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Tumori tiroide in aumento tra ragazze

Dic 14
Scritto da Annamaria avatar

Il dato è allarmante anche se, con la diagnosi precoce guarisce il 95% dei pazienti. I tumori alla tiroide sono in aumento tra le ragazze tra i 15 e i 19 anni. Quali sono i sintomi della patologia?

tumori tiroide in aumento tra ragazze

I numeri sono in crescita il tumori alla tiroide sono in aumento prevalentemente tra le ragazze nella fascia 15-19 anni. E’ un’emergenza da monitorare. ”L’obiettivo però non è spaventare, ma informare per arrivare a una diagnosi precoce che non solo salva la vita, ma che implica anche terapie meno invasive – sottolinea Claudio Spinelli, Ordinario di Chirurgia Pediatrica e Infantile all’Università di Pisa -. Nel caso della tiroide significa conservare almeno in parte un organo che è tanto piccolo quanto fondamentale perché secerne ormoni indispensabili per il regolare svolgimento di molte funzioni del nostro organismo”. 

Proprio perché i tumori alla tiroide sono in aumento tra le ragazze, si raccomanda un controllo medico periodico, consistente in un semplice prelievo di sangue e di un’ecografia del collo. 

Sul Corriere si legge: 

La faccenda è diversa però, quando si guardano i dati di bambini e ragazzi: i casi in Italia, dal 2005, crescono del 3 per cento ogni anno (soprattutto nelle regioni centrali, dove l’incidenza è quattro volte più alta che al Sud) e nell’ultimo decennio l’incremento è stato più alto che in qualsiasi altro Paese europeo. Perché? “Le ragioni sono molteplici e in parte ancora da capire – risponde Spinelli -. Certo hanno un ruolo le radiazioni ionizzanti dell’esplosione nucleare di Chernobyl nel 1986 e di quella (molto più lontana da noi) di Fukushima nel 2011, che non bastano però a spiegare questo aumento. A Chernobyl, dopo l’esplosione, i casi di neoplasia tiroidea decuplicarono: oggi, però in Ucraina e in Bielorussia l’incidenza è più bassa che da noi”. 

Altre cause vanno ricercate nelle sostanze emesse dai vulcani (nelle vicinanze dell’Etna l’incidenza dei tumori della tiroide è nettamente aumentata) e in quelle inquinanti dovuti alle industrie, al traffico (diossine, zolfo, PFAS o sostanze perfluoroalchiliche, Keu o sostanze contenenti metalli pesanti) o alle microplastiche. “Tutti questi elementi hanno un’azione simil-estrogenica, simile agli ormoni – precisa Paolo Miccoli, ordinario di Chirurgia generale all’Università di Pisa -,. Attaccano i recettori delle ghiandole e ne stimolano la proliferazione. L’organismo delle ragazzine è più sensibile alla sollecitazione ormonale: ecco perché sono loro ad essere più colpite da questo tumore”.

E’ bene prestare attenzione a possibili campanelli d’allarme anche negli adolescenti: un nodulo che si sente tra le dita se si tocca il collo o un rigonfiamento indolore che compare nel collo e che s’ingrossa sempre di più, non va trascurato. Basta un’ecografia visualizzare noduli anche molto piccoli, di misurarli con precisione e stabilirne la natura benigna o maligna. L’esame più appropriato per verificare la presenza di un tumore, infine, è l’agoaspirato: con un ago sottile e sotto la guida ecografica, si aspirano alcune cellule del nodulo e si analizzano al microscopio. “E se si appura, effettivamente, la presenza di un tumore in stadio precoce, il paziente può essere sottoposto a un intervento chirurgico di tipo conservativo con la preservazione di un lobo tiroideo, cosa particolarmente importante nei giovani”, conclude Spinelli.

