Lettura ad alta voce durante Kangaroo Care

Durante la Kangaroo Care la lettura ad alta voce aiuta i neonati prematuri a migliorare lo sviluppo neurologico.

I neonati prematuri, soprattutto se nati a età gestazionali estremamente o molto basse, sono soggetti a rischio di neurosviluppo atipico, non solo per gli aspetti motori e sensoriali, ma anche per quelli cognitivi, comportamentali e sociali. L’esposizione precoce all’ambiente extrauterino, le procedure stressanti e dolorose e la separazione dalla madre impattano fortemente, infatti, pur in assenza di lesioni cerebrali documentate, sullo sviluppo cerebrale, potendo causare anche disturbi dell’udito e deficit del linguaggio.
Il neonato è in grado di distinguere precocemente, già in utero, attraverso l’intonazione e la prosodia, la voce materna. Questo canale privilegiato di relazione viene bruscamente modificato ed interrotto dalla nascita pretermine, in quanto il neonato passa dall’ambiente uterino, in cui è esposto a suoni a bassa frequenza e vocalizzazioni trasmesse ed attenuate, a quello della Terapia Intensiva Neonatale (TIN), caratterizzato da suoni ad alta frequenza, intensi e non attenuati, che raramente si mantengono sotto i 45 dB raccomandati.
Alcuni studi suggeriscono che, a causa della commistione di voci umane e di rumori elettronici dell’ambiente, solo il 2-5% dei suoni presenti in TIN corrispondono ad un linguaggio identificabile dal neonato, per di più in genere non diretto specificatamente a lui, contribuendo così alla potenziale alterazione di neuro-sviluppo della prematurità, con disordini da deficit di attenzione e anomalie delle capacità comunicative precoci.
In occasione della Giornata Mondiale dell’Udito, che si celebra il 3 marzo, la Società Italiana di Neonatologia (SIN) promuove la lettura ad alta voce durante la Kangaroo Care in TIN per supportare il corretto sviluppo neurologico e sensoriale del neonato.
Il claim indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) quest’anno è “Cambiare la mentalità: responsabilizzatevi per rendere la cura dell’orecchio e dell’udito una realtà per tutti!”. È fondamentale adottare tutte le misure possibili per diffondere l’importanza della salute dell’orecchio e dell’udito per il futuro.
“La nascita prematura ed il ricovero in TIN interrompono la funzione di filtro esercitata dal grembo materno ed espongono il neonato ad una eccessiva stimolazione uditiva negativa”, afferma il presidente della SIN, prof. Massimo Agosti. “Il neonato si trova in un periodo di estrema vulnerabilità e per questo promuoviamo la cura del neurosviluppo, personalizzata e centrata sul neonato e sulla sua famiglia, per la neuroprotezione del cervello, non solo attraverso la riduzione dello stress del neonato (mediante il contenimento dell’esposizione al rumore e la protezione del sonno), ma soprattutto incentivando il suo sviluppo e la relazione con i genitori. Il neonato è un essere “hi touch”, cioè sensibile a stimoli sensoriali e affettivi a elevato contatto. Leggere in TIN è terapeutico, per il bambino, ma anche per i genitori!”.
Gli studi che evidenziano l’importanza dell’esposizione al linguaggio diretto al neonato dimostrano, infatti, che l’esposizione alle parole umane in TIN aumenta i vocalizzi già a partire dalla 32a settimana di gestazione; aumenta la stabilità neurovegetativa neonatale (frequenza cardiaca e respiratoria, livelli di ossigenazione), migliora la tolleranza alimentare e l’ansia parentale.
La lettura ad alta voce da parte dei genitori durante la Kangaroo Care rivela, quindi, una sicura strategia di intervento multisensoriale in Neonatologia ed in TIN, consentendo ai nati pretermine di progredire adeguatamente lungo la traiettoria di sviluppo.
Quotidianamente, sia durante la degenza in TIN, ma anche una volta a casa, i genitori dovrebbero leggere ai propri figli, per consentire loro il riconoscimento precoce della propria voce e altri input sensoriali provenienti dal contatto fisico, sensazioni olfattive e vestibolari che arricchiscono il messaggio uditivo.
Diversi studi hanno rilevato che l’Early Vocal Contact, il contatto vocale precoce inteso come canto o lettura ad alta voce offerto direttamente dai genitori, sembra avere effetti positivi sullo sviluppo uditivo ed emotivo dei neonati, oltre a migliorare le loro prestazioni neurologiche, grazie alla plasticità cerebrale basata sull’esperienza dei suoni materni. Questi effetti positivi si amplificano e vengono ulteriormente potenziati quando tali pratiche sono integrate con il contatto pelle a pelle (Kangaroo Care). La voce e il canto materno, inoltre, offrono un intervento non farmacologico per mitigare lo stress da dolore durante le procedure di cura.
L’ipoacusia o sordità congenita è la seconda causa di disabilità dello sviluppo a livello mondiale e la sua incidenza è rimasta costante negli anni, nonostante i progressi della neonatologia. È una patologia che colpisce, ancora oggi, 1-2 neonati su mille e in alcune categorie di bambini, come i neonati ricoverati in Terapia Intensiva Neonatale e quelli con familiarità per ipoacusia infantile, la prevalenza può essere 10-20 volte maggiore.
“Il Gruppo di Studio Organi di Senso della SIN è sempre attento nel promuovere le tematiche di protezione dell’udito in collaborazione con gli altri Gruppi di Studio per gli aspetti relativi all’esposizione a fattori potenzialmente tossici, quali i farmaci e le stimolazioni neurosensoriali non controllate”, conclude la dott.ssa Gabriella Araimo, Segretaria del Gruppo di Studio Organi di Senso della SIN.
Bambini: metodo per apprendere facilmente

