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Pesce e frutti di mare in gravidanza?

Ott 24
Scritto da Annamaria avatar

Pesce e frutti di mare si possono mangiare in gravidanza? La scienza dice di sì, con alcune accortezze. 

pesce e frutti di mare in gravidanza

Uno studio pubblicato su Nutrients con coinvolta l’Università di Roma Tor Vergata ha dimostrato i benefici del consumo di pesce in gravidanza, purché non sia contaminato dal mercurio. Anche l’American College of Obsteticians and Gyencologist raccomanda 2-3 porzioni di pesce per le donne in gravidanza o che allattano, ma ripete di stare attenti al mercurio.

Pesce e frutti di mare quindi si possono mangiare in gravidanza? Come si legge su La Gazzetta dello Sport, che spesso si occupa anche di nutrizione,  “sono da evitare in gravidanza frutti di mare e molluschi crudi come le vongole, le cozze, le ostriche perché potrebbero contenere microrganismi pericolosi. Gamberi e aragoste, se ben cotti, sono invece fonte di proteine e minerali a ridotto contenuto di grassi e quindi consigliati. Anche seppie, polpi e calamari dietro adeguata cottura, possono essere mangiati in gravidanza. 

“Sarde, sgombri, palamito, aringhe sono tra i pesci a ricco contenuto di Omega 3 consigliati in gravidanza ma tutto deve essere cotto, quindi meglio evitare le alici marinate. Si può mangiare anche il pesce bianco come il merluzzo, le sogliole, la platessa, le orate, le trote e le spigole, mentre sono da evitare il tonno e il pesce spada, infatti entrambi hanno molto mercurio. Naturalmente va evitato il sushi in gravidanza”. 

Pesce e frutti di mare in gravidanza? Sì, quindi solo al primo, molte limitazioni per i secondi.

Mangiare pesce in gravidanza aiuta a prevenire autismo

Ott 19
Scritto da Annamaria avatar

Mangiare pesce fa bene a tutti, è bene sottolinearlo ancora una volta. Uno studio  per di più evidenzia che in gravidanza aiuta a prevenire l’autismo, ridurrebbe il rischio di ben il 20%. 

Le donne incinta devono saperlo: l’alimentazione sana è uno dei pilastri fondamentali per prevenire le malattie e avere un corpo sano. E, in questo caso, regalarlo pure al proprio bebè. 

Mangiare pesce in gravidanza aiuta a prevenire l’autismo. Lo sostiene uno studio fatto dal programma del progetto Echo (Environmental influences on Child Health Outcomes) del National Institutes of Health americano. La ricerca è stata pubblicata di recente su una rivista internazionale: l’American Journal of Clinical Nutrition. L’introduzione di pesce nella dieta della donna incinta consentirebbe di favorire lo sviluppo neurocognitivo del feto e quindi ridurrebbe i rischi di disturbi dello spettro autistico.

Gli acidi grassi omega-3 di cui il pesce è ricco possono influire sul feto e sulla sua crescita. Lo studio è stata eseguito su 4000 donne in gestazione. Come scrive il Corriere della Sera, “i ricercatori hanno preso in esame il consumo di pesce e l’uso di integratori di omega-3 da parte di queste donne. Il tutto dopo aver suddiviso il campione in quattro diversi gruppi di controllo. La creazione dei gruppi è stata guidata dalla frequenza di consumo di pesce da parte delle donne”.

“In un gruppo sono state inserite le donne che lo mangiavano meno di una volta al mese. Nell’altro coloro che lo consumavano più di una volta al mese ma meno di una volta alla settimana. Un terzo gruppo comprendeva chi almeno una volta alla settimana sceglieva il pesce. Mentre il quarto le signore che lo mettevano a tavola due o più volte a settimana. Nel campione solo un 20% non aveva l’abitudine di mangiare pesce o di assumere integratori di omega-3 o olio di pesce”.

