Osteopatia post parto
Sono sempre di più le donne che decidono per l’osteopatia sia durante la gravidanza che, soprattutto, nel post parto. Questo perché il trattamento, seguito da uno specialista, aiuta ad alleviare le tensioni derivanti dal peso della gestazione e, dopo la nascita del bebè, a riprendersi agevolmente dai cambiamenti che il fisico ha subito nei nove mesi di dolce attesa. Tra l’altro, oltre a un travaglio in alcuni casi lungo, anche prendersi cura di un bimbo mette a dura prova la mamma, a causa delle ore trascorse in allattamento o sollevando il neonato, portandolo in braccio e così via.
E’ possibile scegliere l’osteopatia post parto già dopo 4-6 settimane dalla nascita del proprio figlio. In caso di parto cesareo, si deve però contattare il medico circa 3 mesi dopo aver partorito. Lo specialista, in caso di parto naturale, valuterà la mobilità del bacino e dell’osso sacro, quella di di alcuni visceri, in particolare utero e intestino, e del pavimento pelvico. Non va infatti dimenticato che la gravidanza e il parto possono infatti determinare alterazioni della funzionalità pelvica che potrebbero causare problematiche come incontinenza urinaria, prolasso degli organi pelvici e disfunzioni in ambito sessuale. L’osteopatia post parto dà una mano a riequilibrare la muscolatura del pavimento pelvico per migliorare o prevenire queste problematiche.
In caso di parto cesareo l’osteopata con un trattamento di tipo fasciale cercherà di migliorare l’elasticità del tessuto cicatriziale e ridare mobilità ai tessuti e agli organi circostanti, evitando così la formazione di aderenze dovute alla cicatrice.
Massaggio del perineo
Tra gli accorgimenti in preparazione del parto c’è il massaggio del perineo. Perché? A quanto pare riduce la probabilità di lacerazioni spontanee o la necessità di episiotomia. Non solo. Dà pure una mano alla futura mamma a concentrarsi sulle sensazioni del parto Il massaggio del perineo è anche molto utile per le donne che hanno un tessuto cicatriziale dovuto a un precedente parto oppure a quelle che hanno un perineo molto rigido.
Come si fa il massaggio del perineo? Non tutte lo sanno. Ecco qualche indicazione per poterlo eseguire in maniera soddisfacente. Ricordate innanzitutto che un massaggio, se effettuato regolarmente, può preparare molto bene il tessuto del perineo al parto.
Si può iniziare dalla 36° settimana di gravidanza a massaggiare il perineo con degli oli naturali. Si possono usare olio di mandorla con olio essenziale di rosa e lavanda o oli specifici per questo massaggio. L’obiettivo, come già chiarito, è in special modo aumentare l’elasticità e la circolazione del perineo per evitare lacerazioni durante il parto.
Lavare le mani per bene e appoggiare una gamba su uno sgabello, il bordo della vasca o il bidè. Ungere il pollice, l’indice e il medio con un po’ di olio.
Introdurre il pollice per circa 2 cm in vagina e appoggiare l’indice e il medio sul perineo.
Cospargere l’olio con delicati movimenti circolari nell’entrata della vagina e su tutto il perineo.
Immaginando un quadrante di un orologio, effettuare il massaggio tra le ore 3 e le ore 9.
Estendere quest’area in direzione dell’ano ed eseguire il massaggio fino ad avvertire un fastidio (sopportabile), circa 6-7 minuti.
Prendere un altro po’ di olio e cospargerlo sulle labbra della vagina, anche queste vanno massaggiate con movimenti circolari ed estese leggermente verso l’esterno.
II tutto va fatto una volta al giorno e per non più di 10 minuti.
Sport post parto: porsi piccoli obiettivi
Lo sport post parto va ripreso con gradualità. E’ bene per le neomamme porsi piccoli obiettivi senza voler strafare.