Stando ai ricercatori australiani che l’hanno messo a punto è uno metodo per apprendere più facilmente, in grado di invogliare pure i bambini più svogliati a scuola. Subito diventato virale, è possibile funzioni anche qui in Italia. E’ adattabile a ogni materia e fatto di dibattiti, problemi da risolvere ed esperimenti da realizzare. Coinvolge quindi ogni ragazzino, facendolo sentire in una vera e propria squadra.
Il metodo per apprendere più facilmente, stando agli studiosi, è salutare per i bambini, facendoli sentire adatti, migliorando la propria motivazione, facendoli sentire parte di un gruppo, dando loro un valore più alto, coinvolgendoli.
“Per arrivare a queste consapevolezze i ricercatori hanno proposto il metodo agli studenti di una scuola superiore del Michigan del quinto anno, con indirizzo in Design e tecnologie. I ragazzi hanno quindi dovuto progettare, durante le ore di materie di indirizzo, generalmente teoriche, un parco giochi per una scuola a basso reddito”, scrive Fanpage, che riporta la notizia. I ragazzi pare si siano immediatamente messi all’opera. Per apprendere più facilmente spesso ai bambini serve poco
“Il nostro studio è volto a trovare alternative in grado di aiutare gli studenti che faticano ad impegnarsi in classe e che spesso vengono trascurati e finiscono per allontanarsi, ad amare la scuola”, spiega il dott. Chimwayange, firmatario dello studio. “I ragazzi hanno imparato a esprimere il proprio punto di vista, senza vergogna e in maniera rispettosa, senza sminuirsi vicendevolmente” , precisa.
Sperano che questo metodo venga usato in tutte le scuole, così che i problemi di alcuni si risolvano: nessuno deve rimanere indietro e sentirsi ultimo.
Nascere con una malattia rara

Nascere con una malattia rara è “molto più di quanto immagini”, un lungo e faticoso viaggio da affrontare insieme alla sua famiglia e che non è uguale per ogni neonato.