Dopo la nascita dei bimbi, i ricercatori rivolgendosi alle mamme dei diversi gruppi, hanno ricavato i tratti comportamentali legati all’autismo attraverso la Social Responsiveness Scale (SRS). I risultati sono stati chiari. Mangiare pesce in gravidanza era effettivamente associato aiuta a prevenire l’autismo. Secondo gli esperti, però, solo il pesce fresco aveva un effetto, mentre assumere gli omega-3 non dava alcun risultato positivo. 

Gravidanza dopo tumore al seno? Sì

Ott 12
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Una gravidanza dopo un tumore al seno è possibile, l’esperta dice di . LILT Milano nel mese della prevenzione dedicato alle donne ha chiesto Rosanna Berardi se dopo una diagnosi di malattia sia possibile rimanere incinta.

gravidanza dopo tumore al seno si

L’ordinario di Oncologia all’Università Politecnica delle Marche, Direttrice Clinica Oncologica AOU delle Marche e Presidente Women for Oncology Italia non ha dubbi. Una gravidanza dopo il tumore al seno? , si può.   

“Spesso mi chiedono se potranno ancora avere dei figli dopo la malattia. E’ una preoccupazione del tutto normale. Per questo, anche se al momento non hanno una situazione sentimentale stabile, alle donne in età fertile suggerisco un colloquio con un ginecologo esperto in fertilità. Per valutare la crioconservazione degli ovociti prima di intraprendere il percorso di cure oncologiche. Sia la chemio, sia la radioterapia possono, infatti, causare una riduzione della qualità e quantità degli ovuli. Se quindi al termine delle terapie la donna desidera una gravidanza e non è possibile per vie naturali, può ricorrere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita, senza timori per la propria salute”, spiega.

 La ricerca ha stabilito che è possibile. “Uno in particolare ha rappresentato la svolta. E’ lo studio POSITIVE che è stato pubblicato su un’importante rivista scientifica, il New England Journal of Medicine. Ed è stato presentato a dicembre 2023 al San Antonio Breast Cancer Symposium, il congresso statunitense interamente dedicato al tumore al seno. Oggi, grazie ai risultati di questo studio, una donna con un tumore al seno ormono-responsivo con desiderio di maternità, potrà sospendere temporaneamente la terapia ormonale per due anni. In modo da permettere la gravidanza, per poi riprendere il trattamento ormonale senza un rischio aumentato di recidiva”, aggiunge il medico.

alla gravidanza dopo un tumore al seno e sì all’allattamento: “Decisamente sì e lo provano due ricerche presentate all’ultimo Congresso oncologico europeo ESMO. Entrambe hanno sciolto ogni timore relativo all’allattamento quale fattore di rischio di recidiva, oppure di sviluppo di un nuovo cancro.  La prima delle due ricerche ha coinvolto donne con mutazioni dei geni BRCA e tra chi ha scelto l’allattamento al seno, non sono state registrate differenze significative rispetto a chi non ha allattato. Ai medesimi risultati è arrivato l’altro studio, che è il POSITIVE di cui sopra. Qui, le donne avevano avuto un tumore ormono-responsivo e tra chi ha scelto l’allattamento al seno, non sono emerse criticità”. 

Primo figlio: consigli per la coppia

Ott 11
Scritto da Annamaria avatar

Il primo figlio porta inevitabilmente degli scombussolamenti nella vita : sei esperte danno i consigli per la coppia, così che non scoppi.

primo figlio consigli per la coppia

I consigli per la coppia servono per rafforzare il legame, che con l’arrivo del primo figlio potrebbe invece anche spezzarsi 8ad alcuni accade). Resistere a cambiamenti per uscirne migliori e migliorati.

Tra i consigli per la coppia relativi all’arrivo del primo figlio, quello della sociologa Jennifer Gunsaullus è utilissimo. “Raccontarsi cosa ci si aspetta da sé e dal partner come genitori e dal proprio bambino aiuta a capire se si è, cosa molto rara, sulla stessa lunghezza d’onda”, spiega sulle pagine dell’Huffpost. Dialogare sempre e in modo costruttivo.