I tumori tiroidei infantili si possono prevenire evitando di esporre i bimbi a radiazioni quando non è strettamente necessario, ovvero limitando al minimo TAC e radiografie e soprattutto scongiurando la carenza di iodio per consentire alla ghiandola di funzionare al meglio. Un altro fattore di rischio accertato per il carcinoma tiroideo è l’esposizione a radiazioni.

Non curare disfunzioni tiroide rischio per gravidanza

Lug 02
Scritto da Annamaria avatar

Non curare le disfunzioni alla tiroide è un rischio per la gravidanza. L’associazione pazienti Gat, Gruppo Aiuto Tiroide, grazie al sostegno della Fondazione Con Il Sud, ha raccolto le più aggiornate evidenze scientifiche sul tema. “La necessità di focalizzare l’attenzione su queste tematiche – spiega Annunziata Bellavista, presidente dell’associazione all’Adnkronosè scaturita dalle osservazioni emerse durante l’attività che ogni anno vengono svolte nelle scuole”.

La fertilità femminile “è garantita dalla complessa interazione tra fattori ormonali, ginecologici e anatomici. Insieme assicurano la regolarità del ciclo mestruale e dell’ovulazione e la creazione di un ambiente uterino idoneo all’impianto e alla crescita dell’embrione – chiarisce Francesco Giorgino, professore ordinario di Endocrinologia, direttore Uoc di Endocrinologia Policlinico di Bari – Alterazioni ormonali possono rompere questo equilibrio e compromettere la fertilità e il prosieguo della gravidanza. In particolare, gli ormoni tiroidei T3 e T4 sono implicati nella regolazione di numerose funzioni nell’organismo, inclusa la regolazione del ciclo mestruale e dell’ovulazione”.

“Gli ormoni tiroidei sono fondamentali per la donna partendo dall’adolescenza fino alla menopausa. Gli estrogeni sono in grado di modulare la funzione tiroidea e la funzione tiroidea è fondamentale per la riproduzione umana. – prosegue Rossella Nappi, professore ordinario di Ostetricia e Ginecologia, responsabile Ssd Ostetricia e Ginecologia 2 – Pma Ospedale San Matteo Pavia – Spesso il ginecologo si trasforma nel medico di prima linea nell’intercettare le disfunzioni tiroidee e, in sinergia con l’endocrinologo, le cura. Nell’adolescenza l’uso, ad esempio, della pillola estroprogestinica può avere un impatto sulla funzionalità tiroidea, poiché induce alterazioni, seppur modeste, delle quote libere degli ormoni tiroidei. Ma il periodo della vita della donna in cui una valutazione della funzionalità tiroidea è importante è la fase pre-concezionale e peri-concezionale. Molti studi hanno dimostrato che una funzione tiroidea non ottimale è responsabile di irregolarità delle mestruazioni e di problemi dell’ovulazione”.

Gli esperti sottolineano che non curare le disfunzioni alla tiroide è un rischio per la gravidanza. “La prescrizione di terapie ormonali, siano esse contraccettive o della fertilità – aggiunge Nappi – dovrebbe associarsi a un monitoraggio della funzione tiroidea. In particolare nelle pazienti con patologia tiroidea nota. Anche una donna con un ciclo mestruale regolare, fertile, ovulatorio.Ma con una tiroide non perfettamente in squadra può riportare un maggior rischio di aborto e di fallimenti riproduttivi per meccanismi ancora in parte da chiarire”.

“Un’attenzione particolare – continua la ginecologa – deve essere data a gravidanze che iniziano con una funzione tiroidea normale, ma con un profilo di infiammazione, quindi di autoanticorpi, la cosiddetta tiroidite di Hashimoto. Questa condizione può comportare un inizio non ottimale della gravidanza, con il rischio di formare una futura placenta meno efficiente. Questo può comportare non soltanto un maggiore rischio di aborto, ma anche il rischio di sviluppare una vera e propria insufficienza placentare che può associarsi a ipertensione arteriosa, parto prematuro, bambino di basso peso. Ed è per questo che la misurazione del Tsh pre concepimento, degli anticorpi base, i cosiddetti Tpo, è consigliata per intervenire tempestivamente in caso di gravidanza. Nei centri di fecondazione assistita, talvolta, si correggono preventivamente, con bassissime dosi di ormone tiroideo, le pazienti che si sottopongono a stimolazione ovarica sulla base di importanti studi che confermano la validità di questo intervento”.