“La ricerca e l’innovazione tecnologica hanno contribuito a fornire nuove opportunità per il trattamento di diverse patologie genetiche”, afferma il Prof. Massimo Agosti, Presidente della Società Italiana di Neonatologia (SIN). “Oggi, per alcune di queste, è possibile cambiare la storia naturale e il destino a lungo termine di questi bambini e delle loro famiglie. Sono malattie metaboliche, neuromuscolari, con deficit del sistema immunitario, singolarmente rare, ma insieme un ambito rilevante anche sul piano sociale ed epidemiologico”, sottolinea ancora.
Il tema dello Screening Neonatale Esteso (SNE), che permette l’identificazione precoce e la presa in carico tempestiva del piccolo, con la diversità dei pannelli seguiti dai centri di riferimento delle varie regioni, non ha solo implicazioni clinico-assistenziali e organizzative, ma anche etiche che la Società Italiana di Neonatologia (SIN), insieme ad UNIAMO, Federazione Italiana Malattie Rare e SIMGePeD – Società Italiana Malattie Genetiche Pediatriche e Disabilità Congenite, ritiene necessario ribadire con forza, in occasione della Giornata Mondiale delle Malattie Rare, che si celebra il 28 febbraio.
“Ad oggi, oltre alle 49 patologie obbligatorie per tutte le Regioni, lo screening per la SMA risulta attivo in 13 Regioni (e in altre 5 è in programma l’avvio di progetti sperimentali). Per le malattie da accumulo lisosomiale lo screening è effettuato in 5 regioni e non per tutte le patologie e nello specifico in Friuli-Venezia Giulia, Puglia, Veneto, Toscana e Abruzzo. Infine, lo screening per l’immunodeficienza combinata grave (SCID) è ad oggi effettuato in 6 Regioni: Veneto, Liguria, Toscana, Abruzzo, Puglia e Sicilia ed è in fase di prossimo avvio in Lombardia, in Emilia-Romagna e in Umbria”, spiega la dott.ssa Annalisa Scopinaro, Presidente UNIAMO.
“Il fatto che l’ampliamento del pannello screening debba essere approvato con i decreti LEA rende praticamente impossibile garantire un aggiornamento al passo con le nuove terapie. Alcune Regioni attivano progetti sperimentali, creando di fatto disuguaglianze fra cittadini dello stesso Stato. Occorre che il Governo, come previsto dalla legge, aggiorni i LEA con cadenza annuale e che il Gruppo di Lavoro costituito per l’ampliamento dello SNE sia costantemente convocato per esaminare le possibili nuove patologie da inserire”, precisa.
La concezione universalistica del nostro sistema sanitario non prevede che possano esistere diversità di trattamento su ambiti così rilevanti per la sopravvivenza e la salute tra neonati, sulla base del luogo di nascita o di residenza. Tuttavia, le disomogeneità territoriali nella esecuzione dello Screening Neonatale Esteso sono causa di disuguaglianze tra i neonati che nascono nel nostro Paese, in rapporto alla regione in cui risiedono e vengono alla luce. Un profilo di differenza che ha le radici nella organizzazione su base regionale del nostro Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e sul mancato perfezionamento legislativo delle norme che regolano l’applicazione dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) nelle regioni.
“Si calcola che circa l’80% delle malattie rare abbia un’origine genetica e che di queste il 70% sia già presente alla nascita. La conoscenza di queste malattie è un tassello fondamentale per la vita dei pazienti ed i neonatologi hanno un ruolo fondamentale nella diagnosi”, aggiunge il Prof. Giovanni Corsello, Presidente Commissione di Etica Clinica in Neonatologia della SIN. Nascere con una malattia rara è un percorso tortuoso.
“Tra gli obiettivi prioritari della SIN vi è quello di organizzare, in collaborazione con la SIMGePeD, degli eventi formativi che forniscano metodologie e strumenti indispensabili ad un team per la corretta presa in carico del neonato con sospetta malattia genetica e/o sindrome malformativa”, prosegue il dott. Luigi Memo, Segretario del Gruppo di Studio di Genetica Clinica Neonatale della SIN.
La terapia genica è diventata una realtà nella gestione clinica di molte malattie monogeniche. Grazie ai test genetici di nuova generazione, la diagnosi delle malattie ereditarie si è fatta sempre più precisa sia per quanto riguarda i soggetti affetti, che i portatori. Sempre più spesso i test genetici non servono solo per confermare o per porre una diagnosi di malattia, ma consentono di selezionare quei pazienti da sottoporre a trattamenti innovativi.
L’obiettivo è di modificare la prospettiva, passando da una prevenzione delle malattie genetiche che prevede l’interruzione di gravidanze, dopo una diagnosi di patologie prive di trattamento efficace o risolutivo, ad una prevenzione secondaria o terziaria in grado di impedire, in toto o in parte, le manifestazioni cliniche della malattia, attraverso una terapia mirata ed eziologica, consistente nella sostituzione o nella correzione del gene mutato.
Nuovi approcci tecnologici hanno aperto opportunità di trattamento farmacologico per malattie genetiche come la SMA (Atrofia Muscolare Spinale), che si caratterizzano per rilevanza epidemiologica e la necessità di una diagnosi tempestiva.
“Lo screening neonatale esteso rappresenta uno strumento prezioso di prevenzione di una fetta importante di condizioni metaboliche e genetiche rare. È pertanto fondamentale che la sua applicazione venga favorita e supportata in tutti i suoi aspetti (dalla diagnosi laboratoristica, alla presa in carico clinica), in tutto il territorio nazionale. Questo impegno rappresenta un dovere etico e morale di civiltà a cui tutti devono dare priorità assoluta”, conclude il Dott. Angelo Selicorni, Presidente SIMGePeD.
Questi sono temi strategici per la nostra popolazione, che medici e personale sanitario devono condividere con le Società scientifiche e le Associazioni, affinché le Istituzioni possano intervenire in una logica di erogazione di servizi essenziali e di rispetto per i diritti fondamentali dei neonati e delle loro famiglie, affinché nascere con una malattia rara non sia ancora “molto più di quanto immagini”.
Nomi più amati del 2024

