Depressione e stress anche per papà
Depressione e stress non arrivano solo per le neo mamme, anche i papà spesso ne sono travolti secondo una revisione di 37 studi condotti in diversi Paesi.
E’ stata l’Università di Newcastle a fare questa revisione: è emerso che nonostante la gioia e la felicità per il bimbo arrivato, anche i papà possono provare depressione e stress, disagi causati dal cambiamento della propria vita.
Come scrive Fanpage, i meccanismi che portano anche ai papà stress e depressione sono:
Cambiamenti nel rapporto con il partner: in 18 studi è risultato che le modifiche nel rapporto con il partner dono difficili da elaborare in un momento che dicono essere caratterizzato da stanchezza da parte di entrambi i membri della coppia, che li porta a passare poco tempo insieme.
Discussioni sulla divisione del carico genitoriale: in 15 studi è risultato evidente che i padri litigassero spesso con i partner che non li ritenevano abbastanza coinvolti nella genitorialità.
Confusione sul loro nuovo ruolo all’interno della società: più della metà dei padri ha affermato che avrebbe voluto ricevere maggiori informazioni riguardo la genitorialità, anche attraverso specifici corsi.
Sensazione di esclusione dal nucleo familiare: sicuramente fomentata, nel nostro Paese dai pochi giorni di congedo di paternità, che addossano alla madre il carico del lavoro di cura dei propri figli. I padri hanno dichiarato di sperimentarla anche nel periodo della gravidanza, fisicamente esclusiva delle donne e non appena prendevano in braccio il loro piccolo senza provare immediato amore.
“Il periodo che trasforma gli individui in genitori è stressante per entrambi, per questo bisognerebbe intervenire con misure preventive, dal momento che questa revisione di studi ci permette di capire che i padri si sentono esclusi dalle informazioni sulla genitorialità a cui invece hanno accesso le mamme”, sottolineano gli esperti.
Modello Psicoeducativo per genitori Maudlsey
Il Nuovo Modello Psicoeducativo per genitori Maudlsey aiuta i famigliari a riflettere sulle dinamiche che più spontaneamente essi mettono in campo quando si è in relazione con una persona che soffre di DCA.
E’ strutturato per fornire un supporto. Il Nuovo Modello Psicoeducativo per genitori Maudlsey utilizza le metafore animali per descrivere alcune dinamiche che impediscono il progredire verso la salute ma che sono inevitabili. Le metafore che descrivono i comportamenti più comuni sono:
- Rinoceronte (atteggiamento di “sfondamento”), consiste nel tentare di presentare, alla persona con DCA, come potrebbe correggere i propri errori comportamentali e mostrargli come dovrebbe fare. Il rinoceronte, per convincere il familiare della veridicità degli argomenti, utilizza ragionamenti logici. Il DCA non rispondendo a questa logica, persiste portando il familiare a sentirsi sconfitto, frustrato, svuotato e arrabbiato. D’altraparte chi soffre di DCA potrebbe sentirsi respinto, non amato, non capito o disprezzato.
- Struzzo (atteggiamento della “testa sotto la sabbia”) La si identifica in un familiare che cerca di ignorare il problema, in questo caso il familiare rischia di colludere con il disturbo alimentare attraverso il proprio comportamento. I membri della famiglia trovano difficile fronteggiare tutti i problemi e le emozioni che si presentano a casa e provano a evitarli stando lontani il più possibile da chi ha il disturbo alimentare (es. dedicano molto tempo al lavoro, ad un hobby o ad altre attività fuori casa). Gli “Struzzi” si trovano a dover convivere con alti livelli di sensi di colpa. La persona con DCA può sperimentare un vissuto di “anonimia”, ovvero si sente ignorato e non importante e riceve la conferma che la malattia va ignorata.
- Fox terrier (atteggiamento “del cane che morde i garretti”) La dinamica “Fox Terrier” si esplica nel mostrare a chi soffre di DCA quello che dovrebbe fare e che non fa in modo insistente e persistente, come se la persona stesse “abbaiando contro un estraneo”. Tale dinamica porta chi soffre di DCA a non ascoltare e chiudere la comunicazione perché non si sente compreso nella sua difficoltà, mentre il “Fox Terrier” si sente impotente e affaticato nel suo lavoro costante e direttivo.
