Parto a gestione autonoma ostetrica
Il parto a gestione autonoma ostetrica è possibile con le gravidanze a basso rischio. A giugno il percorso ha preso il via negli ospedali dell’Asl Toscana centro.
In questo tipo di parto, a gestione autonoma ostetrica, si viene, appunto, seguiti da un’ostetrica. “Siamo orgogliose di proporre un modello di continuità già diffuso e ampiamente sperimentato da molti anni in vari paesi europei. Ma che in Italia non era ancora presente a livello di continuità territoriale/ospedaliera. Con l’avvio di questo percorso la Usl Toscana centro offre un’assistenza che tiene insieme sicurezza e innovazione”, ha spiegato Arianna Maggiali all’Ansa.
La direttrice della Soc ostetricia professionale del dipartimento di assistenza infermieristica e ostetrica dell’Azienda sanitaria, seguendo le indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità e del ministero della Salute, ha deciso di organizzare il percorso con la gravidanza seguita dall’ostetrica in consultorio. Il travaglio e il parto con l’ostetrica dell’ospedale.
Per il parto a gestione autonoma ostetrica la futura mamma deve avere una gravidanza a basso rischio, “fattore non necessariamente legato all’età, ma all’assenza di patologie pregresse o che emergano nel corso della gestazione”. “Nel caso in cui si presentassero delle problematiche viene richiesta la consulenza del medico, che può confermare il regolare andamento e quindi la permanenza nel percorso. Oppure orientarsi per una gestione condivisa medico/ostetrica. In questo modo la sicurezza della donna e del bambino sono sempre garantite”, precisa Maggiali.
I vantaggi “derivano dal rispetto del carattere fisiologico dell’evento nascita. Meno meccanicismi dettati dai tempi dell’organizzazione ospedaliera. Meno approccio tecnologico. Più tranquillità, meno ansia e solitudine, rispetto dei tempi del travaglio. Penso sia un passo in avanti per riappropriarsi di un evento naturale in cui la donna e la coppia tornano a essere protagonisti di un passaggio che è prima di tutto familiare e non solo clinico”.
Chioma perfetta durante il parto
Il 24 luglio Chiara Nasti ha dato alla luce la sua secondogenita Dea. Immediatamente lei e il marito, il calciatore Mattia Zaccagni, 29 anni, già genitori di Thiago, 2 anni a novembre prossimo, hanno condiviso alcune foto con la bambina appena nata. A far storcere il naso a molti è stata la chioma perfetta dell’influencer napoletana sfoggiata durante il parto. Immancabile la polemica.
Avere la chioma perfetta durate il parto è davvero un’esigenza che alcune donne hanno o è soltanto uno sfizio riguardante chi dei social ha fatto il proprio lavoro? Molte pensano sia un qualcosa di molto superficiale. Gli attacchi alla Nasti non sono mancati, la 26enne ha immediatamente replicato ironizzando nelle sue storie. Taggando la parrucchiera che le ha fatto la piega prima del cesareo programmato, ha scritto: “La prossima volta partorirò coi capelli zozzi, così non facciamo indignare nessuno!”. Il sarcasmo la contraddistingue da sempre, la napoletana non è la prima volta che si trova al centro di una bufera.
E’ lecito però domandarsi se, avendo un parto “programmato”, una donna possa decidere di avere in quel momento una chioma perfetta, così da non essere disordinata durante il parto o meno Soprattutto se desidera, come ha fatto Chiara, farsi fotografare. E non soltanto con lo scopo di condividere gli scatti su Instagram, ma anche per tenerli semplicemente per sé. Soprattutto pensando che, magari, dopo un cesareo è quasi impossibile lavare i capelli immediatamente.
Certo in un’epoca che spesso fa disastri con questo ideale di irraggiungibile di perfezione, in cui i filtri per nascondere i difetti la fanno da padrone, anche farsi fare una piega pare esagerato. E’ altrettanto esagerata, però, questa voglia continua di giudicare, attaccare, additare che mostrano tantissimi. A volte persino inopportuni e inutilmente feroci con le parole.
Benefici parto in acqua
Torniamo a occuparci del parto in acqua prendendo più attentamente in analisi i benefici. Sono sempre di più gli ospedali che permettono alle donne di sceglierlo, tra questi l’Istituto Clinico S. Anna. Nel comunicato si legge: “ha presentato di recente una novità importante pensata per le donne in dolce attesa: una vasca piena d’acqua riscaldata a 37° dove le future mamme potranno scegliere di vivere l’esperienza del parto in acqua, un’alternativa alle modalità più consuete di affrontare il travaglio e le fasi che si susseguono prima della nascita di un bambino”.
