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Alcol: rischioso in gravidanza pure per papà

Dic 03
Scritto da Annamaria avatar

Non solo le madri, ma pure i padri devono dire stop al vino, birra, cocktail, eccetera. L’alcol è rischioso in gravidanza pure per i papà. Non va bene, anche se lo assumono loro.

alcol rischioso in gravidanza pure per papa

Il consumo eccessivo di bevande alcoliche da parte degli uomini potrebbe avere un ruolo nello sviluppo di malformazioni del feto come la sindrome feto-alcolica. E’ una ricerca a sottolinearlo. Lo studio si basa sul ruolo degli spermatozoi come portatori di una grande quantità di informazioni epigenetiche. Queste istruzioni influenzano moltissimo lo sviluppo fetale e la salute del bambino.

L’alcol è rischioso in gravidanza pure per i papà. Il fisiologo Michael Golding, professore della Texas A&M University, ha indagato sulla correlazione tra malformazioni fetali ed alcol in relazione agli uomini. “Quando si tratta di diagnosticare i bambini nati con difetti alla nascita associati al consumo di alcol, come la sindrome fetale da alcol, generalmente si prende in considerazione solo l’abitudine a consumare degli alcolici della madre. – dichiara nel suo articolo – Io e il mio team ci siamo concentrati sul suo consumo da parte dei maschi nelle settimane e nei mesi precedenti il concepimento. I nostri studi sono i primi a dimostrare che tale abitudine sia un fattore plausibile. Ma del tutto inesplorato nello sviluppo di anomalie cranio-facciali e di deficit di crescita legati all’alcol”.

Lo studio si è basato su tre difetti, osservabili alla nascita, dovuti alla sindrome alcolica fetale: anomalie facciali, tra cui occhi piccoli e malformazioni al centro del viso; crescita ridotta della testa e del cervello.

 “I nostri studi dimostrano un consumo eccessivo da parte degli uomini (più di cinque drink al giorno in una finestra di quattro ore) può determinare tutti e tre i difetti alla nascita della sindrome fetale da alcol. Prevedo che alcuni membri delle comunità mediche e scientifiche, così come l’opinione pubblica, negheranno con forza che l’alcolismo paterno sia importante. Tuttavia, finché i medici non inizieranno a chiedere al padre di parlare del suo consumo di alcol, non conosceremo mai appieno il contributo dell’esposizione paterna all’alcol ai difetti congeniti e alla salute dei bambini”, conclude l’esperto.

Se volete stare sereni, non bevete. L’alcol è rischioso in gravidanza pure per i papà.

Segreti per dormire bene

Nov 19
Scritto da Annamaria avatar

Spesso ci alziamo dal letto già col mal di testa. Dipende dal cattivo sonno notturno: riposare male regala molti disturbi. Secondo gli esperti di Harvard Health, ci sono sette segreti per dormire bene la notte che potrebbero aiutare col mal di testa mattutino.

Come scrive l’Huffington Post edizione inglese i segreti per dormire bene ci possono dare una grande mano ed eliminare il problema emicrania. Ma quali sono?

I segreti per dormire bene:

Esercizio. Essere attivi aumenta l’effetto degli ormoni del sonno come la melatonina e si consiglia di allenarsi al mattino per aiutare il ritmo circadiano naturale. Anche solo una bella passeggiata mattutina può fare la differenza.

Prenota il letto per dormire e fare sesso. Sei colpevole di lavorare dal letto? Anche solo rispondere a email e chiamate mentre ti accoccoli sotto le lenzuola? Ciò può rendere il letto uno stimolo per la veglia e può rendere più difficile il passaggio al sonno. Lo stesso vale per guardare la TV a letto.

Mantieni la camera da letto ottimizzata per il sonno. Gli esperti consigliano che le camere da letto siano ambienti silenziosi, bui e freschi per favorire l’inizio del sonno e limitare le distrazioni.

Crea un sano rituale della buonanotte. Ormai sappiamo tutti che non dovremmo guardare i nostri telefoni prima di andare a letto, ma c’è qualcos’altro che puoi fare per migliorare la tua routine della buonanotte? Gli esperti di Harvard Health consigliano di bere un bicchiere di latte caldo, fare un bagno o ascoltare musica rilassante per rilassarsi.