- Medusa (atteggiamento “informe”) La metafora della medusa descrive l’essere in uno stato emozionale aperto con tutti i sentimenti stando in superficie, per esempio, sciogliersi in lacrime e sofferenza, o diventare congelati per la paura, agitati dal dubbio, incerti e costantemente alla ricerca del controllo sul disturbo alimentare. Portano manifestazioni di emozioni troppo acute verso il comportamento causato dalla malattia, che si aggiungono alle difficoltà del malato. In alternativa possono sfociare nella rabbia. La “medusa” può essere spazzata via dalle correnti (emozioni). Nella persona con DCA, tale atteggiamento provoca una forte incertezza emotiva, senso di colpa e sensi di inadeguatezza e vergogna.
- Canguro (atteggiamento “iperprotettivo”) Il “Canguro” nel tentativo di aiutare, di proteggere chi soffre di DCA, lo accudisce come in un marsupio, dà attenzioni per tenere a bada i problemi e le esperienze conseguenti allo stare a fianco di un DCA. I “Canguri” condividono standard elevati con chi soffre di DCA (es. aspettative elevate circa il loro ruolo genitoriale, perfezionismo). Anziché guidare il figlio/a nelle scelte e nei percorsi possibili di direzione, il familiare si sostiuscie alla persona con DCA. Questa risposta iperprotettiva toglie la possibilità di sviluppare ed esplorare il mondo. Alcuni familiari possono cercare di diventare “Supereroi” e sacrificare sé stessi per aiutare il malato (guidare per ore e ore per andare a comprare quello yogurt di quella marca che vuol mangiare il proprio congiunto). Nella persona con DCA, questo atteggiamento suscita poca autostima perché non è in grado di fare le giuste scelte.
Il modelle prevede inoltre metafore, quindi comportamenti e risposte che i familiari possono utilizzare per fronteggiare al meglio la malattia; queste sono ritenute come metafore positive da perseguire.
- San Bernardo (atteggiamento di “sintonia emotiva o empatia”) Bisogna ascoltarsi e immedesimarsi nel dolore e nel grido d’aiuto che lancia chi soffre di DCA. Se ci facciamo coinvolgere dalle urla e dalla rabbia ci potrebbe essere una “valanga”. Il “San Bernardo” procura calore e nutrimento, finché non sopravviene il cambiamento. Esso è affidabile, fedele e leale per natura, anche quando è coinvolto in una situazione pericolosa. Questa metafora esprime la capacità del familiare di essere in sintonia con le sofferenze di chi ha un DCA senza proporre alcuna soluzione. Non prova compassione ma empatia.
- Delfino (atteggiamento “dello stare a fianco durante il percorso”) La sua dinamica ricorda l’aiuto dato alla persona amata verso la sicurezza della guarigione, ciò significa avere un giusto equilibrio tra calore e guida, superando il DCA per condurre la persona attraverso un passaggio sicuro, oppure per spingerlo pian piano e guidarlo da dietro. I “Delfini” affiancano la persona che lotta credendo nella sua capacità di nuotare fuori dalla situazione ed alcune volte ascolta e resta indietro, per lasciare andare avanti pur stando vicino. In alcuni casi può diventare più direttivo quando si delineano buone scelte di vita, in questo caso il “Delfino” spingerà delicatamente, starà vicino restando accanto finché la persona non raggiunge la sicurezza.
Figli adolescenti in vacanza
Viaggiare con i bambini è ok, ma quando i piccoli crescono aumenta lo stress per i figli adolescenti in vacanza. Posso assicurarlo, dato che la mia 17enne prima si è concessa una settimana con le amiche in Salento e ora è a New York, anche se per lo studio della danza, tutta sola.
Come gestire i figli adolescenti in vacanza? I ragazzi spesso non chiamano o no rispondono al cellulare. Fanno le ore piccole, vanno al mare tardi, hanno la suoneria del telefono quasi sempre silenziata. Spesso comunicano solo con Whatsapp e non genitori ci imbufaliamo con loro…
Roberto Ausilio, psicoterapeuta EMDR, spiega come gestire i figli adolescenti in vacanza a Vanity Fair. “Molti ragazzi escogitano dei sistemi per non farsi controllare sui social o telefonicamente, nel tentativo di prendere autonomia e a volte per desiderio di trasgressione – dice lo Psicologo della Salute e Formatore – La cosa importante è che il genitore stabilisca a priori, soprattutto in caso di partenza per le vacanze, alcune regole di base. Una chiamata al giorno in orario serale, in modo da rendere tranquilli tutti, a patto però che, se questo è l’accordo, le telefonate o i messaggi non siano eccessivi. Lasciando lo spazio al figlio per sperimentare la lontananza da casa”.