“Per promuovere il parto fisiologico che si verifica nella maggior parte dei casi – spiega il dott. Eric Francescangeli, responsabile dell’U.O. di Ostetricia e ginecologia – il nostro istituto si è dotato di una moderna vasca grazie alla quale partorire in maniera dolce e del tutto naturale. Una scelta dettata anche per assecondare il desiderio di tante donne che, in occasione dei corsi preparto, manifestano spesso questo desiderio. Da responsabile di questa unità operativa sono molto contento di questa opportunità: riuscire a offrire un’ulteriore alternativa è molto gratificante”.
Quali sono i benefici del parto in acqua? Tanti vantaggi grazie all’acqua calda che rilassa:
distende i muscoli del pavimento pelvico;
lenisce il dolore;
favorisce una maggior libertà di movimenti rispetto al lettino;
velocizza i tempi di dilatazione e riduce i tempi del travaglio, riducendo il rischio di lacerazioni perineali e vaginali.
Oltre ai benefici del parto in acqua per le mamme, ecco anche quelli per il bambino. Il piccolo avrà una nascita più dolce e meno traumatica: il passaggio dal liquido amniotico all’acqua della vasca, infatti, rappresenta un continuum ideale dell’ambiente in cui il bambino è cresciuto 9 mesi. Anche l’espulsione del feto, non richiede nessuna particolare manovra e avviene naturalmente, a dispetto di quanto avviene per il parto tradizionale. Il contatto pelle a pelle con la mamma, all’interno di un ambiente caldo e protetto, infine, garantisce effetti estremamente positivi.
Per scegliere di partorire così bisogna vivere una gravidanza a basso rischio ostetrico con un travaglio che inizia in maniera spontanea tra la 37esima e la 41esima settimana di gestazione. Deve essere, inoltre, un travaglio attivo con un benessere fetale riconosciuto dal tracciato.
“In Italia più facile abortire che partorire”
“In Italia più facile abortire che partorire”, sottolinea la ministra della Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità, Eugenia Roccella. A margine di un convegno di Farmindustria sulla natalità la politica fa le sue considerazioni.
“In Italia è più difficile trovare un ospedale dove andare a partorire piuttosto che uno dove andare ad abortire, come dice la Relazione annuale delle Regioni al Parlamento. Quindi, se vogliamo porci un problema di salute e femminile – sottolinea – dobbiamo porcelo a tutto tondo e quindi anche sul parto e non soltanto sull’interruzione di gravidanza”.
“L’applicazione della legge 194 è in capo soprattutto alle Regioni – precisa Roccella – Basta leggere la Relazione al Parlamento che viene fatta ogni anno e che parte da una raccolta dati che non ha eguali in Europa. E’ una raccolta dati molto puntuale e dettagliata. Tra l’altro non manipolabile sul piano politico, perché viene fatta da tutte le Regioni. E poi attraverso l’Istat e l’Istituto superiore di sanità i dati vengono elaborati”. Relazione “che dice esattamente il contrario di quello che chiedono gli interroganti”.
“L’accesso all’aborto è assolutamente garantito. – chiarisce la ministra – Fra l’altro si sottolinea che, in una situazione in cui ci sono contenziosi su tutti gli ambiti della sanità, non ci sono contenziosi per quanto riguarda l’Ivg. Quindi con relativa richiesta dei risarcimenti. Anche questo aspetto va sottolineato. Ma comunque il carico di lavoro per i non obiettori, cioè per chi materialmente esegue l’interruzione volontaria di gravidanza, è di meno di un aborto a settimana, lo 0,9%. Quindi non c’è questo carico di lavoro che evidentemente crea un problema sull’obiezione di coscienza”.
“Il problema demografico italiano è enorme – continua Roccella – e non si risolve soltanto con interventi di Governo. Il governo Meloni ha fatto la sua parte e anche con buoni risultati: vediamo l’aumento dei posti di lavoro dell’occupazione femminile. In questo anno e mezzo siamo intervenuti sui congedi, sugli asili, sulla decontribuzione per le donne con due figli.Perché sappiamo che la discriminazione e le dimissioni dal lavoro si intensificano proprio al secondo figlio. Ma tutto questo non riuscirà a raggiungere l’obiettivo, se non c’è una collaborazione con le aziende, con gli enti locali, i sindacati, i non profit. Insomma, con chiunque in questo ambito possa giocare un ruolo. Farmindustria è un ottimo esempio della collaborazione che noi chiediamo, in particolare al mondo del lavoro, al mondo produttivo, ma non soltanto. Anche a tutti gli attori che possono avere un ruolo sulla questione della natalità”.