Il 2025 non si sarà cosa accadrà, quale sarà la tendenza. Ma, se state aspettando un bimbo e non sapete ancora come chiamarlo, allora ecco a voi la classifica dei nomi più amati del 2024: Leonardo e Sofia dominano secondo il rapporto annuale dell’Istat.

Leonardo sbaraglia ancora una volta la top ten dei nomi più amati del 2024 con 7.096 neonati che portano questo nome, rappresentando il 3,64% del totale dei maschi nati in Italia. Seguono Edoardo con 5.603 neonati (2,87%) e Tommaso, scelto per 4.687 bambini (2,40%). Al quarto posto troviamo Francesco con 4.534 neonati (2,32%), mentre chiude la top five Alessandro con 4.383 neonati (2,25%). Dietro di loro ci sono Mattia con 4.349 neonati (2,23%), Lorenzo con 4.006 neonati (2,05%), Gabriele con 3.954 neonati (2,03%), Riccardo con 3.600 neonati (1,85%), Andrea con 3.333 neonati (1,71%).
La classifica dei nomi più amati del 2024 riguardante le bambine vede al primo posto Sofia, ancora il preferito, con 4.971 neonate (2,70% del totale delle femmine). Al secondo posto c’è Aurora, scelta per 4.648 bambine (2,52%), seguita da Ginevra con 4.274 neonate (2,32%). Completano i primi cinque posti Vittoria con 4.194 neonate (2,28%) e Giulia con 3.732 neonate (2,03%).A seguire troviamo: Beatrice con 3.425 neonate (1,86%), nLudovica con 3.157 neonate (1,71%), Alice con 3.014 neonate (1,64%), Emma con 2.529 neonate (1,37%), Matilde con 2.465 neonate (1,34%).
Bambini: come evitare di essere punti dagli insetti