“Essere un po’ in ansia è assolutamente normale in questi casi. – chiarisce l’esperto – La cosa più utile è spiegare cosa si prova senza però scaricare le proprie frustrazioni. Anzi, occorre che il genitore nonostante tutto, dimostri la propria fiducia sulle capacità del figlio di cavarsela. L’ansia insomma va gestita, riconosciuta e canalizzata. Una soluzione possibile potrebbe essere che, per un determinato lasso temporale come ad esempio il periodo di un viaggio, i ragazzi rendano visibile i loro accessi alla messaggistica telefonica”.
“Gli orari di rientro devono essere chiari. Così come i comportamenti che un genitore si aspetta dal proprio figlio. Sono utili frasi del tipo: ‘Mi aspetto che rientri massimo alle ore 2 e che se dovessi fare ritardo, per qualsiasi motivo, mi avvisi’. Stessa cosa dicasi per i comportamenti in gruppo con espressioni del tipo: ‘Mi aspetto che, prima di fare qualcosa insieme agli altri, ti chieda: lo farei se fossi da solo? Mi aspetto che non ti lasci trascinare in comportamenti illegali’”, sottolinea ancora Ausilio.
E conclude: “E’ fuorviante pensare che ci sia un unico comportamento giusto o miracoloso. Occorre, come genitori, impegnarci a migliorare ogni giorno. Con una adeguata formazione e dandoci la possibilità anche di sbagliare. Creando pian piano un rapporto di fiducia e rispetto reciproco. Così come è giusto che i ragazzi abbiano i loro spazi e le loro libertà è altrettanto vero che i ragazzi imparino a gestire i propri spazi, rispettando le preoccupazioni dei propri genitori. Preoccupazioni che però non devono sconfinare in un eccessivo controllo. I figli, è bene ricordarlo, per crescere e diventare degli adulti migliori, hanno bisogno di autonomia”.
Metteresti tuo figlio per strada?
“Metteresti tuo figlio per strada?”. La domanda provocatoria arriva dagli studenti dell’Istituto Europeo di Design di Roma, che mettono in guardia i genitori sui rischi dello Sharenting, ossia l’esposizione indiscriminata (e poco pensata) di minori sul web. “Quello che i genitori considerano un ricordo può diventare una fonte di informazioni sensibili per altri”, si sottolinea.
Gli studenti hanno pensato a esporre tantissime immagini di bimbi per le vie del centro della Capitale. L’iniziativa si chiama Cornici private. Gli scatti immortalano bambini che in realtà non esistono, creati grazie all’intelligenza artificiale. I ragazzi vogliono sensibilizzare le madri e i padri, che non smettono un attimo di condividere scatti dei pargoli di casa. Gli esperti da tempo sottolineano i pericoli riguardanti la privacy e la sicurezza dei minori. In Rete tutto rimane, infatti, e quel che si pubblica senza rifletterci poi troppo, potrebbe anche influenzare la vita futura di questi bambini. La domanda perciò è lecita: “metteresti tuo figlio per strada?”.
Per la tutela dei minori sul web è stata depositata alla Camera una proposta di legge che, se sarà approvata, porrà un argine netto alla possibilità dei genitori di pubblicare foto e video dei figli che, al compimento dei 14 anni, potranno addirittura richiedere l’oblio digitale, cioè la cancellazione di tutto quel che li riguarda dal web.
La singolare mostra degli studenti ha uno scopo preciso. “Mira a promuovere una maggiore consapevolezza nell’uso dei social media, perché ciò che i genitori considerano un ricordo può diventare una fonte di informazioni sensibili per altri”, spiegano Giorgia, Costanza, Francesca, Giorgia e Daniele a La Repubblica. Domandiamocelo tutti: metteresti tuo figlio per strada?
Bonus mamma per chi ha almeno 2 figli
Il bonus mamma per chi ha almeno due figli è una misura importantissima per il pacchetto natalità, una misura contenuta nella legge di Bilancio fortemente voluta dalla premier Giorgia Meloni. “Noi vogliamo stabilire che una donna che mette al mondo almeno due figli ha già offerto un importante contributo alla società e quindi lo Stato in parte compensa pagando i contributi previdenziali. Vogliamo smontare la narrativa per cui la natalità è un disincentivo al lavoro. Vogliamo incentivare chi mette al mondo dei figli e voglia lavorare”, ha spiegato.