“Farmindustria si è occupata di natalità da tempo. C’è il dato positivo della longevità, ma dall’altro c’è quello dell’invecchiamento complessivo della popolazione che vuol dire tante cose. Non soltanto il venir meno della sostenibilità del welfare, ma anche meno innovazione, capacità di stare al passo coi tempi, meno energie fresche. Farmindustria ha da tempo questa consapevolezza. Quest’incontro che fa ogni anno è importante. Ma soprattutto è importante quello che molte aziende farmaceutiche fanno per la conciliazione fra lavoro e vita privata”, prosegue.
“Proprio adesso – conclude – Farmindustria ha aderito al codice deontologico che noi abbiamo lanciato. Noi abbiamo due iniziative. Una è la certificazione di genere, su cui abbiamo ottimi risultati, in quanto è stato già raggiunto l’obiettivo che ci eravamo posti per il 2026. Sono oltre 1.500 le aziende che hanno aderito, e sono ufficialmente certificate. L’altra è il lancio del codice deontologico che è invece ad adesione volontaria e non prevede premialità, ma implica uno sforzo di collaborazione da parte delle aziende per raggiungere l’obiettivo dell’incremento di natalità”.
Sette passi verso il parto
Sette passi verso il parto è il video tutorial di ASST Sette Laghi per prepararsi al meglio al giorno della nascita del proprio bebè. E’ stato ispirato dal progetto, il Labour Hopscotch, inventato nel 2015 dall’ostetrica Sinead Thompson per il National Maternity Hospital di Dublino. La Dott.ssa Donatella Lissoni ha prestato servizio proprio a Dublino. Lì è venuta a conoscenza dell’iniziativa. La ginecologa, che lavora nel reparto Ginecologia e Ostetricia di ASST Sette Laghi, ha pensato potesse essere utile anche qui, per le mamme italiane
Sette passi verso il parto vuole dare un’idea diversa rispetto ai racconti sul momento della nascita: “Siamo abituati ad una narrativa in cui il parto è un’esperienza dolorosa e paurosa. Qualcosa che ‘per fortuna, si dimentica’. Ma esistono tecniche e strumenti per affrontare il parto in modo sereno. Accogliendo l’esperienza in modo da trasformarla in un ricordo meraviglioso”, spiega la Lissone a Varese News.
“Vi sono ampie evidenze – continua – che un parto fisiologico, supportato dalle innate capacità del corpo, ha un impatto grandemente positivo per la donna e il suo bambino. Riduce i rischi potenziali di interventi medici come l’epidurale e i tagli cesarei. Nonostante ciò, il numero di parti fisiologici continua a diminuire in tutto il mondo. Segno che c’è una carenza di strumenti che supportino la donna durante il travaglio. L’esperienza irlandese in questo è stata molto positiva. Ed è per questo che le nostre ostetriche hanno deciso e voluto fortemente riprendere ed adattare alla nostra realtà questo strumento”.
Questo video tutorial, Sette passi verso il parto, offre alle donne e a chi le sostiene durante il travaglio una serie di passi della durata di 20 minuti ciascuno. In questo modo si dà un utilissimo aiuto in un travaglio fisiologico. Che è basato sulle capacità innate della donna e del suo bambino senza interventi medici quali epidurale o taglio cesareo.
Post parto: accettarsi
Nel post parto per molte è difficile accettarsi, ci si può sentire fisicamente inadeguate. E così arriva l’ennesimo messaggio body positivity per le donne. E’ la volta di Ireland Baldwin che nove mesi fa è diventata mamma per la prima volta di Holland, per la gioia del compagno RAC, all’anagrafe André Allen Anjos. “Sii gentile con te stessa”, scrive.
Bisogna accettarsi nel post parto, Ireland Baldwin è giovane, ha solo 28 anni. Il suo corpo non è ancora tornato come quello di prima, ma i difetti non devono far piombare nella disperazione. Lei si fa vedere senza problemi, sconfiggendo la paura.