Di questi tempi, certo, il rischio è minore, anche se, con l’innalzamento delle temperature capita spesso di essere ‘pizzicati’ lo stesso. E’ utile sapere come evitare di essere punti dagli insetti. I nostri bambini, soprattutto loro, vanno sempre protetti.
Per sapere come evitare di essere punti dagli insetti basta seguire le indicazioni dell’Ospedale Bambino Gesù, che accorre sempre in aiuto delle mamme e papà con consigli utilissimi riguardanti i bambini.
Ecco come ‘salvare’ i bambini dal veleno di imenotteri, come evitare, in sostanza, appunto, di essere punti dagli insetti:
1 – Evitare vestiti appariscenti o con colori brillanti che possono attrarre le api
2 – Evitare i profumi
3 – Indossare guanti e pantaloni lunghi se di aiutano i genitori che lavorano nel giardino di casa
4 – Evitare di bere da contenitori di bibite lasciati all’aria aperta
5 – Indossare scarpe, pantaloni lunghi o pantaloni sportivi quando di cammina sui prati
6 – Utilizzare repellenti adatti all’età del bambino o della bambina
Sono indicazioni basilari per evitare il peggio, perché prevenire è sempre meglio. Ricordate anche che le zanzariere montate sulle vostre finestre possono essere salvifiche.
Bambini prodigio

Da quando Alessandro Gervasi a soli 6 anni ha conquistato tutto l’Ariston a Sanremo suonando il piano non si parla d’altro. I bambini prodigio impressionano. Lui, Alessandro, ha l’’orecchio assoluto’. Riconosce la nota corrispondente a un suono senza ancora saper leggere la musica. Nel suo caso parlano addirittura di “un nuovo Mozart”.

I bambini prodigio sono eccezionali e non così rari come si crede. In ogni classe, sembra, è presente almeno un alunno con capacità superiori da scoprire. E non lo si fa solo con il QI, misurando il loro quoziente di intelligenza.
“Circa il 5% della popolazione ha un alto potenziale cognitivo, il 2% ha capacità ancora maggiori”, spiega al Corriere della Sera Maria Assunta Zanetti. La docente di Psicologia dello sviluppo e dell’educazione all’Università di Pavia e direttrice di LabTalento (Laboratorio di ricerca e intervento sullo sviluppo del potenziale del talento e della plusdotazione) aggiunge: “Abbiamo verificato questi dati anche in Italia. Significa che in ogni classe potenzialmente è presente almeno un alunno con capacità superiori”.
Spesso i bambini e le bambine prodigio non legano con gli altri, in classe si annoiano proprio per le loro capacità ‘superiori’. “Le capacità musicali, sportive, di arti visive e di intelligenza emotiva-leadership non vengono valutate con un test QI”, precisa la dottoressa Roncoroni. “Dobbiamo lavorare sulla formazione di insegnanti e genitori per aiutare questi bambini e non farli sentire come dei marziani”, prosegue la psicologa Zanetti.
“In apparenza la maggior parte dei bambini ‘fenomeni’ sono maschi – fa sapere Roncoroni – Spesso scopriamo invece che le sorelle hanno altrettante o superiori capacità cognitive. Vengono giudicate brave ma non di più, come se per loro fosse una cosa normale”. La disparità dei sessi esiste anche in questo caso.
Educazione sessuale: quando iniziare a parlarne?

In alcune famiglie imbarazza affrontare l’argomento “educazione sessuale“. Quando iniziare a parlarne coi figli? “Le linee guida dell’Oms e dell’Unesco pubblicate nel 2020, quelle in base alle quali dobbiamo parlare di una educazione sessuale completa, la Comprehensive sexuality education, suggeriscono a pediatri e genitori di affrontare l’argomento fin dalla primissima infanzia”, spiega la dottoressa Immacolata Scotese al Corriere della Sera.