Il bonus mamma per chi ha almeno due figli prevede l’esonero della contribuzione previdenziale a carico delle lavoratrici (9,19% della retribuzione) fino a un massimo di 3mila euro su base annua che hanno almeno tre figli fino al 18mo anno dell’ultimo figlio. Come chiarisce il Corriere della Sera, “in via sperimentale, solo per il 2024, l’agevolazione è estesa anche alle mamme di almeno due figli fino al compimento del decimo anno dell’ultimo figlio. Vale per le dipendenti del settore pubblico e privato e anche per quelle del settore agricolo mentre sono escluse le lavoratrici domestiche. Vale per i contratti di apprendistato e per il lavoro in somministrazione”.
Il bonus mamma per chi ha almeno 2 figli parte al momento della nascita del secondo figlio per quest’anno e del terzo figlio nel 2025 e 2026 e si conclude con il compimento del diciottesimo anno dell’ultimo figlio per le mamme con tre figli e al decimo anno dell’ultimo figlio nel 2024 per le lavoratrici con due figli. La circolare chiarisce che è necessario comunicare all’Inps il numero dei figli e il loro codice fiscale o direttamente o tramite il datore di lavoro.
Sul quotidiano si legge: “L’esonero massimo è di 250 euro euro al mese ed esaurisce l’esonero massimo che si potrebbe avere con il taglio di sei punti previsto dalla legge di bilancio per i lavoratori la cui retribuzione non superi la soglia massima di 2.692 euro. L’esonero lascia ferma l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche. L’Inps chiarisce che poiché l’esonero in questione trova applicazione esclusivamente con riferimento alla quota di contribuzione a carico della lavoratrice madre, la misura non rientra nella nozione di aiuto di Stato”.
Figli: modella condivide motivi per cui non li vuole
Si accende la polemica e quindi anche il dibattito. Si parla di figli. La modella australiana Ellie Gonsalves condivide i 118 motivi per cui non li vuole. Il post sul social scatena la bufera. La donna, 33 anni, impegnata da 15 anni con l’imprenditore Ross Scutts che ha sposato lo scorso marzo, chiarisce che con questo elenco intende desidera finalmente zittire tutte quelle persone che da anni chiedono a lei e al marito quando avranno un bebè.
La modella condivide 118 motivi per cui non li vuole proprio questi figli. Sulla lista dice: “Sono i miei pensieri PERSONALI, basati su molte delle mie esperienze o cose che persone molto oneste hanno condiviso con me personalmente o online. Alcune persone sono fatte per essere genitori e questo è fantastico (sono così felice se tu sei felice!!!!) ma quella vita non fa per me”.
Ellie non desidera essere madre. E non è la sola a pensarla così. La modella condivide 118 motivi per cui non li vuole i benedetti figli e crea due partiti contrapposti, pronti a confrontarsi a suon di commenti.
Quali sono questi motivi? Ecco la sua lista.
