
- è pallido, le labbra sono blu;
- non ha movimenti intestinali per 48 ore nella prima settimana.
Resistenza antimicrobica
Nelle TIN sono i farmaci più utilizzati, l’antibiotico-resistenza può diventare un grande problema. Per i neonatologi l’uso va controllato e razionalizzato. La resistenza antimicrobica (AMR) si verifica quando batteri, virus, funghi e parassiti non rispondono più agli agenti antimicrobici. A causa della resistenza ai farmaci, gli antibiotici e gli altri agenti antimicrobici diventano inefficaci. E le infezioni diventano difficili o impossibili da trattare, aumentando il rischio di diffusione della malattia, a volte grave. In Italia, secondo il Rapporto nazionale AIFA, nel 2022 l’uso degli antibiotici sistemici risulta in ripresa, con un +24% rispetto al 2021.
Per aumentare la consapevolezza e la comprensione della resistenza antimicrobica e promuovere le migliori pratiche per prevenirla e per affrontare un’emergenza già da tempo, purtroppo, globale, si celebra ogni anno, dal 18 al 24 novembre, la World AMR Awareness Week. Tema di quest’anno, come per il 2022, è “Prevenire insieme la resistenza antimicrobica“. Rappresenta una minaccia per l’uomo, gli animali, le piante e l’ambiente.
“Per preservare l’efficacia degli antibiotici e ridurre in modo efficace la resistenza antimicrobica, è necessario promuovere una collaborazione intersettoriale”, afferma il Dott. Luigi Orfeo, Presidente della Società Italiana di Neonatologia (SIN). “Occorre una consapevolezza globale, in tutti i settori, che devono essere in grado di utilizzare gli antimicrobici in modo prudente e appropriato. Devono adottare misure preventive per ridurre l’incidenza delle infezioni. E seguire le buone pratiche nello smaltimento dei rifiuti contaminati”, continua.
E’ fondamentale che, non solo gli operatori sanitari e le istituzioni, ma anche i cittadini prendano piena coscienza della portata di questo fenomeno: solo collaborando, secondo un approccio One-Health, si può sperare di porre un freno allo sviluppo e alla diffusione della resistenza agli antibiotici. Un modo per farlo è quello di mettere in atto delle “azioni virtuose”, che possano contribuire a ridurre l’incidenza e l’impatto delle infezioni da batteri resistenti, in qualsiasi ambito.
Tutti possono farlo. Come le industrie farmaceutiche, con le giuste indicazioni d’uso e proponendo alternative agli antimicrobici. Il personale sanitario e i medici, implementando buone pratiche, informando i cittadini e prescrivendo antibiotici attenendosi alle linee guida. I cittadini e i pazienti, assumendo antibiotici solo dietro prescrizione medica, seguendone scrupolosamente le indicazioni. Le scuole, promuovendo la conoscenza del problema dell’antimicrobico-resistenza e dei metodi per contrastarla.
Oggi le infezioni neonatali rappresentano ancora un’importante causa di morbilità e mortalità. Dati recenti della letteratura mettono in evidenza che negli ultimi 30 anni c’è stato, nel mondo, un aumento dell’incidenza delle infezioni/sepsi neonatali del 13% circa con 6.31 milioni di casi stimati nel 2019 responsabili del 3.7% della mortalità in epoca neonatale.
Diversi patogeni possono essere trasmessi ai neonati verticalmente da madre a figlio in seguito allo sviluppo, da parte della madre, di un’infezione oppure orizzontalmente dai caregivers, in comunità o in ambito ospedaliero. In particolare, i neonati ricoverati nelle Terapie Intensive Neonatali (TIN) sono ad alto rischio di infezione a causa della fisiologica immaturità del sistema immunitario, della prolungata ospedalizzazione e delle necessarie pratiche diagnostiche-terapeutiche spesso invasive. Per questi motivi fino al 90% dei neonati pretermine con peso < 1000 g vengono sottoposti a terapia antibiotica empirica nel sospetto di una sepsi precoce, rappresentando questi ultimi un terzo della top ten dei medicinali più utilizzati durante la degenza.
“Il fenomeno dell’antibiotico-resistenza per i neonati e in particolare per quelli ricoverati in TIN, rappresenta una delle principali preoccupazioni per noi neonatologi. Il 50% circa delle infezioni neonatali severe risultano, attualmente, resistenti alla prima ed alla seconda linea di trattamenti raccomandati dalla Organizzazione Mondiale della Sanità. Il motivo è che gli antibiotici sono, effettivamente, tra i farmaci più utilizzati nelle terapie intensive neonatali. Anche se a volte non necessari, e seppur ad oggi valutati in modo più critico rispetto al passato, il loro uso rimane ancora significativo e prolungato, causando il rischio di insorgenza di alcune patologie come infezione tardiva, enterocolite necrotizzante o anche di morte”, continua il Dott. Orfeo.