I social spesso ci fanno soffrire, mostrano donne che, poco dopo aver messo al mondo un bebè, sono già in forma top. Alcune mostrano le loro interminabili sedute in palestra. Ognuna fa storia a sé: nella maggior parte dei casi, lo sport deve sì essere fatto nel post parto, ma diventa più facile porsi piccoli obiettivi da raggiungere, giorno per giorno. Eliminando così l’ansia da prestazione e lo stress. Assecondare il proprio fisico e rimanere serene dentro.
Aurora Ramazzotti, diventata mamma il 30 marzo scorso, nel suo ultimo post parla proprio di questo: porsi piccoli obiettivi aiuta moltissimo. Lo sport post parto fa benissimo, ma deve soprattutto farti sentire bene con te stessa. “Non tutti i successi hanno lo stesso aspetto. Il mio di oggi è una corsa di 4 km a 7 minuti per km. L’ultima volta ne ho fatti tre e, a metà, ho dovuto fermarmi per riprendere fiato. Un anno e mezzo fa, forse, l’avrei considerato un fallimento, oggi è una vittoria di cui andare fiera. Imparare a pormi degli obiettivi raggiungibili ha cambiato completamento il mio rapporto con lo sport e mi aiuta a tenere a bada la vocina dentro di me che ci tiene a ricordarmi che quello che faccio non è abbastanza. Tutti i successi sono diversi, non per questo meno validi”, scrive.
La figlia di Michelle Hunziker ed Eros Ramazzotti poi si fa vedere sorridente, con una maschera di bellezza sul volto, mentre si fa un autoscatto davanti allo specchio ancora in tenuta sportiva. Lei è giovanissima, ha 27 anni, ma ha già capito e lancia un messaggio universale, per tutte le donne.
Intimità post parto
Sono molte le donne che fanno domande riguardanti l’intimità post parto. E’ importante riprenderla con il proprio partner dopo la nascita di un figlio. A riguardo sono molto preziosi i consigli di Marco Rossi- Lo specialista in Psichiatria. Psicoterapeuta, Sessuologo Clinico. Presidente Società Italiana di Sessuologia ed Educazione Sessuale ne parla approfonditamente a In Salute News.
“I cambiamenti delle parti intime dopo la nascita di un bambino finiscono per ripercuotersi inevitabilmente sulla vita sensuale. Noi esperti riteniamo si possa ricominciare ad avere rapporti a sei settimane dal parto. Un periodo di tempo che però può non essere sufficiente a una donna per riprendersi del tutto da un parto vaginale. Specie quando deve fare i conti con il dolore o il fastidio provocato dall’episiotomia o da una lacerazione perineale”, sottolinea l’Rossi parlando di intimità post parto.
“Non capita a tutte le donne, ma se i punti dell’episiotomia provocano dolore in quella zona è sempre bene approfondire. Non basta sentirsi dire dal medico ‘passerà’. Se è presente una vaginosi o una disbiosi, infatti, quel dolore può durare anche anni perché queste complicazioni non permettono ai tessuti di guarire in modo adeguato. Di solito le donne si sentono dire che è normale che la cicatrice faccia male quando invece è importante gestire subito il dolore”, aggiunge.
“Per gestire il dolore quando i punti dell’episiotomia rendono difficile persino l’idea di sfiorarsi le parti intime bisogna fare come segue: se la cicatrice dell’episiotiomia continua a dar fastidio si può cominciare appoggiando semplicemente la mano. E poi, piano piano, prendendo confidenza, si può provare con piccoli automassaggi. Se non passa ci si può rivolgere a professionisti esperti in trattamento delle cicatrici vulvari. Su questo tema non c’è molta informazione purtroppo, però esistono professionisti di questo tipo. Si tratta di ostetriche o fisioterapisti opportunamente formati per eseguire trattamenti in grado di ridurre le aderenze create dalla cicatrice”, sottolinea Rossi.
Riguardo a quando riprendere l’intimità nel post parto per l’esperto “l’unica regola deve essere quella di rispettare i tempi senza sforzarsi”. “E’ giusto tornare a vivere l’intimità dopo il parto quando se la sentirà, deve considerare infatti che può verificarsi anche un calo della libido fisiologico e una donna può non provare desiderio fino a 6 mesi dal parto”.