1. Sono una tua responsabilità fino al giorno della tua morte
2. Perdita di capelli post parto
3. Sei sempre stanco
4. I bambini possono ereditare traumi emotivi
5. Il mondo è già sovrappopolato
6. Guarderai tuo figlio lottare per le risorse già limitate, ad es. lavoro, casa, ecc.
7. Diventi la seconda priorità per il tuo partner
8. Tuo figlio può decidere di evitarti per qualsiasi motivo quando sarà più grande
9. Possono essere vittime di bullismo
10. Possono essere bulli
11. Possono trasformarsi in un serial killer o in uno stupratore
12. Li vedrai crescere in un mondo di caos e li stresserai ogni minuto di ogni giorno per sapere se stanno bene
13. I bambini possono essere ingrati
14. I bambini possono essere scortesi
15. I bambini possono essere davvero imbarazzanti
16. I terribili due
17. Non smetterai mai di essere un genitore
18. Crescita rapida dei peli in gravidanza
19. Possono fare la cacca dentro di te
20. Gonfiore del corpo
21. Gonfiore del viso
22. Il gonfiore del corpo può essere accompagnato da vene varicose che sono estremamente dolorose
23. È più facile spostarsi senza figli
24. Le vacanze sono più facili e più divertenti senza bambini
25. Volare può essere quasi impossibile con un bambino
26. Potresti contrarre un’infezione a causa della cicatrice del cesareo
27. Potresti strapparti
28. Potresti contrarre calcoli renali durante la gravidanza
29. Non dormirai
30. Ti preoccuperai costantemente dei loro problemi
31. La loro sofferenza è la tua sofferenza
32. L’esistenza di predatori di bambini e il loro potenziale contatto con tuo figlio
33. Potresti sanguinare 2 mesi dopo la nascita del bambino
34. I medici faranno di tutto per far uscire il bambino in sicurezza, ad es. strappare la tua vagina e potenzialmente il buco del sedere per dare spazio alla testa del bambino
35. Poi ricuciono tutto e ti mandano per la tua strada così puoi sederti soffrendo costantemente mentre ti siedi ogni volta o provi ad andare in bagno
36. I bambini sono rumorosi
37. La gravidanza può causare il diabete
38. La gravidanza può causare ipertensione
39. I tuoi capezzoli possono raggiungere le dimensioni di un piatto piano
40. Sei più suscettibile alle infezioni da lieviti durante la gravidanza
41. Devi cambiare i pannolini ogni giorno
42. Potresti morire durante il parto
43. Ti prosciugheranno di tutto ciò che hai: tempo, sonno, denaro
44. I bambini fanno i capricci
45. I bambini impareranno come manipolarti
46. Possono risentirsi per cose fuori dal tuo controllo
47. I bambini possono portare a rotture nelle relazioni
48. Quindi se sei un genitore single devi cercare di trovare qualcuno che sia disposto a voler stare con un genitore single e che non sia un predatore segreto di bambini
49. I bambini non hanno il senso dei confini
50. I bambini sono fastidiosi
51. I bambini possono trasformarsi in psicopatici
52. Dovrai dare costantemente la priorità ai bisogni dei tuoi figli prima dei tuoi
53. Cosa succede se vengono rapiti?
54. Cosa succede se cadono vittime della tratta?
55. Le difficoltà della vita sono più difficili con un bambino con sé durante il viaggio
56. Avrai paura di lasciare una relazione che non funziona più perché ci sono figli
57. Potresti rimanere paralizzato dopo il parto a causa di lesioni o complicazioni
58. L’odore del corpo peggiora durante la gravidanza e peggiora dopo il parto: potresti puzzare di cipolla
59. Dolori debilitanti alla schiena in gravidanza
60. Dovrai spazzolare via le lendini dai capelli dei tuoi figli – poi dai tuoi – quindi lavare tutte le lenzuola in acqua bollente
61. Niente sesso per 6 settimane dopo la nascita
62. Molte persone useranno un pugno per vedere quanto sei dilatato
63. Potresti rimanere incinta di due gemelli
64. Potresti rimanere incinta di tre gemelli
65. Potrebbero non andare d’accordo nel grembo materno
66. Potrebbero uccidere il loro gemello nel grembo materno
67. Rifai la scuola da capo
68. Prendi e porti tuo figlio ogni giorno a scuola
69. Devi portare tuo figlio a fare sport nei fine settimana
70. Devi andare ai colloqui genitori-insegnanti dei tuoi figli
71. Devi pagare tasse scolastiche superiori a 10.000 euro all’anno se vuoi che tuo figlio ci vada
72. Cicatrice della sezione C
73. La tua vagina sarà diversa dopo la nascita naturale
74. L’ago epidurale è massiccio
75. Un’intera stanza di persone vede la tua vagina e le tue viscere
76. Molto probabilmente ti cagherai addosso durante il parto
77. Potresti soffrire di depressione post parto
78. Il cibo che cucini ai tuoi figli di solito non verrà mangiato perché i bambini sono schizzinosi
79. Se hai figli e te ne penti, sei bloccato con loro
80. Non potrai fare nulla di divertente durante la gravidanza: ottimi massaggi? No. Facciale? No. Alcol? Lasci perdere. Laser? No. Prodotti di bellezza? Sempre discutibile.