“La prevenzione è fondamentale e questa può essere fatta attraverso l’assunzione di iodio – sottolinea Giorgino – Un’adeguata assunzione di iodio, infatti, è fondamentale per garantire il corretto funzionamento della tiroide, poiché lo iodio è un componente necessario per la sintesi degli ormoni tiroidei. Pertanto, la iodo-profilassi può influenzare la salute tiroidea e di concerto la fertilità delle donne prevenendo le disfunzioni tiroidee e il miglioramento della fertilità”.

“Un adeguato apporto di iodio è necessario per prevenire la carenza iodica, che è tra le principali cause di disturbi tiroidei, come l’ipotiroidismo e il gozzo. Il mantenimento di livelli appropriati di iodio promuove una funzione tiroidea ottimale, che contribuisce a migliorare la fertilità”. Ma non solo, “riesce anche ridurre il rischio di complicanze durante la gravidanza: la iodo-profilassi può ridurre il rischio di complicanze derivanti dalla carenza di iodio durante la gravidanza, come l’ipotiroidismo o il ritardo mentale nel feto – rimarca l’endocrinologo – Questo può contribuire a una gravidanza più sana e a una migliore salute materno-fetale e neonatale. Ed infine la iodo-profilassi può contribuire a ridurre il rischio di aborti spontanei.

“E’ importante sottolineare che anche l’eccesso di iodio può essere dannoso – precisa Giorgino – tanto quanto la sua carenza. Pertanto, è essenziale mantenere un equilibrio nell’assunzione di iodio e non eccedere le dosi raccomandate, specialmente durante la gravidanza e l’allattamento. Pertanto, le donne in età fertile dovrebbero consultare il proprio medico riguardo alla necessità di integrare lo iodio. Va detto che la profilassi con iodio può influenzare la salute tiroidea e la fertilità maschile in modo simile a quanto avviene nelle donne, sebbene gli effetti siano meno chiari e meno esplorati nell’uomo”.

“La sorveglianza dello stato di nutrizione iodica è un’azione concreta a favore del benessere della popolazione generale e delle donne pugliesi in particolare”, osserva Daniela Agrimi, responsabile dell’Orpg Osservatorio regionale per la prevenzione del gozzo-Puglia, con cui il Gat ha una stretta e proficua collaborazione. Un ultimo aspetto riguarda la “relazione tra terapie oncologiche e tiroide – fa notare Agrimi – Le terapie oncologiche di ultima generazione hanno dimostrato una buona efficacia in molti tipi di tumore, tanto che il loro utilizzo è stato approvato per la terapia di diverse neoplasie (melanomi, carcinomadel polmone, del rene, e neoplasie del sangue)”. 

E ancora: “Uno dei principali problemi legati all’uso di queste classi di farmaci è la tossicità endocrina, che si manifesta con una riduzione o un eccesso della funzionalità ormonale della ghiandola endocrina colpita. Sebbene qualsiasi ghiandola possa essere oggetto di tale tossicità, la tiroide è l’organo più frequentemente interessato (circa il 15% dei casi), con quadro clinico che spesso consiste in una ridotta produzione di ormoni tiroidei, cioè nell’ipotiroidismo. Tale quadro si presenta in genere 1-3 mesi dopo l’inizio della terapia e può essere preceduto da un periodo transitorio di ipertiroidismo, dovuto al rilascio eccessivo di ormoni nel sangue da parte della tiroide colpita. In aggiunta alla tiroide, anche ipofisi, surreni e pancreas endocrino possono essere colpiti”.