Fai un piccolo spuntino. Anche se dovresti evitare di mangiare un pasto pesante nelle ore prima di andare a letto, dovresti ascoltare il tuo stomaco se brontola, perché dormire a stomaco vuoto non è consigliabile. Fai uno spuntino sano come dei cracker o una mela per saziare la pancia fino al mattino.

Evita alcol e caffeina. Anche se potresti sentirti un po’ assonnato dopo aver bevuto alcol, in realtà può disturbare il sonno durante la notte e non è consigliato come bevanda prima di dormire. Inoltre, i dolci come il cioccolato spesso contengono caffeina che può disturbare il sonno.

Elimina lo stress. Sebbene l’ora di andare a dormire sia spesso la prima volta che molti di noi hanno un secondo per pensare ed elaborare tutti i nostri pensieri stressanti, non è esattamente il modo migliore per concludere la giornata. Prova invece esercizi di respirazione profonda e scrivi le tue preoccupazioni da affrontare al mattino. Non puoi affrontare nulla se sei troppo stanco per funzionare.

Cibi che abbassano la glicemia

Nov 15
Scritto da Annamaria avatar

Durante la gravidanza, intorno al settimo mese, mi si è alzata la curva glicemica e da lì in poi ho dovuto tenerla sotto controllo. Sono un soggetto a rischio diabete, colpa dei geni famigliari… E’ per questo che devo stare attenta all’alimentazione e sapere quali sono quei cibi che abbassano la glicemia. Ossia quelli che hanno un indice glicemico basso.

cibi che abbassano la glicemia

Non credo che questo sia solo un mio problema, anzi, riguarda molte donne, mamme e non, e anche ometti. I cibi che abbassano la glicemia sono salutari e migliorano la condizione di tutti quei soggetti a rischio diabete.  E’ bene avere la salute sotto controllo. Tra i sintomi della glicemia alta ci sono aumento della sete, della fame e della diuresi, oltre a stanchezza con vista ofuscata, spossatezza e mal di testa. Se si aggrava, i problemi diventano molto più gravi.

Quali sono quindi i cibi che abbassano la glicemia? Il Giornale fa una lista che riporto qui di seguito:

  • Legumi: dai fagioli alle lenticchie passando per i ceci, i legumi sono ricchi di carboidrati ma se assunti in modo bilanciato possono regolare l’insulina, in particolare se consumati in abbinamento con verdure a foglia verde. Saziano rapidamente e i carboidrati presenti vengono assorbiti in modo lento.
  • Cereali integrali: tra questi il frumento, il riso, l’avena, l’orzo, il miglio, il farro sono perfetti perché sono ricchi di fibre, i carboidrati presenti sono assorbiti a rilento così da regolare anche i livelli di glucosio. Sono benfici, salutari perchè ricchi di sali minerali e vitamine, perfetti per l’organismo e il suo buon funzionamento.
  • Mele: forniscono fibre, vitamine, minerali, inoltre contengono la pectina una fibra utile per gestire il passaggio dello zucchero dall’intestino al sangue, regolando i livelli di glicemia attraverso un lento ma costante assorbimento. Molto digeribili, sono perfette in abbinamento con l’avena per una colazione super nutriente.
  • Broccoli: un vero toccasana per la salute dell’organismo e del sistema immunitario, perché sono ricchi di vitamine A e C, oltre che di fibre e proteine.
  • Pomodori: sono perfetti se consumati prima dei carboidrati, perché aiutano a ridurre l’assorbimento dello zucchero nel sangue. Contengono inoltre licopene, vitamine C ed E e ferro.
  • Avocado: gustoso e benefico è perfetto per regolare i livelli di glucosio, grazie alla presenza dei grassi monoinsaturi che ne garantiscono un rilascio lento. Offrono una buona ricarica di energia, e hanno un effetto benefico per la circolazione e contro le infiammazioni.
  • Spinaci: possiedono un indice glicemico molto basso, sono ricchi di vitamine A, C e B, svolgono un’azione antiossidante e agevolano una diuresi corretta. Ricchi di fibre migliorano il transito intestinale, ritardando l’assorbimento degli zuccheri.