“La prevenzione delle infezioni in ambito ospedaliero resta la miglior difesa per combattere la battaglia contro la resistenza antimicrobica. E l’igiene delle mani, in particolare, rappresenta la misura più importante per prevenirne la diffusione. Pertanto costituisce una pratica da diffondere ed incentivare il più possibile”, conclude.
Dimensioni feto
Le dimensioni del feto servono a verificare che tutto vada per il meglio in una gravidanza, soprattutto che la salute del bebè sia okay. Nelle prime ecografie il ginecologo calcola le dimensioni del feto basandosi su:
- la lunghezza corona-groppa (testa-podice CRL);
- il diametro bi-parietale;
- la circonferenza della testa;
- la lunghezza dell’omero;
- la circonferenza addominale;
- la lunghezza del femore
Le dimensioni del feto sono analizzate in base ai cosiddetti “percentili”, le tabelle messe a punto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Da sottolineare pure che, oltre alla lunghezza, è molto importante il peso, pur non essendo considerato rilevante durante le prime settimane di dolce attesa.
La tabella qui di seguito è uno specchietto per conoscere le dimensioni del feto tenendo conto del suo peso e della lunghezza.
- 8 settimane: è lungo circa 1 centimetro e pesa 1 grammo
- 12 settimane: è lungo 6 centimetri e pesa circa 14 grammi
- 16 settimane: è lungo 12 centimetri e pesa circa 100 grammi
- 20 settimane: è lungo circa 17 centimetri e pesa circa 275 grammi
- 24 settimane: è lungo circa 30 centimetri e pesa circa 580 grammi
- 28 settimane: è lungo circa 38 centimetri e pesa circa 1000 grammi
- 32 settimane: è lungo circa 41 centimetri e pesa circa 1.600 grammi
- 36 settimane: è lungo circa 45 centimetri e pesa circa 2.500 grammi
- 40 settimane: è lungo circa 50-51 centimetri e pesa circa 3.000-3.400 grammi
Vacanze: valigia bambini
E’ tempo di vacanze: per chi parte c’è da preparare la valigia dei bambini. Molti di voi sono volati via già da tempo, c’è chi sceglie la fine di agosto, invece, per andare via con la famiglia, con i prezzi leggermente più bassi e meno folla in spiaggia o in montagna.
La valigia dei bambini a volte ci spaventa: vorremmo portare con noi il mondo, l’intero appartamento, durante le vacanze. Ecco una lista per evitare di dimenticare qualcosa.
Come preparare la valigia dei bambini per le vacanze? Dipende dai giorni in cui si sta via e dove si va: se al caldo o al freddo. Informarsi prima di tutto del meteo del luogo prescelto. Ma cercare di razionalizzare ed evitate l’ansia. Ricordate il kit beauty, quello di medicinali, di cui abbiamo già parlato in altri post. Pensiamo ora agli indumenti.
La valigia per il bebè e bimbo o bimba piccoli deve contenere: body, biancheria intima, magliette a maniche lunghe, tutine, pagliaccetti, magliette a maniche corte, pantaloncini corti e/o gonnelline, vestitini, scarpe ben calzanti, sandali, impermeabili, stivali di gomma, pigiamini, berrettini, cappellini, costumini da bagno, braccioli .
La valigia per i bimbi grandi deve contenere: biancheria intima, pantaloni, eventualmente cinture, pantaloncini corti, felpe, pullover, magliette a maniche corte, vestiti, gonne , giacca, calze/collant/pantacollant, impermeabili, pigiama, camicia da notte, cappelli, scarpe, scarpe da passeggio, sandali, stivali, eventualmente scarpe da sera, ciabatte, costume da bagno/bikini/costume intero.
Ricordate di selezionare in caso di maschietto o di femminuccia. Una dritta per cercare di far entrare tutto? Radunate i vestiti e gli oggetti della lista sul letto in modo da avere la situazione più chiara. Avrete tutto a portata di mano. Piegate i pantaloni e le bermuda a metà, arrotolate le magliette come se fossero un salsicciotto molto stretto, fate palline di mutande, canottiere e calzini per infilarli negli spazi piccoli al lato delle valigie. E buon viaggio!
Allattamento al seno: 4 motivi per continuare in estate
Ci sono almeno 4 buoni motivi per continuare con l’allattamento al seno in estate. Sempre se il latte lo si ha, altrimenti inutile avere sensi di colpa, si va avanti lo stesso. Quali sono? E’ economico, difende dal rischio infezioni, è pratico e idrata.