Shock da cesareo
Se non si è preparati, può arrivare lo shock da parto cesareo. A Francesca Sofia Novello è accaduto. La compagna di Valentino Rossi lo racconta a Mamma Dilettante, il podcast di Diletta Leotta. Quando ha dato alla luce la sua Giulietta, il 4 marzo del 2022, lei non era preparata all’intervento. Voleva partorire assolutamente con parto naturale. Così le si è scatenano un vero e proprio shock da cesareo.
Francesca Sofia si era immaginata di partorire come in una favola: tutto filava liscio. “Dopo 21 ore di travaglio la mia ginecologa mi ha detto: ‘Guarda che da qui non esce’. L’equipe medica, appena ha visto che non mi dilatavo, mi ha detto: ‘Facciamo il cesareo’. Io ho deciso di provare fino all’ultimo col parto naturale e loro mi hanno assecondato. Poi, quando la bambina era in sofferenza, sono stata costretta e questa cosa mi ha mandato in bestia. L’ho vissuta male, mi sono sentita in colpa. Ho detto: ‘Cavolo il mio corpo non è riuscito a fare quello che doveva’. E sono andata un attimo in crisi. Poi quando mi hanno messo mia figlia vicina, sono scoppiata a piangere e mi sono detta: ‘Ma sarò scema?’”, racconta la modella 30enne.
Lo shock da cesareo sul momento è stato forte. La Novello però vuole dare un consiglio alle future mamme: “Prendete in considerazione tutti i metodi che ci sono, dal parto parto in casa o in acqua, all’epidurale, che mi hanno detto che è una figata, quindi se faccio il secondo…subito! E informatevi anche sulle procedure di un cesareo, comunque è un intervento, ci sono dei punti, c’è un post operatorio. Preparatevi. Io ero preparatissima sul parto naturale e non sul cesareo ed è per questo che per me è stato uno shock”.
Depressione post partum: consigli
Vivere accanto a una mamma che soffre di depressione post partum è complicato. Spesso non si sa bene come comportarsi o cosa dire. Si ha sempre paura di aggravare ulteriormente la situazione. Fondazione Veronesi regala consigli utili.
La dottoressa Emi Bondi, presidente della Società italiana di Psichiatria (Sip), è chiara sui consigli per dare una mano a chi sta accanto a una donna che soffre di depressione post partum. Il primo è importante. “Bisogna essere molto attenti e osservare il benessere psichico della donna – raccomanda –, valutando se dorme abbastanza, qual è il suo livello di energia e se riesce a prendersi cura adeguatamente del bambino”.
Anche gli altri consigli non sono affatto da sottovalutare, anzi. Con chi soffre di depressione post partum, altrimenti di rischia di sbagliare: “Non c’è bisogno di chiederle in continuazione come sta o di metterla in discussione, soprattutto se è insicura. Bisogna invece rassicurarla e supportarla con molta delicatezza e presenza, offrendosi di aiutare concretamente a cambiare il bambino, a dargli da mangiare durante la notte, a dare sollievo alla mamma anche solo invitandola a prendersi il tempo per una doccia o una passeggiata”, spiega.
E ancora: “E’ altrettanto importante favorire i momenti di intimità della donna con il proprio bambino, durante l’allattamento ad esempio, lasciandole con fiducia la possibilità di essere rilassata e di prendersi il suo tempo, magari mentre il partner si occupa di eventuali altri figli o della casa”.
“E’ fondamentale che la neo mamma sia messa nelle condizioni di esternare le proprie difficoltà, per questo l’atteggiamento non deve mai essere giudicante, ma comprensivo. Sentirsi dire in tutta sincerità da un’altra donna che anche per lei è stata dura, potrebbe aiutare molto. Da evitare assolutamente frasi retoriche colme di giudizio come ‘Guarda che bel bambino, come si fa a non essere contenti?’, oppure ancora ‘Coraggio, tirati su’”, aggiunge ancora l’esperta. E conclude: “La depressione post partum è una patologia a tutti gli effetti, e come tale deve essere trattata”.