Carenza vitamina D

Nov 10
Scritto da Annamaria avatar

La vitamina D è particolarmente importante per il nostro organismo e per quello dei bambini. Anche in gravidanza serve moltissimo.  Interviene infatti sulla salute dei nervi, dei muscoli, delle ossa e del sistema immunitario. Come capire che si ha una carenza e in tal caso intervenire, assumendo pure integratori?

Foods rich in vitamin D

Se si ha carenza di vitamina D il nostro fisico ci manda dei segnali che sono inequivocabili e possono suonare da campanello di allarme, così da far qualcosa per sentirci meglio. E’ bene sapere quali siano i sintomi, definiamoli così, che si devono far stare in allerta.

Se si ha carenza di vitamina D è possibile che ci si ammali spesso, con una certa frequenza. Influenza e raffreddore su tutto, come anche i problemi alle vie respiratorie, indicano, soprattutto durante l’’autunno o l’inverno che qualcosa non va. E’ abbastanza normale capiti, dato che c’è una minore esposizione al sole e si sta per la maggior parte del tempo richiusi in casa o al lavoro o a scuola, per quel che riguarda i nostri pargoli.

Si ha una mancanza di questa vitamina anche quando ci si sente spesso stanchi o affaticati, con un forte mal di testa. Pure il dolore alle articolazioni e alle ossa o alla zona lombare potrebbe indicare carenza. Alcune ricerche hanno associato all’aver poca vitamina D anche l’irritabilità, l’umore basso e la depressione, dato che solitamente aiuta i neurotrasmettitori del cervello a produrre la serotonina che equilibra l’umore. Quindi state attenti.

8 regole anti invecchiamento

Nov 07
Scritto da Annamaria avatar

Iniziamo a morire nel momento in cui veniamo al mondo: è una dura realtà. Ma è comunque vero che l’età anagrafica può essere assai differente da quella biologica: 8 regole anti invecchiamento ci aiutano a sentirci bene e a essere in salute.

L’American Heart Association (AHA) a Philadelphia, in Pennsylvania ha individuato 8 regole anti invecchiamento, comportamenti che regalano, se messi in pratica, un’età biologica di circa sei anni in meno. Per stabilirle hanno valutato i dati di 6500 adulti con un’età media di 47 anni.

L’AHA ha chiamato queste 8 regole anti invecchiamento “Life Essential 8”. “Una maggiore aderenza a tutti i parametri Life’s Essential 8 e il miglioramento della salute cardiovascolare possono rallentare il processo di invecchiamento del corpo e apportare molti benefici negli anni”,  spiega Nour Makarem. E’ autore senior dello studio e assistente professore di epidemiologia presso la Mailman School of Public Health presso l’Irving Medical Center della Columbia University di New York City. “Abbiamo scoperto che una maggiore salute cardiovascolare è associata a un invecchiamento biologico rallentato, misurato mediante età biologica”, aggiunge.

Le 8 regole anti invecchiamento sono:

Seguire una dieta sana

Essere più attivi

Smettere di fumare

Dormire bene

Mantenere un peso forma

Controllare il colesterolo

Fare attenzione alla glicemia

Tenere sotto controllo la pressione sanguigna

“Questi risultati ci aiutano a comprendere il legame tra età anagrafica ed età biologica e in che modo seguire abitudini di vita sane possa aiutarci a vivere più a lungo – sottolinea Donald Lloyd-Jones, presidente del gruppo di stesura dei Life’s Essential 8 – . Tutti vogliamo vivere più a lungo. E, cosa ancora più importante, tutti vogliamo vivere in modo più sano più a lungo in modo da poter davvero godere della nostra esistenza ed avere una buona qualità di vita per il maggior numero di anni possibile”.