“Molte coppie che hanno come valore principale quello di mettere il bambino davanti ad ogni cosa, rischiano poi di sgretolarsi, non pensando più al loro rapporto”, sottolinea Joy Berkheimer, terapista della Florida. E’ basilare  ritagliarsi del tempo per sé, lasciando i bambini con i nonni o le baby-sitter in modo da lasciare spazio pure alla coppia.

Per la sociologa Gunsaullus non bisogna rinunciare ai proprio appuntamenti, pianificare spazi insieme. “L’attenzione di due neo genitori si focalizza sempre sui figli quando questi nascono, per questo è importante dialogare a proposito di quelli che erano i propri interessi prima che i piccoli nascessero, per ricordarsene”. Se si hanno gravi problemi, è sempre bene chiedere aiuto a un professionista: “Anche decidere di affrontare i propri problemi personali e relazionali, è un modo per prendersi cura della propria relazione”.

E’ utile avere dei rituali di coppia: ”Mi riferisco ad attività di 5 o 10 minuti, da ripetere più volte nella settimana. Per creare una connessione nella coppia, basta prendersi per mano, respirare insieme, abbracciare l’altro in silenzio aprendo il proprio cuore”.

Una volta al mese dire tutto quel che non va: “Mettete un barattolo trasparente in cucina. Ogni volta che accade qualcosa di cui vorreste parlare ma non avete il tempo per farlo appuntatevela. E gettate il foglio lì dentro. Iil sabato potrebbe essere il giorno giusto per sedersi e confrontarsi a proposito delle tematiche emerse nel barattolo”. Poi non smettere con l’intimità e aprirsi, mai banalizzare. “A volte il partner porge la guancia, chiede come è andato il lavoro, cerca un abbraccio. E’ importantissimo ascoltare queste richieste, per rafforzare il nostro legame e coltivarlo”, conclude la Gunsaullus.

Vaccino antipertosse utile in gravidanza

Ott 06
Scritto da Annamaria avatar

In questa strana epoca in cui viene messa in dubbio la scienza, è opportuno ricordare che è necessario vaccinarsi. E a tal proposito l’Ospedale Pedriatico Bambino Gesù ricorda che il vaccino antipertosse è utile in gravidanza.

Il vaccino antipertosse è raccomandato. Utile in gravidanza, è offerto gratuitamente a tutte le donne. La dose necessaria deve essere effettuata intorno alla 28° settimana e va ripetuta a ogni gestazione.

Il Bambino Gesù, nel sottolineare che il vaccino antipertosse è utile in gravidanza, scrive:

“La pertosse è una malattia altamente infettiva e grave che può portare a polmonite e danni cerebrali, soprattutto nei neonati e nei bambini più piccoli, sotto un anno di vita. La maggior parte dei lattanti affetti da pertosse necessitano di cure ospedaliere e, quando la pertosse è molto grave, possono morire. La frequenza della pertosse è aumentata notevolmente negli ultimi anni e i bambini molto piccoli che ancora non hanno ricevuto il primo ciclo vaccinale possono avere un decorso grave con necessità di ricovero in terapia intensiva e un non trascurabile rischio di sviluppare complicanze fino alla morte. Le donne in gravidanza possono proteggere i loro bambini vaccinandosi, idealmente dalla 16a alla 32a settimana di gravidanza, per produrre degli anticorpi specifici da passare al figlio attraverso la placenta e proteggerlo da subito nel periodo postnatale”.

“La vaccinazione in gravidanza è molto efficace per proteggere il bambino dalla pertosse nelle prime settimane di vita. L’immunità ottenuta con il vaccino passerà al bambino attraverso la placenta e gli fornirà una protezione passiva fino a quando non sarà abbastanza grande per essere vaccinato contro la pertosse, cioè dalle 8 settimane di vita”.