81. La tua casa non sarà mai ordinata
82. Le cose che ami saranno rovinate
83. Puoi potenzialmente perdere la tua identità dopo aver avuto un figlio
84. Scegliere una tata può essere incredibilmente difficile se non quasi impossibile
85. Il parto può causare prolasso rettale
86. Il parto può causare prolasso vaginale
87. I neonati vomitano continuamente
88. Quando sei malato devi comunque prenderti cura di tuo figlio
89. Perdi le cose che ami fare
90. Un capezzolo può cadere durante l’allattamento
91. I tuoi capezzoli saranno dolorosi, screpolati e potrebbero sanguinare durante l’allattamento, soprattutto quando al tuo bambino crescono i denti
92. Non ho pazienza e odio i bambini che urlano
93. Non sarai mai solo, MAI
94. Naso da gravidanza
95. La gravidanza può causare nevo sebaceo (non cercarlo su Google)
96. Nausea mattutina (che può durare tutto il giorno)
97. La stitichezza nel terzo trimestre è lancinante
98. Un feto può infilare le unghie nel tuo utero
99. Un feto può fare pipì dentro di te
100. Il feto può fare la cacca dentro di te e se lo ingerisce avrà problemi respiratori in futuro
101. Il bambino può fratturarti il coccige all’uscita se è troppo grande
102. Devi assicurarti ogni giorno che non muoiano
103. Il bambino potrebbe morire durante il parto
104. Il bambino potrebbe soffrire di asfissia temporanea se il cordone ombelicale si avvolge attorno al collo
105. Puoi mangiare/bere cose specifiche durante la gravidanza/l’allattamento
106. Condotti lattiferi ostruiti durante la localizzazione
107. L’ora di andare a letto può essere per lo più un incubo con i bambini, prenderanno a calci, urleranno, piangeranno e faranno capricci che manderanno in frantumi i timpani dei tuoi e dei tuoi vicini
108. Potrebbe essere necessario un parto assistito
109. Disfunzione del pavimento pelvico dopo il parto
110. Dopo la nascita dovrai indossare il pannolino
111. La tua casa non sarà mai più pulita
112. Piangerai MOLTO
113. Potresti avere un bambino incontrollabile che urla per un intero volo
114. Devi letteralmente fare quello che i tuoi figli vogliono fare, perché urleranno se non lo fai e sarà più facile fare quello che vogliono fare perché sarai troppo stanco per discutere
115. Potresti contrarre un’infezione a causa della cicatrice del cesareo (questo punto è una ripetizione, è la cosa che teme maggiormente la modella australiana)
116. La prima cacca dopo la nascita può far male da morire
117. Il tuo rapporto con i tuoi amici divertenti cambierà
118. Avrai sempre la FOMO
Sharenting
Si parla tanto di sharenting, ma cos’è esattamente? Con questo termine di descrive il fenomeno di condividere costantemente online da parte dei genitori immagini e video dei propri figli.
Il termine sharenting coniato negli Stati Uniti, deriva dalle parole inglesi “share” (condividere) e “parenting” (genitorialità). La costante esposizione dei minori da parte di mamma e papà, ovviamente, avviene, nella maggioranza dei casi, senza il consenso dei piccoli, non ancora in grado di capire le implicazioni della cosa. Brunella Greco, esperta di Save the Children in tema di tutela dei minori online, che spiega il significato di pratiche come l’over sharenting. (altro…)
Scuola per diventare principesse
La scuola per diventare principesse crea polemica. Sembra davvero fuori tempo una scelta del genere, che scatena sui social una piccola bufera. La scuola per diventare principesse prevede nel programma lezioni di galateo, portamento, camminata con i tacchi, bon ton, dizione, trucco e acconciatura. Il corso, della durata di tre mesi, è per ragazzine che vanno dai 6 ai 9 anni. L’ha organizzato “Stefania Vadalà Eventi”, che ha una sede a Rho, comune della città metropolitana di Milano, in Lombardia.
Una profonda riflessione sulla scuola per diventare principesse la fa sul Fatto Quotidiano, Alex Coriazzoli, maestro e giornalista. “E’ assurdo che si sia anche solo pensato ad un corso per principesse: una scuola di stereotipizzazione. Due i motivi – scrive sul quotidiano – Il primo: l’idea di essere una principessa si associa a quella della ricchezza, della borghesia. Pensare di insegnare a delle bambine o a dei bambini di diventare aristocratici è fuorviante, perversa. In un Paese dove un giovane su quattro è a rischio di povertà servirebbe una scuola che insegni l’idea di solidarietà, di cooperazione, che non crei ancor più lo stigma del divario sociale”.
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