Depressione post partum anche per gli uomini

Nov 01
Scritto da Annamaria avatar

La depressione post partum non è solo un disturbo che riguarda le donne. Se ne può parlare anche per gli uomini. Secondo la dottoressa Valeria Fiorenza Perris, psicoterapeuta e Clinical Director di Unobravo, startup di psicologia online, anche i padri possono vivere un momento di vera e propria depressione dopo la nascita di un figlio.

Depressione post partum anche per uomini

“Gli equilibri cambiano per tutti . Adeguarsi al nuovo ruolo e alle nuove dinamiche familiari può essere estremamente complesso. Inoltre, mentre per la madre il contatto e il legame con il figlio in arrivo ha modo di consolidarsi durante tutto il periodo della gravidanza, per il padre questo rapporto si crea e si alimenta a partire dalla nascita in modo graduale”, spiega l’esperta a Elle.

La depressione post partum insorge entro i primi tre mesi dalla nascita del bambino, con un picco maggiore nelle prime sei settimane dopo il parto. Dura da sei mesi a due anni e colpisce dal 7 al 12% nelle neomamme. Anche per gli uomini può essere lo stesso.

Cosa la scatena? “Può accadere che il padre si senta escluso, tagliato fuori dal rapporto simbiotico che lega la madre al bambino nei mesi subito successivi alla nascita. Cambiamenti come la diminuzione dell’intimità e il calo dell’interesse sessuale possono comportare attriti e discussioni all’interno della coppia. Tutto questo può alimentare vissuti di sofferenza e di solitudine nel padre che può faticare a trovare una propria dimensione all’interno della nuova struttura familiare. Lo stress e le preoccupazioni che spesso accompagnano la nascita di un figlio, inoltre, possono contribuire all’insorgenza di un vero e proprio sentimento depressivo. E di forti vissuti di inadeguatezza dovuti, in molti casi, ad una scarsa consapevolezza degli inevitabili cambiamenti che richiederanno un riassetto del nucleo familiare”, chiarisce Fiorenza Perris.

“Chi non ha avuto modo di crescere con un modello paterno di riferimento coinvolto attivamente nell’educazione e nella gestione dei figli potrà fare più fatica a trovare una propria dimensione nel momento in cui diventa genitore. Il contesto sociale e culturale si è molto modificato negli ultimi anni, come pure le aspettative rispetto al ruolo di cura e supporto fattivo ed emotivo che il padre deve ricoprire all’interno della propria famiglia. Ciò ha dato luogo ad una trasformazione fondamentale e necessaria. Ma complessa da gestire in alcuni casi”, commenta la Clinical Director di Unobravo.

“Il contesto culturale in cui viviamo, purtroppo, ancora troppo spesso tende a non incoraggiare l’espressione emotiva degli uomini che sono ancora prigionieri di aspettative sociali legate al mito della mascolinità, della forza e dell’imperturbabilità. Un uomo non può sentirsi disorientato, triste, impaurito. Non può mostrarsi debole, insicuro o fragile. Questi pregiudizi devono essere superati. E arginati in ogni modo. Comportano ripercussioni tangibili sul benessere emotivo, incidendo sulla possibilità tanto di riconoscere i sintomi di una sofferenza psicologica quanto di chiedere, senza vergognarsene, il supporto dei propri cari o di un esperto”, continua la psicoterapeuta.

“La depressione post partum maschile può implicare vissuti di abbandono molto intensi che possono dare luogo a recriminazioni e rabbia nei confronti della propria compagna non più attenta come prima ai bisogni della coppia e meno responsiva e disponibile. L’uomo può sentirsi escluso e non indispensabile per il bambino. Questi vissuti possono comportare un progressivo distacco emotivo da entrambi e scontri che potrebbero incrinare la relazione con la madre e con il piccolo”, afferma la dottoressa.

Spesso la sintomatologia tende ad attenuarsi con il consolidamento del nuovo assetto familiare. In ogni caso è essenziale che chi circonda il neo papà sia attento a cogliere i segnali del suo malessere psicologico. E lo incoraggi a chiedere il supporto di cui ha bisogno. Il sostegno di un esperto può essere determinante per mettere a fuoco paure, preoccupazioni e dinamiche disfunzionali. Questo per innescare cambiamento, ridurre i sintomi. E raggiungere un nuovo equilibrio”, conclude. Per gli uomini può essere un grave problema. Chiedete aiuto.