Secondo Nappi “c’è ancora tanto da studiare per supportare la donna nelle fasi della vita, perché anche la menopausa è un momento in cui la tiroide va in riserva; vediamo molto ipotiroidismo di tipo sub-clinico che contribuisce allo stato di malessere della donna nel momento menopausale, quindi correggere la funzione tiroidea e studiarla è importante anche nelle donne che non sono più fertili”. Ricordate: non curare disfunzioni a tiroide è un rischio per la gravidanza.

Tiroide di Hashimoto in gravidanza

Ott 05
Scritto da Annamaria avatar

Chi soffre di malattie autoimmuni deve essere molto attento in gravidanza. La tiroide di Hashimoto compisce la ghiandola tiroide e causandone una funzione ridotta. Durante la gestazione può addirittura aggravarsi, per questo la tiroide di Hashimoto in gravidanza richiede una gestione che non permette errori, in collaborazione col medico.

tiroide di hashimoto in gravidanza

Gli ormoni tiroidei sono basilari per lo sviluppo neurologico del feto. Quindi per gestire la tiroide di Hashimoto in gravidanza ecco cosa bisogna fare, come sottolinea Microbiologia Italia:

  1. Monitoraggio Regolare: È cruciale effettuare esami del sangue per monitorare i livelli degli ormoni tiroidei. Questo consentirà agli endocrinologi di regolare la terapia sostitutiva con ormone tiroideo, se necessario.
  2. Adeguata Sostituzione Ormonale: Se i livelli tiroidei sono bassi, la madre potrebbe necessitare di terapia sostitutiva con ormone tiroideo sintetico, come la levotiroxina, per mantenere livelli adeguati di ormoni tiroidei.
  3. Consultazioni Prenatali: L’equipe medica dovrebbe coordinarsi con gli ostetrici per assicurare una gravidanza sicura. Il monitoraggio regolare è essenziale per adattare la terapia in base alle esigenze mutevoli della gravidanza.
  4. Stile di Vita Salutare: Una dieta bilanciata e uno stile di vita sano possono contribuire a controllare l’aumento di peso associato alla gravidanza e aiutare a gestire la condizione.

Se si è ben supportate, si può avere una gestazione sana e sicura anche con questa malattia. Basterà che, chi ne soffre, parli apertamente con i propri dottori di qualsiasi preoccupazione o sintomo che dovesse avvertire. E’ necessario seguire con solerzia le indicazioni riguardo la terapia ormonale, per mantenere i livelli tiroidei adeguati. Essere perfettamente consapevoli dei segnali che possono richiedere immediatamente l’intervento di un esperto in grado di intervenire tempestivamente.

Tiroidite post partum

Gen 29
Scritto da Annamaria avatar

La tiroidite post partum è una disfunzione che potrebbe insorgere entro un anno dalla nascita del proprio bebè. Colpisce il 5 per cento delle donne, per predisposizione genetica la frequenza sale fino al 20 per cento per le donne che soffrono di diabete mellito di tipo 1. E’ il risultato di una reazione autoimmunitaria nei confronti della tiroide: il sistema immunitario reagisce contro i tessuti della tiroide determinando queste alterazioni della funzionalità tiroidea. (altro…)

Bimbi intelligenti grazie a mammà

Apr 16
Scritto da Annamaria avatar

Di mamma ce ne è una sola ed è pure grazie a lei che un bimbo è più o meno intelligente.

Lo si poteva già intuire senza ricerche mediche, ma arriva quella del Prof. Alfredo Pontecorvi dell’Università Cattolica di Roma a dare ulteriori certezze.
Secondo lo studio, se la futura mamma ha disfunzioni tiroidee nei primi tre mesi di gravidanza, il nascituro potrebbe avere un quoziente intellettivo (QI) inferiore alla norma, questo perché al feto manca la funzione tiroidea ed è grazie al passaggio degli ormoni tiroidei della madre attraverso la placenta che si sviluppa il cervello. (altro…)