La Società Italiana di Pediatria spiega li 4 motivi per cui è importante continuare anche in estate con l’allattamento al seno. Ricordo che l’Organizzazione mondiale della Sanità e l’Unicef raccomandano di allattare in modo esclusivo il bebè fino al compimento dei 6 mesi di età e di prolungare, se possibile fino ai 2 anni.
Molte donne in estate decidono di smettere, ma ci sono 4 buoni motivi per continuare. L’allattamento al seno fa sì che il piccolo non abbia bisogno di assumere acqua per essere idratato. Allattare è pratico: non c’è bisogno di portarsi dietro nulla per nutrire nostro figlio. Protegge dalle infezioni: non c’è bisogno di sterilizzare biberon, che possono essere responsabili di infezioni intestinali. E’ economico: il latte materno è nostro e non costa nulla.
“Il latte materno è uno dei principali determinanti della salute per l’intera vita”, spiega la presidente Sip Annamaria Staiano. Per la conservazione del latte materno la Sip ha realizzato un poster su modalità e tempi corretti di conservazione per evitare sprechi e rischi: può stare fino a 4 ore a temperatura ambiente; può esser messo in frigo o freezer ma prima dell’uso va scaldato a bagnomaria o con uno scalda-biberon (non al microonde); se scongelato, non va ricongelato.
Bebè: consigli anti panico
Quando sta per arrivare il bebè si va in ansia, sorgono mille dubbi. Ecco alcuni consigli anti panico per i neo genitori.
E’ corretto prenderlo se piange? Può dormire nel lettone? Lo svezzamento quando si inizia? Le domande a volte assalgono le mamme e i papà. Il bebè è una novità bella grossa, i consigli anti panico degli esperti psicologi e pediatri di Heart4Children, associazione di promozione sociale che supporta le famiglie possono dare una grande mano.
Consigli anti panico per gestire al meglio il bebè riportati da Oggi:
Il co-spleeping accoglie i bisogni di contatto, calore e rassicurazione del neonato. Se volete tenerlo nel lettone con voi attenti, però, che dorma supino e usate una superficie dedicata senza paracolpi e cuscini.
Attaccare il bambino al seno è l’unico modo per stimolare la produzione di latte. A volte, però, il latte prodotto non basta e non ci si deve sentire in colpa. Offritegli del latte artificiale dopo la poppata al seno.
Quando e se tornare al lavoro. Il rientro al lavoro dovrebbe avvenire in modo graduale, dopo i 6 mesi del bambino, dopo, cioè, che il piccolo ha posto le basi per la sua conoscenza del mondo e del proprio valore, attraverso la relazione con mamma e le altre figure primarie.
Affidare il bebé alla babysitter o ai nonni? Va bene, l’importante è che sia a una persona di cui vi fidate. I bambini lo percepiscono, quindi si sentiranno al sicuro con quella persona. E’ meglio iniziare poche ore alla volta.
Svezzamento time: l’Oms suggerisce di farlo dai 6 mesi di vita. Fate caso ai segnali che il bambino manda quando è pronto a mangiare cibo diverso dal latte. Ai bimbi che amano essere imboccati, frullate il cibo e datelo col cucchiaino, mentre se vogliono fare da soli offritegli cibo solido tagliato in modo sicuro.
Febbre, influenza, malattie infantili: se un bambino sente il genitore preoccupato o spaventato, si agita e questo non aiuta il processo di guarigione.
Cellulari e tablet? L’esposizione ai device digitali va limitata soprattutto nei primi 3 anni di vita, quando potrebbe interferire con lo sviluppo del cervello più sensibile
Neonato: carrozzina o fascia?
Le mamme sono sempre nel dubbio, soprattutto quando il neonato è piccolino: meglio andare a passeggio con la carrozzina o con la fascia, col piccolo dentro?
Ricordate che dopo i 4 mesi per il bimbo è meglio il passeggino, dopo gli 8 si può passare addirittura a quello leggero. Ma prima, cosa scegliere per uscire insieme a vostro figlio: carrozzina o fascia? Ci sono pro e contro per ognuno dei ‘mezzi’ che riguardano il neonato. (altro…)
Pappa zucca e miglio
Per chi ha iniziato lo svezzamento del bebè e ha bisogno di nuove idee c’è la ricetta della pappa zucca e miglio. Bisogna subito chiarire che il miglio è un cereale senza glutine quindi indicatissimo per i bimbi piccoli.
Per fare la pappa zucca e miglio occorre preparare 100 grammi di brodo vegetale. Gli ingredienti sono:
1 carota, qualche pezzo di polpa di zucca, 1 patata. (altro…)