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Linee Guida Procreazione Medicalmente Assistita

Mag 10
Scritto da Annamaria avatar

Il Ministero della Salute ha pubblicato le linee guida della procreazione medicalmente assistita, come richiesto dalla legge numero 40 del 2004. Nel decreto ministeriale pubblicato in Gazzetta ufficiale si legge che dopo la fecondazione assistita dell’ovulo, il consenso alla P.M.A. non può essere revocato. La donna può richiedere l’impianto dell’embrione anche se il partner sia deceduto o se è cessato il loro rapporto, divieti basati sulla sentenza della Corte di Cassazione del 2019 e su una della Consulta del 2023.

linee guida procreazione medicalmente assistita

La procreazione medicalmente assistita (PMA), comunemente detta “fecondazione artificiale”, come si legge sul sito del Ministero della Salute è l’insieme delle tecniche utilizzate per aiutare il concepimento in tutte le coppie. Chiaramente nei casi in cui il concepimento spontaneo è impossibile o estremamente remoto e nei casi in cui altri interventi farmacologici e/o chirurgici siano inadeguati.

“Il ministero alla Salute pubblica le nuove linee guida sulla procreazione medicalmente assistita, Pma e inserisce anche quanto indicato da una sentenza della corte di Cassazione nel 2019 riguardo al decesso del compagno e dalla Corte Costituzionale l’anno scorso riguardo appunto alla fine della coppia”, sottolinea La Repubblica.

La nuova indicazione nasce dal valore del consenso informato. “Ai richiedenti – è scritto nel decreto – al momento di accedere alle tecniche di Pma, devono essere esplicitate, con chiarezza e per iscritto, le conseguenze giuridiche di cui all’articolo 8 e all’articolo 9 della Legge 40/2004. Con le medesime modalità deve essere rappresentato che, dopo la fecondazione assistita dell’ovulo, il consenso alla Pma non può essere revocato e la donna può richiedere l’impianto dell’embrione anche se il partner sia deceduto ovvero sia cessato il loro rapporto”. Visto che la legge italiana prevede che gli embrioni creati con la procreazione non possano essere mai distrutti, teoricamente l’impianto può avvenire anche dopo anni. Così sottolinea il quotidiano.

“Le linee guida prevedono che le coppie paghino un canone per la loro conservazione, che fino ad oggi era gratuita se questa avviene in uno dei centri privati, che rappresentano il 70% dell’offerta e quindi su scala nazionale sono prevalenti. Si stima che il costo, che non scatterebbe dal primo anno, sia di 100-150 euro all’anno. La coppia che, magari perché ha fatto figli ma non ha utilizzato tutti gli embrioni fecondati, si troverà a versare una sorta di vitalizio alla struttura di Pma, che del resto è obbligata alla conservazione”, chiarisce ancora il giornale.