Irelend chiede a tutte di accettarsi nel post parto. “Nove mesi dopo il parto e sono lontana da dove vorrei, ma ho superato il limite e finalmente trovo il tempo di rimettere in forma questo cu*o. Non necessariamente allenarsi tutti i giorni, ma fare passi avanti per essere più costante. Cammina di più. Muoviti di più”, dice.
“Volevo solo fare un post di solidarietà con chiunque stia avendo difficoltà a farsi ispirare per cambiare cattive abitudini/lavorare su sé stessa – conclude la Baldwin –. Ci sono ancora giorni in cui mangio un’intera scatola di biscotti delle ragazze scout per cena ma va bene così! Ci sono voluti 7-9 mesi per iniziare a perdere peso o curarmene… E chi ti fa sentire male per andare al tuo ritmo o non essere abbastanza può andare a pu***ne. Questa m***a è DURA. Sii gentile con te stessa“.
Parto cesareo: papà potranno assistere
Arriva una nuova regola all’Ospedale Sant’Anna di Torino. I papà potranno assistere anche al parto cesareo delle proprie compagne di vita. Loro o un’altra persona cara potranno quindi stare in sala operatoria e vedere nascere il bebè.
E’ una bella novità che, si spera, diventi la normalità per la maggior parte se non tutti gli ospedali e le cliniche dove si decide di mettere al mondo il proprio figlio. Il parto cesareo è sicuramente un intervento a tutti gli effetti, ma i papà che potranno assistere saranno di supporto e aiuto. “Vorremmo che l’apertura alla presenza del papà durante il parto cesareo che favorisce anche la maggior tranquillità della mamma, diventasse una prassi”, spiega il Dottor Umberto Fiandra, Direttore Sanitario dell’Ospedale Sant’Anna a Vanity Fair. “La presenza del papà o della persona cara sarà possibile presso il nostro Ospedale per 500 parti cesarei l’anno: cioè per quelli programmati e non di urgenza, momenti in cui l’attenzione dei professionisti sanitari deve essere invece completamente dedicata a madre e neonato”, chiarisce il medico.
I papà potranno assistere al parto cesareo: questo richiede grande consapevolezza e il rispetto delle regole per tutelare la salute di madre e neonato dentro una sala operatoria. Ma è comunque una grande conquista.
Travaglio in musica
Nei giorni in cui Sanremo impazza, torniamo a parlare dl ‘travaglio in musica’. Sì, perché sono molti gli studi che hanno dimostrato come le sette note abbiamo un effetto positivo durante il parto. Aiutano a ridurre lo stress. Il travaglio in musica dà in questo modo una grande mano a provare meno dolore alla donna che sta per veder nascere il proprio bambino.
Il travaglio in musica fa bene anche al rapporto madre-figlio, salda maggiormente il legame in un momento topico e importantissimo. In alcuni ospedali italiani, le sale travaglio-parto sono dotate di impianto di filodiffusione, proprio perché la musica aiuta la mamma a distendersi e a recuperare le energie. Se nel vostro non ci fosse, potrete chiedere di portare con voi il vostro device per ascoltarla in cuffia.
Il travaglio in musica deve avere una propria colonna sonora, una playlist di brani che piacciono. “Non ci sono ‘ricette’ universali, brani che rappresentano la risposta ‘giusta’ per tutte le donne. Ogni futura mamma dovrà trovare la propria musica, quella che la fa star bene, che le regala emozioni positive. Spesso le canzoni più indicate sono proprio quelle che, quasi senza accorgersene, si ritrova a canticchiare durante la giornata”, spiega Alessandra Auditore, musicista, musicoterapista. La responsabile del Centro di musicoterapia pre e post natale La Culla Musicale di Genova al Corriere precisa: “Per questo i primi brani da prendere in considerazione sono proprio quelli che piacciono, indipendentemente dal genere. Così, per esempio, se la futura mamma ha sempre amato cantautori italiani e genere rock, non dovrà escluderli a priori, in favore, magari di un autore classico che non evoca in lei le stesse sensazioni di benessere”.
“La playlist preparata nell’attesa fa parte della storia della mamma e del suo bambino”, aggiunge Alessandra Auditore. “Ascoltandola, non solo la donna ritrova melodie note, ma ha l’opportunità di rivivere momenti di benessere legati alla scelta e all’ascolto dei brani. Secondo i ritmi scelti, la musica può favorire il rilassamento oppure regalare una sferzata di energia per affrontare eventuali momenti di stanchezza durante il travaglio”.