Fenotipi obesità

Ott 07
Scritto da Annamaria avatar

I fenotipi dell’obesità aiutano a curare la malattia cronica, recidivante, multifattoriale, la cui prevalenza continua ad aumentare in tutto il mondo.  Il problema esiste. L’accettazione di sé è importantissima, i modelli sbagliati di perfezione non vanno seguiti perché non esistono. Ma l’obesità è una malattia notevolmente eterogenea e la perdita di peso sostenuta con gli attuali paradigmi di trattamento rimane una sfida nella pratica clinica. 

fenotipi obesita

Nel mondo dal 1980 l’obesità è più che raddoppiata, tanto da essere definita una epidemia globale dall’OMS. Anche al VI Congresso Nazionale della SINuC si affronta l’argomento alla luce delle più recenti evidenze.

“L’eterogeneità tra i pazienti con obesità è particolarmente evidente nella risposta di perdita di peso agli interventi sull’obesità, come diete, farmaci, dispositivi e interventi chirurgici. E’ ormai assodato che l’approccio di diminuire l’apporto calorico e aumentare il movimento è inefficace e superato”, spiega il Professor Maurizio Muscaritoli Presidente SINuC. “Non possiamo più ignorare che proprio l’eccesso di peso sia responsabile di circa 70mila morti evitabili l’anno solo nel nostro Paese”, sottolinea.

“La novità è aver catalogato l’obesità in quattro ‘fenotipi’ ossia il complesso delle caratteristiche di un organismo che risultano dall’interazione fra la sua costituzione genetica e l’ambiente. Sono: cervello affamato (sazietà anormale), fame emotiva (mangiare edonico), intestino affamato (sazietà anormale) e combustione lenta (rallentamento del tasso metabolico)”, precisa Muscaritoli. 

·      Cervello affamato – principalmente controllato dall’asse cervello-intestino e necessità di    maggiori calorie per raggiungere la pienezza e la sazietà;

·      Fame emotiva – desiderio di mangiare per far fronte a emozioni positive o negative, comportamento ‘edonico’;

·      Intestino affamato – durata anormale della pienezza con svuotamento gastrico più rapido;

·      Combustione lenta – diminuzione del tasso metabolico.

Capire come e perché alcune persone accumulano peso è stato un obiettivo degli scienziati allo scopo di scardinare il meccanismo patologico e trovare strategie per riportare al peso considerato normale. In uno studio apparso su Obesity in una coorte di pazienti a cui erano stati prescritti farmaci antiobesità, l’approccio terapeutico guidato dal fenotipo è stato associato a una maggiore perdita di peso di 1,75 volte dopo 1 anno. La percentuale di pazienti che hanno perso >10% a 1 anno è stata del 79% rispetto al 34% con il trattamento generico. Identificare i fenotipi di obesità basati sulla fisiopatologia e sul comportamento può portare ad interventi mirati e più efficaci. E migliorare i risultati di perdita di peso.

I nuovi farmaci antiobesità (AOM) hanno un tasso di risposta variabile di perdita di peso e rappresentano una interessante opzione. In una meta-analisi, la percentuale di pazienti che hanno perso più del 10% con AOM variava dal 20% al 54% rispetto al 9% dei soggetti del gruppo placebo con una perdita di peso a 1 anno tra 2,6 a 8,8 kg. Si è però capito che la risposta precoce, definita come perdita di peso >5% nei primi 3 mesi, è l’unico predittore di perdita di peso a lungo termine con i farmaci. 

“L’obesità è una forma di malnutrizione per eccesso – spiega il Professor Alessio Molfino, Professore Associato di Medicina Interna alla Sapienza di Roma –. Ha una origine che riconosce fattori alimentari, genetici, emotivi, sociali, per questo risulta così difficile intervenire. Esiste una stretta relazione tra sistema digestivo e sistema nervoso centrale chiamato asse intestino- cervello. L’equilibrio di questa via di comunicazione può essere alterata da numerosi fattori. Su questa complessità si innestano i fenotipi il cui riconoscimento permette una medicina sempre più personalizzata. I diversi fenotipi mostrano comportamenti peculiari”. 