La pediatra di famiglia a Campagna, provincia di Salerno, e membro Sipps chiarisce: “Dai 3 ai 5 anni si può iniziare ad insegnare i nomi corretti dei genitali senza usare soprannomi, per esempio”. E precisa: “Se noi indichiamo l’organo genitale con il nome corretto e non con il soprannome, a quell’età gli conferiamo già una maggiore autoconsapevolezza e uno strumento per potersi difendere”.
Quando bisogna parlarne coi figli? L’educazione sessuale va quindi trattata sin da subito, non bisogna aver timore, paura, imbarazzo.
Tra i 3 e i 5 anni va insegnato pure il rispetto per le parti intime, tra i 6 e gli 8 anni si può iniziare a spiegare ai bimbi come nascono i bambini, senza inventare favole, ma in modo semplice. ”Quando entriamo nella preadolescenza e nell’adolescenza, quindi a partire dai 9 anni, l’Organizzazione mondiale della sanità e l’Unesco invitano poi ad accogliere i cambiamenti della pubertà e, soprattutto, delle emozioni che l’accompagnano”, dice l’esperta.
In adolescenza ci si deve concentrare sulle emozioni del ragazzo o la ragazza, ma pure sulla prevenzione per quel che riguarda le malattie sessualmente trasmissibili e quindi sulla contraccezione, anche perché l’età del primo rapporto si è notevolmente abbassata. Pure qui, quando l’educazione sessuale ci mette alla prova, quando iniziare a parlarne coi figli diventa fondamentale: è necessario essere genitori aperti e accoglienti. Non respingenti.
I bambini “Nati per la musica”

I bambini sono “Nati per la musica”. Lo sottolinea un programma italiano per la diffusione della musica da 0 a 6 anni che porta proprio questo nome. E’ promosso dall’Associazione Culturale Piediatri – ACP, in collaborazione con il centro per la Salute del Bambino – CSB.

Nati per la musica. I bambini dovrebbero ascoltarla appena aprono gli occhi verso il mondo che li circonda. Perché fa bene. Come si legge nel Manifesto di “Nati per la musica”, “può aumentare anche le competenze del bambino in attività non musicali, come la capacità comunicativa e le funzioni cognitive di base necessarie per svolgere compiti non musicali, inoltre promuove senso critico ed estetico, educazione alle emozioni e alla creatività”. Lo precisa il Corriere della Sera che parla del programma.
Gli effetti sono molteplici su i bambini:
1. Interagire musicalmente fin dai primi anni di vita favorisce lo sviluppo delle abilità di interazione e comunicazione
2. L’esperienza musicale sviluppa l’attenzione, la memoria e il linguaggio
3. Condividere esperienze musicali promuove la socialità
4. Il bambino coinvolto in maniera attiva e positiva in un contesto musicale impara con piacere, crea e inventa ed è motivato all’apprendimento
5. Tra le attività musicali, il canto è particolarmente utile a promuovere lo scambio comunicativo tra genitore e bambino e favorisce la sintonizzazione affettiva nelle prime fasi della vita
6. La musica fatta da bambini è utile durante tutto il corso della vita
Consigli utili per genitori
1. Rispettare un’ecologia sonora negli ambienti domestici riducendo per quanto possibile i rumori costanti e invasivi (es. televisione di sottofondo)
2. Valorizzare il canto spontaneo del bambino, le sue capacità di produrre suoni con vari oggetti e il suo movimento in presenza della musica
3. Incoraggiare la sua curiosità spontanea verso gli oggetti e strumenti che producono suoni
4. Mettere a disposizione del bambino e favorire l’esplorazione di una vasta gamma di oggetti (anche d’uso quotidiano) che producono suoni: oggetti che si scuotono, che si battono, che si sfregano
5. Trovare momenti nella giornata (anche brevi) in cui ascoltare la musica e cantare insieme al bambino
6. Evitare che il bambino ascolti solo la musica “per bambini”, e proporre una buona varietà musicale