“Poiché non esiste un vaccino solo per la pertosse, il vaccino è combinato con l’antitetanico e l’antidifterico (dTpa). Ma essendo un vaccino acellulare, ha molto pochi effetti collaterali. La maggior parte di questi, nella vaccinazione dTpa fatta in gravidanza sono lievi e si risolvono da soli. Gli effetti collaterali più comuni comprendono: 

  • Eritema, gonfiore, dolore nel sito di iniezione;
  • Dolore muscolare aspecifico;
  • Stanchezza;
  • Febbre.

Il vaccino dTpa è quindi molto sicuro anche durante la gravidanza”.

“La vaccinazione trivalente anti difterite-tetano e pertosse in Italia è raccomandata e offerta gratuitamente a tutte le donne, idealmente alla 28° settimana. Va ripetuta a ogni gravidanza. Se per qualche motivo non si riesce a ricevere la vaccinazione entro la 32sima settimana di gravidanza, si può comunque fare il vaccino fino al momento del parto. Se si è in gravidanza all’inizio della stagione influenzale (ottobre-novembre) i due vaccini antinfluenzale e dTpa possono essere somministrati nello stesso momento in due punti diversi. Ad esempio uno sul braccio destro e l’altro sul sinistro”.

Chili post gravidanza: no stress

Ott 04
Scritto da Annamaria avatar

No stress per chi si dispera per buttare giù i chili post gravidanza. Romina Carrisi, figlia di Al Bano e Romina Power sul social esterna tutto il suo malessere per non essere ancora riuscita a tornare alla forma pre gestazione. Mamma di Axel Lupo da 8 mesi si domanda: “Cosa devo fare?”.

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L’imput primario èno stress’. Con i chili in più post gravidanza non si deve avere fretta ed è sbagliato fare paragoni con altre. Romina nel suo video nelle storie dice: “Io non entro ancora nei miei jeans! Oggi ne ho messi un paio, ma non si chiudono… E mi chiedo: ma Diletta Leotta o la Nasti come cavolo hanno fatto a rientrare non solo nella taglia che avevano, ma a essere ancora più magre di com’erano prima di partorire? Io non mi capacito”.

La 37enne aggiunge: “Io sto ancora allattando”. Si tocca il décolleté prosperoso e aggiunge: “Si vede!”. “Però…come si fa? Devo smettere di mangiare? Devo vivere in palestra? Rientrerò mai nei jeans? Devo cambiare guardaroba, comprare nuovi jeans? Io non me li voglio comprare”, domanda sconfortata.

Ecco, il no stress in questo caso è un vero imperativo per i chili post gravidanza ancora da eliminare. Ogni donna è diversa da un’altra: specialmente se si allatta, bisogna procedere gradualmente. E, se proprio la si vive male, farsi consigliare da un medico esperto, in grado di dare a ognuna i consigli giusti. Per arrivare ad assecondare il nostro desiderio, ma accettare anche i cambiamenti che si hanno nel corso delle stagioni della vita.

Gli ovuli scelgono gli spermatozoi

Ott 03
Scritto da Annamaria avatar

A volte ci si chiede, coppia consolidata o meno ma con il desiderio di far famiglia, perché non si riesca a ottenere una gravidanza. Una ricerca sembra far luce su l’infertilità che non ha motivo reale di essere. Il risultato è stupefacente: gli ovuli scelgono gli spermatozoi. Uno studio dell’università di Stoccolma, coordinata da John Fitzpatrick e pubblicata sulla rivista Proceedings of the Royal Society B asserisce proprio questo.

gli ovuli scelgono gli spermatozoi

Gli ovuli decidono da quali spermatozoi essere fecondati: gli scelgono. “Gli ovociti umani rilasciano dei segnali chimici, chiamati chemoattrattivi, che attraggono gli spermatozoi verso gli ovociti non fecondati. Noi volevamo capire se gli ovociti usavano questi segnali per scegliere quali spermatozoi attirare”, commenta Fitzpatrick. Hanno scoperto proprio questo: il fluido di donne diverse attrae gli spermatozoi di alcuni uomini e non di altri.