Il fenotipo riconducibile al cervello affamato spinge ad una assunzione elevata di calorie prima di raggiungere la pienezza e la sazietà. Quello relativo invece alla fame emotiva mostra livelli più elevati di ansia, depressione e alimentazione guidata dalle emozioni oltre a livelli più bassi di autostima e una peggiore immagine corporea rispetto agli altri fenotipi.

I soggetti con fenotipo intestino affamato mostrano un più accelerato svuotamento gastrico. Circa del 30% per i cibi solidi e del 22% per i liquidi nelle femmine. Nei maschi lo svuotamento gastrico medio è accelerato del 38% per i solidi e del 33% per i liquidi. Quindi tendono ad alimentarsi più spesso. I soggetti con fenotipo a combustione lenta, identificabili in un metabolismo rallentato, mostrano una massa muscolare inferiore e una minore predisposizione all’attività fisica. Ovviamente è possibile che gli individui mostrino fenotipi misti. O non appartengano a nessuno di questi quattro gruppi. Ma l’identificazione di modelli biologici è importante per un approccio personalizzato.

9 alimenti da non mangiare dopo le 18

Set 28
Scritto da Annamaria avatar

Ci sono cibi che dopo una certa ora appesantiscono, forniscono troppe calorie e non apportano benefici. Secondo Rose Ferguson, nutrizionista, esperta di medicina funzionale, podcaster e autrice dei libri “Juice” e “Juice + Nourish“ mangiare la sera non è una buona idea. Ma gli specialisti dei paesi nordici non mettono in conto che qui in Italia si cena tardi, così ecco una lista di 9 alimenti da non mangiare dopo le 18 per non ingrassare e restare in salute. Ideale soprattutto per le mamme e i papà.

9 alimenti da non magiare la sera

“La velocità con cui il corpo digerisce il cibo e metabolizza i nutrienti non rallenta drasticamente quando l’orologio segna una certa ora. Tuttavia per la maggior parte di noi i livelli di attività fisica diminuiscono la sera, il che influisce sull’efficienza con cui vengono bruciate le calorie. Inoltre, alcune ricerche suggeriscono che mangiare a tarda sera può interrompere i ritmi circadiani, influenzando i processi metabolici, e che finire l’ultimo pasto presto è preferibile sia per la gestione del peso, che del sonno e della longevità”, dice la Ferguson. In Italia però è difficile da attuare, così meglio sapere quali sono i 9 alimenti da non mangiare dopo le 18 e, magari, non cenare troppo tardi.

Quali sono i 9 alimenti da non magiare dopo le 18? Ecco la lista:

Formaggi grassi o stagionati: no a gorgonzola, taleggio, mascarpone, brie, camembert. Preferire formaggi freschi e magri come ricotta di mucca, fiocchi di latte o stracchino.

Cani grasse: no bistecche o hamburger. Meglio le carni magre come quelle di pollo o tacchino. Vanno bene anche piccole porzioni di legumi o uova.

Cibi fritti: meglio cotture al forno o vapore.

Cibi piccanti: possono aumentare temperatura corporea. Condire con erbe aromatiche come prezzemolo, origano, salvia, basilico e rosmarino.

Cavoli o verze: possono causare gonfiore in quanto ci mettono molto per essere assimilati.

Pesci sott’olio e pesci grassi: no salmone, sgombro, aringhe. Meglio i pesci bianchi come nasello e merluzzo.

Gelati e dolci: troppe calorie e picchi glicemici. Optare per sorbetti senza zucchero o frutta fresca di stagione.

Cioccolato: contiene sostanze eccitanti. Se al latte è grasso e affatica il fegato. Se proprio si deve, s può mangiare solo amaro senza zucchero.

Insalata: ebbene sì. Potrebbe causare gonfiore, in quanto le verdure fresche ci mettono molto a essere digerite.