Pavimento pelvico: come allenarlo
Prima del parto bisogna che sia attivo e “preparato”. L’esperta parla del pavimento pelvico e spiega come allenarlo per far sì che non si danneggi.
E’ bene che questa parte del corpo sia tonica. Il pavimento pelvico ha un’importanza cruciale, avere un’idea di come allenarlo diventa, quindi una priorità. “Se il pavimento pelvico non possiede un tono adeguato diventa difficile sostenere il peso del feto e ciò predispone a problemi di perineo ipotonico anche nel post parto” , spiega la dottoressa Martina Monzio Compagnoni, fisioterapista pelvi-perineale dell’Unità Operativa di Proctologia e Chirurgia del Pavimento Pelvico dell’Istituto di Cura Città di Pavia a La Gazzetta dello Sport.
Se si ha scarso tono aumenta la possibilità di prolassi e di incontinenza. “D’altro canto, però, anche un’eccessiva rigidità e un ipertono di questa parte del corpo possono essere negative, in quanto potrebbero essere causa di una discesa difficoltosa del nascituro al momento del parto, con il rischio di importanti lacerazioni muscolari e nervose”, precisa la dottoressa Monzio Compagnoni.
Come allenarlo quindi? Prima di tutto bisogna sapere con una visita specialistica di non avere disfunzioni al pavimento pelvico per potersi allenare “in sicurezza”. “E’ fondamentale svolgere un’attività fisica adattata, che tenga conto delle indicazioni fornite da un professionista specializzato in riabilitazione pelvica. Dovrebbe stilare un programma di esercizi ad hoc”, scrive il quotidiano sportivo.
Non ci sono attività assolutamente controindicate, comunque, a meno di problemi. “In generale, durante il primo trimestre andrebbero evitate attività ad alto impatto, che prevedono quindi corsa e salti, che sollecitano molto il perineo. In presenza di ipertono, invece, meglio non cimentarsi in discipline che impegnano molto l’addome, i glutei e le gambe, poiché potrebbero favorire un rinforzo eccessivo anche della zona perineale”, spiega la dottoressa Monzio Compagnoni. Prediligere le cosiddette attività dolci: yoga, pilates è quelle che si fanno in acqua.
Assistente postnatale
L’Olanda insegna. In questo Paese lo Stato ha istutuito la “kraamzorg”, l’assistente postnatale. Le donne che partoriscono nei Paesi Bassi hanno diritto a essere assistite da una vera e propria colf post parto per circa una settimana. Di solito, per la precisione, otto giorni. Il servizio è coperto da un’assicurazione sociale.
L’assistente postnatale dà consigli pratici alla neomamma, rassicurazioni, scioglie dubbi. Non solo, aggiorna l’ostetrica sulla salute della donna e del bambini. In Olanda, infatti, le ostetriche monitorano donne e bebè anche dopo il parto.
L’assistente postnatale offre sostegno pratico ed emotivo. Su Donna Moderna, che parla diffusamente di questa figura, si legge: “Il servizio di assistenza materna nei Paesi Bassi prevede la presenza della professionista a domicilio per alcune ore al giorno. Il tempo a disposizione delle famiglie è diminuito negli anni: in origine si avevano 10-12 giorni, ora si va da 24 a 80 ore, con una media di 49. I genitori pagano una quota oraria di 4,80 euro. L’esperienza varia a seconda delle persone e delle organizzazioni coinvolte (si può scegliere tra agenzie o lavoratrici indipendenti, ma dipende anche dalle varie coperture assicurative). Alcune assistenti si occupano anche delle pulizie e della lavanderia, altre offrono un supporto più personale”.
Sono circa 9.000 gli operatori sanitari materni nei Paesi Bassi. Per il governo ne servono altri 11.000. I livelli salariali sono bassi, si guadagna un massimo di 19,83 euro l’ora, secondo l’ente professionale per il settore dell’assistenza materna, Bo Geboortezorg. “E’ un lavoro duro, comporta molta responsabilità”, afferma Esther van der Zwan, direttrice del Kenniscentrum Kraamzorg, l’organizzazione che registra le assistenti postnatali.