“Abbiamo osservato che il fluido follicolare di una donna era migliore nell’attrarre gli spermatozoi di un determinato uomo, mentre quello di un’altra donna attirava di più quelli di un altro partner”, aggiunge Fitzpatrick. Questo dimostra che gli ovociti scelgono solo alcuni spermatozoi. Per noi quello che ci accompagna è l’uomo giusto, per i nostri ovuli, alcune volte, invece no.

Gli spermatozoi devono fare una cosa sola, cioè fecondare l’ovulo, quindi non ha molto senso per loro fare i difficili. Gli ovociti invece possono trarre beneficio dallo scegliere uno spermatozoo di alta qualità o geneticamente compatibile”, conclude l’esperto. Ciò fa così chiarezza su quelle infertilità che non trovano spiegazione.

Gravidanza modifica cervello

Set 18
Scritto da Annamaria avatar

Uno studio certifica che la gravidanza modifica il cervello della donna. Le modifiche sono rilevanti nella materia grigia e bianca: potrebbero avere implicazioni sulla salute mentale. Inclusa la depressione post–partum. 

gravidanza modifica cervello

La ricerca in cui è emerso che la gravidanza modifica il cervello è dell’Università della California Santa Barbara (Ucsb). “I ricercatori hanno evidenziato trasformazioni significative nella materia bianca e grigia del cervello delle donne incinte. Le analisi hanno mostrato che, durante la gravidanza, il cervello femminile subisce modifiche coreografate in modo preciso”, si legge su Adnkronos che riporta la notizia. La professoressa Emily Jacobs, docente di scienze psicologiche e cerebrali alla Ucsb, spiega: “Il cervello materno subisce un cambiamento coreografato durante la gestazione, e finalmente possiamo osservarne il processo, è di fondamentale importanza poter seguire da vicino l’evoluzione di questi cambiamenti”.

Lo studio, pubblicato il 16 settembre sulla rivista Nature Neuroscience, è considerato il primo a monitorare come la gravidanza modifica il cervello. “Il team di ricerca ha seguito il cervello di una donna alla sua prima gravidanza, eseguendo scansioni cerebrali regolari ogni settimana: a partire da prima del concepimento, durante i nove mesi di gestazione e fino a due anni dopo il parto.Le scansioni cerebrali sono state effettuate utilizzando la risonanza magnetica (MRI), una tecnica non invasiva che consente di osservare in modo dettagliato la struttura e la funzione del cervello. Grazie a queste scansioni ripetute, i ricercatori sono stati in grado di mappare con precisione i cambiamenti nella materia bianca e grigia. Questa metodologia ha permesso di documentare, in tempo reale, come il cervello si adatti alle fluttuazioni ormonali e ai cambiamenti fisici indotti dalla gravidanza”.

“La scoperta principale dello studio riguarda il rapporto tra la materia bianca e la materia grigia del cervello. La materia grigia, situata sulla superficie cerebrale, ha mostrato una riduzione di volume durante i cambiamenti ormonali della gravidanza. Questo tipo di cambiamento, tuttavia, non è da considerarsi negativo. I ricercatori suggeriscono, infatti, che potrebbe trattarsi di un processo di “affinamento” del cervello, simile a quanto accade durante la pubertà, quando il corpo attraversa significative trasformazioni biologiche. D’altro canto, la materia bianca, che si trova nelle aree più profonde del cervello ed è fondamentale per la comunicazione tra diverse aree cerebrali, ha subito un aumento durante la gravidanza. Questo aumento, tuttavia, è stato temporaneo: ha raggiunto il picco durante il secondo trimestre per poi tornare ai livelli pre-gravidanza intorno al momento del parto”.

La gravidanza dunque modifica il cervello della donna che, quindi, è “dinamico”. “Lo studio potrebbe migliorare la comprensione generale del cervello umano, anche in relazione ai processi di invecchiamento. Inoltre, potrebbe fornire nuovi spunti per la ricerca sulla depressione post-partum, una condizione che colpisce circa una donna su cinque dopo il parto”.